15 - Guerra - 4a parte
Sabato torno a casa e rispondo a tutti i vosti commenti, giuro! In campeggio internet prende a singhiozzi e sfrutto i momenti buoni per pubblicare ><
Feels alert *faccina malvagia*
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Le lettere arrivavano a singhiozzi, e pian piano cominciarono a non essere più recapitate. Gli Angeli parevano voler riscattare la sconfitta subita, e stavano letteralmente sbaragliando l'esercito Demoniaco. Ogni notizia arrivava con largo ritardo, ma le più importanti venivano filtrate affinché la Corte ed il popolo non si spaventassero. In tempi di guerra resta solo la speranza.
Erano passati due anni, e la lontananza da Wladimir pesava più di un'incudine nel petto. Cordelia cercava di non pensarci, distraendosi con la Principessa Vivian, che ormai si era fatta una bellissima ragazza.
La Darkriver aveva preso l'abitudine di dormire nel letto del Principe, ma ben presto questo perse il suo odore, diventando vuoto, anonimo. Quando l'Imperatore ordinò a Gideon di raggiungere il fratello, la ragazza non poté fare le peggiori congetture. L'ultima volta che un Principe era stato mandato in guerra, l'erede al trono era perito.
La guerra imperversava per tutta l'Europa, in un continuo gioco di toccata e fuga, decimando eserciti su eserciti. I Demoni erano in grande minoranza, e la mancanza di ogni via di comunicazione aveva reso impossibile comunicare agli uomini sul campo che Barnabas aveva ordinato la ritirata.
Erano in un mondo diverso, quasi, e tutte le decisioni spettavano a Wladimir. Nessuno sapeva se il proprio marito o figlio fosse ancora vivo, e lo stesso valeva per Cordelia. Ogni notte si addormentava con la speranza di ritrovarlo il giorno successivo tra le coperte, che la stringeva a sé e le mordicchiava il collo.
Se non fosse tornato, lei che avrebbe fatto? Lady Josefine non era riuscita a trovare un altro fidanzato, non che lei volesse. Ogni ragazzo aveva paura di impegnarsi per poi scoprire che il Principe era vivo.
Una barca arrivò al porto, ed i militari si riversarono per i corridoi del Palazzo, andando incontro ai propri cari. L'euforia di Cordelia venne smorzata quando si accorse che nessuno aveva varcato il confine con l'ala dei Bloodwood. Aveva il cuore a pezzi, mentre altre ragazze gioivano del ritorno del loro caro.
Ben presto anche le lacrime finirono, con l'arrivo di altre tre barche. Erano vuote, o meglio, vuote dal punto di vista della ragazza: avrebbero potuto trasportare anche un milione di uomini, ma quello che contava non c'era.
Alla fine del mese, quasi tutti erano tornati. L'arrivo dell'ennesima imbarcazione scivolò su Cordelia, che ormai aveva perso le speranze. Altri urli di gioia che si propagavano per il corridoio, ennesime donne che piangevano di sollievo. La ragazza non ne poteva più di sentire provare ad altri la felicità che sperava.
Aprì la porta della camera, stizzita, cercando di allontanarsi da tutto quel frastuono. Andò a sbattere contro il petto di un uomo, e stava per alzare gli occhi e maledirlo, facendogli pesare che lui era tornato ed il suo Wladimir no, quando il suo corpo si immobilizzò. Conosceva quel profumo. Dio, se lo conosceva.
Sentì le sue braccia avvolgerla, mentre Wladimir affondava il volto nell'incavo del suo collo. «Amore mio», sussurrò contro la sua pelle.
Cordelia era ancora pietrificata. Non riusciva a crederci. Afferrò il volto di quello che ormai era un uomo e lo guardò attentamente. Si era alzato un po', i capelli erano più lunghi ed aveva la barba di qualche giorno, ma per il resto non era cambiato. Wladimir restituì lo sguardo, rivolgendole un sorriso dolce.
«Ripetilo ancora», gli chiese, trattenendo a stento le lacrime.
«Amore mio», sussurrò nuovamente lui, accarezzandole i capelli. Aprì la porta della propria camera e la tirò dentro, buttando la sacca che aveva sulla spalla da qualche parte dietro di lui. Le loro bocche si ritrovarono, e ci misero un bel po' a staccarsi. Le mani di entrambi accarezzavano le forme dell'altro, finché i respiri non divennero irregolari ed il cuori impazziti.
Wladimir fece un passo indietro per riprendere fiato, ma la sacca che aveva lasciato sul pavimento lo tradì, facendolo cadere all'indietro sul letto.
Cordelia rise, un suono che nessuno dei due sentiva da due anni ormai.
«Lo trovi divertente?», chiese il Principe, afferrandola e facendola sdraiare accanto a sé.
«Sicuro di non essere il giullare?».
«Ah-ah», disse lui, baciandole il collo. Cordelia si scostò, e Wladimir la guardò interrogativo.
«La tua barba punge», lo rimproverò lei.
Il Principe la guardò, divertito. «Sul serio? Ti salto addosso dopo quasi due anni di lontananza e tu ti ritrai perché la mia barba ti dà fastidio?».
Cordelia fece per ribattere, ma Wladimir alzò le mani e si tirò su. «Non ci provare proprio. Hai fatto la tua scelta», e si allontanò dal letto, chiudendosi in bagno.
La ragazza scosse la testa. Non era cambiato minimamente. Poco dopo un servo entrò e cominciò a riempire la vasca, mentre Wladimir usciva e lo lasciava lavorare. Tornò sul letto, ma quando Cordelia fece per avvicinarsi, lui si scansò. «Giù le mani dalla mercanzia», disse, sciogliendo l'abbraccio della ragazza, che rise.
Quando l'acqua fu pronta, Wladimir scomparve in bagno. Cordelia si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi, rilassata ed eccitata dal ritorno del suo Principe.
Dovette essersi addormentata, perché quando aprii gli occhi si sentì davvero stanca. Sulle sua guance continuavano a cadere... cosa, gocce? Aprì gli occhi, e si ritrovò il volto di Wladimir sottosopra.
«Per quanto sapere che hai tiranneggiato con la mia stanza mi faccia piacere», disse con un sorriso divertito, «sarebbe carino sapere dove hai messo tutti i miei vestiti. In giro ci sono solo gonne».
Cordelia sbatté le palpebre, vittima di quella confusione tipica del risveglio da un sonnellino. Lentamente si alzò e cominciò a frugare negli armadi e nelle cassettiere, ma effettivamente non trovò nulla.
«Allora?», chiese il Principe, inarcando un sopracciglio. Si era fatto la barba, e si stava strofinando i capelli con una salvietta, rendendoli gonfi. L'unico indumento che lo copriva era un telo bianco, che gli fasciava i fianchi fino alle ginocchia.
La ragazza scosse la testa. «Non lo so», disse, coprendosi la mano per uno sbadiglio.
Wladimir sorrise storto e si avvicinò.
«Non provarci», lo ammonì lei. «Non fare un altro passo. Sei tutto bagnato». E nudo, aggiunse nella propria mente, arrossendo. Non sentiva il sangue affluire alle guance da troppo tempo ormai, e per quanto avesse creduto di essere cresciuta in quei due anni, ora era tornata a sentirsi una ragazzina imbarazzata.
Il Principe però non obbedì, continuando ad avvicinarsi, tanto che Cordelia si trovò con le spalle al muro. Si chinò su di lei e cominciò a darle dei leggeri baci sulle labbra.
«Pensi l'abbia fatto apposta, a nasconderti i vestiti?», sussurrò lei.
Wladimir rispose sornione. «L'hai detto tu, non io», e rese i baci più profondi.
Quando si staccarono per riprendere fiato, Cordelia chiese: «Ma non eri offeso?».
«Ah, già», rispose lui, staccandosi e rivolgendole uno sguardo divertito. «Molto offeso». Le diede le spalle, cominciando a cercare tra i cassetti, borbottando che anche un misero paio di pantaloni doveva esserci.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, e cominciò a sbottonarsi il vestito, facendo i salti mortali per arrivare dietro la schiena e liberare le asole. Non sapeva cosa le stesse prendendo, ma stare al gioco era davvero divertente. Il vestito le scivolò addosso, piegandosi sul pavimento intorno a lei, a raggiera.
«Non mi perdonerai, dunque?», gli chiese. «Neanche se fossimo pari?».
«Come facciamo ad essere pari se tu sei vestita ed io non trovo dei dannatissimi...», rispose, ma poi si voltò e si bloccò, osservandola in solo corsetto e sottogonna.
«Neanche se fossimo pari?», ripeté Cordelia, ma per la prima volta in vita sua lo sguardo di lui non le provocò imbarazzo. I suoi occhi la analizzavano come se fosse un'opera d'arte, e lei si sentì abbastanza, per lui.
Il sorriso tornò sul volto di Wladimir, che si mise le mani sul petto e disse in modo innocente: «Io non indosso il corsetto».
Cordelia capì un secondo dopo dove voleva andare a parare, mentre l'altro già veniva scosso dalle risate. «Te lo scordi».
«Beh, se proprio non vuoi fare pace...», sbuffò teatralmente Wladimir, andando ad aprire ad un servo che aveva bussato. Afferrò il fagotto che gli veniva porto e lo lasciò su una poltroncina, come se non avesse valore.
Quando tornò a guardare Cordelia, rimase a bocca aperta. Il corsetto era andato, ma la ragazza era a braccia conserte, nascondendo il seno. «Ti odio», sciorinò contro di lui.
Il ragazzo si avvicinò, sghignazzando, ma quando arrivò così in prossimità di lei che il proprio torace toccava i suoi gomiti, si fece serio. Le passò una mano fra i capelli, mentre la stretta di Cordelia con le braccia si serrava. «Sei bellissima», sussurrò. Si chinò e le lasciò un leggero bacio sulle labbra. «Ma non siamo ancora pari».
Cordelia sbatté le palpebre. «Ma come, se io...», ma si bloccò quando i suoi occhi caddero su dove prima di trovava l'asciugamano. Ora c'era solo pelle.
Di riflesso si coprì gli occhi con una mano, alzando il viso, ma poi si ricordò che così si era solo scoperta il seno. L'imbarazzo tornò ad invaderla, mentre Wladimir rideva. Quando sentì la sua mano sfiorare il bottone della sottoveste, sul fianco, sussultò.
«Wladimir...», sussurrò, supplice.
«Sono ancora tremendamente offeso. La mia barba punge!», sghignazzò lui. La mano si depositò sul fianco, e Cordelia sentì la propria pelle libera dalla sottoveste. Le guance divennero rosse, e lei si morse il labbro.
«Non hai nulla di cui vergognarti», le disse Wladimir, guardandola negli occhi. «E poi, se avessi saputo che in mia assenza il tuo corpo sarebbe sbocciato così bene, wow, sarei partito prima».
Cordelia si lasciò sfuggire un sorriso, ed il ragazzo non ce la fece più a controllarsi. La baciò teneramente, mentre lei pian piano smetteva di tremare ed intrecciava le sua braccia al collo di lui. Si staccò, guardandola negli occhi. «Se fa troppo male, se diventa insopportabile, dillo e smetto subito», le promise.
La ragazza annuì, e Wladimir vide nei suoi occhi fiducia. Tornò a baciarla, per poi prenderla in braccio e depositarla sul letto.
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