II

Aglæca aveva provato a chiudere occhio, ma in quella terra desolata qualcosa continuava a sussurarle di andare avanti, che la morte era sempre ad un sospiro dietro di lei, che i sassi nelle scarpe l'avrebbero condotta ad una agonia lenta e dolorosa.
Continuò a camminare senza badare troppo alle grida dei piedi sofferenti, delle vesciche che le aveva provocato l'armatura e delle gocce di sudore che le bagnavano il viso.
E lei non si lamento e continuò la sua processione silenziosamente.
Quel giorno il fato volle che il suo destino cambiasse e mentre continuava a camminare puntando verso l'ignoto una piccola carovana di giovani cavalieri si avvicinò a lei.
E senza riconoscere la sua natura femminile coperta dall'elmo la invitarono a sedersi accanto a loro constatando che la loro meta era la stessa.
Aglæca sorrise lievemente  mentre il carro proseguì per la sua strada, i baldi giovani cantavano canzoni di guerra, parlavamo della  loro futura moglie o dell'oro che avrebbero trovato nella pancia del drago.
La giovane ragazza osservava la polvere che le ruote del carro e gli zoccoli del cavallo sollevavano salutando quella terra che poco prima la stava portando al patibolo.
Provò piacere quando costatato che ora poteva far passare dell' aria tra gli spifferi dell'armature, in modo che la sua pelle potesse respirare e smettere di contemplare il suo peso.
I piedi martellava ricordandole costantemente delle fatiche subite eppure Aglæca non potete far altro che sospirare e sentire l'aria pungente e arida entrarci nei polmoni.
I cavalieri le passarono una tazza contenendo un liquido caldo e frizzante che lei gusto avidamente, godendo, come non faceva da giorni.
Il viaggio proseguì così pacciosamente che sembrava diretta verso un luogo paradisiaco invece che alla morte.
Aglæca udì le conversazioni degli uomini e strette a sé l'elsa della sua spada udendo cosa avrebbero voluto fare all'ipotetica dolce fanciulla che avrebbero salvato a breve.
Lei benedisse il fatto che nessuno aveva notato le sue fattezze poco maschili e che nessuno volle parlare con lei, forse, notando qualcosa di macabro e da evitare nella sua corazza bruciata e sbeccata e nel suo silenzio pensieroso e distante.
Lasciò che la conversazione gli scivolo adosso mentre una strana stanchezza si prese possesso di lei. E mentre chiuse gli occhi le fiamme degli incubi l'avvolsero.

***

Snædis sentiva l'odore del sangue e della carne bruciata fino alla sua finestra e trattenendo un conato osservò l'orizzonte lasciando perdere quel odore troppo famigliare e stupita notò una piccola nuvola di polvere avvicinarsi sulla terra scarlatta.
Nessuno era così sciocco da avvicinarsi tanto rumorosamente e visibilmente alla sua fortezza diroccata, eppure qualcosa la lasciava ammirata da quel gesto.
Per un attimo lasciò perdere le cicatrici sul suo corpo, il suo aspetto pallido tanto diverso dal l'oscurità che l'avvolgeva.
Ma una verità tanto violenta come uno schiaffo la colpì e ritornò ad osservare la sua camera spoglia.
Sospirò, e una leggera nuvola calda uscì dai suoi polmoni e con un ultimo sguardo al carro e alla terra bruciata si preparò per sentirà ancora l'odore della morte.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top