Capitolo Diciotto
Fiorella era rimasta soddisfatta anche di quella canzone. Aveva giurato che era l'ultima, perché da lì a breve avrebbe dovuto chiudere l'album e Fabrizio aveva tirato un sospiro di sollievo.
Ermal avrebbe tolto la fasciatura a giorni e non gli avrebbe chiesto più nulla.
Certo, non poteva dire di non essersi divertito e che non gli fosse piaciuto, ma continuava ad andare dritto per la sua strada.
Sapeva che era giusto così.
<<Ti va di cenare fuori?>> aveva chiesto il riccio mentre scalava la marcia per girare all'incrocio. <<Sì, dai, c'o meritamo>> ed era vero, avevano chiuso tutto in tre giorni e Fiorella era soddisfatta come se avesse visto un capolavoro. Non potevano chiedere di meglio.
Si erano fermati in un pub, poco distanti da casa. Fabrizio si era meravigliato del fatto che fosse un posto abbastanza tranquillo e non affollato. Potevano parlare con calma e il maggiore era contento di questo.
Quella poteva essere un'occasione per avvicinarsi di più. Perché, alla fine, non voleva rimanere un estraneo. Voleva provare a diventare suo amico perché si era accorto di stare bene quando passavano del tempo assieme. Gli piaceva.
<<Nun hai mai pensato de fa er solista?>> se ne era uscito così, Fabrizio, a metà cena.
<<No, non penso faccia per me>> Ermal era stato colto alla sprovvista, nessuno gliel'aveva mai detto. Anche se sapeva già che non faceva per lui. Le esperienze con le band lo avevano portato alla decisione di smettere di metterci la faccia e così era stato. Aveva dato l'ultimo esame all'università, aveva preso la laurea e poi, a tempo perso, aveva iniziato a scrivere canzoni, fino a che non le aveva iniziate a dare agli altri.
<<Hai 'na bella voce, però>>
<<G-grazie>> aveva risposto abbassando lo sguardo. Il fatto era che lui non ci aveva mai creduto abbastanza. Era capitato spesso che Silvia o i suoi amici glielo dicessero. Ma lui rispondeva sempre sul vago e non ci credeva mai. Sentirselo dire da Fabrizio faceva tutto un altro effetto.
*
Nonostante Ermal non ne avesse mai parlato in quei giorni, continuava a pensare a quello che era successo e al perché Fabrizio fosse stato con lui tutto il tempo. Senza dire una parola, senza chiedere nulla e senza che gli venisse chiesto. Per quello all'improvviso aveva tirato fuori l'argomento <<Bizio, posso chiederti una cosa riguardo l'altra notte?>>
<<Dimme>> il moro aveva alzato lo sguardo dal panino e aveva guardato Ermal, immaginando fosse una cosa delicata.
<<Perché?>> era stata l'unica cosa che aveva detto e Fabrizio si era chiesto a cosa si riferiva il più piccolo. Di perché ce ne erano tanti, forse troppi. Per quello non aveva capito e aveva ripreso con <<Perché cosa?>>
<<Perché mi hai svegliato?>> aveva chiesto tutto d'un fiato per poi spiegarsi meglio <<Non sei rimasto indifferente e… Beh, quello che hai fatto, sei stato con me senza che te lo chiedessi>> si era grattato la testa mentre lo diceva, come se in fondo si sentisse a disagio a chiederlo.
<<Lo so che mi avevi chiesto di non farci caso, ma non ci sono riuscito quando ti ho sentito. So' empatico, credo. Mi sento male a vederti così>> aveva confessato, come i bambini che raccontano qualche guaio combinato quando vengono messi alle strette. <<Per quello stanotte ti ho trovato a dormire appoggiato alla scrivania in camera mia?>> Fabrizio si era quasi strozzato con l'acqua. Non credeva di essere stato scoperto. Era stato attento ad andarsene alle prime luci dell'alba in modo tale che il riccio non lo trovasse e ci era riuscito, entrambe le notti, ma forse non aveva fatto abbastanza attenzione nel mentre. Aveva passato lì le ultime due notti, quelle successive all'incubo. <<Io... sì. Nun me andava de lasciatte solo, tutto qui. Scusa, pensavo nun te ne accorgessi. Stasera la smetto>> aveva detto tutto nascondendosi quasi dietro una mano e massaggiandosi la fronte. Se, all'inizio, il suo intento era quello di non sembrare invadente, ora aveva proprio sfondato il muro. Di testa. <<No, no, non te l'ho detto per questo. Volevo solo capire. Ti ringrazio del gesto, però, davvero>> e ad Ermal era costato molto dire quelle cose, perché ci aveva dovuto ragionare parecchio prima di non vedere i suoi spazi invasi.
Ma si trattava di Fabrizio, tutto sommato gli andava anche bene. Certo, due mesi prima non gli sarebbe andato bene nulla.
Tanto meno che gli stesse in camera di notte mentre dormiva. Ora, invece, lo trovava un gesto davvero carino e non poteva farci nulla perché non poteva che dare ragione a Silvia. Forse, per lui, significava davvero qualcosa Fabrizio.
Si erano avvicinati alla cassa ed Ermal aveva preso lo scontrino per poi tirare fuori il portafoglio.
<<Quant'è?>> aveva chiesto il moro, non riuscendo a vedere la cifra. Forse aveva ragione Romina, con la vecchiaia stava perdendo diottrie.
Ermal non gliel'aveva lasciato vedere e <<No, lascia, faccio io>> aveva detto.
<<Ma che stai a dì, damme qua>> Fabrizio, confuso, aveva allungato la mano verso lo scontrino cercando di prederlo. Ermal se ne era accorto e aveva allontanato il pezzetto di carta dal moro.
<<Non rompere il cazzo, Bizio. Mi hai aiutato per due volte, nonostante tutto. È il minimo che posso fare>> E Fabrizio era ancora più stordito di prima. Davvero gli stava offrendo la cena? Non ci aveva pensato due volte, poi, a ribattere. In effetti gli era un po' venuto quel che era come risposta. <<Ma che te rompo... Nun te l'ho rotto mai er cazzo tuo>>
Un attimo… cosa?
Ermal aveva sorriso mentre ripensava a quell'affermazione e l'aveva anche fatto notare al maggiore <<Bizio… Non ti sei ascoltato, vero?>>
<<Vabbè, oh, come sei pignolo. 'O sai che nun intendo quello>> ci aveva provato così, cercando di giustificarsi ed Ermal aveva riso, tanto. Talmente tanto che Fabrizio non credeva di averlo mai visto così. Ma era convinto che era davvero bello vederlo in quel modo. <<Dovresti ridere più spesso, ricciolé>> gli aveva detto poi, mentre uscivano dal pub e si avviavano alla macchina.
*
Il weekend, quella settimana, era passato molto tranquillamente. Ermal non si era più sentito a disagio, tanto che qualche volta aveva giocato anche con Luca. Anna, invece, ogni tanto andava ad abbracciarlo e gli parlava di qualsiasi cosa. Era come se avesse sentito il suo essere a disagio la settimana precedente e che per quello agiva di conseguenza. Fabrizio osservava quelle scene sorridendo, perché credeva di starsi innamorando di tutto quello. Di quel quadro di cui tanto aveva avuto paura.
Ora era certo di poter dire che, tra alti e bassi, Ermal era il miglior coinquilino che aveva avuto e che potesse desiderare. Era quasi certo di aver trovato un amico. Qualcuno su cui poter contare davvero.
Il problema era che, quei momenti di gioia, passavano in fretta e il weekend altrettanto con loro.
La settimana era sempre una sorta di alto e basso in preda agli eventi.
Ermal aveva tolto la fasciatura e poteva riprendere tranquillamente a suonare, cosa che implicava il fatto che Fabrizio potesse stare tranquillo.
L'aveva visto lavorare parecchio su testi e chitarra, qualche volta era anche convinto di averlo sentito piangere. Non voleva intromettersi, così aveva aspettato che fosse lui a dirgli qualcosa.
E così era successo.
In un giovedì sera, in cui tutto sembrava normale, Ermal si era avvicinato a Fabrizio e si era seduto accanto a lui sul divano. Aveva con sé due fogli completamente scritti e con qualche cancellatura. Il moro un po' curioso lo era. Ma aveva visto lo sguardo del riccio e forse sapeva cosa aspettarsi.
Ermal, alla fine, ci aveva davvero pensato alle parole di Fabrizio; come aveva pensato per abbastanza tempo al da farsi. Avrebbe dovuto parlarne con Bizio? Insomma, il moro si era sempre reso disponibile. L'aveva aiutato più di una volta senza che lui glielo chiedesse e il fatto che lo sorvegliasse ogni notte, gli aveva scaldato il cuore a tal punto che aveva deciso che qualcosa la doveva sapere. Quindi, perché non farlo nel modo in cui lui stesso gli aveva suggerito?
Gli aveva allungato i due fogli e Fabrizio li aveva presi con le mani che tremavano leggermente. L'aveva guardato per poi chiedergli <<Cosa sono?>> il riccio aveva congiunto le mani e si era scrocchiato le dita <<Leggi>> aveva poi sussurrato.
Fabrizio aveva guardato attentamente i due fogli, prima di iniziare a leggere. Aveva notato due titoli: Lettera a mio padre e Vietato morire.
Il maggiore quasi sapeva che gli avrebbe fatto male leggere, ma Ermal gli stava dando una grossa prova di fiducia e lui non voleva tradirla.
Aveva preso a leggere quasi subito, con Ermal che lo guardava attentamente per capire se avesse fatto una cavolata o meno.
Quasi sapeva che sarebbe entrato in qualcosa di grande nel privato di Ermal e un po' aveva paura. Non sapeva se era adatto a ricevere un pezzo così grande del riccio, ma se quest'ultimo aveva scelto proprio lui, un motivo c'era.
Quando Fabrizio aveva finito di leggere si era sentito come un intruso in una storia con troppo dolore.
Dolore che traspariva dai quei versi, che faceva sottointendere ciò che era stato, ma che non lasciava particolari troppo pesanti, quali potessero essere nella realtà. C'erano dentro profonde verità e forza. Si era ritrovato completamente spiazzato, talmente tanto che non sapeva cosa dire. Così aveva iniziato con un flebile <<Ermal… >>
Il riccio non l'aveva lasciato finire e aveva preso subito parola <<No, è okay, non dire nulla. Volevo solo farti sapere che avevo preso alla lettera il tuo consiglio alla fine. Soprattutto, volevo dirti, che avevi ragione, credo mi stia davvero aiutando averlo messo per iscritto>> non aveva preso pause fino a quel momento, non aveva titubato, era andato dritto al punto. Fabrizio non aveva esitato a dirgli <<È un po' come affrontarlo>> ed il riccio aveva fatto un gesto di assenso.
Il moro era grato per quanto gli aveva rivelato, ma non perché voleva sapere, ma per la fiducia che Ermal aveva riposto nei suoi confronti. Non gli avrebbe mai fatto vedere nulla se non si fosse fidato. Rivelare un pezzo di te, così importante, a qualcuno, non era cosa da poco e Fabrizio non sarebbe mai riuscito a fargli capire quanto lo ringraziava per questo.
Gli aveva messo una mano tra i ricci ed Ermal non aveva detto nulla, lo aveva lasciato fare.
Ed era stato così anche quando Fabrizio, sempre con la mano nei suoi ricci, si era avvicinato a lui e gli aveva lasciato un leggero bacio sulla tempia sussurrandogli un "grazie". Ermal aveva sorriso dolcemente perché il grazie più grande glielo doveva lui e l'altro nemmeno poteva immaginarlo.
Note: Sì, lo so, non è lunedì. Oggi mi sono svegliata con la voglia di aggiornare e - visto che potevo farlo - l'ho fatto. Senza preavviso. Sorry.
Stavolta ci sentiamo davvero lunedì e grazie, come sempre.
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