Capitolo ventitreesimo
Il ticchettio dell'orologio appeso sopra al camino sembrava aumentare di volume ogni minuto che passava. Scorpius si era già guardato intorno abbastanza a lungo che gli pareva di non aver passato gli ultimi quattro mesi in nessun altro posto se non seduto sulla poltrona della sala da pranzo di casa sua. Narcissa, sua nonna, era già arrivata ma si era accodata ad Astoria per supervisionare il lavoro in cucina della coppia di elfi che lavorava per la famiglia. Di Lucius non c'era traccia, ma doveva essere in arrivo con i nonni materni. Scorpius per la prima volta in vita sua non vedeva l'ora che iniziasse la cena. Sentiva un formicolio eccitato corrergli sottopelle e davvero, voleva che arrivassero tutti. Sentiva il padre fare su e giù per la stanza con passi lunghi e calcolati, anche lui probabilmente percepiva il tempo come fermo.
"Lo conoscevi il maggiore dei Potter?" domandò a un certo punto Draco, non smettendo però di camminare.
Scorpius si girò di colpo alla ricerca del padre. Non parlavano ormai da qualche minuto e la domanda era arrivata completamente inaspettata.
"Sì, sì, lo conosco" rispose con la voce tremante, la paura che il padre gli chiedesse della partita Grifondoro contro Serpeverde aveva ormai sostituito l'eccitazione di poco prima.
"Ed è così bravo a volare come si dice?" chiese ancora Draco.
Scorpius non poté che annuire. "È il migliore. Sembra sia nato su una scopa per quanto gli viene facile fare tutto" disse con una punta di invidia nella voce.
"È un peccato"
"Cosa?" chiese Scorpius con il cuore che gli si stringeva in una morsa.
"Che non sia in Serpeverde" disse Draco continuando a camminare "In che casa è? Grifondoro?"
Scorpius annuì e si sentì quasi ferito dall'affermazione del padre. Draco avrebbe voluto James come cercatore Serpeverde, lui voleva che la sua casa vincesse. Lui invece non assicurava il trionfo verde-argento.
"Grifondoro come suo padre" commentò "Spero per lui sia meno sconsiderato. Dimmi com'è"
Scorpius avrebbe voluto rifiutarsi, tacere sull'argomento ancora doloroso quale era James Potter, ma suo padre non lo aveva nemmeno chiesto, l'aveva pressappoco ordinato.
"Lui è..." come poteva descriverlo? James era perfetto, tutto quello che lui non era. Scorpius rabbrividì. Chissà se era anche il figlio perfetto che Draco avrebbe voluto. Magari, se solo avesse potuto, avrebbe fatto scambio primogenito con Harry Potter.
"Beh, è un ottimo giocatore" disse alla fine e si sentì incredibilmente stupido. Suo padre sapeva quanto James volesse bene, glie lo aveva anche detto di persona. Lui voleva sapere altro, ma lui non voleva dirglielo, non voleva sfigurare rispetto a James. Si sentiva come prima di conoscerlo abbastanza bene, oppresso e condizionato dalla sua aurea di sicurezza e perfezione.
"So che non siete dello stesso anno, ma magari attraverso Albus Severus sai qualcosa. Dimmi come va a scuola, con lo studio. È bravo o fa solo casino in classe e non studia nulla?"
"No no" sospirò Scorpius "Lui è il più bravo del suo anno, penso. O comunque uno dei migliori. Quando non si allena studia e non salta mai una classe" ammise reticente.
Draco annuì leggermente impressionato.
"È intelligente quindi" disse ma più a sé stesso che al figlio "Qual è la materia dove va meglio?"
"Va..." Scorpius prese un respiro profondo e ricacciò in un angolo della mente una vocina che gli diceva di mentire "Va bene in tutto. Ha il massimo dei voti in tutto. Immagino che la sua preferita sia Incantesimi, ma dicono che in Difesa contro le Arti Oscure sia un talento naturale, quasi quanto a volare"
"Figlio di suo padre. Non va male neppure in Pozioni?"
Scorpius scosse lentamente la testa. "No, dicono abbia preso dalla nonna"
"Lily Evans, certo, ha preso dalla nonna. E a ragazze com'è messo? Ha un grande seguito? Si atteggia particolarmente? Non avrebbe tutti i torti se è davvero così come dici"
"È molto amato e invidiato. Ma" Scorpius si bloccò sentendosi calpestato: anche se a chilometri di distanza James era in grado di oscurarlo anche in quella che doveva essere la sua serata; continuò comunque a parlare "ma a lui non interessa. Preferisce stare da solo o in compagnia di pochi. Il cugino, un paio del suo anno al massimo, gli altri li ignora, come se non esistessero"
Draco si bloccò e si girò a guardare il figlio ed emise una specie di grugnito.
"Cosa?" chiese Scorpius che ormai era profondamente innervosito e scocciato di quell'interrogatorio indesiderato.
"Non capisco. È bravo a volare come suo nonno James Potter se non di più, bravo in tutto pure in Pozioni come la Evans, Difesa contro le Arti Scure potrebbe non studiarla come suo padre, piace a tutti" scosse la testa ripetutamente "Nessuno può essere così perfetto, nemmeno il figlio primogenito di Harry Potter"
Scorpius cercò di farsi piccolo nella poltrona, come per nascondersi davanti alla magnificenza di James.
"Tu ci hai mai parlato?" chiese ancora Draco.
"Perché lo chiedi?"
"Voglio capire. Quel ragazzo non mi torna" sospirò e aumentò il passo "Sembra senza difetti, ma dal vivo appare così fragile. Non lo so, voglio capire com'è il figlio di Harry Potter"
Scorpius ardeva dalla voglia di chiedergli come mai veramente gli interessasse così tanto di James. Non si era mai informato molto sui suoi compagni di scuola. Questa era la prima volta che domandava informazioni su uno in particolare.
"Sì ci ho parlato più di una volta" ammise infine Scorpius. Al momento era talmente triste che non si preoccupò nemmeno di cosa avrebbe potuto dire suo padre sentendo che aveva un rapporto con il Potter Grifondoro.
"Ed è simpatico? Supponente? Schivo? Esuberante?" le domande di Draco sembravano non finire mai e Scorpius iniziava a chiedersi dove volessero arrivare veramente.
"Abbastanza schivo. Però se hai bisogno ti aiuta" aggiunse in coda, almeno questo glie lo doveva a James.
Draco stava per dire qualcos'altro quando la porta della sala da pranzo si aprì ed entrò Astoria.
"Di cosa parlavate?"
"James Sirius Potter, il ragazzo magro con cui abbiamo parlato oggi sul binario. Ricordi? Il figlio maggiore di Harry. È un amico di Scorpius. L'avresti mai detto?"
Scorpius vide sua madre annuire e assumere una strana espressione. Sembrava quasi preoccupata.
"Scorpius mi raccontava che va bene in tutto" continuò Draco "Eppure quando eravamo sul binario mi aveva dato una strana sensazione, come se ci fosse qualcosa che non va in lui, non ti è sembrato anche a te amore? Però se è simpatico e a posto, sono solo felice che si frequenti con nostro figlio"
Astoria si avvicinò a Scorpius con i suoi soliti passetti veloci e gli poggiò una mano sulla testa.
"Se fossi in Ginevra Weasley mi preoccuperei per suo figlio" disse e si appoggiò sul grembo il capo di Scorpius "James Sirius Potter sembra... malato, direi, sì malato. Mi dispiace che lei ed Harry debbano affrontare una situazione sicuramente non semplice col loro primogenito"
Draco annuì e si avvicinò a sua volta alla moglie e al figlio. Poggiò a sua volta una mano sul capo di Scorpius e gli sorrise.
"Siamo fortunati ad averti Scorpius" gli disse e Astoria davanti a lui annuì dolcemente.
Scorpius pressò maggiormente la testa contro il ventre materno e si beò della conferma rara di essere amato dai suoi genitori. Tutta l'invidia che l'aveva divorato fino a poco prima era ormai sparita. Lasciò che il padre gli accarezzasse il capo più volte e non si sottrasse al suo tocco cosa che un ragazzo della sua età avrebbe sicuramente fatto.
"Signori" un elfo sulla soglia della sala da pranzo richiamò Draco ed Astoria "Sono giunti anche gli ultimi ospiti" annunciò e si fiondò all'ingresso, probabilmente per prendere in consegna i cappotti e le borse.
Draco annuì e ringraziò.
"Vado ad accogliere il mio caro padre" disse "Dovrebbero essere arrivati anche i tuoi, amore"
Anche Astoria si allontanò da Scorpius e seguì il marito nel corridoio. Quando era a metà si girò e fece dolcemente segno al figlio di raggiungerli.
"Vieni" lo invitò "Sono tutti qui per te"
Scorpius si alzò dalla poltrona. Gettò un'occhiata veloce alla sua figura riflessa nello specchio sopra il caminetto e si sistemò la cravatta. Era pronto. Avrebbe voluto fare una camminata memorabile verso i suoi nonni, col petto in fuori e il mento alto, ma, e si vergognava ad ammetterlo anche a sé stesso, l'unica cosa a cui era riuscito a pensare era che sua madre aveva detto che James era malato, perciò non conservò nessun ricordo dei metri che aveva coperto dalla sala da pranzo all'ingresso. Da quando Astoria aveva pronunciato quella parola, il pensiero lo tormentava incessantemente. Gli tornò alla mente una cosa che doveva avergli detto tempo prima Albus: era una previsione riguardo a James ricoverato al san Murgo e costretto nel letto.
Si rese conto di essere arrivato nell'ingresso solo nel momento in cui sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Era quella di Draco che lo stava attirando a sé, come per proteggerlo. Scorpius si riscosse dai suoi pensieri e si rese conto che i suoi nonni erano davanti a lui e lo osservavano ghignando con soddisfazione. La presa del padre si fece più forte, ma lui avrebbe voluto dirgli che non aveva bisogno di essere protetto in quel momento. Quella sera non aveva paura. Fece un passo avanti e strinse la mano tesa di Lucius.
"Scorpius" lo richiamò la voce severa e dura del nonno "Mi hanno raccontato delle tue prodezze. Degne di un vero Malfoy, come si conviene che siano"
Scorpius non poté che notare che Lucius era invecchiato, i capelli erano più radi e di un candido bianco, anche il volto appariva più stanco, eppure le sue idee sembravano non sentire lo scorrere del tempo. Continuava a stringere forte la mano del nipote e a guardarlo negli occhi come alla ricerca di un qualcosa, ma Scorpius non si sentì impaurito. Quella sera era lui il vincitore, nulla poteva andare male. Draco dietro di lui si schiarì la gola e Lucius, dopo avergli gettato uno sguardo di mera sufficienza, si arrese a lasciar andare il nipote.
"Daphne" salutò Scorpius la sorella di sua madre e si lasciò abbracciare. Anche nei tempi in cui le cene di famiglia erano il momento più odiato delle vacanze, la zia era sempre stata gentile e comprensiva nei suoi confronti, le era affezionato "Spero vada tutto bene"
"È così splendido vederti in forma e felice Scorpius" gli disse quando si staccarono "Che potrei stare anche male per quello che mi riguarda" disse e ridacchiò leggermente, come fanno le donne nell'alta società.
Scorpius fu abbracciato e ricevette i complimenti per le sue performance sportive anche dai nonni materni prima che Astoria e Narcissa annunciassero che la cena era pronta. Mentre camminava verso la sala da pranzo Lucius si affiancò a lui e successivamente a tavola si sedette alla sua sinistra. A Scorpius dispiacque di non essere di fianco a Daphne o a Narcissa, ma non poteva sicuramente cambiare posto. Il nonno materno l'aveva obbligato a sedersi a capotavola, in quanto era il festeggiato, perciò quando Draco si sedette di fronte a suo padre si sentì lievemente a disagio. Le donne di casa si erano messe dalla parte opposta del tavolo e sembravano già immerse in una conversazione tutta loro.
Venne servito l'antipasto e poi il primo. Della sua partita vinta si era già parlato abbondantemente e Scorpius si sentiva incredibilmente felice e leggero, ma non sapeva se per l'orgoglio o per i bicchieri di vino che continuava a bere. Ora il discorso si era spostato su un argomento delicato e lui lo sapeva. Parlare di politica e di auror a una cena di famiglia non era mai una mossa sicura. Anche il nonno materno doveva aver colto la pericolosità della situazione, perché quando Scorpius lo guardò in cerca di un sostegno, aveva il volto corrucciato e lievemente preoccupato. Ad aprire l'argomento era stato come al solito Lucius. Tutto era partito da una domanda a Draco sul suo lavoro e soprattutto sull'ultimo incarico che aveva ricevuto e che li aveva prontamente accettato.
"Ti ripeto Draco che non stanno facendo un buon lavoro, come al solito. Dovresti tenerti lontano da loro, non ci guadagni nulla a fare l'amico e il collega disponibile" disse Lucius con voce carica di rimprovero e di dura critica.
"Te l'ho già detto" tagliò corto il padre visibilmente infastidito "Hanno bisogno del mio aiuto perché sono l'unico in grado di aiutarli propriamente. Non vedo perché non dovrei, dato che lavoriamo tutti per lo stesso Ministero che è quello della Magia"
"Ma cosa dovresti fare per questi auror?" chiese il nonno materno per distogliere l'attenzione dal nocciolo al base della questione, ma la sua domanda non ottenne risposta.
Neppure Scorpius sapeva di cosa stessero parlando nei dettagli, ma doveva sicuramente avere a che fare con Harry Potter, di quello era sicuro visto che suo padre proprio il giorno prima l'aveva cercato sul binario 9 3/4. E infatti il suo nome non tardò a venire fuori.
"Non puoi essere veramente mio figlio se aiuti di buon grado Harry Potter e quella sfilza di mezzosangue e metamorfi che popolano il dipartimento auror di questi tempi"
Draco scosse la testa e prese un respiro profondo come per dire qualcosa, ma poi lasciò stare e soffiò fuori l'aria.
"Non credevo di averti educato così male. Ti preferivo quando da ragazzino odiavi quel...quel ragazzo viziato e facevi le cose come si addiceva a un Malfoy"
Di nuovo quelle parole che venivano ripetute come un mantra. Come si addice ad un Malfoy. Scorpius poteva sentire l'aria premere contro il suo corpo, come se fosse tanto pesante e carica di tensione da potergli fare male.
"Spero che tu non abbia educato mio nipote, il mio unico nipote ed unico erede della stirpe dei Malfoy, a immischiarsi con gentaglia quale Potter e a fare lo zerbino quando serve" soffiò Lucius.
A Scorpius venne in mente la conversazione avuta proprio prima di cena col padre e il suo cuore fece un tuffo. Ma Draco non disse nulla, non fece neppure un gesto che indicasse che ci stava pensando in quel momento. Scorpius stava osservando con la coda dell'occhio il padre ormai da qualche minuto e avrebbe voluto avere qualcosa da dire per toglierlo da quella situazione. Mai come in quel momento l'aveva visto vulnerabile e umano. Temeva però che ogni sua parola aggravasse la situazione perciò rimase in silenzio. Pensò addirittura di poggiare una mano sulla spalla di Draco, come lui aveva fatto poco prima nell'ingresso, ma non lo fece. Rimase fermo.
"Non hai niente da dire? Harry Potter non ti ha indottrinato su cosa rispondere in questi frangenti? Probabilmente non sei abbastanza importante nemmeno per lui"
Draco sbatté un pugno sul tavolo con veemenza. Nessuno si sorprese o sobbalzò, era totalmente prevedibile come reazione. Lucius inarcò un sopracciglio come per chiedere e poi?
"Smettila" disse infine Draco "Tu non sai nulla. Non hai idea di come stiano le cose. O se lo sai, fai finta di nulla"
Scorpius vide sua madre in fondo al tavolo seguire la conversazione con sguardo preoccupato.
"Se ho avuto un lavoro al ministero dopo la Guerra è grazie a Harry Potter. Se ho avuto la possibilità di avere una famiglia e una vita normale è perché lui ha combattuto perché persone come me avessero una seconda possibilità. E ora mi ha chiesto un favore personale. Non sarò quella persona infida che tu vuoi che sia e che in un passato sono stato. Io lavorerò con Harry Potter anche se mi chiamo Draco Malfoy" disse e prese un respiro profondo "Ora ti pregherei di parlare d'altro, visto che siamo qui per festeggiare Scorpius e non per analizzare il mio lavoro"
Astoria sorrise leggermente come sollevata dalle parole del marito e anche Scorpius si sentì meno teso. Continuava a non capire bene di cosa stessero parlando, ma apprezzava le parole del padre.
"Non sei un vecchio eppure hai già dimenticato" lo rimproverò Lucius, evidentemente non propenso a lasciar cadere l'argomento "Hai dimenticato per cosa abbiamo combattuto. Per cosa hai lottato tu, non Harry Potter. Hai dimenticato questo" disse e si indicò il braccio sinistro.
Scorpius sobbalzò leggermente. Quello era un argomento tabù da quando era nato. L'aveva visto poche volte poiché il padre aveva cura che fosse sempre coperto o comunque non in vista. Non si era mai azzardato a fare troppe domande e così l'accenno palese del nonno, lo sconvolse un poco.
"Io di questo non dimentico il fatto che non sia stata una mia scelta" disse Draco anche se la voce gli tremava leggermente, forse di rabbia forse di paura.
Narcissa strinse lo stelo del calice con forza e girò di scatto la testa dal lato opposto. Draco stava sollevando la manica della giacca e apriva il polsino della camicia per lasciare nudo l'avambraccio. Il marchio nero sporcava ancora la sua pelle anche se lievemente schiarito dagli anni.
"Questo" disse e lo indicò "è la ragione per cui aiuterò Harry Potter" sentenziò.
Lucius mandò giù un bicchiere di vino di scatto e strinse gli occhi, visibilmente arrabbiato.
"Non ti meriti il cognome che porti. Non ne sei degno" disse e si girò verso Scorpius "Mi dispiace che tu abbia un padre così"
La cena era finita da quasi un'ora e i suoi nonni erano già andati a casa. Solo Daphne si era attardata a parlare con la sorella Astoria, ed ora erano sedute nel salottino vicino alla biblioteca. Scorpius invece era in camera sua e ammirava stupito i regali ricevuti poco prima che ora giacevano sul suo letto. Era rimasto stupito quando gli era stato porto il primo involucro, non si aspettava di ricevere qualcosa di materiale solo per aver afferrato il boccino. Infondo gli sarebbe bastato l'affetto che tutti i suoi parenti avevano dimostrato quella sera nei suoi confronti.
Il dolce era stata la parte migliore: Draco e Lucius sembravano aver raggiunto il compromesso di non fare parola della discussione precedente e tutti insieme avevano festeggiato la grande vittoria di Scorpius. Gli elfi avevano cucinato la sua torta preferita e il nonno paterno aveva versato per tutti un bicchierino di liquore assai invecchiato e avevano brindato insieme a mille altre vittorie ugualmente spettacolari.
Proprio quando Scorpius era in procinto di mangiare la sua seconda fetta di torta, Daphne gli aveva porto un pacchetto con un fiocchetto argentato e l'aveva accarezzato sulla testa a lungo. Anche se con stupore Scorpius l'aveva aperto. Dentro c'era una divisa da allenamento con lo stemma dei Malfoy e quello dei Greengrass ricamati sulla schiena in argentato. Era fiammante e faceva voglia di indossarla il prima possibile. Aveva ringraziato la zia innumerevoli volte ma già giaceva nelle sue mani un nuovo involucro e un altro era stato poggiato di fianco al suo piatto. Lucius e Narcissa gli avevano regalato un kit di manutenzione per la sua scopa in argento intagliato e una custodia per la scopa, ma la cosa preferita che aveva ricevuto quella sera era stato un boccino d'oro dai nonni Greengrass. Non aveva neppure ascoltato la nonna materna mentre gli esponeva tutte le sue particolarità, quanto era rimasto ammaliato ad ammirarlo.
Si sedette sul letto e prese in mano il boccino con riverenza. Ci passò un dito sopra come accarezzandolo e poi lo strinse. Le alette di metallo erano ancora richiuse. Solo quando lo lasciò andare nell'aria si stesero e quello svolazzò poco lontano. Scorpius stese un bracciò e lo riafferrò. Per quanto stupendi fossero gli altri regali, il boccino portava con sé un significato maggiore. Scorpius sapeva che come gli altri oggetti gli era stato dato per potersi allenare ancora di più e vincere ancora, ma di quella pallina dorata pensò che non si sarebbe mai separato, neppure fuori dal campo.
Ci giocò un poco e si divertì a farlo volare sempre più a lungo per poi cercare di riprenderlo senza mai alzarsi da letto. Gli venne caldo e gettò la giacca dietro di sé. Scalciò anche via le scarpe e i calzini. Quando provò però ad afferrare il boccino con i piedi scalzi, un'ala metallica gli graffiò la pianta e desistette. Stranamente gli partì un forte mal di testa, come se fosse stato il piccolo taglietto che ora aveva sotto il piede a farlo scaturire. Si toccò una tempia con una mano e provò a massaggiarla, per mandare via il male che però non faceva che aumentare. Afferrò distrattamente il boccino con la sinistra e lo rilasciò nuovamente, ma non ci fece molto caso. Il cuore aveva iniziato a battere più velocemente nel petto e sentiva una strana sensazione in tutto il corpo. Cercò di prendere di nuovo il boccino, ma volava ormai fuori dalla sua portata. Si allungò un poco in avanti e il cuore affondò nel petto. Stava cadendo, si disse. La mano si chiuse intorno al freddo metallo e si rese conto di non essersi in realtà praticamente mosso dalla sua posizione seduta. Eppure gli sembrava di scivolare in un burrone senza fine. Aveva paura a guardare verso i suoi piedi, come temesse di scoprire che sotto di lui con c'era nulla se non il vuoto. Annaspò in ricerca d'aria e lo sguardo si fissò sulla parete davanti a lui, anche se non riusciva a vedere chiaramente il piccolo quadretto lì appeso. I battiti del cuore erano sempre più frenetici e il mal di testa non migliorava mai. E poi, quella caduta era infinita. Cercò di regolarizzare un poco il respiro, come aveva fatto prima della partita. Tutto si sarebbe messo a posto, pensò in un attimo di lucidità. Ma tutto invece sembrava diventare sempre peggio. Ogni metodo che era solito utilizzare in quei momenti sembrava fallire. Si agitò ed iniziò a tremare leggermente. Voleva che tutto terminasse, eppure qualcosa sembrava suggerirgli che quella volta le sensazioni sarebbero diventate ancora peggiori. Si ritrovò a sperare allora che il peggio arrivasse il prima possibile, non aveva senso soffrire in quel male consapevole. Gli occhi continuavano a scrutare vacui un punto nel muro e tutta la realtà circostante sembrava come attutita da un filtro. C'era solo lui, la sua caduta nel vuoto, il male alla testa e i rintocchi del cuore a scandire il tutto. E poi di colpo una vampata di calore lo investì e non capì più nulla. La forza con cui si sentì schiacciato, non sapeva nemmeno lui dove, assomigliava a quella di un orgasmo. Sembrava nascere involontariamente da dentro di lui e risaliva velocemente a ogni terminazione nervosa del corpo. Iniziò a tremare più violentemente. Stringeva così forte il boccino nella mano che probabilmente si stava ferendo il palmo con le ali ancora aperte, ma non lo lasciò andare. Gli mancava il respiro e la sua caduta sembrava essersi arrestata. Ma aveva male ovunque, avrebbe potuto vomitare la gustosa cena di poco prima da un momento all'altro. Non perdere il controllo, si disse, ma si sentiva così piccolo rispetto alla stanza in cui si trovava e anche agli oggetti che lo circondavano, che quello era solo un vano pensiero. Non perdere il controllo o tutto sarà ancora peggio, ripeté a sé stesso, ma subito si domandò come potesse essere il peggio e se ci fosse. Si sentiva bruciare la pelle per il caldo che sentiva e il respiro affannato e veloce gli impediva di ventilare come necessario il corpo. Sto morendo, pensò quando tutto quel dolore sembrava andare avanti da ore e non smettere mai, sto morendo. Poi si alzò in piedi di scatto e il boccino gli sfuggì di mano e prese a volare per la stanza.
"Vado da James" disse questa volta a voce alta "Se vado da James non muoio"
Non aveva idea di cosa stava facendo. Aveva girato per due volte su sé stesso alla ricerca di qualcosa ma non l'aveva trovato.
"Ho bisogno di James" urlò quasi "Ho bisogno di James. Ho bisogno di James. Ho bisogno di James" continuò a ripetere come un mantra ma a voce sempre più bassa.
Caracollò fino alla porta e spinse la maniglia, spalancandola. Stava ancora peggio di prima. Sentiva che se avesse fatto ancora qualche passo sarebbe svenuto.
"James James James" ripeté e appoggiandosi al muro e poi al corrimano scese le scale fino ad arrivare all'ingresso.
Si sentì insignificante e piccolo quando spalancato il portone del maniero si ritrovò sul viale alberato ora imbiancato di neve.
"Ti prego James" urlò "Devi aiutarmi"
Fece qualche passo di corsa nella neve fresca e scivolosa prima di accasciarsi al suolo. Non aveva la bacchetta con sé. Non poteva raggiungere James. Si piegò ancora tremante su sé stesso e poggiò le mani a lato per sorreggersi. Tremava ancora molto violentemente e il male diffuso non era scomparso. Però aveva sempre meno caldo. Si concentrò su quello e lentamente il respiro si regolarizzò. La vista era ancora appannata e si sentiva uno schifo.
"Scorpius! Scorpius!" una voce urlava il suo nome.
Sentì dei passi di corsa avvicinarsi a lui ma quando provò a girarsi per seguire la voce un conato improvviso lo costrinse a tornare nella posizione raggomitolata di prima.
"Scorpius" era suo padre. Si rese lentamente conto di questo e tutto iniziò a schiarirsi leggermente.
La prima cosa che vide chiaramente fu il bianco della neve e poi le sue mani.
"Scorpius, figlio mio" cercava di scuoterlo Draco senza ottenere risposta "Dimmi qualcosa"
Scorpius sentiva le mani del padre toccargli la schiena in modo febbrile. Avrebbe voluto dirgli di lasciarlo stare.
"Scorpius, ti prego, dì qualcosa" supplicò ancora Draco.
Lentamente e dolorosamente Scorpius si mise a sedere sulle sue gambe e si guardò davanti. Tremava ma ora forse più per il freddo che per altro. Sentiva la neve infilarsi dentro la sua camicia e aveva perso la sensibilità dei piedi scalzi.
"Scorpius, cos'è successo?"
La testa pulsava ancora e la nausea sembrava non andare via, ma pian piano riusciva a riacquistare il controllo.
"Scorpius, sono qui con te. Tranquillo. Sono qui con te" disse Draco con voce rassicurante e gli posò una mano sulla schiena.
Scorpius guardò davanti a sé e con stupore si accorse di essere davvero nel viale del maniero. Cos'era successo? Non lo sapeva, ma il pensiero di dover provare di nuovo quelle sensazioni lo fece fremere di paura.
"Scorpius. Sono qui per te"
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