Mille Sventure
Camminavo lungo il marciapiede aggrappata al braccio di Ally. Mi guardavo le spalle da chiunque, o qualunque cosa che avrebbe potuto rappresentare una minaccia alla mia persona.
Una fossa nell'asfalto, la cabina telefonica, il tendone di un bar. Tutto.
La mia amica aveva tentato di chiedermi cosa mi fosse preso, ma io l'avevo zittita schiaffandole in bocca la sua sciarpa e ora mi fissava come se mi fossero cresciute sette teste.
Poco male. L'importante era, ora, proteggermi.
L'ultima volta che ero uscita senza accompagnatore ero finita in un tombino. Quella prima ero andata a sbattere contro un palo. Quella precedente ancora, mi era caduto in testa un vaso di fiori e un piccione aveva gentilmente usato i miei capelli per pulirsi il buco spara-disgrazie.
La gente ci passava accanto, lanciandoci occhiate stranite.
Beh, effettivamente, due ragazze che procedevano a passo di lumaca, di cui una aveva una cuffia di plastica calcata in testa, occhiali trasparenti inforcati, un grembiule a fiori, stivali di gomma alti fino a metà coscia, non dovevano essere l'emblema della normalità.
La mia amica indicò l'ingresso di un caffè - Entriamo? -
Ormai si era abituata alla mia tuta anti sventure, quindi semplicemente faceva finta di avere accanto una persona sana di mente, con vestiti ordinari addosso.
Annuii furtiva.
Lei varcò la soglia del bar per prima, mentre io rimasi fuori a controllare che non ci fossero pericoli. Tastai sospettosa con un piede i gradini dell'entrata (nel caso ci fosse stata una bomba atomica o una cacca mostruosa), mi attaccai alla parete e cominciai a salire lentamente.
Primo scalino andato.
Secondo pure.
Arrivai all'ultimo sana e salva e mi voltai un'ultima volta a controllare che non ci fosse nessuno, quindi feci per entrare. Tempo due secondi dopo, mi trovai con il naso schiacciato dolorosamente contro la porta di vetro, la cuffia sulla fronte e un piede che oscillava pericolosamente.
Recuperai a fatica l'equilibrio proprio mentre una vecchia signora cicciottella mi passava davanti e spalancava l'uscio contrariata.
- Le porte non si aprono da sole, ragazza- sbottò, squadrandomi dall'alto in basso. Forse si stava chiedendo se avesse avuto a che fare con uno scarafaggio alieno travestito da sedicenne o una mendicante uscita di senno. Fatto sta che mormorai un veloce ringraziamento e mi fiondai all'interno del locale.
Individuai Ally quasi subito e mi diressi verso il tavolo che aveva scelto.
- Ho fame. Devo fare la pipì. Hai un brufolo sulla fronte. Voglio morire. - brontolai, mentre mi lasciavo cadere sulla sedia. Cinque frasi che non avevano niente a che fare l'una con l'altra, ma che esprimevano esattamente come mi sentivo.
Quindi uno schifo.
La mia amica abbassò il menù e mi rivolse una lunga occhiata obliqua da fai-una-frase-di-senso-compiuto-e-poi-ti-ascolto, senza replicare, per tornare poi a trincerarsi dietro il libricino.
Afferrai rabbiosamente alcuni snak dalla ciotolina e me li portai in bocca tutt'insieme - Accidenti, quanto sono buoni! -
Dato che Ally continuava a non degnarmi di un'occhiata, impegnata a cercare chissà che cosa tra le pietanze sul menù, chiamai con un cenno il cameriere e ordinai una Coca-Cola per entrambe, ignorando il suo sguardo scandalizzato come quello della maggior parte dei tizi in quel locale.
Si avevo una cuffia rosa in testa, un bernoccolo sul naso e gli stivali da contadino ai piedi, appartenuti al bisnonno deceduto in guerra e allora?
Mica puzzavo.
Mentre aspettavo, presi un'altra manciata di snak e li maciullai sotto la forza aggressiva dei miei denti, con l'unico risultato di essermi morsa la lingua due volte.
Alla fine, Ally smise di cercare le sette Sfere del Drago tra le pagine plastificate e poggiò il menù sul tavolo, dedicandomi finalmente la sua attenzione.
Non l'avesse mai fatto.
- Puzzi di sudore da far paura - mormorò seria.
Ecco appunto.
- Ally! - esclamai sconvolta.
Lei si strinse nelle spalle e abbozzò un sorriso innocente - Che c'è? -
L'arrivo del cameriere con le nostre ordinazioni m'impedì di risponderle a tono. Afferrai la mia Coca, mi portai la cannuccia alle labbra e cominciai a succhiare imbronciata.
All'improvviso Ally mise giù la sua lattina e puntò lo sguardo oltre le mie spalle.
- Sta arrivando Mister Figo, non fare niente di imbarazzante. Devo andare in bagno - replicò, alzandosi.
La Coca mi andò di traverso.
- Cosa? - pigolai - No no aspetta, torna qui! -
La mia amica sorrise impertinente e si allontanò verso la toilette, sollevando i pollici.
- Codice rosso! Codice rosso! Chiama mia madre! O mio padre... I carabinieri!- urlai disperata, sperando di trattenerla ancora un minuto. Giusto il tempo di preparare le valigie e scappare su Giove.
Niente da fare, Ally era già scomparsa oltre la porta in legno.
Qualcuno tossicchiò discretamente alle mie spalle e io mi voltai con un sorriso tirato fino alle orecchie, scontrandomi con un metro e ottanta di sexaggine, intelligenza e barbetta. Julian Trein, il ragazzo più bello della scuola, la mia cotta dalle medie e, incredibile, anche la valvola che metteva un freno alle mie terribili figuracce. L'unico con il quale la mia lingua sembrava perdere contatto col cervello.
- C.. Ciao Julian.. -balbettai. - Come va? -. In quel momento mi ricordai dello stato pietoso in cui versavo e mi tolsi velocemente la cuffia dalla testa.
- Bene... Posso sedermi? -
Annuii in risposta perché se avessi parlato, probabilmente, gli avrei sputato addosso, gli avrei detto quanto fosse figo e altre cose.
Poi con quei capelli... Quei muscoli... Quelle labbra...
- Perché non c'eri alla festa? - La sua domanda mi riportò alla realtà.
Ah, già, la festa.
Pensa a una scusa... Pensa!
-Beh ecco...Avevo il ciclo- mormorai alla fine. Solo quando finii di parlare mi accorsi di quello che avevo appena detto e provai il desiderio irrefrenabile di buttarmi sotto il primo autobus di passaggio. Il ciclo!
- Non è vero. Ehi Jul - replicò una voce nuova. Mi voltai di scatto verso Ally e la pregai con lo sguardo di stare zitta, che avesse pietà di questa povera creatura dell'universo.
La mia amica sorrise smagliante - La verità é che... -
- Non dirlo! -
- Hannah aveva la diarrea! -
Ecco.
Ero morta. Elettrocardiogramma piatto.
(1000 parole precise)
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