Capitolo Diciannove

Era successo così, la barriera era stata superata e il contatto fisico non era più un problema nemmeno con Fabrizio.
Dopo quel giovedì sera le cose erano decisamente cambiate.
Uno dei maggiori disastri era che se ne era accorto anche Rinald, quando era stato da loro.

Era arrivato il venerdì pomeriggio, Ermal era andato a prenderlo a Fiumicino per portarlo a casa a sistemare le cose e poi andare a cena fuori insieme a Silvia.
Rinald ed Ermal erano sempre stati molto legati, proprio per la poca differenza di età e questo li aveva portati anche ad uscire nelle stesse compagnie. Per questo, quando Silvia aveva saputo dell'arrivo di Rinald, aveva subito organizzato una cena tutti e tre insieme.

Durante il viaggio di ritorno da Fiumicino, verso casa, Ermal aveva fatto un sacco di raccomandazioni al fratello. Tra cui "non girare nudo per casa, non siamo soli", a cui Rinald aveva risposto con un "ovvio"; e un "Non lasciare in giro cose che possano essere pericolose per i bimbi. Anna ha solo tre anni" e Rinald aveva riso, avvalorando ancora di più la sua ipotesi.
Non che fosse difficile, per lui il fratello era un libro aperto, ma così era ancora più palese.
Si era interessato anche a quanti ne aveva Luca, di anni, ed Ermal aveva risposto pronto.
Gli aveva anche detto subito che Fabrizio era ancora a casa e che sarebbe andato a prendere i bambini più tardi. Rinald continua a ridere sotto i baffi ed era felice di sapere che la sera si sarebbero visti con Silvia, perché questo significava avere man forte dalla bionda. Adorava quella situazione e non aveva mai fatto nulla per nasconderlo ad Ermal, anzi, meglio vederlo in imbarazzo e con le spalle al muro.
<<Come ci mettiamo?>> aveva chiesto poi Rinald.
<<Tu in camera e io sul divano>>
<<Non hai più la brandina?>> aveva chiesto ricordandosi di quando si erano trasferiti all'inizio e con loro c'erano sia la madre che Roberto.
<<Potrei averla rotta mentre cercavo di montarla stamattina>> e Rinald aveva riso, pure troppo. <<So a cosa stai pensando, non provare nemmeno a dirlo>> si era affrettato a dire Ermal.
Rinald aveva alzato le mani in segno di resa e <<Io non sto pensando a nulla>> cercando di non farsi sfuggire altre risate.

Erano arrivati a casa poco dopo. Fabrizio era quasi pronto sull'uscio della porta, segno che stava per uscire.
Rinald si era fatto avanti allungando la mano.
<<Piacere, sono Rinald. Il fratello di questa testa dura>> Ermal l'aveva fulminato con lo sguardo.
<<Piacere, so Fabbbbrizio>> Ermal aveva riso a quella presentazione. Passavano i mesi ma Fabrizio ancora non riusciva a diminuire le b quando si presentava. Il moro aveva ripreso subito dopo, rispondendo a Rinald <<Testa dura... npo' un cagacazzo quanno ce se mette, ma ha il cuore d'oro>> Ermal si sentiva attaccato su entrambi i fronti, anche se si era focalizzato - forse troppo - sull'ultimo pezzo di frase detto da Fabrizio. Si era ridestato giusto per dirgli <<Me lo ricordo per la prossima volta che ti offro una cena. Guardati attorno, Bizio>> e il moro aveva sorriso, scompigliando la testa del riccio. <<Se, se, ma se cucino mejo io... vado a prenne i bambini>> Rinald era rimasto scioccato da quel gesto. Il fratello si era davvero fatto toccare i capelli da qualcuno che non fosse loro madre o la loro nipotina.
Non ci credeva.
Anzi, era persino rimasto a bocca aperta fino a che non aveva sentito la porta aprirsi ed Ermal quasi urlare un <<Non li puoi usare per pararti il culo!>>

*

Anna era entrata di corsa per andare a salutare quello che ormai era il "suo" Ermal. Tanto che Giada una volta aveva chiesto a Fabrizio cosa le aveva fatto per farla cadere così tanto ai suoi piedi, ma nessuno l'aveva capito.
Era entrata di corsa nella camera del riccio, rimanendo però spiazzata. Ermal e Rinald erano entrambi seduti sul letto e la bimba aveva passato qualche minuto a guardare prima uno è poi l'altro.
Solo quando Luca e Fabrizio erano arrivati, davanti alla camera, aveva parlato.
<<Papà, ma pecché ci sono due Emmal?>> l'aveva chiesto perplessa grattandosi il mento. Tutti i presenti avevano sorriso e Luca aveva risposto <<Ma Anna è suo fratello!>> nella sua testa era tanto ovvio, come lo era in quella della sorella, ma non credeva ai suoi occhi.
<<Come ti chiami?>> aveva chiesto la piccola.
<<Rinald, piacere>>
<<Ciao>> mentre lo diceva si era avvicinata al padre ed era uscita dalla camera. <<Ciao, Lu>> aveva detto Ermal e il piccolo aveva ricambiato il saluto ad entrambi i fratelli.

Non era passato molto tempo da quando la piccola Anna aveva superato il trauma di vedere due Ermal nella stessa camera. Era quasi ora di cena e il moro sapeva che i due fratelli non ci sarebbero stati, così stava cucinando insieme ai bimbi qualcosa da mangiare.
Era rimasto confuso quando, per la prima volta, aveva sentito il riccio chiamare suo fratello "amore". Per lui era strano, insomma se avesse provato a chiamare Filippo, amore, probabilmente gli avrebbe risposto con un "ma che sei scemo?". Loro non erano mai stati così. Fabrizio notava che c'era qualcosa di davvero forte nel legame tra i due ricci ma non sapeva spiegare cos'era, lo percepiva e basta.
<<Pecché lo chiama amoe?>> Fabrizio era stato riscosso dai suoi pensieri dalla vocina di Anna.
<<Perché è suo fratello, si vogliono bene>> aveva cercato di spiegare. Anna aveva alzato gli occhi dal bambolotto che aveva in mano per poi dire <<Anche tu e Emmal vi volete bene?>>
<<In un certo senso sì>> non sapeva dove voleva andare a parare. <<Vivi con lui è ovvio>> era intervenuto Luca. In effetti lui e Anna avevano ragione, ai loro occhi non poteva essere altrimenti.
Fabrizio, tuttavia, non si sarebbe mai aspettato quella domanda <<Pecché non lo chiami amoe allora?>> aveva iniziato a tossire sperando che nessun altro, oltre a lui, avesse sentito. Anna lo avrebbe portato alla rovina o, semplicemente, davanti all'evidenza dei fatti.
L'aveva capito ancora di più quando Rinald aveva risposto alla bimba con un <<oh, piccola, non ti preoccupare che lo farà prima o poi>> Fabrizio sperava con tutto se stesso di aver sentito male, almeno fino a che <<Cosa?>> aveva chiesto Ermal. Il moro aveva bloccato subito tutti dicendo <<Non stavate uscendo, voi?>> e Rinald aveva riso mentre seguiva Ermal che si avvicinava alla porta d'uscita.

<<Rino, si può sapere che hai detto a Bizio? Aveva una faccia sconvolta!>> gli aveva sussurrato poi, mentre salivano in macchina.
<<Io? Nulla. Stavano ragionando sul fatto che mi chiami amore, tutto qui>> aveva detto, omettendo tutto il resto.
<<Rinald?>> sì, Ermal non ci aveva creduto nemmeno un minuto vista la faccia di Bizio. Avevano fatto in tempo a fare metà strada prima che il minore si arrendesse <<Okay, gli ho detto che prima o poi chiamerai così anche lui>> va bene, quello era decisamente troppo. Quasi aveva inchiodato al semaforo. Poi si era dovuto fermare lo stesso visto la luce rossa fissa.
<<Ma sei scemo?!>> aveva quasi urlato mentre si girava verso il fratello e lo fissava.
<<Ci sarai tu! Ho detto solamente la verità. E guarda la strada che è scattato il verde>> indicando la luce del semaforo che aveva cambiato colore in quel momento.
<<Cosa devo fare con te?>>
<<Ammettere i tuoi sentimenti>> aveva risposto Rinald sghignazzando ma Ermal non aveva più risposto, perché non doveva ammettere proprio nulla.

*

<<No, Silvia, è davvero figo>> Ermal voleva sprofondare. Si era maledetto più volte per aver organizzato quella serata. Stava prendendo una brutta piega e lui sarebbe rimasto fregato.
<<Mai una volta che mi abbia invitato a casa per conoscerlo>> aveva rimbeccato la bionda dando una leggera spallata ad Ermal.
<<No, scusa, tre mesi di convivenza e ancora non gli hai presentato la tua migliore amica?>> mica era un'attrazione turistica, perché avrebbe dovuto farlo? Rinald l'aveva detto come se fosse la cosa più scontata del mondo.
<<Avrà paura che glielo rubi, se è così figo come dici>> e Silvia continuava a dargli corda. Voleva davvero sprofondare e non uscire più.
Sì, okay, Fabrizio era oggettivamente molto bello, ma non per questo doveva presentarglielo per quel motivo. Lo avrebbe fatto, di sicuro, prima o poi, ma non per la sua bellezza. Gliel'avrebbe presentato per il suo sorriso e per la sua risata, perché era la cosa più bella che aveva mai visto. Quando era felice e sorrideva, strizzava gli occhi talmente tanto che rimanevano solo due fessure. In quei momenti era sicuro di non aver mai visto nulla di più bello.

Gliel'avrebbe presentato per la delicatezza che ha quando gli tocca i capelli.

Gliel'avrebbe presentato anche per tutte le notti che aveva passato a sorvegliarlo, perché nessuno aveva mai fatto questo per lui.

<<Ah, si lascia anche toccare i capelli. I capelli, capisci?>> aveva detto Rinald poi. Silvia l'aveva guardato sconvolta per poi dire <<Ma che davvero?>> era sbalordita da quella scoperta.
<<Giuro. Comunque se fossi io il gay della famiglia, gli sarei già saltato addosso>> Rinald aveva ribattuto, continuando a parlare con Silvia come se il fratello non ci fosse.
Ermal si era riscosso per via di tutto quello che stava sentendo ed era così intervenuto. <<La smettete? Io sono qui, vi sento>> erano scoppiati a ridere entrambi, sotto lo sguardo di Ermal, che scuoteva la testa e si metteva una mano sulla faccia.
<<Infatti ti stiamo rendendo partecipi, sei tu che non ci rispondi>> aveva risposto prontamente il fratello.
<<Ermal, cosa aspetti esattamente?>> il maggiore, a quella domanda della bionda, era rimasto confuso. A cosa si riferiva? Ormai era completamente con la testa da un'altra parte e non capiva più nulla. Per questo, aveva chiesto <<A fare cosa?>>
<<A farti avanti>>
<<Voi non reggete più l'alcool, ecco cosa>> sì, quella era decisamente l'unica spiegazione. Non potevano essercene diverse.

Obiettivamente, però, era vero. Ermal aveva solamente bisogno che qualcuno gli mettesse davanti la verità, tutto qui.
E forse, quella serata, era già un passo avanti.

Erano tornati a casa abbastanza tardi quella sera e tra Silvia e il fratello che gli avevano riempito abbastanza la testa, si sentiva davvero nel caos.
Il problema era che lui aveva iniziato a capire di avere un serio debole per il moro, quando gli aveva fatto leggere le due canzoni e si era lasciato andare.
Si era ritrovato ancora più tranquillo nel momento in cui aveva sentito le labbra di Fabrizio sulla sua tempia.
Aveva amato quel gesto.

Si era accorto che certi atteggiamenti che di solito gli davano fastidio, non erano così male se li aveva Fabrizio nei suoi confronti. Solo che non pensava potesse significare così tanto.
Ecco perché quando lo avevano messo davanti ai fatti, aveva iniziato a pensarci seriamente.

Forse, alla fine, le cose arrivano quando meno te lo aspetti e ti colpiscono all'improvviso.
A volte succede qualcosa che mina il tuo equilibrio e, sempre a volte, non è un male.























Note:
Sì, manca qualche ora a lunedì. Il fatto è che domani sarò a sbattere la testa sui libri sperando mi resti in mente qualche nozione in più, per questo non sarei riuscita ad aggiornare. Temo che finirà così anche settimana prossima.
Quindi, se vorrete, ci si sente domenica prossima.
Ah, grazie per essere ancora qui.

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