XVIII
"Vieni, ti presento una persona."
Stefano seguì Riccardo, un nuovo ragazzo del dormitorio, nel cortile.
A quell'ora lo spazio era adibito a svago e tutti i ragazzi prendevano una boccata d'aria, prima della lezione delle quindici.
Stefano guardò il ragazzo di sottecchi: era alto e slanciato ma non appariva esile.
Aveva più meno la sua età, ma sembrava molto più grande; già aveva un accenno di barba e spiccava tantissimo per il contrasto tra i suoi capelli nerissimi e gli occhi verdi.
L'aveva conosciuto nel corridoio della preside, mentre si apprestava a imparare la mappa del dormitorio...
"Ti serve aiuto?"
Chiese Stefano, notando che il ragazzo si grattava la testa, spaesato.
Erano soli nel corridoio della preside, un lungo cunicolo bianco con un'unica, grande finestra.
"Sai, credo proprio di sì."
Detto ciò il ragazzo misterioso andò a sedersi sulle seggiole di plastica, situate accanto alla porta della preside.
Stefano decise di imitarlo e si sedette al suo fianco.
"Allora questo grande spiazzo è il cortile, questo puoi trovarlo nel lato ovest del dormitorio mentre nel lato est ci sono due capannoni per le palestre."
Il ragazzo indicò un altro punto.
"Questo cos'è?"
Chiese lo sconosciuto, indicando con il dito un punto blu.
"Questa dovrebbe essere la fontana, ma dubito che esca acqua da quell'ammasso arrugginito."
Entrambi scoppiarono a ridere, mentre due ore passarono senza che nessuno dei due si rendesse conto dello scorrere del tempo.
"Uh, scusami, non mi sono nemmeno presentato, io sono Riccardo."
Il ragazzo gli porse la mano mentre Stefano, un po' dubbioso, gliela strinse.
"Stefano. Neanche io sono stato molto educato."
Stefano venne interrotto dal corso dei suoi pensieri, da un ragazzo biondo che gli chiese qualcosa, che lui ovviamente non comprese.
"Come prego?" infatti si ritrovò a chiedere.
"Scusalo Fred, è un po' stralunato."
I ragazzi sorrisero, mentre Stefano si crucciò.
"Grazie eh."
Rispose.
"Comunque mi stavo presentando, sono Federico, per gli amici Fred."
Stefano gli strinse la mano e si ricordò che Riccardo, poco prima, aveva avuto intenzione di fargli conoscere qualcuno.
"Molto piacere."
Il ragazzo era poco più basso di Riccardo ma aveva un viso dolce, anche se gli occhi tradivano una furbizia forse fuori dal comune.
🔸
Michele si affacciò alla finestra di casa sua, rigirandosi la lettera di Stefano tra le mani.
Quando l'aveva vista nella buca delle lettere il suo cuore aveva perso un battito.
Ormai era chiaro che provasse qualcosa per lui, qualcosa di più profondo di un'amicizia.
Se ne era reso conto quando l'aveva visto andare via, voltargli le spalle era stata la cosa più difficile della sua vita.
Ma non avrebbe mai accettato una cosa del genere, non lui, non con Stefano, che non era che poco più di un bambino.
Diede un pugno al vetro della finestra che vibrò, ma restò intatto, poi sentì qualcuno bussare alla sua porta.
Lo stupore gli si dipinse in volto, quando aprendola si ritrovò faccia a faccia con Stacey.
"Ciao."
Che bello risentire quella voce, pensò lui.
Aveva cambiato colore di capelli, ora erano di un rosso ramato che alla luce del pomeriggio sembrava fuoco puro.
"Entra."
La invitò Michele, resosi conto che era praticamente rimasto come uno stoccafisso sulla porta.
La ragazza si fece strada nell'appartamento di lui e il ragazzo sorrise beffardo, intuendo i pensieri di lei.
"Non ho derubato nessuno, se è questo che ti stai chiedendo."
La ragazza si voltò verso di lui, che era rimasto poco più indietro.
"Non hai mai menzionato una ricchezza di queste proporzioni nelle nostre lettere, a saperlo sarei venuta prima!"
Entrambi scoppiarono a ridere, un po' imbarazzati.
Michele pensò in fretta e l'unica soluzione che vedeva per la sua situazione era lì, proprio davanti a lui e se c'era qualcosa che l'aveva sempre guidato nella vita era stato l'istinto.
Camminò velocemente verso di lei e schiacciandola contro il camino la baciò con passione.
🔸
Luglio, 2001.
"Ciao Ste',
scusami se non ti ho scritto per tutto questo tempo, ma avevo delle questioni da risolvere, questioni molto importanti.
Mi fa piacere sapere che malgrado tutto hai conosciuto nuove persone, vedrai che non sarà così difficile se riuscirai a socializzare un po'.
Di recente sono stato a Roma, ho fatto altre foto per te, che trovi in allegato, spero di non fare schifo come fotografo tanto quanto faccio schifo come amico."
Nient'altro.
Stefano un po' ci rimase male, di solito Michele era molto più prolisso nelle sue lettere, mentre ora non gli aveva nemmeno rivelato il vero motivo per la quale non gli aveva scritto per ben sette mesi.
E se si stesse dimenticando di lui?
Del resto ora aveva una vita tutta diversa da quella di lui e forse non voleva più ricordare né il dormitorio né i suoi allievi.
Spulciò gli allegati che Michele gli aveva messo nella busta:
Piazza san Pietro, il colosseo e una piccola piazzetta un po' più isolata.
Dietro le foto non vi era segnato nulla, se non la data nella quale erano state scattate.
A Stefano più che una dimenticanza parve scarso interesse.
Era come se avesse fatto tutto frettolosamente, talvolta era persino freddo.
Ripose comunque la lettera insieme alle altre, rinominandola "Ci sei ancora?"
🔸
"Sono gay."
Riccardo lo guardò lungamente.
Erano seduti a gambe incrociate sul muretto dietro il dormitorio, erano le dieci di sera.
Il ragazzo volse lo sguardo al cielo, non sapendo bene cosa rispondere a Stefano.
A quest'ultimo mancarono ulteriori parole, era solo grato di averlo detto a qualcuno.
Era così bello liberarsi di quel peso enorme, sperò solo che Riccardo lo accettasse, anche se lui stesso ancora faticava a farlo.
"Ti pesa?"
Chiese Riccardo, dopo una lunga, lunghissima pausa.
Stefano ne rimase sconvolto, era così limpido?
"Come un macigno."
Confessò però.
Con Riccardo veniva così facile parlare di qualsiasi cosa, forse perché non lo conosceva ancora abbastanza da far pesare il suo giudizio o forse era solo arrivato al limite di sopportazione e voleva sfogarsi con qualcuno.
"Non dovrebbe, non capisco perché te ne fai una colpa."
Riccardo si voltò verso il suo amico, staccando finalmente gli occhi dal cielo.
"Non è stata una tua scelta, dovresti proprio imparare ad accettarti."
Stefano non seppe cosa dire, ma un lamento gli uscì dalle labbra.
Riccardo si soffermò su di esse, poi senza dire una parola lo baciò, mentre alcuni grilli cantavano nella notte.
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