Chris
Chris era un ragazzo strano. Nessuno, a parte forse i professori, conosceva il suo nome per intero, e per tutti era diventato 'solo' Chris. Il suo taglio di capelli era assai particolare, corti dietro ma esclusivamente a sinistra, e lunghi davanti in modo disordinato, come la criniera arruffata di un cavallo selvaggio. Ma particolare era anche il colore dei suoi capelli, un miscuglio fra bruno, castano e biondo, forse una tintura mal fatta. I suoi occhi erano di un banale color castano chiaro spruzzato di macchioline caramello.
Nel complesso non era il suo aspetto trasandato a portare gli altri ad etichettarlo come strano. Aveva un modo di fare allegro, nient'affatto goffo, era disordinato ma non sbadato, alquanto intelligente, sempre con il sorriso sulle labbra, ma c'era qualcosa nei suoi occhi che attraeva e spaventava al tempo stesso, l'inquietante presenza di un'ombra che lo stava trascinando sul fondo.
Le ragazze gli morivano dietro e lui si limitava a sorrider loro, allegro e gentile, quasi indulgente. Jade l'aveva sempre osservato da lontano, cercando di carpire ogni suo più piccolo segreto dalle sue movenze, i gesti, le parole, l'espressione, ma non era arrivato comunque a nessuna conclusione.
Un giorno Chris l'aveva salutato, e suo malgrado aveva risposto al saluto. I giorni seguenti aveva sperato che lo rifacesse, guardandolo costernato ogni volta che gli passava accanto come se nemmeno esistesse, non osando però prendere l'iniziativa. Alla fine era stato ancora Chris a iniziare una parvenza di dialogo, chiacchierando con lui come l'avessero sempre fatto. E non aveva più smesso.
Allora aveva cominciato a non farci più caso. Durante le loro conversazioni, Chris si chiudeva spesso in lunghi silenzi, guardando un punto senza davvero vederlo. Jade si sentiva un ragazzino. Era frustrante osservare Chris assorto in pensieri che non gli era permesso intuire, schermati da una barriera invalicabile e indistruttibile.
Ma ancor più spesso era lui ad osservare Jade, e ciò lo metteva a disagio. Il suo penetrante sguardo sembrava sondargli l'anima, ed aveva paura che ne restasse deluso, perché si sentiva un ragazzino immaturo e sciocco. Nonostante questa sua impressione, Chris non glielo faceva pesare mai.
Poi c'era stato quel bacio assurdo, assurdo perché a lui piacevano le ragazze e insomma, Chris non sembrava... come suo fratello Rob; il bacio non era stato assurdo in sé, un lieve e rapido sfiorarsi di labbra e, dannazione, le labbra di Chris erano morbide e dolci, tanto che avrebbe voluto ribaciarle ancora e ancora e si vergognava di quei pensieri.
Il giorno dopo non era successo assolutamente nulla, niente spiegazioni, niente io-evito-te-tu-eviti-me, niente di niente. Chris aveva continuato a comportarsi come suo solito, come fosse stata una cosa normale baciare un suo amico, o forse se l'era solo immaginato, sì, doveva essere così.
E Jade s'era sentito sottosopra, confuso, arrabbiato, frustrato eppure speranzoso, una minuscola speranza di piacere a quel ragazzo ambiguo eppure così popolare.
Quel giorno gli occhi castani di Chris gli erano sembrati più scuri, più stanchi, pozzi senza fondo in cui annegare per morirci, ma lui aveva detto: a domani, Jade, e 'a domani' era una promessa e le promesse vanno mantenute.
Allora perché? Perché l'aveva baciato e poi se n'era andato? Perché l'aveva illuso e confuso? Perché aveva buttato all'aria le sue certezze e messo a soqquadro il suo cuore e la sua anima?
Anche in quel momento, con le lacrime che gli ghiacciavano sul viso e il naso che gocciolava, non poté fare a meno di dare corda ai suoi dubbi, e di darsi dello stupido per esserci cascato. Quando mai avrebbe potuto piacergli? Quando Chris avrebbe potuto provare un qualche sentimento per lui? Si sentiva preso in giro per essersi lasciato illudere e umiliare in un modo così crudele.
Altro che ragazze! Era innamorato perso di Chris e ciò non faceva che acuire il dolore per la sua perdita.
Si asciugò il viso con la manica della felpa e decise di tornare a casa, troppo distrutto per andare a scuola.
Entrò in casa silenziosamente, nonostante fosse certo che suo fratello non fosse in casa, e salì in fretta le scale. Mentre passava fulmineamente davanti alla camera di Robert, una voce lo chiamò.
- Jade? - fece Rob dubbioso, staccando per un attimo le labbra da quelle di Andrea. Il più piccolo indietreggiò appena, arrossendo, colto sul fatto.
Il fratello minore si voltò di scatto, guardandoli con gli occhi gonfi di lacrime e i capelli scarmigliati, poi girò sui tacchi e si rifugiò nella propria camera, chiudendo la porta dietro di sé e buttandosi sul letto.
Robert sospirò e lanciò un'occhiata ad Andrea, il quale annuì e si tirò indietro per lasciarlo passare.
- Continueremo dopo - promise il castano, prima di infilarsi nella camera del fratello, da cui giungevano i suoi singhiozzi disperati.
- Jade? Che è successo? - gli si sedette accanto ed allungò una mano, tenendola sospesa sopra di lui, indeciso se toccarlo o no.
- Chris - sussurrò semplicemente Jade, costringendosi a respirare con calma, mentre il fratello maggiore gli accarezzava piano la schiena.
Non sapeva chi fosse Chris, Rob, poteva essere un ragazzo come una ragazza, per lui. Era molto riservato sulle questioni di cuore il suo fratellino, d'altronde non se ne impicciava mai e non aveva intenzione di farlo; preferiva aspettare che si aprisse a lui di sua spontanea volontà. Ma se c'era una cosa che non tollerava, era che si ferisse chi amava. E se qualcuno aveva ferito il suo Jade, gliel'avrebbe fatta pagare.
- Jade... sfogati quanto vuoi, ma ti prego, dimmi cosa c'è, mi stai facendo preoccupare - disse Robert, negli occhi castani una scintilla d'ansia.
Il minore tirò su col naso, appoggiandosi goffamente al suo petto.
- Chris... se n'è andato - rispose in un soffio, e Rob ci mise un attimo a comprendere.
Andato.
Rabbrividì e accarezzò i capelli ramati del fratellino, stringendolo a sé con l'altro braccio.
Andato.
- Oh Jade, mi dispiace tanto! Stasera... puoi dormire con me, se ti va - fin da quando erano piccoli, il più piccolo dormiva con Rob, ma anche una volta diventato grande non aveva perso quest'abitudine, soprattutto quando era triste o non stava bene. Tra le braccia del suo fratellone, ogni cosa spariva nell'ombra.
- E mandare via Andrea? Sta' tranquillo, fratellone, mi passerà - mentì, asciugandosi il volto e dandogli delle deboli pacche. Il castano annuì, poco convinto, e mormorando un 'se hai bisogno sono di là' tornò dal fidanzato.
Una volta uscito il fratello maggiore, Jade riaffondò il viso nel cuscino, premurandosi di soffocare i singhiozzi, mentre le lacrime riprendevano a rigargli le gote.
Ho bisogno di Chris, e tu non puoi farci nulla...
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