XII

Stefano ricevette una lettera, nei primi giorni di Ottobre.
Fu Stacey a portargliela, mentre ne reggeva un altro paio tra le mani.
Probabilmente una sua e una indirizzata a tutto il gruppo di loro amici.
Stefano sapeva chi era e pensò che finalmente l'angoscia sarebbe finita.
Giorni interi a disperarsi, chiedendosi se stesse bene, se fosse ancora vivo.
Abbracciò stretta la sua amica, anch'essa felicissima della posta ricevuta e scappò via dalla sua stanza senza dire una sola parola, con le mani tremanti e la lettera in bilico tra le dita.

"Ciao sche',
so che sarai incazzato da morire con me per averti scritto così tardi, senza farti nemmeno gli auguri per il tuo quattordicesimo compleanno, ma prima non ho potuto.
Ci sono tante cose delle quali mi piacerebbe parlarti e la prima è di sicuro che niente è come mi aspettavo che fosse.
Te lo giuro scheggia, questo mondo ti piacerebbe!
Ho intenzione di annotarti tutti i posti che di sicuro ti farebbero impazzire, magari te li allegherò nelle prossime lettere.
Ah, tu come stai?
Spero che i bulli ti lascino in pace.
Devo dirti che sono dovuto andare molto lontano da Palermo, ora sono a Milano.
La gente qui va sempre di fretta, tutti hanno uno scopo, tutti hanno un nome.
È bello avere un nome sche', magari me lo invento anch'io.
Che ne pensi di Michele Bianchi?
Qui a Milano è un cognome molto conosciuto.
Anche Colombo o Ferrari, che però mi sembrano troppo buffi.
Michele dell'ignoto è morto quando sono uscito dall'Istituto.
Scegli tu, dammi un nome..."

Stefano chiuse le mani a pugno, fermandosi con la lettura.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime, quella lettera era la prova provata che Michele se ne era andato davvero.
Spesso fingeva con se stesso, dicendosi che era solo uscito per andare al bar con qualche ragazza o nel cortile a giocare a pallone e che sarebbe tornato presto, ma Milano...
si sedette sull'erba, contro l'albero che Michele usava sempre per sfuggire alle lezioni troppo noiose della signora Levinia e sotto il quale si addormentava spesso e volentieri.
Si sorprese quasi di non trovare il suo odore nella corteccia, nei fili d'erba, perfino nell'aria che respirava.
Ripensò agli ultimi momenti passati insieme e chiuse gli occhi...

"Ti mancherò?"
Stefano gli diede una gomitata nelle costole.
Quello stupido era entrato nella sua aula mentre studiava, approfittando dell'assenza momentanea del professore di lettere.
Stefano sospettava perfino fosse stata colpa sua se il professore era stato chiamato fuori.
"Smettila cretino, è da stamattina che mi ripeti la stessa frase."
Lo vide sorridere, mentre si sedeva sul banco.
Il suo banco.
A Stefano non rimase altro che guardare le sue cosce fasciate nei jeans.
Era frustrante vivere in quel modo.
"Ed è da stamattina che non rispondi alla domanda."
Il tredicenne vagò con lo sguardo, con il timore oscuro di dire qualcosa di troppo azzardato, troppo strano.
"Sì"sussurrò poi.
"Ora lasciami in pace, deficiente."
Il resto della lezione Stefano la dimenticò, troppo distratto dal sorriso che gli aveva rivolto Michele prima di lasciare l'aula.

Il giovane riprese la lettura, asciugandosi gli occhi...

"...scegli tu, dammi un nome, uno figo però, non scegliere robe particolari che poi non li uso!
Inoltre, ho scoperto una cosa strana.
Sicuramente quando lo leggerai non crederai ai tuoi occhi; mi sono sempre chiesto come facessi a permettermi di stare nel dormitorio e due giorni fa un avvocato mi ha contattato, proprio tramite loro.
Dice che sono ricco, che mia madre prima di abbandonarmi mi ha lasciato ricco.
Che stronzata, dico io.
A che mi serve la ricchezza se poi lei mi ha buttato?
Sono davvero curioso di sapere come la pensi, visto che tu una mamma l'hai avuta.
In questi giorni devo tornare nel suo studio, che si trova proprio qui a Milano, così ti saprò dire di più.
Per ora ti saluto, non essere troppo incazzato quando mi scriverai.
Michele."

Ricco?
Rilesse varie volte quel punto, non riuscendo ad arrivare a nulla di concreto.
Michele era ricco, anche se non conosceva ancora bene quanto e non aveva un cognome.
Quel compito spettava a lui.

🔸

"Allora? Che ti ha detto?"
Quel pomeriggio Fiona andò a fargli visita.
Erano due settimane che non la vedeva.
"Niente di che, sai, mi manca."
Fiona lo vide arrossire e gli toccò una guancia.
"Si vede."
Gli fece notare.
Stefano le porse la lettera di Michele e lei la lesse velocemente.
Il ragazzo le vide mille smorfie diverse sul volto: dall'ilarità al dubbio, fino alla sorpresa.
"Ricco?"
Infatti chiese.
Il tredicenne annuì, stupito quanto lei.
Fiona era il tipo di persona che si appassionava facilmente ai misteri, Stefano poteva quasi vedere le rotelle del suo cervello entrare in funzione.
"Che strano però... lo abbandona ma lo lascia benestante. E se fosse stata una scelta imposta?"
Si fissarono per lungo tempo, pensando e ripensando a una possibile soluzione.
"Non saprei. Penso che dovrò aspettare prima di conoscere la verità."
La ragazza annuì.

🔸

"Ciao Michele,
finalmente ti degni di scriverci!
Sappi che sono molto arrabbiato, anche Stacey lo è, ma penso che te lo scriverà lei stessa​...
Qui è tutto come sempre.
La prof. d'inglese mi ha scelto per partecipare a una specie di competizione ma non so se parteciperò, le persone mi mettono a disagio.
E no, i bulli non mi guardano nemmeno, non so se sia una tregua o se davvero hanno perso interesse nei miei confronti.
Mi fa strano scriverti, saperti lontano.
E mi fa ancora più strano sapere che ora sei ricco!
Se posso darti un consiglio, ti direi di iscriverti all'Università ma so che sei testone e difficilmente mi darai retta.
Attendo queste nuove rivelazioni sul tuo avvincente passato!
Parlandone anche con Fiona, siamo arrivati alla conclusione che forse tua madre ti voleva bene e voleva garantirti un futuro, che probabilmente con lei non avresti potuto avere.
Tu cosa ne pensi?
Oggi Giorgio ti ha disegnato e forse Stacey te lo allegherà nella lettera.
Certe volte ci riuniamo tutti solo per parlare di te, di qualche aneddoto divertente che ti metterebbe in imbarazzo, solo per sentirti un po' più vicino, qui dentro niente è uguale senza te, nemmeno noi siamo gli stessi senza di te.
Attendo con ansia la tua lista di posti da visitare eh... Benvenuto al mondo, Michele Manetti."

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