21 - Epilogo
[Nota: entrambe le citazioni in questo capitolo appartengono all'opera I Tre Moschettieri, scritta da Alexandre Dumas]
Con il crescere del pancione di Cordelia, aumentavano anche le pretese di Mildred. Cosciente del segreto di Wladimir, era molto brava a velare i ricatti, facendo intendere che se non si fosse fatto come diceva lei, l'Impero sarebbe caduto. Scrupolosamente, aveva detto a Wladimir di aver lasciato una lettera ad amici fidati, che se non l'avessero più vista in circolazione non avrebbero esitato a leggerne il contenuto.
Era letteralmente fottuto. Ben presto Wladimir cominciò ad utilizzare Mildred come sfogo a tutto ciò che accadeva: le incombenze come sovrano, la freddezza di Cordelia. E alla Demone non dispiaceva affatto. Tutti sapevano della loro relazione, ormai, tanto che quando Cordelia ebbe le prime doglie, nessuno insistette più di tanto per chiamare l'Imperatore.
Quando arrivò, il bambino era già tra le braccia della madre, che pareva piuttosto provata. Entrò nella stanza di Cordelia quasi con reverenza, avvicinandosi al letto.
Lei lo vide, e per un attimo sembrò che tutta quella cupa atmosfera degli ultimi mesi si fosse dissipata. Il piccolo aveva le fossette che tanto ricordavano Lady Ludovice, e dormiva sereno. Wladimir si chinò a prenderlo in braccio, e si rese conto di non toccare la pelle di Cordelia da mesi. Quella che era stata così morbida tra le sue mani, che altro non era se pallido velluto, ora pareva estranea.
«Come si chiama?», chiese l'uomo. Non sperava di certo che Cordelia lo mettesse a parte della scelta del nome.
«Pensavo ad "Alexander"», rispose lei.
Lui si ricordò qualche mese prima, quando tutto non era andato a rotoli. Avevano appena fatto l'amore, e le aveva detto quanto l'amasse. Cordelia aveva riso, e gli aveva fatto notare come lei non glielo avesse mai confessato, di amarlo. Lui aveva ridacchiato ed aveva afferrato un libro dal suo comodino, aprendolo con mani esperte ad una pagina precisa e cominciando a leggere, quasi con solennità:
— Milord, — esclamò la regina — voi dimenticate che io non ho mai detto di amarvi.
— Ma nemmeno mi avete detto che non mi amavate, e veramente dirmi tali parole sarebbe, da parte della Maestà Vostra, un'ingratitudine troppo grande. Poiché, dove troverete, ditemi, un amore simile al mio, un amore che né il tempo, né la lontananza, né la disperazione possono spegnere; un amore che si accontenta di un nastro smarrito, di uno sguardo perduto, di una parola sfuggita?
Wladimir si riscosse la ricordo, sorridendole. «Sì, mi sembra perfetto».
Cordelia annuì, non dandogli più attenzione. Vederlo tenere in braccio Alexander era sia una gioia che uno strazio. Poco dopo Wladimir la lasciò, troppo sopraffatto dalle emozioni. In un'altra situazione non avrebbe avuto problemi a commuoversi di fronte alla moglie, ma ormai il suo raggio di sole non splendeva per lui.
Era diventato padre, quando non era più marito. Non aveva mai pensato a scindere i due esseri, ma il volere di cose aveva portato a questa nuova situazione. La prima separazione nella famiglia imperiale.
Quel giorno si rifiutò di vedere Mildred, troppo scosso, e lei non fece troppe storie: sapeva di averlo in pungo, ed ormai la loro stava diventando più una relazione che un accordo di segretezza. O almeno, così le pareva. Wladimir la usava solo come passatempo, non la amava sul serio, ma questo sembrava non importarle. Aveva in mano l'Imperatore, era abbastanza.
Il piccolo Alexander cresceva forte, sempre più somigliante alla madre. Passava molto tempo con il padre, che cercava di essere un uomo migliore rapportandosi con lui. Gli insegnò tutto ciò che sapeva, creando una specie di cameratismo fra padre e figlio. Ben presto divenne un piccolo ometto, e poi un ragazzo molto ben allenato, sia nella mente che nel corpo. Mens sana in corpore sano.
Wladimir non era riuscito ad avvicinarsi a Cordelia, in quei sedici anni. Essere respinto lo portava inevitabilmente a rivolgere le sue attenzioni a Mildred, che di certo non si lamentava. Quella nuova versione della moglie lo spiazzava, e spesso era più facile odiare lei che se stesso. Più volte, in preda all'ira, aveva pensato di farla finita, di ucciderla ed evitare di vedere il suo più grande errore davanti agli occhi ogni giorno, ma poi si ricordava della ragazza che era stata, la sua ragazza, ed il senso di colpa si abbatteva su di lui: se c'era anche solo una possibilità che il suo raggio di sole fosse lì, da qualche parte, lui non aveva nessun diritto di privarlo della vita, nonostante il nuovo guscio in cui era contenuto era il peggior connubio di freddezza e rancore.
Quando però la notizia che i suoi fidati avevano trovato dove Maximilian Blackeye e Geltrude Silentowl si erano trasferiti, un vecchio rimorso riaffiorò nel petto dell'uomo. Aveva un conto in sospeso con entrambi. Perciò aveva convocato Cordelia ed Alexander, annunciando che avrebbero fatto un viaggio fra gli Uomini.
Entrambi erano piuttosto sconvolti, ma mentre l'Imperatrice lo dava solo a vedere, il Principe lo esplicitava a parole. «Andare a scuola? Sul serio? Che ti ho fatto di male?».
«Non è negoziabile», avvertì Wladimir, ordinando loro di fare le valigie.
Qualche giorno dopo, arrivati nella villa vittoriana che avevano appena acquistato, l'atmosfera era ancora tesa. Alexander imprecava continuamente quando qualche nuovo vicino veniva a presentarsi, e Cordelia non poté non trovare una somiglianza con il padre. Dal canto suo, la donna non comprendeva a che scopo si fossero trasferiti, abbandonando le redini del regno ad un gruppo di Demoni nobili.
La donna lo capì quando Wladimir le disse che erano stati invitati a cena. La casetta degli ospiti era davvero modesta, e quando alla porta aprì Maximilian Blackeye, le parve che il tempo fosse tornato indietro.
Si salutarono calorosamente, forse un po' troppo per i gusti di Wladimir. Geltrude stava finendo di apparecchiare, e riservò loro anche un timido inchino. I due Demoni si erano trasferiti un paio di secoli fa, probabilmente quando la Silentowl di fronte a loro aveva cominciato ad intendere che se qualcuno avesse scoperto il suo tentato omicidio ai danni dell'Imperatrice, sarebbero stati guai.
Fecero molti apprezzamenti su come era cresciuto Alexander, ma lui non diede molta importanza alle loro parole. Ovviamente, loro come potevano sapere cosa era accaduto a Corte meno di due decenni prima? Erano stati via così a lungo...
Il Principe si congedò per andare in bagno, molto probabilmente per evitare di essere di nuovo vittima di una raffica di complimenti. Intanto, Wladimir e Cordelia si sedettero al modesto tavolo, e cominciarono a fare conversazione civile con gli ospiti.
Venne fuori che la coppia aveva avuto una figlia, ma che ovviamente era rimasta all'oscuro della propria natura. Quando scese le scale, probabilmente fresca di doccia, pareva il ritratto della madre da giovane. Si presentò come Victoria. E fu lì che Wladimir ebbe un'idea.
Era venuto con l'intento di farla pagare a Geltrude per quella serva che aveva cercato di uccidere Cordelia, anni prima, e a Maximilian semplicemente perché era un pesce lesso che ci aveva provato con la moglie. Lo doveva alla Cordelia che era stata, quella che era tutto il suo mondo.
Decise così di togliere loro la figlia, riportandola a Palazzo. Una vita per una vita, continuava a ripetersi. Ma quando una sera, tornando da una piccola fuga al Regno per sistemare un paio di faccende burocratiche, aveva visto che Victoria dormiva nella loro villa e che i due Demoni erano soli, la tentazione fu più forte di lui. Entrò di soppiatto nella casa, e girò le manovelle del piano cottura, lasciando aperto il gas.
Tranquillo, come se avesse appena finito una normale passeggiata, tornò a casa, mettendosi a letto e pregustando una vendetta con i fiocchi.
Ovviamente la sua stanza era diversa da quella di Cordelia, come sedici anni a quella parte, ma la notte che erano stati costretti a dormire nello stesso letto, in casa dei Blackeye, aveva sperato che qualcosa cambiasse, invano.
Cordelia, dall'altra parte del corridoio, era oltraggiata. Con il tempo Wladimir le aveva detto cosa aveva fatto Geltrude, e sapere che sua figlia era in casa loro era davvero un affronto. Non avrebbe tollerato oltre quell'insetto, troppo simile alla madre. Per un attimo, quando l'aveva vista, le era parso tutto un bruttissimo sogno: l'essere cresciuta, l'essersi sposata, l'essere stata presa in giro.
Ma che altro avrebbe potuto fare? Il giorno dopo sarebbero partiti per il Regno, ma lei non voleva condividere cinque ore di viaggio con quella Victoria, per di più in presenza di Wladimir.
Fece la valigia alla bell'e meglio – un'altra splendida idea di suo marito era stata non chiamare qualche servo, per uniformarsi (puah!) – e chiamò l'autista della limousine. Avvertì Alexander e semplicemente si defilò. Non provò neppure ad appellarsi a Wladimir, a che scopo? Dopo il processo al quale lo aveva citato, dopo che aveva perso nonostante avesse ragione, si era ripromessa solo freddezza. Forse prima vi erano incontri civili, quando Alexander era più piccolo, ma ora erano proprio su due pianeti differenti.
Cordelia era diventata lo zimbello della Corte: Wladimir e Mildred non erano per nulla riservati, e lui le pagava ogni tipo di viaggio lei volesse fare. Alla fine aveva capito che era meglio ignorarli.
Alexander, dal canto suo, non aveva mai fatto domande. Sapeva che qualcosa non andava, ma dall'innocente paura di far arrabbiare uno dei due curiosando, era pian piano passato alla maturità di capire che non era proprio il caso di dissotterrare vecchi rancori.
Cordelia, arrivata a Palazzo, sbuffò. Quella Victoria avrebbe portato sicuramente problemi, come sua madre prima di lei. Forse avrebbe potuto dare una spinta al destino.
Mors tua vita mea.
Si chiuse in camera, senza neanche premurarsi di avvisare del suo arrivo. Non le importava più nulla: era un'altra decorazione a Palazzo. Una tenda, una colonna, un'Imperatrice. Altro non era se non tappezzeria, alla fine dei conti. Erano andati i tempi in cui Wladimir si confidava con lei, le chiedeva consiglio. Ormai erano davvero troppo distanti, tanto che non le pareva vero che avessero avuto tutta quella intimità, per così tanto tempo. Non si ricordava neppure perché avevano litigato l'ultima volta, prima che ritrovasse Mildred nel suo letto, nel loro letto.
Sospirò. L'eternità era lunga, e passarla da soli di certo non aiutava. Ma era la via migliore, nonostante la più difficile.
Polvere quale sono, rientro nella polvere. La vita è piena d'umiliazioni e di dolori, tutti i fili che la legano alla felicità si rompono in mano all'uomo uno dopo l'altro, soprattutto i fili d'oro. Mio caro d'Artagnan, credetemi, nascondete bene le vostre ferite quando ne avrete. Il silenzio è l'ultima gioia degli infelici; guardatevi bene dal mettere chicchessia sulla traccia dei vostri dolori: i curiosi succhiano le nostre lacrime come le mosche il sangue d'un daino ferito.
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