24. Silena Beauregard
Quel mattino Annabeth era particolarmente distratta. Si alzò dal letto e per poco non si ammazzò inciampando nelle pantofole pelose a forma di Cerbero di sua sorella Mary, di otto anni. Lanciò qualche inprecazione alle sei teste complessive e si preparò per la colazione. Uscì dalla Casa di Atena. Il cielo era limpido e la temperatura calda: era piena estate. Se tendeva le orecchie, poteva sentire il rumore delle onde infrangersi sulla sabbia. Ah, il mare. Quanto lo amava. Si stava dirigendo verso il padiglione della mensa con gli occhi semichiusi quando un paio di mani delicate ma decise la afferrarono per le spalle. Annabeth spalancò gli occhi e fece per mettere una mano sul suo pugnale in bronzo celeste, accorgendosi solo dopo un attimo di averlo lasciato sul mobile accanto al letto. Quella piccola dimenticanza la sconvolse: come poteva aver dimenticato la sua arma?
-Qualcuno è innamorato, eh!
Si voltò e tirò un sospiro di sollievo.
-Silena! Mi hai fatto prendere un colpo!
Silena fece un piccolo inchino, come se si fosse appena esibita in un numero eccezionale e si stesse beando tra gli applausi del pubblico.
-Ho spaventato Annabeth Chase?- disse. -Ma allora questo Perseus Jackson ti ha proprio dato alla testa!
Annabeth arrossì all'istante.
-Silena! Lo sai che siamo solo amici! Ci conosciamo da...
-Anni! Siete così dolci...
-Silena!- ripeté indignata la figlia di Atena.
E va bene. Si era presa una cotta per Percy. Da più di un anno, a dirla tutta. Al momento il figlio di Poseidone si trovava a Manhattan, con Sally; si sarebbe presentato al Campo entro breve, e non per un lieto motivo: mancavano meno di due settimane al suo compleanno, e per allora si sarebbe compiuta la Grande Profezia. Annabeth cercò di non pensare alla probabilità sempre crescente che Percy non sopravvivesse alla guerra contro Crono. Scosse la testa, come per scacciare le preoccupazioni, e tornò a rivolgersi a Silena.
La figlia di Afrodite, incantevole nonostante fosse struccata e vestita con un semplice paio di jeans e una felpa che le stava decisamente troppo grande, alzò un sopracciglio.
-Non mi piace Percy- ripeté Annabeth.
-Non mi piace Charles Beckendorf.
Fu il turno della figlia di Atena a restare sorpresa.
-Cosa? E allora perché porti la sua felpa?
-Annie- disse, ignorandola mentre alzava gli occhi grigi al cielo al solo sentire quel diminutivo. -A me non piace Charles, lo amo. Ed è ovvio che a te non piace Percy...
-Non ci provare...
-Lo ami!- concluse Silena, a suo rischio e pericolo.
Annabeth sospirò. Poteva rivelarglielo? Sì, decise. Si conoscevano da anni, e in ogni caso la figlia di Afrodite non avrebbe cambiato opinione.
-Come lo sai?
-Ah, ma allora quel ragazzo è tanto presente nei tuoi pensieri da farti negare l'ovvio?- scherzò Silena. -Sveglia, figlia di Atena! Ricorda chi è mia madre!
-Afrodite- mormorò Annabeth tra i denti. Si maledisse: Silena aveva ragione.
-D'accordo. Solo... non dirlo a nessuno, okay?
-Annabeth- replicò la figlia di Afrodite. -So che non sono affari miei, ma voglio farti... un favore, diciamo. Lo dirò alla persona giusta. Fidati, ti prego!
No! Pensò indignata Annabeth. Era amica di Silena, ma stava pensando a quante padellate in testa le ci volessero per farle dimenticare quegli ultimi minuti. Stava moltiplicando il numero di colpi per la durezza del materiale fratto la forza inflitta, quando pensò: E allora? Tanto non arriveremo al mese prossimo. Cosa può cambiare?
Così annuì piano.
Silena si allontanò con un sorriso.
-
-Clarisse!
-Che vuoi?
Silena era abituata ai modi dell'amica, così non prestò molta attenzione al suo tono burbero e proseguì, raccontando alla figlia di Ares i particolari del dialogo avuto con Annabeth.
Clarisse ascoltò fino alla fine, poi replicò, schietta e disinteressata: -Per quanto mi riguarda, li affogherei tutt'e due nel laghetto. Con le mie mani.
Gli occhi di Silena si illuminarono.
-Ma è un'idea gran-dio-sa!
Clarisse la guardò male. Non capitava spesso che l'amica si lasciasse coinvolgere nelle sciocchezze delle altre figlie di Afrodite, tipo coppiette e trucco. Tuttavia non avrebbe mai pensato che per far mettere insieme due persone bastasse affogarle. Il piano cominciò a piacerle, prima di sentire la spiegazione di Silena.
"È pur sempre figlia di sua madre" pensò Clarisse, dopo aver ascoltato la malvagia strategia dell'amica.
-Prometti che lo farai!- supplicò Silena. -È importante che qualcuno faccia far loro un tuffo nel lago.
-Okay, ma perc...
-Perché sì!
Clarisse sospirò.
-E non puoi farlo tu?
Silena trasalì.
-Vedremo. Ma prometti che se mi dovesse succedere qualcosa, tu li butterai nel lago dopo il loro primo bacio. Prometti!
Clarisse alzò le braccia al cielo, chiedendosi perché si stesse riducendo ad arrendersi davanti ad una figlia di Afrodite.
-Prometto.
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