2 - Bambola - 2a parte
Quella mattina Cordelia era stata costretta ad imparare come si ballasse il valzer, ed anche come guidare le danze. «Far capire agli uomini che non sono indispensabili è sconsigliabile, ma non si sa mai», aveva spiegato Lady Henrietta, l'amica francese di Lady Josefine.
Ripassarono le coniugazioni in francese, tedesco e spagnolo, e fu orgogliosa di se stessa quando non ricevette neanche una bacchettata sulle nocche.
Non le era permesso uscire dalla tenuta, in quanto l'America era ancora agli albori, appena sconvolta dall'arrivo fortuito di un genovese. I Demoni si tenevano sulla stessa lunghezza d'onda dell'Europa, ma stavano bene attenti a non disturbare l'equilibrio dei vari continenti. L'unica scelta era, nuovamente, la sua stanza. Un dettaglio richiamò immediatamente la sua attenzione: la bambola non c'era più.
Al suo posto, adagiata sulle coperte, si trovava un altro pupazzo, identico a quello fino ad allora posseduto. I ricci capelli chiari come il sole erano intatti, e Cordelia li accarezzò quasi con reverenza. Accanto al corpo, una dozzina di diversi abitini era stesa a raggiera, dal più chiaro al più scuro. Si trovava addirittura il blu, un colore piuttosto caro anche per i più abbienti.
La piccola era decisamente meravigliata, e si accorse in ritardo di un piccolo biglietto, adagiato sul cuscino di piume d'oca.
Spero assomigli all'originale. Non chiedetemi il prezzo, vi prego. Tutto è sacrificabile, quando quelle amare lacrime vi disturbano il volto.
Principe Wladimir X Bloodwood
La bambina sorrise raggiante. Provò tutti i vestitini, e decise di lasciarle il grigio tortora. Afferrò quello di colore blu, e si diresse a ringraziare il ragazzo.
Sapeva benissimo che non avrebbe dovuto andare nell'ala dei sovrani, dei Bloodwood, ma lei aveva buone intenzioni, voleva solo ringraziare per un bel gesto. Non sarebbe stato un problema, no? Una bambina di undici anni non era di certo una minaccia per un uomo tutto d'un pezzo come l'Imperatore Barnabas II.
Cordelia notò come quella parte del Palazzo fosse più buia, con la tappezzeria più scura e le finestre più alte e strette. Dovette sbattere più volte gli occhi per abituarsi, e poi si guardò intorno, chiedendosi dove fosse la stanza di Wladimir.
Le guardie in armatura non la rimproverarono di trovarsi lì, ma era sicura che la osservassero in ogni suo movimento: era pur sempre una Darkriver in un territorio differente.
Si avvicinò alla prima porta, ma non sentì nessun suono provenire da essa. Forse era inutilizzata, dopotutto la famiglia imperiale vantava solo quattro figli.
Con la seconda ebbe più fortuna, in quanto poteva sentire un violino suonare. Conosceva bene quelle note, era Robert Fayrfax, ed era eseguito egregiamente. L'unica che potesse essere così brava era la figlia minore della coppia imperiale, Vivian. Aveva poco più di lei, ma le sue curve si stavano già formando. Nonostante l'età, aveva già diversi pretendenti, tutti di nobile famiglia.
Dalla terza porta proveniva un odore speziato e forte, probabilmente la camera da letto del terzo figlio imperiale, Gideon. Aveva tredici anni, ed aveva trascorso buona parte dell'infanzia in Europa, dove si era intestardito – come solo i bambini possono fare – nell'India, stabilendosi lì e continuando gli studi. Raccontava spesso storie al confine dell'incredibile, come un enorme animale grigio e pesante tonnellate che si spaventava di fronte ad un topino, o di grandi e colorati uccelli che ripetevano ciò che veniva loro detto. Quando si sedeva a corte, durante uno dei suoi arrivi dall'oriente, era un piacere per Cordelia ascoltarlo. Lui era l'unico che riuscisse a spezzare la monotonia del Palazzo, parlando di cose che lei non avrebbe mai immaginato, neanche nei sogni più sfrenati.
Supponendo che le stanze fossero state assegnate in ordine di nascita, quella del Principe Wladimir doveva essere la prossima. La piccola fece un profondo respiro, ed avanzò titubante. Non voleva disturbare, e se avesse visto che il ragazzo era impegnato, se ne sarebbe andata subito dopo averlo ringraziato di cuore. Ma non voleva tenere quel vestitino blu: per quanto fosse bellissimo, come il cielo notturno, non poteva avere il privilegio di un simile regalo. Lei era solo una piccola creatura in mezzo ad una moltitudine. L'ennesimo stelo d'erba su un campo conosciuto. Che differenza avrebbe fatto? Il Principe era solo nobile di cuore, e Cordelia non sapeva se gioirne o meno.
Si accorse che la porta era aperta, ed uno spicchio di luce si proiettava sul pavimento del corridoio. Il raggio tremolò, sicuramente una candela era stata spenta. La bambina si avvicinò, pronta a bussare, ma il suo occhio curioso prima cercò di vedere attraverso lo spiraglio aperto.
Wladimir era in soli pantaloni, avvinghiato ad una donna più grande di lui. Questa gli teneva le mani intorno al collo, mentre lo guardava. Era completamente nuda e fissava il ragazzo con desiderio. Respirava a fatica, ed improvvisamente ansimò: «Oh, Principe!».
Cordelia si voltò e corse via, dimenticandosi di essere silenziosa. A metà strada di accorse di non stringere più fra le mani il vestitino blu, ma non importava. Non sarebbe più tornata indietro a prenderlo. Anzi, non sarebbe più uscita dalla sua stanza.
Non sapeva se faceva più male l'imbarazzo per aver visto il ragazzo in una situazione piuttosto intima con una donna, come una vile guardona, o per la gelosia di come quegli occhi fossero accesi solo per Wladimir e quelle mani così strette intorno al suo corpo.
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