Capitolo diciannovesimo

Mancava un'ora alla partita e Scorpius aveva finito di mangiare già da tempo. Quella mattina era salito con il resto della squadra in Sala Grande e, mentre i loro compagni di casa gli incoraggiavano, avevano mandato giù lo stretto necessario per riuscire a scendere in campo. Ora erano seduti negli spogliatoi, ad aggiustare la divisa per la millesima volta. Scorpius trovava quell'attesa snervante. Se una parte di lui non vedeva l'ora di scendere in campo, principalmente per togliersi di torno la partita, l'altra sarebbe fuggita via. Stava piegando l'orlo del calzino per quella che poteva essere la centesima volta, mai soddisfatto del risultato, e poteva sentire gli occhi di tutti puntati su di lui. Cercava di convincersi che fosse tutto a posto, che lo stessero fissando solo perché lui era il Cercatore e loro non avevano voglia di ripassare gli schemi. Ma la verità, se solo avesse alzato lo sguardo, l'avrebbe potuta leggere nei loro occhi: lo accusavano ancora della sconfitta contro Grifondoro. Non poteva risuccedere anche quel giorno.
"Mi raccomando eh ragazzi" provò a spronarli Zabini, il capitano "Oggi siamo i più forti in campo. I favoriti. Nessuno ci potrà portare via questa vittoria"
Gli sguardi dei suoi compagni di squadra lo penetrarono ancora una volta. Scorpius avrebbe voluto dirgli di smetterla, che così peggioravano solo la situazione, ma non lo fece, sentendosi ridicolo solo a pensarlo. Una strana ansia si fece strada nel suo petto quando Zabini iniziò ad elencare le singole qualità di ogni giocatore.
"Abbiamo tre cacciatori molto forti e ce l'hanno dimostrato durante la partita con Grifondoro" disse indicandoli.
Tutta la squadra annuì e asserì che Paula, Beth e Mike erano davvero un trio imbattibile in attacco. Nel Sala Comune venivano semplicemente identificati come il tridente d'argento, doveva pur significare qualcosa.
"Io ed Ed" continuò "facciamo il nostro dovere e cerchiamo di salvarvi la vita anche quando giocate da sconsiderati senza guardarvi intorno"
Delle risate si levarono dalla squadra, tutti consapevoli che era davvero come diceva lui. Senza il loro puntuale intervento, sarebbero stati colpiti da un bolide entro i primi due minuti della partita.
"E poi abbiamo Matt che, anche se deve ancora crescere, è già un ottimo portiere per la sua età e fa la guardia agli anelli come un mastino rabbioso"
Matt era davvero piccolo, appena del secondo anno, ma Zabini, nuovamente, aveva ragione. Per la sua età era già un eccellente giocatore. Scorpius era consapevole di mancare solo lui all'appello. Avrebbe preferito scomparire piuttosto che restare lì ed ascoltare quello che il suo capitano aveva da dire riguardo a lui. Cercò di farsi piccolo piccolo, mentre il disagio e la paura di essere esposto e preso in giro, gli fece mancare un battito.
"E poi c'è Scorpius" lo indicò "Tutti sappiamo quanto può giocare bene se è tranquillo e rilassato" Scorpius cercò di fare un sorriso convincete, come per assicuragli che quel giorno avrebbe fatto una bella partita "E poi dai! Avete visto tutti quanto è migliorato nell'ultimo mese, sembra quasi un'altra persona"
Tutti gli altri, Ed più forte di tutti, applaudirono e espressero il loro accordo. Ma Scorpius non sorrise. Il fatto che gli altri lo indicassero come cambiato nel volo, voleva dire che prima era un giocatore scadente. Scivolò un po' di più indietro nella panca, tentando di non fare notare il suo palese nervosismo. E per di più, in quel momento, temeva che non sarebbe riuscito a volare come nelle ultime settimane. Dentro di sé, sapeva di essere migliorato, ma il dubbio che potesse essere solo il talento riflesso di James, lo tormentava. A parte pochi allenamenti con la squadra e uno da solo dopo il litigio con James, durato però poco e dove aveva volato male per il nervosismo, tutte le altre volte aveva seguito le sue traiettorie e aveva copiato i suoi movimenti. Quando, poco prima di rintanarsi nello spogliatoio, avevano fatto il giro de campo, per testare le condizioni, Scorpius si era sentito abbandonato. Niente sembrava essere al posto giusto. I raggi timidi del sole gli davano fastidio agli occhi, il vento freddo che soffiava l'aveva fatto rabbrividire immediatamente e il terreno rifletteva la luce opaca in un modo che provocava un profondo fastidio a Scorpius. Non l'avrebbe mai ammesso davanti ai suoi compagni di squadra, ma non pensava di essere in grado di afferrare il boccino prima del Cercatore avversario. Si sentiva così teso da essere sul punto di vomitare la colazione da un momento all'altro, e né le parole dei suoi compagni, né l'attesa snervante, aiutavano.
"Vi va se ripassiamo gli schemi?" domandò Zabini ai tre cacciatori.
Beth accettò per tutto il tridente. Si misero in cerchio escludendo gli altri e iniziarono a confabulare. Presto anche Matt, voglioso si bere tutta la conoscenza sul Quidditch di Zabini, si unì a loro. Scorpius rimase seduto immobile dov'era. Sapere che loro avevano degli schemi mentre lui non sapeva neppure come avrebbe affrontato quella partita, se inseguendo l'altro cacciatore o diventando lui quello da pedinare, accresceva la sua situazione di panico. Con la coda dell'occhio vide Ed alzarsi e venire verso di lui. Non poteva fare nulla per evitarlo, e dirgli di lasciarlo stare, non era un'opzione. Lasciò che si inginocchiasse davanti a lui senza dire nulla. Era consapevole che Ed lo stava scrutando, cercando di partorire una diagnosi dalle sue osservazioni.
"Scorp, cosa c'è che non va?" chiese infine, quasi si fosse arreso ad arrivarci da solo.
Dentro la testa di Scorpius frullavano pensieri che non sarebbe riuscito ad esprimere, e in ogni caso non lo desiderava. Poteva cadere dalla scopa, certo, quella era sempre un'ipotesi, oppure il boccino poteva non vederlo per tutta la durata della partita. Magari l'altro cacciatore l'avrebbe afferrato prima che lui riuscisse solo a prendere quota. Poteva succedere di tutto, tutto poteva andare storto.
Scosse la testa in risposta. "Nulla, solo..." avrebbe voluto dire- non sapeva neppure lui cosa avrebbe voluto dire.
Ed lo guardò in apprensione "Non ti devi preoccupare. Gli altri sanno quello che fanno. E io ti ho visto volare negli ultimi allenamenti. Lasciami dire che sono rimasto profondamente impressionato dall'abilità che hai acquisito in certi cambi di direzione..."
Scorpius non poté che pensare che nuovamente veniva dato per scontato che sarebbe riuscito a giocare a quel livello quel giorno. Tutto quello che lui sapeva, era che la possibilità di giocare la peggiore partita della sua vita, non era poi così remota. Si sentiva tutto sopra e, invece dell'eccitazione naturale in un pre-partita, lui aveva paura.
"Anch'io mi sento più sicuro in volo" disse, cercando di rassicurare più sé stesso che Ed "È solo che..."
"No no no" Ed sbattè il pugno sulla panca, appena di fianco alla gamba di Scorpius "Non esiste un se. Tu voli bene, meglio di come tu abbia mai fatto, e devi solo dimostrarlo alle persone là fuori. Non può essere più difficile che mettere a posto il proprio volo"
Scorpius avrebbe voluto dirgli che forse non era difficile se non si aveva nulla da perdere, con un padre che ti accetta comunque tu sia. Ma soprattutto che tutto è più facile se non si ha quella scintilla dentro pronta a esplodere da un momento all'altro. Non sapeva cosa avrebbe fatto se il panico avesse preso il sopravvento durante la partita. Probabilmente sarebbe caduto, neppure più capace di stare su una scopa. Quello che gli altri avrebbero detto in seguito, lo fece tremare per la paura. Sentì il suo petto comprimersi sempre di più. Si ordinò di stare calmo, ma le sue mani tremanti indicavano il suo stato d'animo che degenerava ogni minuto.
"Scorpius" lo richiamò Ed "Sei un Malfoy, sai come si vince. Fallo e basta. Non ci serve una vittoria epica, ci basta solo portare a casa la partita" disse solo, come se non stesse a Scorpius afferrare il boccino per far arrivare il fischio finale "Non vorrai mica vedere Zabini arrabbiato come la volta scorsa, vero?"
Era una domanda retorica, ma Scorpius rabbrividì alle occhiate di puro gelo che il suo capitano gli aveva rivolto per settimane dopo la sconfitta. Aveva provato a spiegargli che era impossibile prendere il boccino prima di James Potter, ma forse per la sua voce insicura o forse per il volo sotto la media del suo avversario, Zabini non aveva voluto ascoltare nessuna scusa.
"E poi Scorpius" continuò Ed, facendo raggelare il sangue nelle vene all'amico, era la seconda volta che lo chiamava con il suo nome intero, e non lo faceva mai "Non vorrai forse farci perdere anche il secondo posto nella coppa del Quidditch. Non che conti più qualcosa, ma è una questione d'onore, capisci?"
Scorpius non ne poteva più. Quello dell'amico più di un discorso d'incoraggiamento, era un processo prematuro delle sue azioni.
"Basta Edward, ho capito" si alzò in piedi di scatto, e la testa iniziò a girargli "Devo prendere il boccino. Lo so. Sono in squadra per questo" disse, ma più a sé stesso che a Ed.
Dovette appoggiarsi al muro per non cadere, la pressione era ancora sotto i piedi. Nascose la testa tra le braccia e diede la schiena al resto della squadra, che ora lo guardava nuovamente con occhi di ghiaccio. Cercò di ripetersi di stare calmo, che tutto andava bene, ma sentiva il suo petto riempirsi ogni istante di nuova paura, come se il suo cuore fosse una tanica da colmare con il panico. Sentì Ed tirarsi in piedi e camminare probabilmente verso Zabini. Scorpius sapeva che si stavano dividendo le porzioni di campo da coprire e si ricordavano a vicenda i soggetti Corvonero più rischiosi, e quindi da tenere sempre sotto tiro. Lentamente, mentre un leggero chiacchiericcio riprendeva, Scorpius si avvicinò all'uscita degli spogliatoi e guardò su, verso le gradinate. Di fronte a lui, dalla parte opposta del campo, c'erano gli spalti Grifondoro. Ovviamente avrebbero tifato per Corvonero, ma sventolavano comunque le bandiere rosso-oro e con urla ricordavano a tutti che la coppa del Quidditch, attualmente, era stabilmente tra le loro mani, per la sesta volta col nome di James Potter inciso sopra. Scorpius negli ultimi giorni aveva cercato di pensare a lui il meno possibile. Il solo ricordo di cosa aveva detto, gli faceva venire la pelle d'oca. Aveva rivolto parole così dure e spietate all'unico che l'aveva aiutato, quando sarebbe dovuto essere lui a correre in suo soccorso. Avrebbe voluto avere il coraggio di punirsi da solo, come fanno gli elfi domestici quando disobbediscono. Però, a sentire il nome di James urlato e osannato dalla folla di Grifondoro urlanti, non poté fare a meno di cercarlo tra le fila dei suoi compagni di casa. Solitamente era seduto al centro dello spalto, insieme al resto della squadra. Quel posto era solitamente riservato ai giocatori che vestivano il colore della propria casa, e James, in quanto migliore tra tutti loro, era sempre seduto al centro. Scorpius non si era mai domandato se gli facesse o no piacere essere obbligato a stare lì, immerso tra gli sguardi invidiosi e ammirati degli altri. Probabilmente non glie l'avrebbe domandato neppure quella volta, anche perché James sembrava mancare all'appello. Scorpius aveva guardato uno a uno tutti i Grifondoro seduti, ma di lui neppure la traccia. La sua squadra era già tutta seduta, anche se nessuno aveva osato occupare il suo posto, preferendo lasciarlo vacante. Anche tutti i suoi famigliari, facilmente individuabili per i caratteristici capelli rossi, erano lì, ma James non era seduto nemmeno con loro. Mentre i suoi occhi annaspavano alla ricerca del suo profilo, Madama Guaffle, arbitro e insegnate di volo, annunciò al megafono che in dieci minuti sarebbe cominciata la partita. Scorpius gelò. Guardò nuovamente la tribuna Grifondoro, ma James rimaneva assente. Forse non riteneva Scorpius all'altezza della sua presenza. Magari per lui vederlo volare era solo una perdita di tempo.
Col cuore che batteva cupamente nel suo petto, rientrò nello spogliatoio.
"Dieci minuti" comunicò e tutta la squadra annuì e si alzò.
Raccolsero le loro scope da terra e lisciarono le code.
"Scorpius" Zabini si stava avvicinando a lui con fare minaccioso "Hai deciso in che modo giocherai questa partita? Vedi di scegliere quello giusto, visto che devi afferrare quel boccino"
Scorpius respirava affannosamente. Si portò una mano sulla faccia e stroppicciò gli occhi, cercando di perdere tempo.
"Quindi?" insistette Zabini "Spero che giocherai come tuo padre ti ha insegnato"
Un grosso masso cadde sul petto di Scorpius.
"O ti devo forse ricordare che solo i Potter giocano in quel modo forsennato?" lo guardò negli occhi, ma Scorpius abbassò immediatamente lo sguardo, preferendo venir giudicato come codardo che per i suoi pensieri "Sarebbe solo uno spreco di energie correre per tutto il campo" concluse e lo guardò, aspettando una sua risposta.
Scorpius si sentiva messo alle strette. Era come avere un laccio pressato contro il collo. Il cuore gli rimbalzava fino alla gola.
"Ovviamente giocherò come mio padre ha fatto ai suoi tempi. Faccio Malfoy di cognome pure io. Tamponerò l'altro cercatore, ma non mi farò fregare dalle sue acrobazie. Quando lui avrà visto il boccino non sarà in asse. Io sarò più veloce e lo prenderò" disse con la voce che tremava. Zabini annuì, soddisfatto.
James non avrebbe mai giocato così, non poté fare a meno di pensare Scorpius.
Si misero in fila davanti all'uscita degli spogliatoi, la scopa nella mano destra.
"Cinque minuti" urlò Madama Guaffle dal campo.
Scorpius stava tremando. La sua mente continuava a scivolare al litigio con James e poi a come sarebbero potute mettersi le cose. Sentiva il suo respiro sempre più affannato, ma non riusciva a fare nulla per calmarlo. Dovette fare un passo di lato e appoggiarsi al muro per non cadere quando le sue gambe diventarono d'improvviso molli. Nessuno si girò a guardarlo. Oltre le teste dei suo compagni di squadra poteva vedere il campo, vuoto e mostruosamente pauroso.
"Tre minuti" sentì urlare dal campo.
In quel momento sentì qualcosa scattare nel suo petto. Come un interruttore che da off scivolava su in, la sua mente si chiuse, e l'unica cosa che riusciva a sentire erano i battiti troppo veloci del suo cuore. No, no, no, non adesso, riuscì a pensare, prima che ogni forma di razionalità scivolasse via da lui. Non c'era nulla di rassicurante intorno a lui. Da dietro gli occhi offuscati, riusciva a intravedere le facce dei suoi compagni di squadra che ora lo guardavano. Il campo era una desolazione terrificante. Le bandiere che vedeva sventolare non erano verde-argento. E poi c'erano le urla, altissime e tutte per i suoi avversari. E poi...- tremò ancora più forte- e poi non c'era James. Sentiva la sua assenza scavargli un buco nel petto. James, che aveva creduto in un suo miglioramento e l'aveva ammesso alle sue sessioni mattutine, non c'era. James, l'unico in grado di calmarlo solo parlando quando cadeva vittima del panico, era lontano. James...
Non aveva sentito dei passi staccarsi dalla fila dei suoi compagni di squadra, perciò quando uno schiaffo così forte da fargli girare la testa, lo colpì sulla guancia, per poco non perse l'equilibrio. Lentamente i suoi occhi misero a fuoco Ed. Lo stava guardando duramente, la mano era ancora a mezz'aria, nel caso fosse necessario un secondo schiaffo.
"Scorpius" disse astiosamente "Prendi il boccino, come farebbe tuo padre"
Ora il megafono era passato a Agnes Lee e Hugo Weasley, commentatori ufficiali delle partite. Scorpius sentì come in un eco lontano, la ragazza chiamare il nome dei suoi compagni di casa e poi, per ultimo il suo.
"Scorpius Hyperion Malfoy, cercatore per Serpeverde" urlò "Se me lo concedete, uno che vale la pena conoscere intimamente"
Scorpius fece il suo ingresso sul campo senza ascoltare una singola parola di quello che veniva detto. Si allineò ai suoi compagni di casa e aspettò l'entrata dei Corvonero. Il suo sguardo corse nuovamente allo spalto Grifondoro, ma, come prima, James non c'era. Sentiva nel suo petto il panico ancora febbrile. Chiuse gli occhi e ispirò a fondo.
"Walter Trands, cacciatore per Corpoverno" urlava Agnes.
Scorpius immaginò di essere sul campo da solo, senza tutte le persone, senza anche i suoi compagni di squadra. Nella sua testa era mattina e il freddo era più insopportabile del vento che soffiava in quel momento. C'era solo lui, il boccino e James Potter.
"Travis Connor, battitore per Corvonero" continuava ad annunciare la voce.
Solo pensare di stare per volare con lui, irradiò un'ondata di tranquillità nel corpo di Scorpius. Pensò ai consigli ricevuti e alle correzioni che aveva provato di mettere in pratica.
"Maddison Court, portiere per Corvonero"
La voce calma e persuasiva di James rimbombava nella sua testa. Braccia, torso, gambe. Tutto sarebbe stato come se James fosse lì a guardarlo e correggerlo.
"Rickon Stewart, cercatore per Corvonero"
Scorpius aprì gli occhi. Zabini e Trands si stavano stringendo la mano. Scorpius strinse la presa sulla scopa.
"Non voglio dover fischiare dei falli" ammonì Madama Guaffle.
Scorpius chiuse gli occhi per l'ultima volta per una frazione di secondo, giusto il tempo di immaginare James un'ultima volta.
"Sulle scope"
Scorpius montò insieme agli altri. Il suo cuore ora batteva regolarmente, un sottile sorriso spuntava sul suo volto mentre Madama Guaffle fischiava. Scorpius si spinse forte da terra e presto volava a metri da terra.
"Cominciata la partita" sbraitava Hugo "Subito possesso palla Serpeverde"
Scorpius catturò lo sguardo di Ed e annuì. Tutto a posto, quel giorno avrebbe giocato come voleva lui. Quel giorno lui credeva in James, non in Draco.
"La splendida Beth si sta lanciando verso la porta"
"Maddison Court, ce la puoi fare" urlava la ragazza spronando il portiere Corvonero.
Non segnò Beth, ma Paula, a cui aveva passato la palla all'ultimo. Scorpius annuì al punteggio che veniva urlato e iniziò a girare per il campo. La prima area che controllò fu quella dagli spalti Serpeverde. Rickon Stewart lo seguiva a poca distanza.
"Venti a zero per Serpeverde, goal di Mike Plaise"
Sotto di lui i suoi compagni di casa esplosero in urla di giubilo, Scorpius si allontanò, frastornato. Sentiva che Stewart gli volava vicino, così decise di cambiare ritmo improvvisamente, dopo una curva larga che l'aveva portato dall'altra parte del campo.
Mentre Corvonero recuperava una misura – "Traaaands, goal per Corvonero, venti a dieci", Scorpius vide un bagliore vicino al palo centrale della porta avversaria. Si buttò.
"Atteeenziooneee, Malfoy deve aver visto qualcosa" sbraitò Weasley.
Immediatamente Scorpius vide un bolide sfrecciare verso di lui a velocità folle. Scartò appena in tempo, ma il boccino era andato. Ed passò di fianco a lui, rispedendo il bolide indietro.
"Che cosa fai Scorpius?" urlò arrabbiato prima di sfrecciare all'inseguimento di un secondo.
Scorpius avrebbe voluto dirgli di stare tranquillo, che sapeva cosa faceva, o almeno lo sperava. Ricominciò a volare per il campo, questa volta mantenendosi più basso.
"Trenta a dieci per Serpeverde e rigore, purtroppo, sempre per loro" commentava Agnes.
"Dici bene, bolide irregolare contro un cacciatore, dicono"
"A me non era sembrato così tanto falloso, ma ecco Elizabeth Mc'Connor che si appresta a battere il rigore"
Tutto il campo era diventato silenzioso. Anche i cori erano cessati per permettere a Beth di concentrarsi. Scorpius vide con la coda dell'occhio Stewart andare dalla parte opposta del campo, ma senza troppa fretta, non doveva aver visto nulla. Lui, invece, si avvicinò agli anelli Corvonero. Beth stava palleggiando la Pluffa, cercando la presa migliore. Mentre stava per caricare il lancio, però, Scorpius scattò in avanti.
"Invasione di area di Malfoy! Ripeto Scorpius Malfoy sta interrompendo il rigore" urlava Hugo Waesley.
Delle urla di disapprovazione delle altre casate lo inseguirono, ma Scorpius non se ne preoccupò. I suoi occhi erano fissi su un bagliore appena oltre l'anello di destra. Cercò di distendersi il più possibile in avanti per scivolare nell'aria più velocemente. Vide un bolide avanzare verso di lui, ma questa volta Ed lo anticipò, evitando a Scorpius di scartare.
"Madama! Fermi il gioco! Questa è invasione!" sbraitava Agnes Lee.
Tutti i Serpeverde erano in piedi, sporti in avanti. Qualcuno urlava, ma Scorpius non se ne curò. Il suo cuore batteva regolarmente e i suoi occhi sembravano mostrargli il campo di mattina, vuoto e con la brina. Si allungò in avanti e staccò la mano destra. Successe tutto in una frazione di secondo. Passò dentro l'anello e il freddo del boccino toccò la sua mano. Strinse le ali tra le dita e guardò su. Aveva vinto.

La sera prima le celebrazioni nella Sala Comune erano durate fino a tarda notte. Scorpius non ricordava neppure di essere salito sul suo letto, ma doveva essere colpa di quanto aveva bevuto. Tutta la casa sembra stargli offrendo un bicchiere e lui aveva arraffato tutto, buttando giù quei liquidi dal sapore amaro che gli bruciavano la gola. Quanto meno sembravano fargli dimenticare tutto, quanto odiava le feste e l'assenza di James Potter.
Il mattino successivo, però, quando si era trattato di alzarsi e farsi una doccia per poi andare a prendere l'Hogwarts Express per tornare a casa, la stanchezza l'aveva investito in pieno. Era riuscito a malapena a fare colazione senza addormentarsi con la testa nel piatto e, appena salito sul treno, si era accoccolato in uno scompartimento ed era caduto addormentato.
Si svegliò solo quando delle mani continuavano a scuoterlo, facendogli sbattere la testa contro il sedile. Era Ed.
"Sveglia Scorp, siamo arrivati"
Era vero, il treno stava progressivamente rallentando la sua corsa. Doveva aver dormito per almeno dieci ore di seguito. Si alzò lentamente e si stropicciò gli occhi. Impiegò gli ultimi minuti di movimento del treno per svegliarsi completamente. Poi, insieme agli altri, scaricò il baule e uscì dallo scompartimento. Aspettò che la fila di studenti defluisse, prima di scendere anche lui la scaletta. Appena toccata la banchina con i piedi, iniziò a guardarsi intorno, alla ricerca di un elfo domestico o di sua madre. Ma non ci fu bisogno di scrutare la folla a lungo. Suo padre, Draco Malfoy, era a pochi passi da lui. Vestito di nero, aveva i capelli tirati all'indietro e un sorriso sul volto. Scorpius si avvicinò, piacevolmente stupito. Non era mai venuto a prenderlo. Lasciò il baule a un elfo domestico che gli era venuto incontro e coprì gli ultimi passi che lo separavano da suo padre con le gambe molli e il cuore in subbuglio.
"Scorpius" lo accolse Draco con un sorriso e con le braccia aperte "Scorpius, sono fiero di te" e lo abbracciò.

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