Capitolo ventunesimo

Lentamente i suoi compagni di anno erano iniziati a rientrare nel dormitorio e parlavano con voce eccitata della partita appena conclusa. James li ascoltava seduto sul suo letto di fianco ad Albus. Le tendina era un tirata e tanto bastava a celarli ad occhi curiosi e, al momento, indesiderati.
"Per una volta sarebbe valsa la pena tifare Serpeverde" stava dicendo Henry.
Di fianco a lui il Albus gli scoccò un'occhiata soddisfatta, come per dire che la vittoria della sua casa era anche merito suo. James scosse la testa, in palese disaccordo, ed era sul punto di dirgli che durante il trionfo verde-argento di quella mattina, lui era assai distante dal campo da Quidditch, ma si trattenne. Forse, in fondo, ad Albus sarebbe piaciuto vedere la partita ed essere ora ad esultare con i suoi compagni di casa, e se non era lì, era solo colpa di James e del suo egoismo.
"Poi quella presa del boccino passando in mezzo all'anello" disse con voce ammirata Bran, non distante dal letto di James "È stata a dir poco spettacolare"
Seguirono dei mugugni di asserimento e Albus aprì uno spiraglio nella tendina per vedere chi stesse parlando.
"Anche se non so quanto sia lecito interrompere un rigore" criticò Fred "Avevano sicuramente l'arbitro dalla loro parte"
James strinse il polso del fratello, come per intimargli di stare calmo. La verità era che voleva sapere tutto di quella partita, e se Albus avesse fatto troppo rumore e gli altri si fossero accorti di loro, quel discorso sarebbe caduto nel dimenticatoio.
"Non so Fred..." rispose Theo confuso "Se non fosse stata una presa conforme alle regole del Quidditch, penso che Madama Quaffle l'avrebbe fischiata senza dubbio. Sai anche tu quanto sia ligia al regolamento. Ti ricordi quando al nostro quarto anno ha fatto ricopiare dieci volte a testa, a tutta la squadra Grifondoro e Serpeverde, la sezione dei falli perché ne commettevano troppi durante le partite? Figurati se rischierebbe di far terminare una partita in modo irregolare!"
James strinse la mano e girò un paio di volte il polso. Lui sì che se la ricordava quella detenzione. Era durata ore e, contando che era seduto in mezzo a due giocatori Serpeverde dell'ultimo anno, che cercavano di dargli fastidio in ogni occasione possibile, erano sembrati trascorrere anni prima che mettesse l'ultimo punto.
Continuarono a parlare di qualche azione in particolare ancora per qualche minuto, prima di decidere – "Ragazzi è l'una e venti, io andrei a pranzo" – che fosse meglio spostare la discussione in un'altra sede. Albus aspettò di sentire i loro passi scemare in fondo alle scale, prima di aprire la tendina del letto e saltare giù.
"Mi appare una vittoria epica quella di oggi, non so a te" esclamò allargando le braccia.
Dal letto James lo guardò sena dire nulla per qualche secondo e poi, lentamente, annuì.
"Sì, devono aver giocato davvero bene" sentenziò "Tanto di cappello a Malfoy per una presa così scenografica"
Albus annuì. "Dicono che sia migliorato molto ultimamente, e se ci ha portati alla vittoria non stento a crederci" alzò le spalle "Non che Zabini, il capitano, avrebbe accettato qualcosa di diverso oggi, però complimenti, in ogni caso, a lui..."
"Già, immagino che se lo sarebbe mangiato vivo se non avesse preso il boccino neppure questa volta" commentò James con una sorta di amarezza in bocca.
"Quindi" disse entusiasta Albus "Non pensi bisogni festeggiare?"
"Per cosa? Per una vittoria Serpeverde? No, non penso"
Albus lo guardò storto ed era quasi sul punto di dire qualcosa ma James lo interruppe.
"Non scenderò giù a mangiare a pranzo" sentenziò, non lasciando possibilità di replica al fratello "Non ho intenzione di dover ascoltare all'infinito in che modo Scorpius Malfoy ha catturato il boccino nella partita di oggi. Sono sicuro sia stato bravissimo, ma sentire la storia una volta mi basta"
"Ma..." Albus lo guardò confuso per il cambio improvviso di tono e leggermente intimorito domandò "Non mangi?"
James abbassò lo sguardo. Forse non era stato giusto a trattare il fratello in quel modo. Albus aveva solo fatto una battuta e lui l'aveva aggredito. James si sentì messo all'angolo, incapace di dire di no anche se la sua testa urlava di farlo, che lui, di quel pranzo, non aveva effettivamente bisogno.
"Non in Sala Grande" disse infine, stringendo le mani a pugno, come per trattenersi dal dire altro.
"Vado giù in cucina a prenderti qualcosa, vuoi?" propose Albus "Possiamo mangiare qui insieme, se ti va"
"Non c'è bisogno, davvero" cercò di dire James, sperando con tutto il cuore che il fratello desistesse presto "Posso andarci da solo"
"Vuoi dolce o salato?" riattaccò Albus "Forse è rimasta della torta al limone da stamattina" lo guardò dritto "Non l'hai mangiata vero stamattina?"
James scosse lentamente la testa.
"Ti prendo una fetta di quella, vuoi?" tentò di sorridergli debolmente "Se no quello che c'è per pranzo, ma non ho idea di cosa ci sia"
James si ritrasse un poco sul letto e si strinse convulsamente le caviglie con le mani.
"Cosa c'è che non va Jamie?" domandò Albus facendo qualche passo verso di lui.
James scosse la testa "Nu...nulla" rispose. 200 calorie come minimo, 200 calorie per una fetta di torta che gli avrebbe fatto venire più fame di prima. No, non poteva permetterselo.
"Niente torta?" riprovò Albus, tentando di capire il problema.
"Niente torta"
Rimasero a guardarsi per qualche secondo senza dire nulla. Albus era visibilmente in difficoltà, non sapeva cosa fare. Probabilmente si aspettava che dopo la decisione di provare a guarire, James sarebbe stato docile come un cagnolino, non aveva senza dubbio preso in considerazione quanto profondo fosse il disagio del fratello nei confronti del cibo.
"Portami del riso bianco, riesci?" chiese infine James.
Albus annuì velocemente e si avviò verso la porta.
"Riso bianco. Vuoi altro?" James scosse la testa "Vado e torno"

Mentre veniva spinto sul treno dalla fila di persone dietro di lui, James non poté fare a meno di pensare a cosa avesse dimenticato nel dormitorio. Il suo baule che teneva era innaturalmente leggero. Eppure era sicuro di aver infilato dentro tutto il necessario. C'era anche la scopa che fluttuava di fianco a lui, legata con un filo alla maniglia.
"Dai Jamie" lo sospinse in avanti Fred "La rivedi in due settimane la cara vecchia Hogwarts"
James si affrettò a salire gli ultimi due scalini e lasciò il suo baule a lato del corridoio. Si fece da parte per far passare due ragazzine, probabilmente del primo o del secondo anno, che sfrecciavano verso uno scompartimento poco più avanti e parlavano ad alta voce.
"Quindi? Hai scelto?" chiese una, fermandosi davanti alla porta "Guarda che non puoi averli tutti e due, Rosie"
L'altra sbuffò e si passò la mano nei capelli. Come per non farsi scoprire, gettò velocemente un'occhiata alle sue spalle e poi continuò a giocherellare con una ciocca, fingendo indifferenza.
"Quindi lui?" esclamò la prima con voce un poco stridula e risentita "Siamo al punto di partenza, di nuovo"
James aveva la strana impressione che stessero parlando di lui e che la ragazza, Rosie, poco prima si fosse girata e lo avesse guardato. Ma probabilmente era soltanto paranoico, perché avrebbe dovuto guardare proprio lui tra tutti i ragazzi che c'erano sul treno in quel momento. Fece comunque finta di star sistemando meglio i bauli per far spazio a quelli nuovi, pur di restare ad ascoltare la loro conversazione.
"Non posso farci nulla Martha! Anche se i Cercatori sono tutti affascinanti" James aguzzò l'udito "Uno un po' di più"
Un ragazzo con i capelli rossi gli allungò il baule, probabilmente scambiandolo per l'immacolato del giorno alla causa di non ostruire il passaggio con i bagagli. James accettò il baule di malavoglia e stava quasi per dirgli qualcosa, quando si accorse che lo studente in questione era Hugo, suo cugino, e non era il caso litigarci ora visto che li aspettavano due settimane insieme.
"Vieni James?" lo chiamò infatti, e gli fece segno di seguirlo verso lo scompartimento che a quanto pare era stato scelto dalla famiglia Weasley-Potter per quel rientro natalizio da Hogwarts.
"Due minuti e ci sono" disse indicando i bauli come scusa del suo ritardo "Tienimi un posto libero"
Il ragazzo annuì e sparì lungo il corridoio. James tornò a tendere l'orecchio verso le due ragazze, sperando di non aver perso un pezzo importante della loro conversazione.
"Pensavo che dopo la partita di ieri, viste le tue urla di apprezzamento, il tuo interesse si fosse mosso verso quel Cercatore..." disse la bionda, Martha.
"Oh ma mi conosci dai, non far finta non sia vero" scherzò tirandole una gomitata "Sono due anni che gli faccio la punta, non smetterò ora. Per quanto abbia giocato bene ieri Scorpius, ne deve passare di tempo prima che arrivi al suo livello. Niente potrà farmi dimenticare il fascino trasandato del mio Jamie"
Si sentì un forte shhh e Martha tirò una gomitata forte all'amica.
"Rosie!" la rimproverò "È poco dietro di te! Usa almeno il nome in codice!"
"Giusto. Scusami" disse colpevole Martha e sorrise leggermente in segno di scusa "Dicevo. Freccia è così..."
"Jaaamieee" chiamò Fred dal fondo del corridoio "Ho qui una fila di persone che sono pronte a prendere il tuo posto. Giuro che se non ti sbrighi lo do al miglior offerente e poi ti toccherà farti tutto il viaggio fino a Londra o in piedi o in braccio ad Al!"
Le due ragazze avevano smesso di parlare e ora lo fissavano. James poteva sentire i loro occhi curiosi addosso. Frettolosamente abbandonò la sua postazione dai bagagli e coprì i passi che lo separavano dallo scompartimento dei parenti.
"Finalmente!" lo apostrofò Hugo quando entrò "Ti davo per disperso"
James lo ignorò e si sedette nell'ultimo buco libero rimasto.
"Mi hai tenuto il finestrino" disse "Grazie"
"In realtà è stato Al ad insistere" rispose Fred alzando le spalle "Ero pronto per sedermi lì e mi ha quasi mangiato vivo"
James guardò il fratello riconoscente.
"Grazie allora Al"
Albus davanti a lui scrollò le spalle e allungò le gambe appoggiandole sul suo grembo.
"Grazie a te"

Erano entrate ed uscite persone dallo scompartimento ancora per un po', prima che finalmente l'andare e venire si arrestasse una volta per tutte. Dovevano essere passate almeno due ore da quando il treno era partito da Hogwarts e James era riuscito a farsi trasportare dalle conversazioni e dai chiacchiericci che lo circondavano.
Di fianco a lui sedeva Fred che non perdeva occasione di dargli fastidio, fosse solo prendere contro al braccio con cui reggeva la testa. Poco più in là c'era Louis, il più piccolo dei cugini e anche il più diverso per aspetto. Se qualcuno avesse visto da lontano, senza conoscergli, quel terzetto, non li avrebbe mai indicati come parenti. Uno biondo, uno rosso e uno moro, non si assomigliavano minimamente. Hugo sedeva di fianco ad Albus, e a ridosso della porta era accoccolato Lysander, uno dei due Scamander, migliore amico del rosso.
"Lys, tu c'eri vero a vedere la partita ieri?" chiese Al in modo canzonatorio, quando la conversazione precedente su chi fosse il peggior giocatore dei Falcons, cadde del vuoto.
Lysander e Louis storsero la bocca e Fred li punzecchiò un poco, lanciandogli delle cartacce di caramelle.
"Bella sconfitta per voi Corvonero, eh?" rincarò la dose Hugo.
"È stata una bella partita" commentò diplomatico Louis "Nessuno si sarebbe potuto aspettare un Malfoy così in forma"
"Già" diede sostegno Lysander al suo compagno di squadra "Sapevamo sarebbe stata una partita tosta, ma non ci immaginavamo che lui fosse migliorato così tanto"
James si appoggiò con la testa alla finestra e si sentì quasi soddisfatto a sentire le loro parole, quasi come se stessero parlando di lui.
"È migliorato così tanto come dicono?" chiese allora, fingendo indifferenza.
"Non c'eri tu ieri Jamie?" domandò Louis "In effetti mi sembrava che ci fosse un posto libero tra i posti della squadra di Quidditch"
James scosse la testa ma non disse nulla. Albus gli rimise una gamba in grembo, anche se non le aveva rimesse a terra da molto.
"Lys? Tu che dici? È migliorato così tanto?" gli sorrise sornione Hugo.
Anche se di malavoglia Lysander rispose annuendo. "Sembrava un drago. Era entrato in campo per prendere quel boccino a tutti i costi, si vedeva" alzò le spalle "Il nostro ci ha provato a ostacolarlo, ma lui ha preso il boccino nel momento più inaspettato"
"Non si può interrompere un rigore, dai! Tutti lo sanno" sbraitò Fred, James avrebbe voluto dirgli che quel discorso l'aveva già sentito il giorno prima "Tu non l'avresti mai fatto, vero Jamie?"
James non disse nulla e alzò le spalle, con aria quasi misteriosa.
"Ti sarebbe dispiaciuto per caso Fred, se avesse preso James il boccino in quel modo?" intercedette per lui Albus "Non penso ti saresti lamentato, anzi. Saresti stato il primo a dargli del genio e del fenomeno"
"Non importa" cercò di contrattaccare Fred "E poi da quando sei così propenso a difendere Scorpius Malfoy?"
Anche James se l'era chiesto. Era insolito che il fratello prendesse le difese di Malfoy. Anche se erano in casa insieme da ormai cinque anni, non avevano mai mostrato particolari segni di amicizia. Si limitavano ad essere politicamente corretti l'uno nei confronti dell'altro. Mai Albus si sarebbe impelagato in una discussione del genere per difendere l'onore e l'agire di Scorpius.
"L'avrei fatto anch'io, sì" rispose alla fine James, cercando di distogliere l'attenzione dal fratello "E vorrei tanto essere stato io a fare una presa così" aprì le braccia come a dire che non ci poteva fare nulla "Vediamo cosa riuscirò a fare nella prossima partita"
Mentre lo diceva sentì un brivido scorrergli lungo la spina dorsale. La prossima partita. Non voleva neppure pensarci. Scorpius, il debole e lento giocatore quale era Scorpius Malfoy, era riuscito a giocare tanto bene da suscitare stupore e chiacchiere in giro per tutta la scuola. Due ragazzine stavano quasi per metterli allo stesso livello. Lui. Al livello di giocata di Scorpius Malfoy. James strinse di scatto la mano in un pugno e abbassò lo sguardo. Albus dovette accorgersi dello scatto repentino perché lo guardò confuso.
"Ti dà fastidio la gamba?" chiese.
James scosse con forza la testa. Lui era nettamente migliore di Scorpius. Se solo gli altri avessero potuto vedere chi era stato a rendere il Cercatore Serpeverde così performante... Allora avrebbero visto anche quanto il loro amato Malfoy non riusciva a stargli dietro nemmeno nei giri di campo di riscaldamento.
"Sicuro che non ti dia fastidio?" domandò nuovamente Albus, probabilmente il broncio sul volto di James si era inasprito.
"No no, tranquillo, lasciala pure"
Ma avrebbero anche visto quando era caduto e quando era svenuto. Il solo pensiero gli fece gelare il sangue nelle vene. No. Nessuno doveva sapere. Strinse gli occhi e premette fortemente la testa contro il vetro. Quando li riaprì Fred gli stava tirando una gomitata nelle costole.
"Vai" gli stava dicendo.
James lo guardò confuso.
"Qualcosa dal carrello ragazzi?"
La donna del carrello stava sventolando una paio di Cioccorane mentre ripeteva la sua solita frase.
"Vai tu James, offri per tutti" ripeté Fred, dandogli un altro spintone.
"Devo proprio?" domandò lentamente con voce lamentosa "Non può andarci Louis che è lì di fianco?"
"Assolutamente no!" protestò il ragazzo in questione.
"Non saresti un bravo capo famiglia se ci mandassi qualcun altro" gli fece presente Hugo.
"Qualcosa dal carrello ragazzi?"
Fred lo guardò come in attesa di qualcosa.
"Dai sposta la gamba Al" disse infine, tirando una botta sulla caviglia del fratello.
Si alzò e cercò degli spiccioli in tasca. Evitò a pelo lo sgambetto di Fred e arrivò dal carrello.
"Cosa volete?" domandò, girandosi indietro.
"Tutto"
James scosse la testa e sentendosi a disagio iniziò a indicare dei dolci, scegliendoli in base all'incarto. Non avrebbe mai mangiato nemmeno la metà di una Cioccorana se fosse stato per lui, ed ora eccolo, a comprare più dolci di quanti ne avrebbe consumati nei prossimi cinque anni. Continuava a prendere delle cose dal carrello ma parevano non essere mai abbastanza.
"Dai Jamie!" si lamentò Louis, che essendo vicino a lui, riusciva a vedere cosa stava comprando "Siamo in sei, non in due"
James avrebbe voluto correggerlo e dirgli che in realtà, a mangiare quelle schifezze, sarebbero stati in cinque. Mandò giù il nodo che aveva in gola e arraffò ancora qualche manciata di dolci. Allungò poi alla donna del carrello, palesemente felice di aver venduto buona parte del carrello, i soldi richiesti. Quando si risiedette al suo posto dal finestrino, gli altri avevano già iniziato a scartare dei dolci e a mangiarli avidamente. Cercò di evitare il loro sguardo, e per sottrarsi alla loro attenzione, si mise a guardare ossessivamente fuori dal finestrino. Non era nemmeno mezzogiorno, il sole pallido non era ancora alto nel cielo, mancavano ancora ore prima di arrivare a Londra. James non poté fare a meno di pensare che con tutti i mezzi di trasporto magici che avevano a disposizione, per andare e tornare da Hogwarts era stato scelto il più lento di tutti.
"Posso rimettere le gambe?" gli chiese Albus docilmente.
James lo guardò per qualche secondo prima di annuire. Per un attimo aveva avuto paura che gli stesse per chiedere se voleva assaggiare uno qualunque di quei dolciumi. Ma fortunatamente era Albus, e non gli avrebbe fatto mai qualcosa del genere. Non dopo il giorno precedente che avevano trascorso praticamente in simbiosi.
"Fa pure, non mi danno fastidio"
Albus lo ringraziò con un sorriso e si sistemò meglio sul sedile, stese le gambe e appoggiò anche lui la testa contro il vetro.
"Attento che ti addormenti, Al" gli fece notare Hugo, prendendogli contro apposta, solo per il gusto di dargli noia.
"Come pensi passerò le ore di viaggio che mi separano da Londra, caro cugino?" chiese duramente, probabilmente più di quanto intendesse fare.
"Io mangiando" alzò un pacchetto di Tutti i Gusti +1 alla volta di James "A proposito, grazie cuginetto" disse prima di infilarne una viola acceso in bocca.
James annuì e tornò a guardare il fratello.
"Togliti almeno gli occhiali Al, così non sei comodo"
Albus annuì e se li sfilò.
"Me li terresti tu?"
"Albus pensa di essere un principino, oggi" commentò Fred, ma James non ci fece caso e si infilò in tasca gli occhiali del fratello.
Per un po' nessuno parlò più. Albus dormiva, James guardava fuori dal finestrino seguendo con attenzione le nuvole che man mano che procedevano si ammassavano sempre più scure e minacciose, e gli altri quattro erano impegnati a mangiare. L'unico rumore che si sentiva era il ritmico incedere del treno lungo le rotaie. Per un po' James si fece trasportare da quella frequenza regolare. Era quasi riuscito ad addormentarsi quando una voce lo richiamò.
"Jamie" stava dicendo Louis "Non hai ancora mangiato neppure una caramella"
Lentamente James si staccò dal finestrino e lo guardò.
"Cos'hai detto, scusa?" sbiascicò con gli occhi ancora velati.
"Dicevo" ripeté schiarendosi la voce "Che non hai toccato cibo"
"Ah. Non mi va particolarmente. Sono solo stanco"
"Bevi almeno questo" tentò il cugino allungandogli quello che sembrava un succhino "È succo di zucca, a me piace molto"
"Ma tienilo pure tu se vuoi" cercò di convincerlo James mentre guardava sospettoso quella tazza arancione. Non si ricordava neppure di averlo comprato il succo di zucca. Ma forse era passata di nuovo la donna del carrello mentre lui tentava di addormentarsi. O forse, se non l'aveva sentita, un poco alla fine aveva dormito. Fuori dal finestrino delle nubi scure coprivano il cielo e delle gocce di pioggia si infrangevano contro il vetro lasciando dietro di loro una scia sottile.
"Tranquillo. Io ne ho altri due. Bevilo pure" gli sorrise incoraggiante Louis "Se vuoi sono rimasti anche alcuni dolci. Non tanti, ma qualcosa c'è ancora"
"Andrà benissimo questo succo" tagliò corto James e afferrò il bicchiere "Magari lo bevo dopo però, ora ho solo voglia di dormire"
Louis annuì, soddisfatto.
"Pensò dormirò pure io un poco. Non c'è più nessuno sveglio"
Era vero, tutti gli altri ragazzi erano addormentati. I postumi del primo quadrimestre si facevano sentire su di tutti.
"Buonanotte allora"
"Buon riposo"
James, però, non tornò subito a dormire. Aspetto qualche minuto che Louis prendesse un poco sonno e poi spostò lentamente la gamba di Albus dal suo grembo. Il fratello mugugnò di protesta, ma fortunatamente non si svegliò. James prese il succo di zucca ed evitando di inciampare nel reticolo di gambe, uscì dallo scompartimento. Tutto il treno era silenzioso, segno che tutti stavano dormendo. Neppure in bagno c'era nessuno, James si chiuse dentro una cabina. Rimase qualche attimo poggiato contro la porta, aspettando che il treno smettesse di dare degli scossoni così forti. Sollevò poi la ciambella del water e aprì la tazza arancione. Senza pensarci una seconda volta rovesciò tutto il succo e tirò lo scarico, facendo scomparire ogni traccia del suo passaggio. Quando tornò nello scompartimento lo trovò come lo aveva lasciato, nessuno si era mosso né quantomeno spostato. Poggiò la tazza vuota sul appoggiabraccio di Fred e si rimise al suo posto. Quando si fu ritirato anche la gamba di Albus in grembo si poggiò nuovamente al finestrino. Fuori c'era sempre più buio, segno che Londra era sempre più vicina.

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