Alone

Il primo giorno 'dopo Chris' era stato una tortura. Quando la sveglia era suonata, irritante, Jade s'era limitato a spegnerla, riaffondando il viso nel cuscino ormai asciutto; aveva pianto fino ad addormentarsi. La testa gli pulsava dolorosamente e di sicuro aveva una cera orribile, con occhiaie a dir poco spaventose e un colorito pallido come un cadavere.

Per un attimo, crogiolandosi nel tepore del letto, aveva sperato di aver avuto solo un brutto sogno. Poi Robert era entrato in camera sua, i capelli castani ancora arruffati e gli occhi di chi si è appena svegliato dopo una lunga notte, passata a fare altro più che dormire, e l'aveva guardato con affetto misto ad ansia, mormorando qualcosa come: io vado a scuola, chiamami se hai bisogno. Ci vediamo dopo, ed era uscito, eliminando ogni dubbio o equivoco.

Chris non sarebbe tornato mai più.

Il secondo giorno non era stato migliore del primo. Robert s'era limitato a posargli davanti la tazza ricolma di latte e l'inseparabile mela, vedendosi però rifiutato con un cenno del capo. Allora aveva provato a convincerlo che non mangiare non serviva a nulla, evitando accuratamente di menzionare Chris, ma il fratellino l'aveva fissato in silenzio, chiuso nella propria apatia e nel proprio dolore, e lui era stato costretto a desistere, sapendo che era più testardo di un mulo quando voleva.

Il terzo giorno c'era stato il funerale, e Rob s'era offerto d'accompagnarlo, ma lui aveva rifiutato. Camminare lo aiutava a riordinare i pensieri.

Il cimitero era piccolo, tetro, soffocante, e troppo rumoroso, siccome i suoi compagni non erano capaci di stare in silenzio nemmeno in un momento come quello. Nessuno lo salutò, e i più si limitarono a lanciargli una rapida occhiata. Ricambiò la cortesia, rimanendosene in disparte.

Ben presto il professore che gli aveva annunciato la triste dipartita di Chris prese posto, facendo zittire immediatamente tutti i presenti, che si raggrupparono e avvicinarono. Iniziò un lungo e commovente discorso, pieno di belle parole, che però non sfiorarono minimamente Jade, il quale guardava altrove con aria assente.

Gli occhi giallo-verdi del ragazzo vagarono per un attimo sullo spazio circostante, soffermandosi di colpo su un paio di un colore blu così scuro da sembrare viola. Il possessore di essi gli sorrise dolcemente, e suo malgrado sentì gli angoli della bocca incresparsi all'insù.

Un piacevole brivido percorse la schiena di Peter. Quel ragazzino l'aveva folgorato, e non sapeva spiegarsi perché. Era bello, impossibile dire che non lo fosse: i capelli corti e ramati davano l'impressione di una morbidezza assoluta, mentre gli occhi, di un colore a metà fra il verde e il giallo, possedevano un fascino tutto particolare. Dietro quell'espressione distrutta, inoltre, poteva giurare di aver intravisto una scintilla grintosa, e un animo innocente come quello dei cuccioli.

E anche Peter (la cui pronuncia del nome non era né all'inglese o in quel modo a suo dire odioso nel quale lo apostrofavano i germanofoni, ma semplicemente 'Peter') era un bel ragazzo, non tanto per i banali capelli color caramello bensì per gli occhi di un blu tanto scuro e intenso da parere viola. Ma era considerato un po' lo sfigato della classe e provarci con quel ragazzo stupendo era assolutamente fuori discussione.

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La maggior parte, dopo i vari discorsi fatti, se ne stava pian piano andando, e rimanevano solo alcuni professori e allievi. Jade sgusciò fra di loro e raggiunse il luogo dove ora Chris sarebbe giaciuto per l'eternità, abbassandosi sui talloni per dargli il suo ultimo saluto.

- Ciao, Chris - sussurrò, accarezzando con la punta di un dito le lettere incise nella pietra. Era fredda e nient'affatto liscia come sembrava. - Potevi aspettare, sai? Lentamente avrei accettato i miei sentimenti. Il fatto di essermi innamorato di te. E ti avrei baciato, anche se non avessi voluto. Anche se volevi solo giocare con me. Non ti hanno mai detto che non si gioca con i sentimenti? Che non si illudono i ragazzini, soprattutto quelli sciocchi come me? E te l'hanno mai detto che le promesse sono fatte per essere mantenute?

Si asciugò gli occhi che minacciavano l'ennesima rottura dell'argine e lo scatenamento del fiume in piena.

Basta piangere.

Si alzò e si voltò.

- Questo è un addio, Chris. Io non faccio promesse che non posso mantenere - sibilò. Il suo cuore tremò.

I suoi sentimenti, ora che Chris era morto, avrebbero dovuto essere meno di nulla. Allora perché faceva così male? Perché guardando una ragazza non provava nessuna attrazione, nessun desiderio? Perché l'idea di tornare a casa e dover vedere suo fratello con Andrea lo distruggeva? Si sentiva così solo.

Ma se non tornava a casa, dove poteva andare? Adocchiò un muretto non molto distante e ci si sedette sopra, scoppiando in lacrime. Quasi a confortarlo con la loro presenza, gocce di pioggia iniziarono a bagnare rapidamente l'asfalto.

Di bene in meglio! Cos'altro potrebbe andare storto?

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