XI

Due settimane.
Michele dubitava di avere altra pazienza oltre quel termine, erano state due settimane infernali, e tra due giorni sarebbe andato via.
Per tutto quel tempo non riusciva a capire perché il suo amico lo ignorasse, aveva mandato perfino Stacey in missione per scoprire cosa gli passasse per la testa e la ragazza gli aveva riferito che Stefano stava frequentando una ragazza.
Ma allora perché chiudere con lui?
Si grattò il mento e guardò il cielo, due giorni lo dividevano da quel salto nel vuoto chiamato libertà e non aveva intenzione di andarsene senza aver parlato con Stefano, era convinto che ci fosse qualcosa sotto, anche se non riusciva a capire per quale motivo il suo migliore amico ce l'avesse tanto con lui. I mesi dopo il suo compleanno erano volati, da quel mite ottobre al caldo infernale di Agosto, che li lasciava quasi tutti boccheggianti.
Una voce in lontananza attirò la sua attenzione, era proprio il fulcro dei suoi problemi.
Rideva con accanto una bella ragazzina dai capelli rossi, piena di lentiggini.
Stefano sembrava così felice anche senza di lui, egli invece era afflitto, quella piccola scheggia gli si era conficcata nel cuore.
Lo raggiunse rapidamente e fece un cenno di saluto alla rossa, poi si rivolse direttamente a lui.
"Dobbiamo parlare."
Disse in modo abbastanza minaccioso e l'altro capì che era arrivata la resa dei conti.

🔸

"Posso sapere che problemi hai?"
Stefano guardò il suo amico, la sua fonte di guai.
Era davvero molto arrabbiato, anche se lo trovò comunque bellissimo.
Erano stesi sul prato, nel cortile della scuola e Michele gli parlava - per usare un eufemismo - a voce molto alta, appoggiato ai gomiti.
"Io? Che problemi dovrei avere scusa?"
Cercò di prendere tempo Stefano.
Sapeva che così facendo l'avrebbe solo fatto arrabbiare di più, ma diavolo, anche lui era furioso!
"Non prendermi per il culo, perché ti atterro con un pugno. Perché cazzo non mi parli da due settimane?"
Stavolta urlava, ma Stefano non ebbe paura di lui.
"Hai contato i giorni?"
Lo provocò invece.
Michele sbuffò e si scagliò contro di lui, tirandogli i capelli e atterrandolo sotto di lui.
"Giuro che ti faccio a pezzi."
Ansimò il più grande, preda di una rabbia feroce.
Stefano alzò le mani e chiese venia, così Michele si ricompose, sedendosi contro un albero.
"Parla."
Ordinò al più piccolo, che annuì e tentò di riprendere il controllo su se stesso, quel contatto aveva tramortito il suo cervello, così scelse una mezza verità.
"Sono geloso."
Cercò di non guardarlo negli occhi, ma la risata di Michele lo fece infuriare. Gli tirò un sasso che atterrò sul suo ginocchio, facendolo imprecare.
"Da quando sei manesco, sche'?"
Chiese irritato.
"E smettila di chiamarmi scheggia, lo odio!"
Urlò l'altro in risposta.
Si alzò e fece per andarsene ma Michele fu più lesto e tirandolo per la caviglia lo fece cadere sul manto erboso.
"Non ho finito con te."
Gli fece notare, tirandolo verso di sé.
Gli mise un braccio attorno al collo, esercitando un po' di pressione cosicché Stefano rimanesse nella posizione in cui Michele l'aveva messo.
"Mi stai dicendo che ti senti escluso per via di Stacey?"
Gli disse più calmo, guardandolo fissamente.
"Credo di sì. Ma non è colpa vostra, cioè è normale considerarsi il terzo incomodo no? Ma scordati che ti reggo il moccolo!"
Decise di optare per la strada comica della faccenda, in nessun altro modo avrebbe potuto affrontare quell'argomento, tanto spinoso per lui.
"Tu verrai sempre prima di un po' di figa! Come hai potuto ignorarmi per così tanto tempo... Non ti sono mancato?"
Chiese sorridendo, ma Stefano rimase serio.
Non sai nemmeno quanto, pensò.
"Dopodomani vai via."
Cambiò argomento, slittando su uno che lo tormentava da giorni ormai.
Michele si perse nel cielo.
Due giorni.
"Già."
Rispose soltanto, continuando a fissare in manto blu, in cerca di chissà quale risposta.
"So come ti senti."
Cercò di confortarlo l'altro, ricevendo picche in risposta.
"Tu non sai un cazzo! Non sai proprio un cazzo!"
Stavolta fu Michele ad alzarsi, ma Stefano nemmeno lo guardò.

🔸

"Quando la finirete di fare le fidanzatine isteriche?"
Stefano sbiancò, davvero si stavano comportando così?
Guardò Sonia, cercando un appoggio che non ricevette.
"Senti Stefano, io sono d'accordo con Stecey, davvero questa situazione sta degenerando. Tra due giorni andrà via, vuoi davvero che finisca così tra di voi?"
Gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime, anche se avrebbe fatto di tutto pur di non versarne nemmeno una goccia.
Stacey lo abbracciò, sinceramente mortificata, ormai aveva capito di essere la colpevole di quella situazione incresciosa, almeno in parte.
"Michele ti vuole bene, sta davvero malissimo Ste', ti prego, metti da parte l'orgoglio."
Il ragazzo la guardò, sciogliendosi dall'abbraccio.
Se solo avesse saputo, se solo tutti avessero saputo, probabilmente non ci sarebbe nessuno a implorarlo.

"Posso entrare?" chiese poco dopo, entrando nella stanza di Michele.
Era tutta al buio, le tende erano chiuse e non aveva acceso nemmeno la lampada sul comodino.
Un pipistrello era diventato.
"Sei già dentro."
Disse soltanto lui.
Era angoscia quella che aveva percepito nella sua voce?
"Che cosa devo fare?"
Era sinceramente spaesato, avrebbe tanto voluto aiutarlo ma anche lui era nella stessa situazione, anche se aveva ancora un padre.
"Ho paura, Stefano."
Sussurrò appena, ma sembrò un urlo disperato.
Da quanto tempo non lo chiamava per nome?
Gli si sedette accanto sul letto, cercando di frenare la sua parte più intima, quel mostro dentro di lui che gli gridava di stringerlo e baciarlo e gli mise semplicemente la mano sulla spalla.
"Io ho avuto paura quando mia madre è morta. Sapevo che mio padre non sarebbe mai stato in grado di occuparsi di me, certe persone sono così, è la loro natura."
Tremò, ascoltando le sue stesse parole.
La sua natura.
La sua natura lo spingeva verso il suo stesso sesso, verso quel ragazzo che stringeva sotto le dita.
Michele dovette accorgersi di qualcosa perché gli prese la mano che aveva sulla spalla e la strinse.
"Non voglio andarmene stando così con te."
Si guardarono negli occhi e Stefano si sentì male.
Lasciarlo senza dirgli nulla, senza dirgli quello che provava veramente, era la cosa più difficile che avesse mai fatto.
"Nemmeno io."
Disse soltanto.

Restarono per lungo tempo stesi sul letto a parlare, a raccontarsi di quelle due settimane infernali, passate l'uno senza l'altro e finalmente si ritrovarono.
All'una di notte del tredici Agosto si promisero solennemente di scriversi, di non perdersi mai più di vista.
Nemmeno per tutte le Stacey del mondo.











*NOTE

Okay, questo capitolo è stato un po' di passaggio, anche se abbiamo capito meglio lo stato d'animo di entrambi, scoprendo un lato dolce in Michele. Da ora in poi le cose cambieranno, ovviamente Stefano è combattuto dall'angoscia di perderlo e dal sollievo di poter superare quella che considera una malattia.

Secondo voi come andrà a finire?

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