Capitolo settimo
L'aveva visto mentre provava un tuffo ad alta velocità e per poco non si era schiantato a terra. Aveva rimesso la scopa in asse all'ultimo ma sentiva ancora il cuore battergli forte nella cassa toracica. Edward Nott fece un fischio di approvazione e qualche ragazzina del primo o secondo anno applaudì dalle gradinate lanciandogli baci immaginari. Riconquistata quota batté il cinque all'amico e portò gli occhi al cielo riferendosi alle ragazzine. E rise anche Scorpius un poco, ma poi il suo sguardo ricadde su James disteso sulle gradinate e si affrettò a mettere dei metri tra lui e l'amico. Non voleva che gli altri vedessero chi stava guardano. Sapeva che non era lì per spiarli, in ogni caso avevano già giocato l'uno contro l'altro, non c'era motivo. E poi voleva andargli a parlare a fine allenamento e farlo scoprire non avrebbe sortito l'effetto voluto. Mentre volava per il campo provando cambi di quota improvvisi si domandò se i suoi biglietti avessero trovato James. Li aveva scritti la sera prima, ma solo mentre usciva dallo spogliatoio si era deciso a mandarglieli.
"Bene così Scorp" annuì il portiere, un certo Benjamin, mentre gli passava di fianco "Oggi mi piaci proprio"
Annuì ringraziando mentre si allontanava.
Sentì dei passi che si avvicinavano. Non erano pensanti, probabilmente chi gli stava venendo incontro camminava in punta di piedi, magari non voleva essere sentito. Sorrise leggermente al pensiero che magari pensava che lui stesse dormendo e non lo voleva disturbare.
"Ciao" disse infine aprendo gli occhi.
Scorpius lo fissò a lungo prima di accovacciarsi e salutarlo a sua volta.
"Ciao"
"Senti, non ero qui per vedere il vostro allenamento, va bene?"
Scorpius fece un piccolo sorriso.
"Lo sapevo"
Lo sguardo di James era confuso. Era come se si fosse preparato un intero discorso da fargli ma le cose non erano andate come aveva previsto.
"Come facevi a immaginarlo?" Forse era anche un poco spaventato per quello che gli avrebbe detto ora l'altro.
"Beh" lo guardò per un po', come se stesse cercando le risposte dentro di lui, nella sua posizione, nella sua espressione.
"Dai distenditi qui di fianco a me" lo interruppe prima ancora che potesse cominciare "Non è così freddo come sembra, devi credermi"
Scorpius annuì e mentre James si faceva un poco in là per fargli spazio si distese di fianco a lui. I loro fianchi si toccavano. Quello dell'altro era gelido. Lo sentiva dalla mano a contatto col suo maglione. Si chiese se avesse freddo.
"Dicevi?"
"Ah si giusto" si schiarì la voce.
Sentiva lo sguardo di James su di se, solo quando lo spostò in alto verso il cielo iniziò a parlare.
"Beh immaginavo che fosse perché avevi bisogno di sentirti un po' a casa" ora gli occhi dell'altro erano di nuovo rivolti verso di lui "Nel senso che avevi bisogno di un luogo che sentissi a tuo agio"
Sentì il respiro di James arrestarsi per un istante, un colpo di ali di un colibrì ed era tornato regolare. Scorpius pensò di esserselo immaginato.
"Ci ho preso?"
"Abbastanza, si"
"Cosa ho mancato?"
"Che volevo un posto dove nessuno mi rompesse"
"O forse dove non ti venisse chiesto di essere qualcuno di diverso"
"Cosa?"
Questa volta l'aveva percepito chiaramente Scorpius il respiro trattenuto, e anche lui per un attimo aveva bloccato l'aria in gola.
"Nulla" disse "Nulla"
James di fianco a lui annuì. Se solo Scorpius si fosse girato a guardarlo avrebbe visto delle pieghe di preoccupazione che gli segnavano il volto. Ma lui guardava dall'altra parte chiedendosi perché avesse detto quelle parole e poi subito dopo se l'altro ci fosse rimasto male e non gli avrebbe parlato più. Rimasero in silenzio per un po', ognuno assorto nei suoi pensieri.
"Cosa voleva dire quel biglietto che mi hai mandato?" domandò infine James, dando voce ai suoi dubbi.
"Allora sei venuto per questo"
"In che senso?"
"Sei venuto qui per chiedermi spiegazioni"
"Direi piuttosto per trovarle, ma non sono stato in grado di farlo da solo" un piccolo sorrisetto spuntò sulle sue labbra e Scorpius ebbe la prontezza di coglierlo e imprimerselo nella memoria.
"Neanche io so bene perché te le abbia mandate" si sentì pensoso mentre lo diceva, ma ormai il danno era fatto "Quando le ho lette però ho pensato che magari ti sarebbe piaciuto"
"Ripetimelo"
"Nel senso che mi eri venuto in mente"
"No non quello. Ripetimi la poesia. Quella di Marziale"
"I latini li chiamavano carmi"
"Si quello"
"Si memini, fuerant"
"Non in latino scemo" rise James e gli tirò una gomitata. Scorpius si promise che gli avrebbe recitato qualcosa in latino più spesso se questo lo faceva ridere e farsi appellare come scemo. "Non lo so il latino"
"Se ricordo bene tu, oh Elia, avevi quattro denti: due li spazzò via un colpo di tosse, e altri due li portò via un altro colpo di tosse. Ormai puoi tossire tranquilla tutto il giorno: un terzo colpo di tosse non ha più nulla da portar via"
Mente lo ripeteva di fianco a lui James annuiva e quasi gli dispiacque che fosse così corto.
"È un'immagine abbastanza raccapricciante non pensi?"
"Abbastanza"
"Non mi sarei mai aspettato di ricevere una lettera d'amore così appassionata"
Scorpius si pietrificò e provò a pensare a qualcosa di intelligente da dire. Ma non gli veniva nulla. Quindi rise, prendendo il tutto come una battuta.
"A parte gli scherzi mi è piaciuta"
"Davvero?"
"Davvero. Mi ha fatto pensare"
"Allora quando scoprirai cosa vuol dire fammi un fischio"
James annuì. "Sarà fatto"
Un nuovo silenzio calò tra di loro come un velo sottile che permette di vedere dall'altra parte ma non con chiarezza.
"E a cosa ti ha fatto pensare?"
"Stiamo diventando un po' troppo curiosi qua" scherzò James "Magri un'altra volta. Non mi sento in vena di altre confessioni oggi"
"Bugiardo, non mi hai confessato nulla"
James sorrise enigmatico e si alzò in piedi.
"Mi accompagni al castello?"
La mano che gli stava porgendo era già la risposta. Scorpius annuì e accettò la mano. Poi lentamente si avviarono prima verso gli spogliatoi per recuperare la sua scopa e la divisa sporca e poi si incamminarono alla volta del castello. Con le scarpe impiastricciate di fango giunsero al portone dove un fantasma gli impose di slacciarle e di proseguire in calzini se volevano passare oltre la sua posa autoritaria. Eseguirono entrambi la richiesta senza lamentarsi.
"Perché stai camminando in punta di piedi?" domandò dopo appena pochi passi Scorpius accorgendosi che tutto d'un colpa l'altro era diventato molto più alto, forse come lui.
"Ho abbastanza freddo ai piedi se mi permetti" commentò saccente.
"Ti porterei nella tua torre sulla scopa se fossi una ragazza James Potter"
"Forse volevi dire se non fossi più bravo di te e quella della ragazza è solo una scusa perché hai paura di essere buttato giù"
Scorpius avrebbe voluto replicare ma l'altro stava già saltellando in lontananza. Sempre in punta di piedi. A un tratto s girò e gli fece un dito medio senza un apparente motivo. Dei ragazzi del primo e del secondo anno ridacchiarono e indicarono quello stupido gesto per loro indice dell'insormontabile rivalità tra i due cercatori. Poi si girò nuovamente e riprese a camminare verso la sua sala comune. Le piante dei piedi che poggiavano saldamente terra, senza fretta, in un passo calcolato. E Scorpius capì. E quel dito medio assunse quasi il sapore dolce come quello di un segreto condiviso.
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