Contest Libroza
Se avessi i miei guanti da giardinaggio non sentirei così freddo.
O forse le mie mani tremano per l'ansia? O sarà la paura?
Gli occhi di Lena, grandi e spaventati, compaiono improvvisi nella mia mente.
"Carmela, mi devi aiutare" ha detto, e io ho pensato a te, mia cara amica, a ciò che ti ho promesso quella notte: avrei protetto tua figlia come fosse mia, da tutto.
Un'estate come tante, Lena che viene in vacanza al paese col compagno.
Una lite come tante, Lena che urla nella notte col compagno.
Non potevo lasciarla sola. Ha detto che avrebbe pensato lei a tutto, ma anche le sue mani tremavano.
Mi sono occupata io del sangue, in settantacinque anni ho imparato a eliminare un'infinità di macchie.
Lei avrebbe fatto sparire il corpo, ha detto, ha parlato di un posto che non conosce nessuno.
Dove sarà andata? Non ha voluto dirmelo, per sicurezza.
La camicia da notte è quasi tutta verde ormai, ma toglierò anche le macchie d'erba, so come si fa.
Osservo la terra tra le dita, sotto le unghie, tremo. Le ginocchia hanno ceduto da un paio d'ore ormai, tremano anche quelle, ma forse sono i reumatismi, devono essere i reumatismi. Non posso lasciarmi andare ora, devo essere forte per lei. Devo farlo per te.
Il giardino di casa tua, cara Concetta, non mi è mai sembrato triste come in questo momento.
Col dorso della mano mi pulisco il sudore della fronte, sporcandomela di terra.
So di aver sentito i rintocchi della campana della chiesa, erano dodici, infiniti, ma forse è successo due o tre minuti fa, perché ora è tutto silenzio, è tutto buio, è tutto notte.
Non ci sono le nostre risate di bambine, mentre giocavamo a rincorrerci tra gli alberi; non ci sono le urla di tua madre che ci chiamava per la merenda; non ci sei tu a guidare Lena nelle sue scelte, né a darmi coraggio.
Vorrei tanto sapere se, anche tu, ti saresti comportata allo stesso modo.
Vorrei sapere se, anche tu, avresti mentito per lei.
"Possiamo dire che è ripartito per lavoro" così le ho detto, gliel'ho data io l'idea, invece di suggerirle di chiamare la polizia.
Sospiro stanca e allungo una mano oltre la buca che ho scavato sotto i gerani, afferro la busta di plastica e ne ricontrollo il contenuto, come se nell'ultima mezz'ora le cose potessero essere cambiate: il telefonino di Mauro c'è, spento e con la scheda tolta, l'ha tolta Lena, ha detto che era meglio così; il coltello c'è, pulito, per quanto sia riuscita a fare, ma in ogni caso deve sparire, nessuno deve trovarlo.
Riavvolgo l'involucro su se stesso e lo ficco nel terreno; i miei movimenti sono frenetici ora, non vedo l'ora di andar via, di chiudere questo buco, di seppellire ciò che so e di tornare a casa per dimenticare.
Perché,se io dimentico, nessuno saprà.
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