14 - Guerra - 3a parte

C'era qualcosa che non tornava. Il suo letto era mai stato così... ingombrante? Sbatté le palpebre, senza vedere nulla grazie alle pesanti tende, e si accorse che qualcuno dormiva accanto a lui. Il dubbio di chi fosse venne subito accantonato, quando Wladimir si avvicinò. Il suo profumo - pesco, forse? - gli fece venire subito in mente chi potesse essere sdraiato accanto a lui.

Si alzò e tirò le tende, per poterla vedere. Era bellissima anche mentre dormiva, con i capelli scomposti e le labbra leggermente dischiuse. Tornò tra le coperte e non resistette all'impulso di darle un bacio - in realtà neanche ci provò, a resistere.

Cordelia mugugnò. «Altri cinque minuti, madre», sussurrò, dimentica di dove si trovasse.

«Non credo di poter aspettare cinque minuti», disse Wladimir, mentre cominciava a baciarle la mascella.

La consapevolezza cominciò a farsi strada nella mente della giovane, e non appena si ricordò la notte precedente, aprì gli occhi, sbarrandoli.

Vedeva la stanza di Wladimir, da un'angolazione che già conosceva. I suoi occhi si posarono sul ragazzo, chino a baciarle il collo.

«Non so», esordì il Principe, dopo aver posato gli occhi su quelli di lei, «se sentirmi più stupito per il fatto che tu sia qui o per la trasparenza di quella camicia da notte». Indicò l'indumento di Cordelia, che arrossì violentemente e si coprì con la coperta. Un angolo della sua mente le diede della stupida: Wladimir l'aveva già vista, nella vasca.

«Non ci provare», borbottò il ragazzo, indicando le coperte. Le guance di Cordelia erano fuoco, ormai. Si avvicinò a darle un altro bacio, e quando si scostò sussurrò: «Sono perdonato?».

La ragazza lo guardò negli occhi: Wladimir pareva titubante. Possibile? Lo aveva sempre visto sicuro di sé, ed ora sembrava vulnerabile, pendente dalle labbra di lei.

«Solo stavolta», concesse Cordelia, suscitando un sorriso nel Principe, che da sincero ben presto tornò divertito.

«Non mi ero mai resto conto di quanto le coperte potessero essere scomode», sussurrò mentre si chinava a baciarle la punta del naso. «Il mio primo ordine da Imperatore sarà abolirle».

Cordelia rise, anche se quelle labbra che cominciavano a scendere lungo il collo erano una seria distrazione. «Già che ci sei, ordina pure di non indossare la sottogonna!».

Stavolta su il turno di Wladimir di ridere. «Sei un genio». Poi Cordelia sentì la propria pelle lacerarsi, mentre il ragazzo l'attirava a sé e cominciava a bere il suo sangue. Il dolore venne sostituito da qualcos'altro, come quella sera nella camera di lei. Cordelia non sapeva come identificare quella sensazione, ma la faceva sentire bene, più del lecito.

Quando il Principe si staccò, lei avrebbe voluto morderlo a sua volta, ma non sapeva precisamente dove. Guardò interrogativa il ragazzo, che sorrise e poggiò indice e medio sulla propria pelle, per mostrare a Cordelia dove la vena era più esposta. Lei si chinò e morse, forse un po' troppo forte di quanto avesse voluto. Il corpo di Wladimir si irrigidì contro il suo, e lei ebbe paura di aver affondato troppo i denti. Stava per staccarsi per scusarsi, quando sentì le sue braccia intorno al proprio corpo, quasi ad invitarla a continuare.

Fu costretta a scostarsi quando qualcuno bussò alla porta. Il Principe si alzò ed andò ad aprire ad una guardia. Da dove si trovava l'uomo in armatura, il letto non era visibile, perciò Cordelia non dovette neanche preoccuparsi di nascondersi.

Il messaggio che stava recapitando l'uomo era frettoloso e pieno di dettagli. Cordelia non ci capì molto, ma si sdraiò comoda. Quel letto era davvero il paradiso, e non solo per chi ci dormiva ogni notte: il proprio materasso era rigido, anche se ormai la schiena della ragazza era abituata. Quello invece pareva miele, che si modellava alle sue forme senza scricchiolare, come faceva la sua vecchia testiera.

La porta si chiuse, e Wladimir cominciò a vestirsi di fretta e furia.

«Dove vai?», gli chiese.

«Riunione militare d'emergenza.», spiegò lui, infilandosi una scarpa. «Passo io quando ho finito, va bene?». Indossò anche l'altra e si passò una mano fra i capelli, più per tensione che per pettinarli.

Cordelia sapeva che qualcosa non andava, perciò si limitò ad annuire ed alzarsi per andare a salutarlo. Un lieve e frettoloso bacio sulle labbra, nulla di più.

«Ti aspetto qui», disse lei, mentre lui stava già aprendo la porta.

«Un motivo in più per sbrigarmi», rispose, sorridendo divertito. Ma il sorriso non raggiunse gli occhi, che restarono vigili e frenetici.

Cordelia rimase sola nella grande stanza. Trovò i propri vestiti a terra, dove li aveva lasciati la sera prima, e li indossò, per poi dirigersi al grande specchio. Questo era davvero enorme: poteva vedersi intera, dalla testa ai piedi. In camera sua riusciva a malapena a guardarsi le spalle.

Tutte quelle differenze fra lui e lei la misero in dubbio. Sarebbe stata pronta per il ruolo di Imperatrice, o stavano facendo entrambi un enorme errore? Lei aveva solo una modesta ricchezza, e per quanto sapesse che a Wladimir una dote sostanziosa non avrebbe cambiato molto, si sentì comunque un peso. Sospirò, e cercò qualcosa per distrarsi da quei pensieri.

Alla fine la noia prevalse, e non avendo trovato alcun libro con cui passare il tempo, decise di tornare a dormire. Ma prima che potesse sdraiarsi, sentì qualcuno bussare alla porta. Non sapeva se aprire o no, dopotutto non era la propria stanza. Si decise, ed afferrò la maniglia.

Oltre la soglia stava una donna, vestita in abiti eleganti e sfarzosi. Tipica bellezza Demoniaca, imprigionata nell'aspetto di una trentenne, l'ospite fece un «Oh» di sorpresa, per poi cominciare a squadrare Cordelia dalla testa ai piedi.

«Sono Samantha», spiegò. La Darkriver annuì: non sapeva il suo nome, ma la conosceva. Lei era la donna che aveva visto nella camera di Wladimir anni prima, quando era tornata a restituirgli il vestitino blu. La sensazione di disagio che provava ogni volta che ripensava a quel giorno si trasformò in qualcosa di più acuto ed opprimente. Gelosia. Come si permetteva quella donna di bussare alla porta del suo Wladimir?

«Il Principe non è qui», disse Cordelia, oscillando tra il desiderio di vederla andare via e quello di graffiarle il bel faccino.

Samantha alzò un sopracciglio, domandandosi silenziosamente come fosse possibile che una ragazza era nella stanza di Wladimir e lui non ne approfittasse. «Passerò più tardi, non era nulla di urgente», si congedò, incurante di salutare in modo appropriato.

Cordelia si pentì di aver aperto la porta. Prima che potesse tornare dentro, sentì Samantha esclamare: «Wladimir!», e la ragazza tirò fuori la testa, curiosa.

Il Principe avanzava per il corridoio, molleggiando come se non volesse arrivare a destinazione. La donna gli si avvicinò, salutandolo, ma lui non la degnò neanche di uno sguardo, oltrepassandola come se non ci fosse. Gli occhi del ragazzo erano fissi su quelli di Cordelia, e la ragazza poteva leggervi inquietudine. Fece un passo indietro, per fargli spazio, e lui si chiuse la porta alle spalle, appoggiandovisi.

Si mise le mani fra i capelli, e prese un lungo respiro. «Abbiamo un problema».

Cordelia aspettò che si spiegasse, era troppo agitato per essere pressato anche dalle sue domande.

«Gli Angeli hanno dichiarato guerra, di nuovo. Tra un'ora salpiamo per l'Italia», sussurrò, come se dirlo ad alta voce lo rendesse più vero.

La ragazza represse un singhiozzo, quando capì le implicazioni di quella partenza. Ma non poteva impedire agli occhi di inondarsi di silenziose lacrime. Quanto sarebbe passato prima di rivederlo? Sarebbe tornato?

Quando Wladimir si decise ad aprire gli occhi, vide il suo piccolo raggio di sole mordersi il labbro e piangere. La abbracciò forte, quasi a volerla inglobare nel proprio corpo, e la baciò. Non fu un bacio dolce, né di piacere. Le labbra si muovevano le une contro le altre, comunicando ciò che non riuscivano a dire con le parole: bisogno di affetto, la lontananza forzata, la solitudine che ne sarebbe conseguita.

Si scambiarono il sangue in modo dolcissimo, temendo quasi che l'altro potesse sbriciolarsi, evaporare come neve al sole.

Wladimir le accarezzò una guancia, bagnandosi le dita delle lacrime di Cordelia. «Mi aspetterai?».

Parlare avrebbe fatto uscire i singhiozzi, ma aveva bisogno di fargli capire che non c'era altro nella propria vita, se non lui. «Sì».

Un sorriso triste, ed il Principe scomparve oltre la porta.

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I vostri commenti nell'ultimo capitolo mi hanno fatta morire AHAHAHAHAH
L'idea di farle sbagliare stanza c'era, così come quella di prendere la stanza giusta ma trovarla con Wlad ed una donna nel letto, ma povera Cordelia :')

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