Capitolo ventiduesimo

Finalmente il treno si fermò con un fischio acuto. James aspettava quel momento da ormai un paio di ore che aveva passato a guardare ossessivamente fuori dal finestrino. Albus di fronte a lui aveva dormito per tutto il tempo e lui non aveva avuto la forza di svegliarlo: probabilmente aveva così tante ore di sonno arretrato che, se il viaggio fosse stato lungo il doppio, lui non avrebbe avuto problemi a passarlo tutto appisolato. Gli altri quattro ragazzi si erano svegliati solo un'ora dopo di lui, ma in ogni caso James non aveva voglia di partecipare alle loro conversazioni che ora vertevano sul tema ragazze e feste. A nessuno sembrava importare il fatto che Louis fosse solo del terzo anno e parlare davanti a lui di drink e sbornie non era la cosa migliore da fare. Neppure il panorama fuori dal finestrino si era rivelato interessante: ormai era quasi notte e il buio oscurava tutte le forme. Perciò quando l'Hogwarts Express finalmente si arrestò, James tirò un sospiro di sollievo. Quello era stato uno dei viaggi più brutti e noiosi della sua vita.
"Al sveglia, siamo arrivati" disse a voce abbastanza alta, sperando che il fratello lo sentisse e si svegliasse. Non bastò: James dovette alzarsi in piedi e, mentre intorno a lui esplodeva il caos di tutti gli studenti che si accalcavano contro le porte delle carrozze, iniziò a scuotere Albus per una spalla. "Dai Al, dormi poi a casa. Ora tirati su che mamma e papà ci aspettano"
Lentamente Albus aprì gli occhi e gli rivolse uno sguardo confuso.
"Siamo già arrivati?" biascicò "È durato pochissimo il viaggio. Me lo ricordavo più lungo"
James sospirò e gli tese la mano.
"È solo perché hai dormito come un ghiro per tutto il tempo. Dai sbrigati che ti devi ancora cambiare. Hai ancora l'uniforme di Hogwarts. Lo sai che non possiamo farci vedere vestiti così in giro per Kings Cross"
Albus si guardò per qualche secondo prima di annuire con uno sguardo colpevole.
"Vero" constatò "Mi dispiace far aspettare mamma e papà. Come minimo Lily sarà già giù" iniziò a togliersi il mantello" Ehy, ma anche tu hai ancora l'uniforme"
James annuì e scrollò le spalle.
"C'era molta gente nei bagni e non avevo voglia di cambiarmi nel corridoio davanti a tutti" disse.
Fred e gli altri li salutarono senza troppe cerimonie. Loro avrebbero passato una notte alla Tana prima di tornare a Londra a casa dei Potter, non sarebbe stata una separazione molto lunga in fondo.
"Ci si vede. A domani"
Albus e James si cambiarono in silenzio prima di uscire dallo scompartimento. Con un incantesimo, l'ultimo permesso fino al rientro ad Hogwarts, infilarono la divisa nei bauli. Non era rimasto quasi più nessuno sul treno, tutti gli studenti si erano riversati sulla banchina dove le famiglie li attendevano.
"Tu li vedi?" chiese Albus dopo aver cercato a lungo tra la folla i genitori.
James scosse la testa. Harry e Ginny sembravano scomparsi. Poteva vedere George e Angelina che abbracciava un Fred visibilmente in imbarazzo, nonna Molly intenta a complimentarsi con Rose per qualcosa e Louis che veniva sgridato dalla madre in francese, ma i loro genitori sembravano non essere da nessuna parte.
"Daiii, ma dove sono!" si lamentò Albus "Voglio solo andare a casa a dormire, io. Avevano per caso scritto qualcosa sul fatto che non sarebbero venuti e che dovevamo prendere la metropolitana per tornare a casa? Spero di no, quel catorcio è così lento! Non ho neppure dei soldi babbani con me. Tu ne hai Jamie?"
James non gli rispose, aveva smesso di ascoltare il fratello dopo le prime parole che aveva detto, quando si era accorto che si stava solo lamentando. Cercò nuovamente nel posto solito dove Harry li aspettava, ma nuovamente il padre non era lì. Si schiacciò infastidito allo stipite della porta per far passare un ragazzo con un gufo appresso. Gettò l'ennesima occhiata disperata alla banchina quando due figure attirarono la sua attenzione. Non erano però i suoi genitori. Si sistemò meglio gli occhiali per essere sicuro di star vedendo bene, ma tutto era come prima, la sua vista non gli stava giocando brutti scherzi. Draco Malfoy stava abbracciando Scorpius e sembrava non volerlo più lasciare andare. Il ragazzo aveva la testa sepolta nella spalla del padre e lo stringeva anche lui.
"Per Merlino! Dove diavolo sono?"
Nuovamente James non sentì quello che Albus stava dicendo, troppo concentrato a osservare quella scena. Più li guardava più uno strano malessere si faceva strada nel suo corpo. Non sapeva dargli un nome, l'unica cosa di cui era consapevole era il fatto che, mentre vedeva Scorpius abbracciato strettamente al padre dopo che non li aveva mai visti in cinque anni scambiarsi un gesto d'affetto, né Harry né Ginny si erano degnati di presentarsi sul binario 9 ¾ per venire a prendere i loro tre figli al ritorno da Hogwarts. Avrebbe voluto sputare a terra per il disprezzo.
"Hai visto?" domandò Albus a un certo punto scuotendolo per un braccio. James lo sentì come in un eco lontano, troppo impegnato a temprare l'odio che lo attraversava in quel momento.
"Cosa?"
"È venuto Ted"
James, a sentire quel nome, si riscosse e il malessere di poco prima scivolò via velocemente. Era venuto Ted. Teddy Lupin, una delle persone più amate da James, quasi il suo fratello maggiore, era lì a pochi passi da lui e gli sorrideva. Stava sventolando la mano e sul viso aveva un sorriso gigantesco. James non poté evitare di notare che aveva i capelli lunghi di un nero corvino e che li aveva raccolti in un piccolo chignon, forse era per quello che non l'aveva visto prima: non aveva una delle sue solite capigliature colorate. Sollevò velocemente il baule e scese gli scalini.
"Teeed" lo chiamò ad alta voce per farsi sentire in mezzo a tutto quel casino "Non ti avevo visto!"
Il ragazzo ridacchiò e fece qualche passo verso di lui.
"Jamieee" urlò facendogli il verso "Non ti avevo visto!"
James rise e, mollato il baule a terra in malo modo, si gettò nelle braccia aperte di Teddy. Sentì le sue mani stringerlo in vita e afferrargli la schiena, e si sentì stranamente felice. Anche lui quel giorno aveva ricevuto il suo abbraccio. Quando si staccarono vide che i capelli del ragazzo erano diventati dorati e rise nuovamente.
"Mi piacciono! Lasciali così" commentò e fece un passo indietro per lasciare spazio anche ad Albus.
Mentre anche il fratello lo abbracciava, James riprese in mano il suo baule, preoccupato che il suo amato manico di scopa venisse urtato e danneggiato per sbaglio da qualcuno.
"Come mai ci avete messo così tanto? Vi aspettiamo da quindici minuti io e Ted" lo rimproverò una ragazza di fianco a lui.
"Al dormiva e ci dovevamo ancora cambiare tutti e due" rispose James alla sorella senza neppure guardarla "E poi stavamo cercando mamma e papà. Tu lo sapevi che sarebbe venuto Ted?"
Lily scrollò le spalle.
"Mi aveva mandato un gufo mentre ero in treno. Ve lo volevo dire, ma dormivate tutti e due"
James la guardò storta per qualche secondo.
"E come mai aveva mandato il gufo proprio a te?" chiese risentito, in fondo era lui il maggiore tra i fratelli e quella che non aveva cercato Harry tra la folla per dieci minuti era stata invece Lily, la più piccola.
"Immagino avesse provato a venire prima da voi, ma come ti ho già detto dormivate"
James decise di lasciar stare, non aveva argomenti abbastanza convincenti per spuntarla.
Quando Albus e Teddy finirono la loro riconciliazione, Lily decise che doveva per forza salutare alcuni suoi amici che non avrebbe visto per due lunghissime settimane e quindi non potevano partire proprio ora. Albus sbuffò e si lamentò per qualche minuto dicendo che voleva andare a casa a letto, ma ormai la sorella era troppo lontana per sentirlo ed era stata inghiottita dalla folla.
"Come mai non è venuto papà?" domandò allora James a Teddy per far passare il tempo.
Il ragazzo gli sorrise con uno sguardo di scuse, quasi temesse di essere indesiderato in quel momento. Perciò James si affretto ad aggiungere "Siamo felicissimi che sia venuto tu, ci domandavamo solo cosa lo avesse trattenuto"
Il ragazzo lo guardò riconoscente.
"Lavoro in ministero. Aveva una riunione molto importante con..." disse Teddy e si guardò intorno con circospezione, poi abbassando la voce continuò "Con tu-sai-chi. Ovviamente non poteva rimandarla e quindi mi aveva chiesto se potevo venire io. Ginny è già immersa nei preparativi per Natale. Lo sapete anche voi quanto la stressi fare il cenone in casa vostra invece che alla Tana....quindi, eccomi qua"
"E su cos'era la riunione con Tu-sai-chi?" domandò Albus curioso. Non era raro che Harry avesse dei meeting col Ministro della Magia (nome in codice per essere discreti Tu-sai-chi), ma che fosse proprio nel giorno e nell'ora in cui rientravano loro da Hogwarts era insolito. Per di più erano quasi le sette di sera e gli uffici del ministero erano già chiusi.
"Ovviamente anche se lo sapessi non ve lo direi" esclamò Teddy e i suoi capelli diventarono rossi "Provate a chiederlo a lui sta sera a cena, anche se non sono sicuro ve lo dirà. Sapete come è fatto per queste cose: quando pensa ci sia qualcosa di pericoloso in ballo non lo dice a nessuno, e di sicuro non a voi che siete i suoi pargoletti"
"Ohhh, quindi è per una missione pericolosa vero?" tentò ancora Albus che cercava di tirare fuori tutte le informazioni possibili da Teddy, conscio pure lui che il padre avrebbe dato solo delle risposte vaghe e senza dubbio insoddisfacenti.
"Al, ti ho detto..." stava dicendo Teddy, ma James smise di ascoltare. O meglio, la sua attenzione fu catturata da altro, non che non gli interessasse l'argomento ma conosceva il ragazzo, quando si impuntava di non dire qualcosa era incorruttibile: quella conversazione sarebbe stata inconcludente.
I suoi occhi invece tornarono, anche se inconsapevolmente, a cercare Scorpius. Dalla carrozza del treno era molto più facile individuare qualcuno che in piedi schiacciato per le persone. James però non impegnò troppo tempo a rintracciare la figura slanciata del ragazzo nella folla.

Quando Scorpius si staccò dall'abbraccio del padre gli girava la testa e il cuore stava battendo così forte nel petto che pensò di essere sul punto di morire. Sbatté gli occhi un paio di volte come per accertarsi che fosse tutto vero, ma Draco continuava a sorridergli, quindi doveva essere successo per davvero: suo padre gli aveva detto che era orgoglioso di lui. Scorpius pensò che se mai si fosse trovato sul punto di dover produrre un Incanto Patronus, senza dubbio questo sarebbe stato il ricordo a cui avrebbe attinto. Era ancora meglio che afferrare il boccino e vincere la partita, si disse, questo, era meglio di ogni altra cosa.
"Bentornato Scorp" lo salutò la madre.
Astoria era in piedi di fianco a Draco e anche lei gli stava sorridendo calorosamente. Scorpius abbracciò anche lei, anche se la strinse meno di quanto non avesse fatto col padre e si staccò prima.
"Sono felice che tu sia tornato" disse Draco facendo eco alle parole della moglie.
Scorpius si girò nuovamente verso di lui e non poté che notare che il padre continuava a sorridere. Quindi è davvero orgoglioso di me, si disse, e il pensiero nuovamente gli fece girare la testa.
"Andiamo a casa?" domandò il padre "Qui c'è da festeggiare"
Scorpius annuì, incapace di dire nulla. Si sentiva la gola secca e le palpitazioni a mille, non era mai stato così tanto felice in vita sua.
"Ho pensato che per festeggiare la tua vittoria potevamo prima fare una cosa in piccolo" disse dolcemente Astoria e Draco annuì alle sue parole "Ci siamo solo noi e i nonni. Gli elfi stanno finendo di preparare le portate della cena, quindi abbiamo ancora un po' di margine come tempo, ma direi di non attardarci troppo in ogni caso"
"Giusto" disse Draco e strinse la spalla della moglie affettuosamente "Lo sai anche tu com'è fatto Lucius, mio padre, meglio non arrivare troppo tardi"
Scorpius annuì nuovamente e per la prima volta in vita sua non si sentì teso all'idea di dover affrontare una cena con il padre e il nonno seduti allo stesso tavolo. Sapeva che questa volta non avevano nulla per cui denigrarlo, anzi, quella sera avrebbero brindato alla sua vittoria e la prospettiva non poteva che essere più dolce.
Draco diede alcune istruzioni all'elfo che portava i bagagli il quale, dopo aver ascoltato attentamente e aver fatto un profondo inchino, si smaterializzò.
"Prevedo che ci metteremo molto ad arrivare al muro per l'uscita" commentò poi girandosi nuovamente verso Scorpius "Ma non ho intenzione di spingere e urtare persone pur di metterci due minuti in meno come fanno quegli incivili" commentò indicando una famigliola particolarmente eccentrica e di fretta che si stava facendo largo nella folla a forza di gomitate "Quindi propongo di avviarci ed aspettare tranquilli il nostro turno"
Astoria e Scorpius annuirono e lentamente iniziarono a seguire il flusso di persone che si dirigeva verso l'uscita del binario 9 ¾.
"Vieni qui figliolo" lo chiamò Draco e gli pose un braccio intorno alle spalle in modo affettuoso e protettivo "Non puoi immaginare la felicità che mi porti" gli disse ancora col suo tono pacato. Per una volta Scorpius ebbe l'impressione che lo dicesse credendolo davvero. Per ora nessun regalo di Natale avrebbe potuto superare ciò che gli stava portando l'aver vinto quella partita di Quidditch.
Camminarono lentamente e in silenzio per qualche minuto, con Astoria che procedeva appena davanti a loro e li faceva strada, quando Scorpius con la coda dell'occhio lo vide. Non aveva avuto tempo nell'ultima giornata di pensare a James, ma ora la sua presenza, che andava a sostituire la sua sofferta assenza del giorno precedente, lo scosse nel profondo. Cercò di distogliere velocemente lo sguardo, ma si rese conto di essere incapace di farlo. La figura di James era priva della consueta uniforme di Hogwarts ed era avvolta da dei vestiti babbani. Lui non aveva mai indossato molti jeans in vita sua, essendo stato abituato fin da piccolo ad abiti da mago o quanto meno formali, perciò non poté che rimanere colpito da quelli che indossava James: erano neri ed addirittura strappati in più punti, mai in vita sua avrebbe osato indossarli. Si strinse leggermente al padre, quasi a voler nascondere il desiderio lussurioso di portare quei pantaloni. Si rese conto troppo tardi che anche James lo stava guardando. Dietro di lui Albus Potter stava chiacchierando animatamente con un ragazzo che aveva dei capelli lunghi bordeaux, quindi non poté nemmeno far finta di star cercando lo sguardo del compagno di casa per fargli gli auguri di Natale. Dovette sottostare allo sguardo di James, che sembrava non essere disposto a guardare da un'altra parte per primo. La fila di persone sembrava procedere ancora più lenta del solito e Scorpius fu quasi sul punto di dirgli qualcosa, solo per rendere sensato il suo guardarlo ossessivamente, ma si sentì stupido al pensiero di parlargli e quindi non lo fece.
"Sono i Potter quelli?" domandò a un certo punto Draco seguendo lo sguardo di Scorpius, e regalò al figlio la possibilità di sottrarsi allo sguardo accusatore e ferito di James.
"Sì, ma penso manchi la sorellina più piccola" rispose lui, cercando di tagliar corto e procedere verso il muro.
"Astoria aspetta" disse Draco richiamando la moglie "Andiamo a salutare i Potter"
Con orrore Scorpius vide sua madre annuire con un sorriso accondiscendente e soddisfatto.
"Mi sembra un'ottima idea amore" disse lei spezzando tutte le speranze di Scorpius di filarsela velocemente.
Non fece in tempo a dire nulla o a protestare che Draco cambiò velocemente direzione, camminando verso il luogo dove erano James e Albus. Scorpius vide un'espressione perplessa balenare sul volto di James, ma sparì subito tanto che si convinse di essersela immaginata.
"Al" lo sentì richiamare il fratello che interruppe, non appena li vide arrivare, la discussione con l'altro ragazzo.
"Salve" esordì Draco quando si trovarono di fronte a loro "Eravamo venuti per portare i nostri auguri di Buone Feste a tutta la vostra famiglia"
Di fianco al lui Astoria gli strinse il braccio e sorrise, nuovamente, soddisfatta.
"La ringrazio" prese la parola Albus "Anche noi siamo lieti di augurarvi un Buon Natale, nella speranza che sia il più felice possibile"
Scorpius adocchiò James che annuiva di fianco al fratello e si impose di non guardarlo troppo palesemente. Non aveva ancora deciso come si sarebbe comportato nei suoi confronti.
"Dai, diamoci del tu" esclamò Astoria sorridendo "Sono sicura che non siamo estranei l'un l'altro. Potete chiamarmi tranquillamente Astoria"
"Giusto, lasciamo da parte tutta questa formalità. Io sono Draco" disse e porse la mano ad Albus che la strinse senza battere ciglio.
Scorpius avrebbe voluto dire al padre che non c'era bisogno di dire il suo nome, sicuramente sapevano chi fosse lui.
"Albus"
"Albus, splendido nome. Mi ricordo male o avevate tutti un doppio nome?"
Il ragazzo sorrise conciliante e si corresse "Albus Severus"
"Non trovi splendido che abbia il nome di due persone così meravigliose?" chiese Astoria a Draco che annuì prontamente "Sei il maggiore dei fratelli?"
A Scorpius si congelò il sangue nelle vene e, fallendo nel suo intento originario, fece correre, preoccupato, lo sguardo verso James.
"No, lui è il secondo genito" sentì dirgli con tranquillità "Sono io il maggiore. James Sirius" si presentò e strinse la mano di Draco e poi di Astoria.
Nessuno questa volta commentò i nomi ma nel suo profondo Scorpius si sentì scosso dalla naturalezza con cui James stava parlando. Si convinse che gli fosse successo qualcosa nell'ultima settimana in cui non si erano parlati, se no non si spiegava la sicurezza che aveva in quel momento.
"Ah! La stella del Quidditch a quanto si dice" commentò Draco quasi con riverenza "In giro girano voce secondo cui giochi molto meglio di tuo padre, che da quanto ricordo aveva un vero talento per il volo, e anche di tuo nonno"
James sorrise leggermente o forse se lo immaginò Scorpius, perché qualcuno non poteva non sentirsi felice dopo parole del genere, soprattutto se venivano pronunciate da Draco Malfoy.
"Spero sia vero" rispose modestamente James inclinando un poco la testa.
"Vuoi fare il giocatore dopo Hogwarts? All'Inghilterra servirebbe davvero un Cercatore così superbo, non vediamo l'ombra di una Coppa del Mondo da quando giocava in squadra tua madre, non che avessimo vinto grazie alle opere del Cercatore di allora, in ogni caso"
Questa volta James sorrise, Scorpius ne era sicuro, anche se non caldamente come si sarebbe aspettato. Di fianco a lui Albus gli strinse il polso come per calmarlo, anche se lui non capiva perché dovesse essere agitato in quel momento.
"Sì è il mio sogno" rispose James con determinazione "Spero di essere all'altezza della Nazionale, prima comunque c'è ancora molto da lavorare e molto margine di miglioramento"
Mentre James stava ancora parlando, Scorpius si sentì investito in pieno dal ricordo della loro litigata. Il senso di colpa che l'aveva seguito come un'ombra la settimana precedente, si ripresentò più forte che mai. Avrebbe voluto dirgli che era sicuro che la Nazionale inglese l'avrebbe ingaggiato anche ora, ma le parole gli si bloccarono in gola. Sentì il cuore iniziare a battere più velocemente mentre la vergogna di quello che gli aveva detto lo opprimeva facendogli mancare l'aria. Di fianco a lui il padre stava dicendo ancora qualcosa ad Albus probabilmente, ma Scorpius aveva tagliato fuori quello che succedeva intorno a lui. Risentì come in un eco lontano dentro la sua testa le parole spietate che gli aveva rivolto e avrebbe voluto sparire in una voragine al momento. Chiuse gli occhi per un attimo e quando li riaprì incrociò lo sguardo di James. Orano erano vicini e come non mai si sentì giudicato e disprezzato da lui.
"Harry non è riuscito a venire immagino, avrà avuto di sicuro qualcosa di importante al Ministero, giusto?" stava chiedendo Draco e Scorpius si impose si continuare a seguire la conversazione o sarebbe finita male, lo sapeva, ma non poteva permettersi di perdere il controllo in quel frangente.
"Sì aveva un riunione" rispose il ragazzo dai capelli strani. Non era un Weasley, Scorpius lo sapeva, il rosso era diverso. Quando lo guardò meglio si rese conto con sorpresa che ora erano corvini come quelli dei due Potter. Strano. "Teddy Lupin" si stava presentando.
Draco annuì. "È un piacere conoscerti. Studi per diventare auror se non mi sbaglio, vero?"
Il ragazzo annuì vigorosamente. "Esatto. Sono al mio ultimo anno. Comunque se vuoi contattare Harry mandagli semplicemente un gufo, sarà felice di riceverlo. Sicuramente quando gli dirò che vi abbiamo incontrato gli dispiacerà non essere stato presente"
"Gli scriverò entro sera" annuì Draco "Beh, penso sia giunto il momento di congedarci, portate i nostri auguri di Buone Feste a tutta la famiglia"
"Anche a voi" rispose James a nome di tutti "È stato un piacere incontrarvi. Buon Natale" disse.
Scorpius gli gettò un'ultima veloce occhiata prima che, conclusi gli ultimi convenevoli, Astoria non ricominciasse a camminare verso l'uscita del binario che fortunatamente ora era meno affollata.

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