Capitolo quinto

Solitamente la sera della partita c'era una festa. E quella non faceva eccezione. Non importava veramente chi avesse vinto o perso quando calava la notte, erano invitati tutti. Forse le feste post-partita per una parte della popolazione di Hogwarts erano molto più divertenti della partita stessa. Di sicuro per molte ragazze era così, ma guai a dirlo a quelle sbagliate che seguivano le partite solo per andare alla festa, probabilmente ti saresti trovato uno schiaffo sulla guancia. Di solito le feste le sopportava abbastanza, qualche cicchetto e un drink facevano addirittura assopire il suo panico ponto a sbucare fuori da un momento all'altro, ma non quel giorno. Di alcol ne aveva già mandato giù e sentiva ancora la gola bruciare, però una strana inquietudine continuava a tormentarlo. Era come se ogni paio di occhi che incontrava lo accusassero di aver fatto perdere la partita a Serpeverde, e probabilmente era così, ma vedere la delusione delle persone dipinta nel loro sguardo lo faceva sentire ancora più colpevole. Pian piano cercò di scomparire, spostandosi sempre di più verso la porta dell'uscita. Era la sala comune Grifondoro, casa dei vincitori del giorno, a ospitare la festa quel giorno e Scorpius si sentiva anche troppo circondato da tutti quei colori sgargianti. Era come se i leoni appesi alle pareti lo guardassero e lo giudicassero. Quando finalmente si riuscì a liberare anche dell'ultimo suo compagno di casa che continuava a parlargli nell'orecchio, respirò a pieni polmoni, gustandosi l'aria fresca del corridoio. Anche se attutiti per gli incantesimi i rumori della festa erano ancora un poco udibili. Si affrettò ad allontanarsene. Quasi correndo si rifugiò in una nicchia di una finestra qualche piano più in basso. Quando si sedette la pietra dura urtò contro la sua schiena facendolo sentire più vivo. Era bastato solamente allontanarsi dal calca di persone per togliersi la maschera del falso Scorpius Malfoy e ritornare a essere come si concepiva lui.

Si avvicinò con circospezione camminando sulla punta dei piedi. Aveva paura di interromperlo, perciò restò semplicemente a cinque passi di distanza a guardarlo. Scorpius Malfoy era seduto di fianco a una finestra e aveva gli occhi chiusi. Sembrava che dormisse, ma la sua espressione più sofferente del solito tradiva il fatto che fosse sveglio. Iniziò a torturare le maniche del maglione che gli ricadeva floscio addosso aspettando che l'altro si accorgesse della sua presenza. Si incantò a guardare ala finestra il Lago Nero che sotto la luna sembrava più maestoso del solito.
"James?"
Spostò lo sguardo dal lago al ragazzo. Alla fine si era accorto di lui. Spostò il peso da un piede all'altro insicuro di cosa avrebbe dovuto dire.
"Cosa ci fai qui?"
Era stupito di trovarselo davanti, questo era chiaro. Ma c'era anche qualcos'altro che James non riusciva a leggere con chiarezza.
"Non mi piacciono particolarmente le feste"
Scorpius annuì e fece un piccolo sorriso.
"Già, neanche io le amo particolarmente" fece un cenno con la testa "Dai siediti"
James annuì e si andò a sedere a testa bassa di fronte a lui. Sentì gli occhi dell'altro che lo scrutavano. Poteva sentirli sulla sua pelle, gelidi come marmo, mentre guardavano le sue gambe raccolte al petto e circondate dalle braccia, i capelli scompigliati sulla fronte.
"E così quelli che dovrebbero essere le anime della festa se la sono filata tutti e due" provò a dire Scorpius, probabilmente per fare un poco di conversazione.
L'altro gli rivolse un debole sorriso ma non aggiunse altro. Le sue mani stavano torturando i bordi del maglione e probabilmente se non avesse smesso avrebbe finito per romperlo.
"Anche l'alcol questa sera faceva più schifo del solito"
James inclinò la testa, guardandolo.
"Bevi?" domandò stupito.
Vide Scorpius bloccarsi per un attimo prima di rispondere.
"Solo alle feste" gesticolò un poco con le mani, come se fosse insicuro su cosa dire "Per sopportarle, sai no?"
James non disse nulla e riabbassò la testa.
"Tu non bevi?"
La voce di Scorpius sembrava stupita, come se fino a quel momento avesse dato per scontato che lui lo facesse.
"No, io.." storse il naso e guardò a terra "Io non bevo"
"Come mai?"
Lo guardò senza vederlo veramente per qualche secondo, prima di socchiudere gli occhi. Se ci pensava poteva sentire ancora la gola bruciare e poco dopo il sapore ripugnante del vomito. Era stata la prima volta che l'aveva fatto quella, la prima volta che aveva vomitato. Non era stato neppure così coraggioso da mettersi due dita in gola completamente consapevole di quello che stava facendo. Rabbrividì e strinse più forte le gambe.
"Non mi piace il sapore" minimizzò "E poi uno sportivo non dovrebbe bere"
"Vuoi fare il giocatore professionista dopo?"
James annuì e il silenzio ricalò tra di loro come il sipario di un palco che separa due mondi differenti. Restò a guardarlo per un po' abbottonarsi e sbottonarsi il polsino della camicia. Era così bianco e accecante Scorpius Malfoy. I suoi capelli così chiari, quelli occhi gelidi, anche la camicia era bianca, tutto questo candore lo metteva a disagio. Restò così per un po' prima di decidersi a domandargli quello per cui era venuto.
"Ti posso chiedere una cosa?"
Glie lo leggeva negli occhi che non sapeva cosa aspettarsi. Era confuso e lui lo vedeva, ma gli diede comunque il suo consenso. Prese un respiro profondo.
"Perché mi hai lasciato prendere il boccino d'oro oggi?"

La domanda arrivò come un eco lontano, un eco che avrebbe volentieri ignorato. James era davanti a lui e lo guardava con quegli occhi feriti che aveva già notato al termine della partita.
"Avreste potuto vincere la partita, eravate in vantaggio di trenta punti"
Davvero erano in vantaggio? Scorpius non l'aveva mai saputo. Non aveva neppure voluto vedere il risultato finale preferendo sparire negli spogliatoi appena finita e poi nel dormitorio.
"Perché me l'hai lasciato prendere" la sua voce sembrava rotta "Lo so che l'avevi visto quando era vicino ai tassi"
E così sapeva che invece di scattare si era girato verso di lui.
"Se l'avevi visto perché non ci sei andato?"
James sbiancò e abbassò il capo di scatto. Le sue mani ripresero a torturare il maglione. Si chiuse in un silenzio religioso. Scorpius poteva sentire i suoi respiri flebili ma nulla di più.
"Pensavo ci saresti arrivato prima tu" sussurrò alla fine "Pensavo saresti stato più veloce di me"
Non alzò lo sguardo mentre lo diceva. Immaginava non fosse la verità ma non osò contraddirlo. Il ragazzo accucciato di fronte a lui era ciò di più lontano dai leoni ruggenti della sua sala comune, e lui aveva paura di ferirlo solo con una parola di troppo.
"Quindi, perché non hai preso il boccino quando l'avevi visto due volte?"
Non sapeva cosa dirgli.
"Ero stanco" sentenziò infine, cercando di sembrare convincente.
"Non è vero"
Le parole di James lo colpirono come lame affilate.
"Neanche tu pensavi che ci sarei arrivato prima di te"
"Eri più vicino"
"Ma tu sei la persona più veloce su una scopa nel raggio di mille miglia"
Lo vide storcere le labbra e incassare il colpo.
"Quindi? Perché non l'hai preso tu?" incalzò Scorpius, lievemente stizzito, non riuscendo più a trattenersi.
James si alzò di scattò e fece due passi indietro. Sul suo volto era impressa una paura profonda.
"Non sono fatti tuoi" sussurrò.
Scorpius lo vide girarsi come al rallentatore e allontanarsi a passi veloci. Mentre la sua esile figura si allontanava sempre più, si sentì in colpa per aver domandato.

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