Capitolo Due

Il weekend era passato in fretta. Talmente in fretta che Fabrizio non aveva avuto un attimo di tempo per pensare ad una soluzione. Tra lo stare con i bambini, correre dietro ad Anna, fare gli scatoloni e portare Luca alla sua prima partita di calcio, era arrivato lunedì senza che se ne accorgesse.

Ah, sì, aveva anche rivisto Giada alla partita di Luca.

Cercavano sempre di esserci entrambi nelle occasioni speciali per i bambini. Non si erano lasciati male dopotutto, certo c'erano diverse incomprensioni, spesso litigavano e l'amore che un tempo era forte ora non c'era più, però erano sempre stati più attenti al bene dei bambini che al loro. Giada gli aveva addirittura proposto di rimanere a casa con loro finché non avesse trovato una soluzione. Era stato lui a decidere di andarsene prima. Era stata una cavolata di cui si era pentito poco dopo, visto che Luca aveva smesso di parlargli per questo e Anna era stata in crisi per un po'.

Lui ci aveva provato a restare, ma era come se si sentisse di troppo nella sua stessa casa. Aveva provato anche a passarci sopra per i bambini, ma non ce l'aveva fatta. Quella era stata l'unica volta in cui non aveva agito per il bene dei figli. Ci aveva messo un po' per recuperare la fiducia di Luca, era stato difficile, ma ce l'aveva fatta.

(15:46) È vero quello che dice Luca? GD

Quel messaggio era stato come un fulmine a ciel sereno. Sapeva come la pensava Giada e di tutto aveva voglia in quel momento, tranne che di litigare.

(15:52) Dipende cosa. FM

(15:53) Che hai trovato un appartamento. GD

(15:55) È vero. FM

(16:01) E? GD

(16:05) E cosa? FM

(16:08) Lo sai benissimo cosa, Fabrì. GD

Già, lo sapeva.
Sapeva anche che Giada non gli avrebbe detto "bravo, hai fatto bene" proprio come non gliel'aveva detto Romina.
Lo sapeva, eppure ci sperava.

(16:10) Lo so, Giadì, lo so. Sembra un tipo a posto. Non gli ho detto dei bimbi, ma trovo una soluzione. Non preoccuparti. FM

(16:11) Sei un idiota. GD

Bingo. Come volevasi dimostrare.

(16:11) Me l'ha detto pure Romina. FM

(16:12) E lo so, ma dopo le ultime volte ho preferito aspetta'. Poi vedo un po' che tipo è, nun lo conosco, magari non è una brava persona, te pare che je porto i bimbi a casa? FM

Okay, in un certo senso il discorso filava liscio, aveva una sua logica visto le volte precedenti. In più, Ermal, gli era sembrato un tipo piuttosto schematico e metodico.
Con i bambini non puoi esserlo e se, per quel suo modo di essere, non li avrebbe accettati doveva pensarci mille volte prima di portarli in casa a conoscere l'ennesimo coinquilino che lo butterà fuori.

(16:17) Va bene. So che lo fai per i bambini, ma puoi benissimo venire qui i primi weekend. Così puoi avere del tempo per capire che tipo è. Sai che non ci sono problemi. GD

Perché si ritrovava sempre incastrato? Giada gli stava ampiamente salvando il fondo schiena, ma si sentiva comunque incastrato. Se fossero rimasti in altri rapporti, questo avrebbe influito parecchio sulla scelta di fargli vedere i bambini. Lui era stufo di essere considerato un irresponsabile. Nessuno vedeva la sua fatica per arrivare a fine mese, nessuno vedeva la sua sofferenza, il suo continuare a cercare un lavoro migliore, o anche un doppio turno per la settimana.

Nessuno.

Vedevano solo ciò che volevano vedere: un disgraziato che non trovava una stabilità nemmeno per i figli. Questo lo pensavano soprattutto i parenti di Giada. Fortuna che lei era sempre stata diversa.

(16:18) Grazie, Giadì. FM

(16:21) Magari ne parliamo meglio a voce, il primo weekend. GD

(16:21) Sì. FM

Sì, erano davvero rimasti in buoni rapporti. Erano più due amici che due ex e - nonostante spesso discutessero - c'erano lo stesso nel momento in cui l'altro aveva bisogno.

Fabrizio era uscito da lavoro alle cinque così da avere un po' di tempo per prendere le cose a casa di Romina e portarle al nuovo appartamento. Quando era arrivato si era accorto che non aveva chiesto un paio di chiavi ad Ermal e, di conseguenza, avrebbe dovuto suonare. Aveva sentito il coinquilino che gli aveva detto che era in casa, altrimenti sarebbe stato un problema.
Gli sembrava di essere tornato a fare il facchino in hotel con tutte quelle cose in mano. Fortuna c'era un ascensore e, una volta arrivato al piano, Ermal gli aveva dato una mano.
<<Senti, nun volevo disturbatte ma nun m'hai dato er mazzo de chiavi>> gli aveva detto non appena erano entrati. <<Lo so, me ne sono accorto dopo>> il riccio non si era fatto troppi problemi, aveva risposto tranquillamente e gli aveva allungato il mazzo di chiavi spiegandogli quale chiave aprisse cosa. <<Non che tu me l'abbia chiesto il mazzo di chiavi, eh>> aveva aggiunto alla fine di tutto. Il moro era rimasto un po' perplesso da quell'appunto. Cinque secondi prima era stato gentilissimo e cinque secondi dopo l'aveva punzecchiato. Come se volesse mantenere le distanze.

Fabrizio aveva passato tutta la sera a sistemare le cose, non si era nemmeno accorto che Ermal aveva ordinato una pizza anche per lui, almeno fino a che non l'aveva chiamato per dirgli che era arrivato il fattorino.

<<Grazie, sei stato gentile>>
<<Mh, ti ho visto preso>>
<<Quanto ti devo?>>
<<Niente. Consideralo come benvenuto>> Confermava, non era di tante parole, non sorrideva spesso, ma era stato gentile, molto. Era quasi sicuro che fosse un tipo a posto, non lo sembrava solo. Certo, restava comunque il cambiare in qualche secondo. Sì, stava ancora pensando al mazzo di chiavi. Era come se non volesse mostrarsi troppo.

La prima notte era stata parecchio disorientante. Fabrizio non aveva dormito molto. Non che di solito fosse meglio, però cambiare ambiente e letto era sempre tragico. Mentre era andato a farsi una camomilla aveva notato, però, che non era l'unico sveglio. O meglio, così aveva intuito visto la luce accesa in camera del suo coinquilino. La porta era chiusa ma lo spiraglio di luce, che usciva da sotto la porta, si notava. Fabrizio non poteva sapere che Ermal non avrebbe dormito né quella notte, né le successive due.
Il moro lo aveva anche notato.
Certo, il suo coinquilino aveva già delle occhiaie marcate ma il giovedì mattina risaltavano parecchio sulla sua pelle pallida. Non erano ancora così in confidenza da chiedergli il perché non dormisse. In realtà non erano abbastanza in confidenza nemmeno per chiedergli come stesse o dove fosse il bollilatte per la mattina, ma quello era un altro conto.

Fabrizio aveva capito che il più piccolo era davvero chiuso, di solito rispondeva solo se era lui il primo a chiedergli qualcosa. Cercava anche di non avere contatti fisici, spesso faceva fatica anche a passargli le posate o il telecomando.
Per quello era stato strano, quella notte, quando si era alzato per andare a farsi la camomilla, notare la luce spenta.
Era stato ancora più strano sentire dei lamenti provenire dalla camera di Ermal. All'inizio era qualcosa di confuso, come dei sussurri, poi era diventato qualcosa di udibile e, in quel momento, aveva capito che si trattava di un incubo. Non sapeva cosa fare, né se intromettersi e cercare di svegliarlo. Sapeva solo che continuare a sentire i suoi lamenti lo stava facendo andare nel panico.

Si era così fatto coraggio e aveva aperto la porta. Ermal continuava ad agitarsi e Fabrizio si era avvicinato cercando di essere il più delicato possibile. Gli aveva appoggiato le mani sulle spalle e aveva iniziato a chiamarlo. <<E-ermal... Oh, Ermal...>> il più piccolo non ci aveva messo molto a svegliarsi. L'aveva guardato spaventato e si era allontanato di colpo, spaventando anche Fabrizio di conseguenza. <<Scusame, te stavi ad agita'>> si era affrettato a dire il moro.
Ermal si era passato una mano sul volto cercando di riprendere fiato. <<Non è niente>> aveva risposto, con un tono che cercava di essere il più calmo possibile. Fabrizio non ne era così sicuro, così aveva ribattuto <<Sicuro? Vói un po' de camomilla? L'ho preparata pe' me ma ce ne sta ancora. Te la porto>> non aveva preso fiato, si era già avviato verso la porta quando Ermal l'aveva fermato. <<No. Ho detto che non è niente>> sembrava piuttosto irritato quindi Fabrizio non aveva insistito. <<Come vuoi>> Era già alla porta quando il riccio l'aveva richiamato <<Ah, Fabrizio...>>
<<Dimme>> aveva risposto tranquillamente sperando che il minore avesse cambiato idea. <<Non mi piace essere toccato. E non invadere i miei spazi.>> doveva averlo capito, invece non ci aveva pensato quando gli aveva messo le mani sulle spalle. <<Scusame. Nun sapevo e nun te svegliavi, m'è presa l'ansia>>
<<Ora lo sai>> aveva risposto ancora più freddo, se fosse possibile.
<<Mh, scusame ancora>> non era riuscito a dire nient'altro prima di uscire dalla camera dell'altro e tornare alla sua camomilla.

No, non gli avrebbe detto dei bambini. Non ancora. Non li avrebbe nemmeno portati. Di quello ne era più che certo, almeno in quel momento.

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