Correva l'anno 1968

Correva l’anno 1968


Roma, anni '60.
Erano gli anni di canzoni come Bandiera gialla, Stasera mi butto e  Andavo a cento all'ora. Erano gli anni dell' inimitabile Battisti, dei Beatles e dei Rolling Stones.
Erano gli anni in cui Roma era immersa in un'atmosfera magica, era la Roma dei caffè letterari, la Roma che si riprendeva dalla guerra.
Erano gli anni che profumavano libertà e anticonformismo.

Per la precisione correva l'anno 1968, l'anno di Compagno di scuola, Canzone del maggio e di Azzurro, che si sentivano sempre alla radio. L'anno dei moti rivoluzionari, l'anno della primavera di Praga, l'anno delle occupazioni studentesche.

Come sempre Roma era immersa nel suo solito tram tram, alcune persone correvano freneticamente da una parte all’altra della città, altre passeggiavano tranquillamente godendosi il clima finalmente mite. I bambini camminavano insieme ai loro genitori, sfuggendo dalla loro presa non appena qualcosa catturava la loro attenzione. I ragazzi camminavano spensierati in compagnia, ridendo e scherzando tra di loro.
Tra tutti i giovani per strada se ne potevano distinguere due che stavano correndo per le viette della città eterna, facendosi strada tra la moltitudine di gente di che si riversava nelle sue  strade in quella serata di tarda primavera.
O meglio, uno dei due correva, mentre si trascinava dietro l'altro che provava a stare al suo passo.

"Ricciolè, sta calmo, sei in tempo! Ma comunque, lo sai 'ndo stai andando o no? A me pare de fare sempre la stessa strada. "

L' altro ragazzo sbuffò divertito e continuò a correre tenendo per il polso l'amico.
"Bizio, certo che lo so, per chi mi hai preso? Sono informatissimo io! E poi tu sei un caso perso, conosco meglio io le strade di Roma che qui mi sono trasferito di te che ci sei nato."

Ermal era un ragazzo come tanti altri, in testa una nuvola di capelli neri e ricci e tanti, tanti sogni. Si era trasferito con la madre e i fratelli da Milano a Roma per impegni lavorativi della madre nel '66, anno in cui aveva iniziato a frequentare l'università.  Ermal era rimasto incantato fin da subito da Roma, una città di una bellezza disarmante. Per spostarsi Ermal preferiva usare le proprie gambe, per godersi di più l'atmosfera, però quando andava in università prendeva il tram. Ed era stato proprio sul tram che aveva fatto un incontro che gli aveva cambiato la vita. Ermal ancora si ricordava di quel momento come fosse appena passato. Quel giorno era in ritardo. Lui di solito era sempre in orario o addirittura in anticipo, ma quella mattina aveva perso tempo per sistemare le ultime righe di un compito che avrebbe dovuto consegnare a lezione il giorno stesso e quando si era reso conto dell'ora era uscito di corsa da casa. Era salito sul tram tutto trafelato e in quel momento davanti al conducente si era reso conto di aver dimenticato il biglietto sul tavolo della cucina di casa sua. Ermal non sapendo cosa fare si era messo freneticamente a cercare il biglietto che non c'era dentro il suo borsello, mentre pensava a come risolvere la situazione. Il panico cresceva dentro di lui, anche perché il conducente si stava spazientendo, quando all’improvviso aveva sentito una mano appoggiarsi sulla sua spalla.

"Gigi eccoti! Nun te preoccupà, te lo pago io il biglietto, ti stavo aspettando!"
lo sconosciuto si rivolse poi al

conducente:"Lascia sta’ Mario, questo è amico mio e lo stavo aspettando proprio qua! Ho io un biglietto per lui!" gli aveva così passato un altro biglietto ed era tornato a sedersi al suo posto ed Ermal lo aveva seguito a ruota, prendendo posto di fronte a lui.
Ermal aveva poi osservato il ragazzo che si era appena finto suo amico per permettergli di salire sul tram.
Era alto, muscoloso e con i capelli neri, corti e decisamente molto spettinati. Portava dei pantaloni marroni e un’ improponibile polo a quadrotti arancioni e verdi con i bottoni, indossata mezza dentro e mezza fuori dai pantaloni.
Sul viso però quel ragazzo aveva dipinto un sorriso che avrebbe potuto illuminare l'intera città.

"Ao che te sei incantato?" gli aveva detto ridendo il diretto interessato. Ermal, scosso dai suoi pensieri, si era grattato la testa imbarazzato.
Poi gli aveva risposto :" Scusa! Senti grazie mille per quello che hai fatto. Mi hai salvato davvero, questa mattina sono uscito di corsa e non ho preso il biglietto! Adesso ti ridò i soldi. Comunque piacere, io sono Ermal. Tu?"

Fabrizio l’aveva guardato se possibile sorridendo ancora di più. E aveva riso, ma la sua risata non era una di quelle che ti prendono in giro, niente affatto. Era una di quelle che ti scaldano il cuore.

" Mazza che nome, me piace proprio! Pare un nome che si utilizza per descrivere cose che c’hanno importanza - aveva allungato la mano verso di lui ed Ermal incerto gliel’aveva stretta - io so Fabrizio. Tu nun sei de qua immagino, mmh se il tuo accento nun me inganna me pare de capire che sei de Milano no? E comunque nun te preoccupà per i soldi. Sei stato fortunato, de solito me siedo sempre in fondo e mai così davanti. "

" Perspicace il ragazzo! Sisi vengo da Milano, mi sono trasferito qui a giugno. Frequento l’università." aveva risposto Ermal, che nel frattempo era leggermente arrossito.

" E se vede! C’hai n’aria da intellettuale! Va come sei vestito bene! Pari un damerino." era stato il commento di Fabrizio.

Ermal aveva dei pantaloni gessati neri leggermente larghi sul fondo portati con una cintura, una camicia azzurrina infilata dentro i pantaloni e delle scarpe nere.

Aveva guardato divertito Fabrizio."Se vuole scherzare ha appena trovato pane per i suoi denti" aveva pensato.

"Be' - rispose Ermal - almeno io non vado in giro con una tovaglia da picnic mezza dentro e mezza fuori dai pantaloni!
Fabrizio si era guardato la polo, poi di nuovo Ermal e aveva tolto definitivamente anche l'altro lembo della maglia dai pantaloni, perché aveva intuito che all'altro avrebbe dato fastidio e infatti Ermal aveva arricciato il naso con fare di disapprovazione.

"Oh grazie m'ero scordato de toglierla completamente!" aveva detto Fabrizio.

Si erano guardati negli occhi in silenzio ed erano scoppiati a ridere. Avevano così iniziato a parlare. Ermal al tempo aveva 19 anni e aveva da poco iniziato la facoltà di lingue. Fabrizio ne aveva 25 e lavorava nel panificio di suo zio.

" Fabrizio però davvero ora ti do i soldi" aveva detto Ermal, porgendogli le lire, ma Fabrizio aveva allontanato la mano da sé.

"Ermal, no. Consideralo come un favore di un amico." Fabrizio si era quindi avvicinato alla porta del tram per scendere.

"Fabrizio! Dai almeno lascia che ti offra un caffè! E poi aspetta, mi devi spiegare una cosa: perché proprio Gigi mi hai chiamato?" gli aveva chiesto Ermal.

Fabrizio si era voltato verso di lui e gli aveva sorriso :" Be', nun saprei, c’hai la faccia da Gigi! - aveva detto ridendo - un caffè? A dirla tutta preferirei ‘na birretta! Incontriamoci di nuovo domattina sul tram e ne parliamo. Buona giornata ricciolè. "

Ermal era rimasto stupito da quel nomignolo, che però lo aveva fatto sorridere.
“A domani! Buona giornata a te...Bizio!”

Così era iniziata la loro amicizia.
Con i mesi impararono a conoscersi e scoprirono di essere tanto diversi quanto affini e si resero conto che avevano in comune la stessa passione per la musica. Avevano quasi gli stessi gusti, perciò quando uscivano la sera per bere qualcosa riuscivano a mettersi d’accordo su quali canzoni far partire dal jukebox. Avevano anche quasi la stessa collezione di vinili. Gli unici battibecchi partivano quando qualcuno chiedeva loro “Preferisci i Beatles o i Rolling Stones?” e allora ognuno dei due incominciava ad elencare i pregi del proprio gruppo preferito. Entrambi ascoltavano ambedue i gruppi, ma Ermal preferiva i Beatles, mentre Fabrizio i Rolling Stones e non c’era niente da fare, quando iniziavano quella discussione non la finivano più. Scoprirono però con piacere che Battisti era l’idolo indiscusso di entrambi.

Entrambi poi suonavano la chitarra ed Ermal anche il pianoforte. Fabrizio gli raccontò che lui oramai da anni suonava in diversi bar della zona e che sognava di incidere un proprio disco. Ed era lo stesso sogno che aveva Ermal.

Ed era quello il motivo che, due anni più tardi, stava portando Ermal a correre per le strade della città con Fabrizio. Quella sera i due infatti stavano andando in un locale perché il riccio aveva sentito da qualche compagno in università che in quel locale sarebbe stato presente il famoso Arturo Mescal, proprietario di una radio locale abbastanza conosciuta, il quale aveva organizzato un concorso per gli studenti universitari. Tutti i ragazzi e le ragazze che avevano voglia di cantare una canzone un po’ fuori dagli schemi scritta da loro erano invitati a presentarsi in quel locale quella sera. I migliori 3 tra di loro avrebbero avuto il privilegio di cantare la propria canzone per un’intera settimana in diretta radiofonica. Ermal era andato su di giri per quella notizia e aveva chiesto a Fabrizio di accompagnarlo, perché da solo non ce l’avrebbe fatta. Fabrizio non appena aveva sentito la notizia lo aveva abbracciato fortissimo e gli aveva sussurrato all’orecchio “È la tua occasione Ricciolè, sono così felice per te e sì, ci sarò!” Ermal sentendo quella frase aveva perso qualche battito. Fabrizio era sempre con lui. In quei due anni avevano instaurato un bel rapporto e nonostante avessero il loro gruppetto di amici, nulla poteva sostituire il legame che si era creato tra di loro. Dove cercavi Ermal trovavi anche Fabrizio e la differenza di età non era mai stata un problema per loro.  Si volevano davvero bene ed Ermal spesso si trovava a ripensare a quel giorno in cui si erano incontrati e ringraziava il destino per averli fatti incontrare. A Fabrizio non lo aveva mai detto, ma da quando si erano conosciuti la sua vita aveva tutto un altro sapore. Conoscerlo gli era sembrato bello come quando ti mostrano per la prima volta una scatola di pennarelli colorati e tu ti rendi conto che i tuoi disegni fatti fino a quel momento in bianco e nero erano sì belli, ma con i colori lo sarebbero stati molto di più. Ermal sapeva che quei sentimenti non erano quelli che si supponeva dovesse provare per un amico, ma non poteva farci nulla.
E quando quel 30 giugno del ’67 si erano ritrovati in un bar ad ascoltare il nuovo singolo dei Beatles “All you need is love” (“Bizio, mi hanno detto che in questo bar la trasmetteranno in diretta quindi noi ci andiamo. La diretta parte alle 16, passo da te alle 15.” Gli aveva detto Ermal), Ermal aveva guardato Fabrizio, il quale era assorto nei suoi pensieri e muoveva la testa a ritmo di musica e aveva  pensato fra sé e sé “Cari i miei Beatles, l’amore del quale ho bisogno io penso proprio di averlo trovato.”

Ermal tornò alla realtà e riprese a correre più veloce, incitando Fabrizio, il quale alzò gli occhi al cielo. "Datte 'na calmata però altrimenti arrivi al bar che manco c'hai più voce per cantare! Sta’ tranquillo che c'è tempo! Nun capisco perché tu sia voluto venire qua tre ore prima del previsto, quando potevi stare a casa a rilassarte."
Ermal però non lo stava nemmeno ascoltando, continuava a correre, svoltando a destra o a sinistra a seconda delle indicazioni che gli erano state date. Dopo quelli che a Fabrizio erano sembrati minuti interminabili, Ermal si bloccò all'improvviso davanti alla porta del locale e Fabrizio finì contro la sua schiena.

"Ci siamo!- esclamò Ermal - Bizio, siamo arrivati!"

Si erano appena fermati davanti alla porta di un locale situato all'angolo dove si incontravano due vie, via delle Girandole e via R. Paradiso. Sopra la porta d'entrata si trovava un'insegna al neon sulla quale si poteva leggere il nome del locale, "Le luci".

Si scambiarono un'occhiata veloce ed entrarono.
Appena misero un piede all'interno vennero investiti da un fiume di voci, dalle note di una canzone proveniente dal jukebox e dal profumo di braciole, il piatto della serata. Il locale era molto ampio. C’erano tantissimi tavolini rotondi in legno con sedie foderate di un verdino pallido. Sulla parete sinistra del locale c’erano dei grandi finestroni e lungo la stessa anche dei divanetti del colore delle sedie. Sul fondo del locale c’era un palco rialzato sul quale due c’erano due chitarre acustiche, due elettriche, una batteria e un pianoforte: era lì dove Ermal si sarebbe dovuto esibire. Sulla parete di destra c’era il piano bar e la porta che portava alla cucina. Ermal si diresse al bancone per comunicare il suo nome.

Una signora con i capelli rossi lunghi e ricci gli sorrise amabilmente, facendo scorrere il dito sull'elenco che aveva di fronte.

“Meta, Meta, Meta….eccoti! Sei il numero 17 su 33.” Ermal la ringraziò, prese la spilla con il suo nome che la donna gli aveva passato e andò a sedersi ad un tavolino con Fabrizio in attesa di essere chiamato. Provò ad appuntare da solo la spilla alla giacca che indossava, ma le mani gli tremavano troppo per l'emozione. Fabrizio allora gliela prese dalle mani e gliela mise lui.

"E comunque - disse Fabrizio - perché nun m'hai voluto far sentire la canzone che porti questa sera?"

Ermal rispose :" Be', perché volevo fosse una sorpresa anche per te. È una novità, uno stile che non ho mai provato e a dire la verità ho un po' d'ansia, però d'altronde Mescal ha richiesto qualcosa di innovativo e particolare. Mi da fastidio il fatto che possiamo solamente cantare stasera e non suonare, ci tenevo a fargli sentire che io so suonare anche la chitarra!"

Ermal finì la frase e sbuffò. Il concorso infatti prevedeva che tutti i partecipanti cantassero solamente e infatti i ragazzi avevano dovuto recarsi nei mesi precedenti nel locale per provare con i musicisti le loro canzoni.

Fabrizio lo guardò sorridendogli e gli scompigliò i capelli. "Lo so Ermalì, lo so. Ma nun te preoccupa’ che tanto quando Mescal te prenderà avrai modo di dirglielo!"

Ermal gli tirò un leggero pugno sulla spalla. "Bizio no, non portar sfortuna!"

Nel frattempo i concorrenti avevano iniziato ad esibirsi. Alcuni ragazzi Ermal li aveva già incrociati per i corridoi. La maggior parte delle gente che si era esibita era stata molto brava, con qualche eccezione che aveva fatto storcere il naso a tutto il locale. Mescal era ovviamente in prima fila con due collaboratori e scarabocchiava appunti su un foglio mentre ogni concorrente si esibiva.

Dopo un po' Ermal vide la signora con i capelli rossi avvicinarsi al loro tavolo.

"Ermal Meta, fra poco è il tuo turno, ti conviene iniziare a posizionarti qui a lato." gli disse sorridendo. Poi si rivolse verso Fabrizio e aggiunse :"Devi essere proprio fiero del tuo ragazzo!" entrambi i ragazzi iniziarono a tossire violentemente dopo il commento della signora e si affrettarono a negare. Ermal si alzò e prima di andarsene guardò negli occhi Fabrizio, il quale gli prese una mano tra le sue e la strinse per infondergli coraggio. "Ricciolè spacca tutto mi raccomando. Sei fantastico ricordatelo!" gli disse Fabrizio, mollando la presa e incoraggiandolo con un gesto della mano ad avviarsi. Ermal ricambiò il sorriso ed il suo cuore iniziò a battere all'impazzata per l'emozione. La ragazza che si era esibita prima di lui scese dal palco e lui finalmente  si posizionò al microfono.

"Buonasera a tutti - disse e il brusio di voci si calmò, i presenti posarono lo sguardo su di lui - mi chiamo Ermal Meta e questa sera canterò Rien ne va plus." Ermal incrociò lo sguardo di Fabrizio, il quale lo stava già guardando con un’espressione curiosa sul viso.

Ermal si voltò verso i musicisti per comunicargli che era pronto per cantare.

Pensi mai
A quando tu
Hai detto noi
Rien ne va plus?
È strano sai
Che ora tu
Sia di fronte a me
Ma di poco più giù
Non c'è mai
Niente per cui dire mai, mai
Ma non c'è mai
Un'autostrada solo per noi

Mutano le favole
Biancaneve sulla strada
Lavora e aspetta il suo re
Cambiano
Le regole
Me ne faccio una ragione
Ma una ragione non c'è, non c'è

Non c'è mai
Niente per cui dire mai, mai
Ma non c'è mai
Un'autostrada solo per noi
Non c'è mai
Niente per cui dire mai, mai
Ma non c'è mai
Nessuno che ti tolga dai guai, dai guai

Non è niente, davvero
Hai preso il cuore di striscio
Non è sangue, tranquillo, e se non fosse il tuo

Non c'è mai
Niente per cui dire mai, mai
Ma non c'è mai
Un'autostrada solo per noi
Non c'è mai
Niente per cui dire mai, mai
Ma non c'è mai
Un'autostrada solo per noi

Fabrizio aveva tenuto gli occhi fissi su Ermal per tutta l'esibizione perché davvero l'aveva letteralmente stregato. Quella canzone era decisamente fuori dagli schemi del  suo amico e mai si sarebbe immaginato che lui avrebbe potuto comporre una canzone del genere. E quella frase, "Ren ne fa bus" o cosa diamine aveva appena cantato gli aveva provocato dei brividi lungo tutta la schiena. Ermal non era stato fermo un attimo sul palco, si era mosso avanti e indietro scompigliandosi i capelli di tanto in tanto e guardando la gente ammiccando. Avevano incrociato gli sguardi più di una volta e sicuramente l'aveva beccato mentre boccheggiava incredulo, ma non gliene importava. Fabrizio aveva già deciso da tempo che quella sarebbe stata la sera in cui si sarebbe dichiarato perché quel ragazzo l'aveva letteralmente fatto impazzire e altro che prendergli il cuore di striscio, gliel'aveva proprio rubato. Quel ragazzo di Milano gli aveva sconvolto l’esistenza e aveva riempito un vuoto in Fabrizio che lui stesso non si era accorto di avere. Se due anni prima gli avessero detto che si sarebbe ritrovato a guardare l’esibizione di un suo amico con il cuore che gli batteva all’impazzata non ci avrebbe mai creduto.

Com'era imprevedibile la vita.

La sala era esplosa in fragorosi applausi ed Ermal aveva fatto un inchino ringraziando ed era tornato al tavolo con Fabrizio. Il moro provò a ricomporsi mentre Ermal camminava verso di lui.

Ermal si sedette, era stanco e sudato e prese la spuma dalle mani di Fabrizio e la finì tutta.
"No ma dico fa pure con comodo oh!" gli disse Fabrizio. Poi aggiunse :" Comunque io ehm, mazza se hai spaccato oh! Sta canzone ha rapito tutti, davvero hai fatto un figurone! Sai quante ragazze hai fatto cadere ai tuoi piedi!"

"E non solo loro" si disse mentalmente Fabrizio.

Ermal buttò indietro la testa e rise. "Avevo paura di avere osato troppo e che non piacesse! Quindi secondo te sono andato bene?" chiese Ermal sinceramente preoccupato.

Fabrizio inarcò un sopracciglio. "E secondo te nun so’ sincero? - gli chiese, portandogli una mano sulla spalla - sei stato straordinario."
Ermal gli sorrise imbarazzato e lo ringraziò.

Era ormai l'una di notte quando tutti i concorrenti finirono di esibirsi.
Tutti i partecipanti erano tornati sul palco in attesa del verdetto e dopo un quarto d'ora Mescal si alzò in piedi e tutta la sala si zittì.
" Innanzitutto faccio i miei complimenti a tutti i ragazzi qui presenti per essersi messi in gioco e aver mostrato il proprio valore. - disse l’uomo- Ora comunicherò i vincitori: è con grande piacere che aspetterò in radio da me Elisa Toffoli, Niccolò Moriconi e Ermal Meta! "

Tutti i rumori intorno ad Ermal cessarono di esistere. L'unica cosa che continuava a sentire nella sua testa era il suo nome pronunciato dalla voce di Mescal. L'aveva chiamato, aveva vinto. Non ci poteva credere. Lacrime di gioia iniziarono a scorrergli lungo il viso e non si fermarono nemmeno quando si avvicinò a Mescal per stringergli la mano e ringraziarlo. Ai vincitori venne comunicato che si sarebbero dovuti presentare alla sede della radio il sabato successivo per mettersi d'accordo sugli orari.

Ci furono abbracci tra i partecipanti, complimenti dal pubblico e tanta tanta felicità. Ermal tornò verso Fabrizio che lo stava aspettando in piedi vicino al tavolo a braccia aperte, con gli occhi lucidi e l'orgoglio stampato in faccia. Ermal corse verso di lui e si fiondò in quell'abbraccio come se ne andasse della sua vita. Posizionò il suo viso nell'incavo del collo dell'amico e continuò a piangere lacrime di gioia.
"Bizio ce l'ho fatta, ce l'ho fatta cazzo ce l'ho fatta!"
Fabrizio in risposta lo strinse forte contro di sé e gli rispose :"Non avevo dubbi."
Dopodiché uscirono dal locale, incamminandosi verso casa di Ermal. Fabrizio avrebbe dovuto riaccompagnare lui a casa sua prima di tornare nella sua. Ermal però, data l'ora, insistette e convinse Fabrizio a rimanere da lui.

I due camminavano fianco a fianco per una stradina deserta quando Fabrizio si fece coraggio e prese Ermal per un braccio e lo fece fermare.
Il riccio lo guardò incuriosito e aspettò che Fabrizio parlasse.
"Ermal, io te devo di na cosa. L' ho capito recentemente, ma se avessi ascoltato mi core fin dall'inizio probabilmente me ne sarei reso conto molto tempo fa. Tu, con i capelli ricci tuoi, i tuoi sogni e i tuoi sorrisi mi hai fatto impazzire il cuore e l'anima. Io nun so se te piacciono pure i ragazzi o meno, però io sento de dovertelo di’. Io me sono innamorato di te Ermal Meta. Nun me importa se preferisci i Beatles, tu me piaci lo stesso."
L'aveva detto, l'aveva ammesso. Finalmente aveva aperto il suo cuore.
Per qualche secondo il viso del riccio non fece trasparire nulla e Fabrizio iniziò a preoccuparsi, ma poi Ermal sorrise e in confronto la luna che brillava quella sera era pallida. Prese fra le sue mani il viso di Fabrizio, lo fissò negli occhi e gli disse.
"Pensa un po', per te rinuncerei ad un concerto dei Beatles per andare a sentire i Rolling Stones. Fabrizio, devo confessarti che anche io sono innamorato di te. Tu sei una persona che mai mi sarei immaginato di incontrare. Fabrizio, tu sei per me quello che può essere un accordo per una canzone: unico e insostituibile."
Entrambi si sorrisero e finalmente si baciarono, sotto il cielo stellato di Roma.


“ Io credevo tante cose, che non credo più. Non per questo sono triste, ora ci sei tu.”

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Ciao a tutti!
Mi chiamo Sara e l'idea per questa storiella mi è venuta grazie ai miei genitori che, parlando con mia nonna, hanno decretato che Rien ne va plus ricorda loro una canzone degli anni 60!

Voglio ringraziare il mio bellissimo gruppo unaMETAfincheMORO che mi ha convinto a postare questa os. La dedico a loro perché sono delle persone meravigliose e sono grata di averle conosciute. 💛

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