Capitolo dodicesimo
Mentre si infilava in bocca del pudding i suoi occhi non lasciavano la porta della Sala Grande. Aspettava di veder comparire James sulla soglia, di constatare come stesse la sua mano, ma soprattutto di vedere con i suoi occhi quello che Albus gli aveva confessato il pomeriggio precedente. Se davvero aveva ragione, e in fondo perché non avrebbe dovuto averla, era pur sempre suo fratello, se le cose stavano così, allora si spiegavano molte cose. Albus gli aveva chiesto di aiutarlo, eppure Scorpius non sapeva come. Fino a quando aveva avuto il presentimento che qualcosa non andava, ma non sapeva precisamente cosa, era stato molto più facile tentare di aiutarlo, esserci per lui. Il problema era che ora, nel momento in cui sapeva cosa non andava in James, cercare di redimerlo, di salvarlo, non produceva più l'effetto specchio. Ora non gli sembrava più di star facendo qualcosa anche per lui stesso.
"Fate largo" urlò un ragazzo dai capelli rossi "Fate largo al cercatore più forte che c'è" sbraitava. Doveva essere sicuramente un Weasley.
Gli occhi di Scorpius erano pronti a scattare e non dovettero attendere molto prima che l'oggetto del loro desiderio apparisse alla loro vista.
"La rovina delle vostre speranze di vincere, ha vinto ancora una volta!" continuava ad urlare e alzava il pugno destro al cielo.
Tra scintille rosse e ore che altri ragazzi proiettavano dalle loro bacchette, James veniva portato in braccio da alcuni suoi compagni di casa, come in una processione. A vederlo così, idolatrato e portato a spalla come si fa con in grandi campioni, con il pugno destro sventolato in alto e un sorriso smagliante, Scorpius non poté negare che, come diceva il rosso Weasley, James Potter era un vincente nato. Tra gli occhi delusi di chi aveva sperato in un infortunio più serio e i gridolini dei suoi sostenitori (sostenitrici), i suoi compagni di squadra lo portarono in trionfo fino al suo solito posto al tavolo Grifondoro. Nel momento esatto in cui James si sedette uno sciame di persone lo sommerse. Auguri, sostegno e pacche sulle spalle lo circondavano. Anche se lo vedeva male era certo che sul volto di James risplendesse un sorriso smagliante fino a nasconderlo agli occhi del ragazzo. Scorpius abbassò lo sguardo e tornò a mangiare il suo pudding in silenzio. Forse era così che lo voleva vedere suo padre. Vincente, portato a spalla da compagni di casa ed estremamente affascinante. Un brivido gli scese lungo la schiena. Immaginò di essere lui, e non James, ad aver fatto un'entrata trionfale quel mattino. Probabilmente il tavolo Serpeverde non sarebbe stato così silenzioso. Probabilmente il giorno dopo gli sarebbe anche arrivato un gufo con i complimenti da Draco. Scosse la testa e mentre il ritmo del suo cuore aumentava, cercò con gli occhi qualcosa a cui appigliarsi per non volare via con la mente. Niente di quello che vedeva intorno a lui riusciva a dargli sicurezza, a calmarlo, e così il suo cuore galoppava veloce nel petto. L'ultima lettera che avrebbe potuto ricevere da Draco, era ancora impressa nei suoi occhi. Ma le lettere del padre che riceveva non erano mai come quelle che sognava. Non come quella che avrebbe potuto ricevere se ci fosse stato lui al posto del Potter. E così, come ultima spiaggia, i suoi occhi si bloccarono nel punto dove sapeva esserci James. Ma quella volta non era il suo James quello nascosto dalle persone. In quel momento James era popolare, sorridente e spensierato. Non come Scorpius.
"Hai visto?" un sussurrò gli accarezzò l'orecchio. Girò la testa. Era Albus, chino su di lui. Gli fece spazio per sedersi, spostandosi un poco a destra. Il ragazzo si sedette prima di protendersi nuovamente verso l'orecchio di Scorpius.
"Te l'avevo detto che la mano si sarebbe messa a posto" sussurrò Albus e poggiò i libri che teneva prima in mano sotto la panca.
"Non farti illudere" Scorpius ascoltava in silenzio guardando James "Lui non è a posto. Guardalo sorridere" si era aperto un varco tra le persone che lo circondavano, cosicché i due lo potessero vedere chiaramente "Ora lui sta pensando ad altro. Si sta scrivendo in testa il prossimo allenamento che farà e progetta quanto potrà mangiare oggi contando che tutto ieri è stato costretto fermo e che stamattina non ha fatto nulla"
Scorpius rimase sorpreso dalla freddezza cinica con cui Albus stava smontando ogni sorriso e stretta di mano del fratello. Forse era per questo che era finito in Serpeverde.
"Non ti illudere, questa non è la fine proprio di nulla, piuttosto la spinta per un nuovo inizio" lo guardò in modo penetrante "Provaci per lui Scorpius, che questa è la volta buona che lo ricoverano al San Mungo per problemi legati all'alimentazione e lo obbligano a mangiare anche a costo di metterlo sotto Imperio"
"Lo farò" sussurrò "farò tutto quello che posso"
Albus annuì. "Grazie" si guardò intorno e il suo sguardo ricadde sulla colazione di Scorpius, alzando la voce chiese "com'è il pudding questa mattina? Mi rovino la mattinata se lo mangio o ha un sapore decente?"
"Oggi è buono, l'hanno fatto al cioccolato"
Non riuscì a prestare attenzione a nessuna lezione quel giorno, neppure a Difesa contro le Arti Oscure che di solito era la sua classe preferita. Tutto quello che la sua mente riusciva a pensare era una lettera di congratulazioni del padre mai arrivata e James al San Mungo, legato al letto, con delle infermiere che gli attaccavano tubi ovunque e che lo forzavano con la magia a mandare giù quello che gli mettevano in bocca a forza. Quella sola immagine riusciva a spazzare via tutta l'invidia che l'aveva divorato a tavola quel mattino. Si era sentito come tradito da James. In quella sua ostentazione di felicità non c'era stato spazio per lui, lui che era riuscito a vederlo in un paio di occasioni senza filtri. Tutti gioivano della rinascita del loro cercatore migliore, e lui non aveva potuto neppure apprezzare un suo sorriso da vicino. A lui, Scorpius, seduto al tavolo Serpeverde, era arrivata solo l'ombra della stessa luminosa che era James quel mattino. Eppure, anche se quell'invidia sembrava averlo divorato dentro, l'immagine evocata da Albus era talmente raccapricciante da non voler augurare una fine simile neppure al proprio peggior nemico. Mentre lasciava la serra 4 di Erbologia, Scorpius aveva deciso: lui avrebbe salvato James Potter da sé stesso.
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