11 - Banchetto - 2a parte

«Padre», lo aveva chiamato Wladimir poco dopo che tutte le richieste di fidanzamento vennero ascoltate. Il banchetto era appena finito, ed una ventina di persone attendeva il responso. Questo era sempre positivo, tranne casi eccezionali, che sottintendevano qualcosa di gravissimo.

Barnabas alzò un sopracciglio nero, invitandolo a parlare.

Wladimir lo guardò negli occhi, cercando di trasmettergli ciò che provava. Sussurrò, affinché solo l'Imperatore lo sentisse, dal grande trono accanto al suo. «Vi chiedo di non accettare il fidanzamento fra Cordelia Darkriver e Maximilian Blackeye». Non riusciva ad accettare di vedere il suo piccolo raggio di sole tra le braccia di un altro, nel letto di un altro.

«E perché mai?», chiese Barnabas, preso alla sprovvista. Era una richiesta piuttosto difficile da assecondare, e non ne capiva il motivo. A che scopo condannare quella povera ragazza? Se il fidanzamento non avesse avuto luogo per ordine del sovrano, ella non avrebbe ricevuto più alcuna richiesta, diventando una donna sola e senza sostentamento e protezione.

Wladimir non sapeva cosa rispondere. Aveva agito di impulso, cercando di far valere la propria autorità su qualcosa di inconcepibile come l'idea di una Cordelia impegnata.

Barnabas scosse la testa, ma dall'altra parte della grande piattaforma, su un trono più elegante e grazioso, l'Imperatrice Ludovice mise una mano su quella del marito. Lui si voltò, osservandola interrogativo, ma la donna sorrise ad entrambi e si rivolse a Wladimir: «Cerca di sistemare la faccenda entro oggi, tesoro».

L'Imperatore guardò sua moglie, dubbioso, ma lei scosse la testa e sussurrò: «Assecondalo». Un cenno della testa, e Wladimir si rilassò.

I nobili erano ancora in sala, in piedi e a disagio. Molti si chiedevano se ci fossero problemi con le coppie presentate, e tutti speravano segretamente che il fidanzamento non accettato fosse quello proposto dalla persona accanto, per puro egoismo.

«Tutti i fidanzamenti sono ben visti, ma non quello tra Lady Cordelia Darkriver e Lord Maximilian Blackeye», annunciò Barnabas, alzandosi per attirare l'attenzione. Mentre molti erano visibilmente sollevati, i genitori della coppia rifiutata parvero agitati. Per quale motivo non permettere quell'unione? Uno dei due ragazzi aveva fatto qualcosa che non andava?

Lady Josefine strinse i denti. Avrebbe fatto un discorsetto con la figlia, non appena ne avesse avuto la possibilità. Se quella piccola impertinente aveva fatto qualcosa di sconveniente, ne avrebbe portato i segni a vita. Il padre del suo ormai ex futuro genero si avvicinò e cominciò a discutere con lei delle possibili implicazioni.

L'Imperatrice, intanto, aveva fatto segno a Wladimir di defilarsi e finire ciò che il padre aveva iniziato. Il ragazzo le posò un lieve bacio sulla guancia e sgattaiolò via, oltre quel gruppetto di gente che si faceva i complimenti a vicenda per il futuro matrimonio, oltre la coppia che ora parlottava animatamente di chi fosse la colpa del 'no' appena ricevuto.

Wladimir non sapeva precisamente come cominciare, per quanto avesse avuto molte esperienze con il genere femminile, quella gli pareva una situazione differente. Si diede dell'idiota: stava avendo paura di attraversare un corridoio e bussare alla sua porta.

Prese qualche lungo sospiro e batté le nocche contro il legno. Di notte, l'ala dei Darkriver appariva più bella, libera dalla troppa opprimente luce. Quando uno spiraglio fu aperto, lui ci si infilò dentro, richiudendo la porta alle sue spalle.

Cordelia lo osservava con occhi spalancati. Aveva i capelli sciolti, e le morbide onde le incorniciavano in modo divino il viso. All'improvviso strinse le palpebre e fletté il busto, chinandosi in un inchino. A Wladimir non piaceva quando faceva così, quando sottolineava la loro differenza sociale: poteva anche essere normale per altri, ma non voleva che Cordelia fosse inclusa tra la massa di nobili lecchini là fuori.

«Principe», venne apostrofato con un tono privo di emozioni.

Non sapendo come agire, desiderando ancora cogliere quello scintillio negli occhi di lei, optò per confessare la verità. «Siete sublime. Questo colore vi sta d'incanto». Osservò come lo indossava la ragazza: era decisamente meglio di come era apparso alla serva che lo aveva provato. Pareva che quella tinta fosse stata inventata solo per poter essere indossato da Cordelia.

Come sperava, le guance di lei si imporporarono, rendendola bellissima. Fece una piccola smorfia, come se non volesse mostrare la propria timidezza, e questo non fece che aumentare il sorriso interiore di Wladimir. Non comprendeva il valore dell'eternità - come poteva, a ventun anni? - ma pensava che fosse un dono preziosissimo tutto quel tempo a disposizione per osservarla, scorgerne i più insignificanti dettagli.

«Cosa ci fate qui, Principe?». Wladimir si riscosse, come se fosse in un bellissimo sogno. Lei lo stava guardando in modo freddo, e lui non poteva sopportare quei modi, non quando conosceva un'altra Cordelia, molto più sensibile. Sorrise, pensando ad una lei di tanti anni fa, che piangeva per una bambola spettinata. Il confronto con la quasi donna che aveva di fronte era impossibile. Se avesse saputo che quella piccola bambina sarebbe diventata uno splendore simile, lui stesso avrebbe rovinato quel pupazzo biondo. «Vedete, Cordelia», cominciò, inebriandosi di come suonava il suo nome tra le proprie labbra, «non ho trovato carino che non mi abbiate neanche ringraziato per il dono di stasera», e tirò un pezzo della gonna. Dio, quando avrebbe voluto togliergliela e stare ad accarezzare la sua pelle fino all'alba. «Perciò sono venuto a riprendermelo».

La reazione di lei ripagò tutto: l'ansia mentre si era avvicinato alla sua stanza, il dubbio che suo padre non avrebbe accettato la sua strana richiesta, la freddezza con cui era stato accolto.

«Io non immaginavo che...». Wladimir la interruppe, non resistendo più all'impulso di sfiorare quelle labbra, che Cordelia continuava a mordicchiare quando era a disagio. Erano molto più morbide di quanto avesse avuto modo di scoprire nel giardino del Palazzo, tempo prima. Un fiore sbocciato in tutta la sua bellezza non poteva essere paragonato ad un piccolo seme.

Questa volta, però, aveva intenzione di saggiare la sua bocca con la propria. Molto lentamente, come a godersi quel momento, si avvicinò e la baciò. La tempesta che irruppe nel suo petto era nulla a confronto delle calde labbra di lei che premevano sulle sue. La ragazza peggiorò solo la situazione quando si strinse a lui. Era calda e morbida, e Wladimir non poté non desiderarne ancora, posando leggero le mani sui suoi fianchi ed attirandola a sé. Sentire il suo corpo premuto contro il proprio era una sensazione stupenda, e si pentì di non averlo fatto prima. Il Principe aveva avuto rapporti molto intimi con molte donne, ma ora non si trattava di semplice passione, ma di qualcosa di più profondo ed intenso, che solo quel raggio di sole poteva provocargli.

Era avido, avido di lei. Aveva testato le sue labbra, mettendole a confronto a qualche anno fa, ed ora non poteva non continuare la sua opera, scendendo sul collo. La pelle di lei era davvero come ricordava: caldo velluto, che sussultava impercettibilmente. Il collo di lei pareva perfetto per affondarci il viso, e lui si drogò del suo profumo, di come le loro figure si adattassero in modo così semplice.

«Vi prego», sussurrò Cordelia in modo bassissimo, come se temesse che Wladimir potesse frantumarla come vetro tra le mani.

«Non temete», rispose lui, strusciando il viso contro di lei. «Non vi morderò», promise, nonostante la sua volontà avesse un orientamento diverso. I denti cominciarono a pungergli, come ad invitarlo a servirsi, ma non poteva sporcare la purezza di Cordelia con la propria lussuria, la propria ingordigia.

I neri capelli di lei lo sfiorarono, mentre scuoteva la testa. Come una tenda, una lieve e scura cortina, coprivano quella porzione di pelle che pareva vitale per Wladimir. Il ragazzo non capiva come avesse vissuto fino ad allora, senza il profumo di lei. «Vi prego... fatelo», lo prese in contropiede. Era davvero questo ciò che voleva, donarsi a lui senza neanche una promessa di fidanzamento dietro? Era sul serio così ingenua? Eppure a Wladimir parve irresistibile. Aveva bisogno di guardarla negli occhi, quei due specchi neri che rivelavano molto più delle sue parole: chiari e semplici, confermavano quello appena affermato dalle labbra. Il dolce viso era tutto arrossato, e le labbra erano lievemente gonfie. Quella vista, sapere che era stato lui a renderla così accaldata, sconvolta quasi, lo spinse a chinarsi nuovamente e morderla nel modo più dolce possibile.

Per quanto il Principe avesse avuto diverse esperienze con le dame, non aveva mai permesso di mordere od essere morso. Il sangue conteneva l'essenza di una persona, creava un legame stabile tra i due cuori; a parer suo, molto più profondo del semplice sesso. Cordelia ebbe un fremito contro di lui, ma cominciò a rilassarsi mentre Wladimir continuava a dissetarsi di quel nettare scarlatto. Sembrava una bevanda divina, creata proprio per farlo impazzire di lei. Un altro desiderio mai provato, cominciò a farsi spazio nella mente di Wladimir: voleva sentire i suoi denti nella propria pelle, trasmetterle attraverso il sangue ciò che lei gli provocava senza neanche sforzarsi. Prima che potesse staccarsi e permettere a Cordelia di ricambiare il morso, Lady Josefine chiamò la figlia dal corridoio.

Wladimir intuì dal suo tono come fosse adirata per il rifiuto dell'Imperatore verso il fidanzamento della ragazza. Si staccò dalla ragazza, che ora pareva trasmettere anche più calore del solito, e si pulì velocemente le labbra, un attimo prima che la donna facesse irruzione nella stanza. La reazione alla vista del Principe era comprensibile, e lui non poté non imporsi di fare bene almeno quella cosa.

«Posso parlarvi in privato?», le chiese, prima che la donna potesse avere una crisi. Attirare l'attenzione di qualcuno per il corridoio non era il caso.

Lei serrò le labbra ed annuì, lanciando un'occhiata scossa alla figlia. Il Principe poteva capire bene cosa le passasse per la mente: pensava che la ragazza avesse giaciuto con lui, annullando automaticamente il fidanzamento con quel pesce lesso di Blackeye.

Aveva osservato per tutto il banchetto Cordelia ed il ragazzo, che continuavano a scambiarsi sorrisi. Il suo cuore era appassito, vedendo come il suo raggio di sole non lo avesse neanche degnato di uno sguardo. Di fronte a loro, una ragazza aveva continuato a mangiarsi con gli occhi il pesce lesso, mentre fulminava Cordelia ogni volta che la sentiva ridere. Il Principe aveva intuito fosse Geltrude Silentowl, e gli era riuscito difficile starsene seduto alla destra dell'Imperatore, senza poter far nulla per sottrarre Cordelia a quella malvagità.

Tornando alla realtà, Wladimir si impose di non guardare la giovane: ne sarebbe rimasto ammaliato, ed avrebbe perso tutti i buoni propositi. Uscì e Lady Josefine chiuse la porta.

La donna aspettava che fosse il Principe a parlare per primo, visto che aveva richiesto lui quel colloquio. Avrebbe dovuto scusarsi con lei per il proprio comportamento, assicurare che non c'era stato nulla fra lui e la figlia - mentendo per salvare la dignità della ragazza - ma gli tornarono in mente le parole della madre poche ore prima.

«Signora», esordì lui, arrischiando a fare un mezzo inchino, che sorprese Lady Josefine, «vi ho chiesto questo incontro perché vorrei chiedere la mano di vostra figlia».

La donna rimase interdetta, ma poi un sorriso si aprì sul suo volto. Wladimir non aveva ricordi della donna sorridente, e dovette ammettere che la rendeva più giovane, facendola assomigliare più alla figlia. «Sarebbe un onore», rispose la donna, facendo un profondo e lento inchino.

Wladimir si sentì leggero, come se tutta la felicità del mondo avesse aspettato quelle tre parole per inondargli il cuore. «Posso chiedervi un favore?».

La donna parve ben felice di assecondarlo, immaginandolo già come futuro genero. «Tutto ciò che volete».

«Potreste far credere a vostra figlia di essere ancora ingaggiata con Lord Blackeye?», chiese, mentre il solito sorriso divertito cominciava a farsi strada sul suo volto.

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