Prove tecniche di paternità
Torno a casa continuando a rimuginare. E se capitasse anche a me? Dovrei chiedere un prestito per sottopormi alle cure per la procreazione assistita. Sarebbe un macello. Meglio non pensarci. Accendo lo stereo con il volume a palla e mi accingo a pulire tutta la casa, cosa che mi deprime senza pietà. Due ore dopo il telefono squilla, mentre inizio a scalpitare in attesa di notizie di Lelly e Joey.
«Inizio la stimolazione» mi comunica lei, prossima alle lacrime.
«Che succede tesoro?» mi siedo sul divano con una Coca gelata in mano.
«Se non funziona sarà procreazione assistita per forza, non riesco ad accettarlo» dice piagnucolando.
«Non puoi fare così Lelly, questo è il momento di essere forte. Lo so che è dura, ma occorre tirare fuori le palle. Se davvero vogliamo avere un figlio dobbiamo essere disposte a navigare anche in mezzo agli uragani e al mare forza dodici. Alla fine questo dannato sole tornerà e quando accadrà noi saremo ancora saldamente al timone. Respira Lelly, reagisci e rialzati. Io sono con te, ce la faremo»
«Io ho paura Lex... Perché diavolo non posso rimanere incinta da sola, semplicemente facendo l'amore con l'uomo che amo? Ci pensi? Non sarà la natura, sarà una scienza fredda e costosa a metterci in braccio un bambino! Oddio che schifo! Non è giusto!» grida singhiozzando.
«Lo so, non è per niente piacevole. Ma se questo è il prezzo da pagare per avere un figlio dobbiamo essere disposte a pagarlo. Milioni di donne hanno in braccio i loro figli grazie alla procreazione assistita, anche se il romanticismo e la naturalezza vanno a farsi fottere» cerco di riportare Lelly sui binari della razionalità.
«Hai ragione tu, devo smetterla di fare la lagna» ammette Lelly soffiandosi il naso.
«Ecco, brava. Stasera verrete a cena da noi, cercheremo di divertirci un po', d'accordo?» non accetterò un rifiuto e Lelly lo sa bene, non le rimane che acconsentire.
«Okay, saremo da te per le diciotto, io porterò la torta» comunica, sapendo quanto adoro la sua torta alle carote e arance.
«Andata. Ma proporrei una serata alternativa. Noleggiamo un paio di film comici e mangiamo hot dog, patatine e schifezze varie. Strafoghiamoci di cibo spazzatura, prima che qualche benpensante ci applichi sopra la supertassa. Per i soci non mancheranno birre a volontà e licenza di rutto libero. Quando saremo incinte potremo dire addio a queste cose, meglio approfittarne ora» annuncio con aria solenne, scoppiando a ridere subito dopo. Ciò che distingue Marilena e me dai nostri coetanei è il fatto di non esserci mai assoggettate alle regole dei membri della classe 1971. Niente cene pallose, maschere sociali, look obbligati. Abbiamo fatto la traversata tra il vecchio e il nuovo secolo fregandocene degli anni che passavano. Vietato sentirsi vecchie. I nostri mariti sono molto felici di questo nostro insolito modo di essere. E condividono i nostri interessi.
«Assolutamente d'accordo» conviene Lelly felice della proposta.
Riattacca.
Sentirla ridere mi ha decisamente rincuorata. Finisco di bere la mia Coca ormai calda e porto a termine l'odiato compito delle pulizie. Un'ora dopo Ricky decide di comparire alle mie spalle all'improvviso, senza fare alcun rumore. Sobbalzo e grido per lo spavento.
«Ma che diavolo ti è saltato in mente? Mi hai fatto prendere un colpo!» lo attacco gridando. Lui ride e mi zittisce con un bacio.
«Non penserai di cavartela con un bacetto, vero?» lo ammonisco, fissandolo con sguardo torvo.
«Potrei tempestarti di baci fino a farti implorare pietà»
«in effetti potrei anche stancarmi di te» lo minaccio, mentre lui sorride con aria maliziosa. Naturalmente si tratta di un'ipotesi reale quanto un accampamento di marziani sul balcone, ma lui deve rimanere nel dubbio.
«Cercherò di non annoiarsi, allora.» commenta fingendosi preoccupato.
«Mi pare saggio»
afferro un cuscino e glielo lancio addosso.
«Smettiamola di fare i filosofi e occupiamoci della cena di stasera con Joey e Lelly» annuncio stampando un bacio su quelle labbra tremendamente invitanti.
«Abbiamo una cena?» chiede. Gli racconto gli avvenimenti della giornata, mentre lui prepara il caffè.
«Accidenti, si sono ritrovati in mezzo a un bel casino.» È serio e preoccupato mentre si siede al tavolo della cucina.
«Potrebbe capitare anche a noi, amore. A quarant'anni finire in quelle condizioni è più frequente di quanto credi»
Lui sgrana gli occhi.
«Pensavo fosse l'eccezione, non la regola» lo smarrimento fa la sua comparsa sul viso di un Ricky notoriamente incapace di impressionarsi.
«Non ho detto che rappresenti la routine, ma una coppia della nostra età ha molte possibilità in più che accada rispetto a una coppia più giovane. La fertilità femminile a una certa età piomba in caduta libera.» Sorseggiamo il caffè con aria meditabonda, intrappolati nel timore inconfessato di tutte quelle implicazioni, soprattutto economiche, che un'eventualità del genere comporterebbe. Per la gioia della banca.
«A tuo avviso sei in una situazione analoga a quella di Lelly?» chiede Ricky a un certo punto, dopo qualche minuto di silenzio.
«Non posso dirlo con certezza, è troppo presto, però io ho ovulato e ho un grafico della temperatura basale molto diverso dal suo. Lei non ovula spontaneamente e questo è il problema sostanziale» cerco di dargli tutti gli elementi in mio possesso per rasserenarlo almeno un po'. Pare funzionare.
«Beh, se non altro qualche barlume di speranza sembra esserci» sorride, seppur timidamente.
«Considera però che non si possono escludere con certezza grane di altro genere, anche se rimanessi incinta spontaneamente, e noi ne sappiamo qualcosa» abbasso lo sguardo.
«Potrebbe ricapitare?» Ricky si allarma di nuovo. La vita del padre potenziale è paragonabile a una corsa a bordo di una monoposto sparata a trecento chilometri orari. Ovviamente senza freni. Figuriamoci quella della madre.
«Eccome se potrebbe» mi alzo per mettere le tazzine sporche in lavastoviglie.
«Non credevo che cercare un figlio fosse come camminare su un campo zeppo di mine antiuomo.» Ricky ora è decisamente abbattuto. Bel colpo, devo aggiustare il tiro, subito, prima che possa decidere di tirarsi indietro.
«Comunque al tuo posto non mi allarmerei troppo. Grazie alla terapia che stiamo seguendo abbiamo la situazione un po' più sotto controllo» gli sorrido.
«Non avrei mai pensato di dover dopare i miei spermatozoi!» almeno quella faccenda lo diverte.
«Beh, hai sempre avuto la fissa dei gladiatori. Immagina di renderli potenti come loro, con la spada, lo scudo e tutto il resto. Direi che raggiungere i miei ovetti anziani con una dotazione simile sia decisamente più soddisfacente, non trovi?»
«Ovetti anziani? Non è che i miei gladiatori rischiano di beccarsi la salmonellosi?» s'informa prendendo le chiavi della macchina per andare al videonoleggio. La missione è decidere con quali dvd esorcizzare la strizza che attanaglia le budella dei futuri candidati alla procreazione assistita.
«Accidenti, ora che mi ci fai pensare sono tragicamente vicini alla scadenza, non è che ci nasce un figlio giallo come se avesse pisciato controvento per nove mesi? Oddio. Dovevamo pensarci prima, per la miseria, con la sottoscritta ormai al massimo ci ricavi una buona minestra. Hai per caso bisogno di un buon brodo di gallina?» lo guardo con un'espressione angosciata sul viso, poi scoppiamo a ridere come pazzi.
Il pomeriggio prosegue tra commissioni e risate a crepapelle. Siamo decisi a non cedere sotto la scure dell'ansia, utilizzando ogni mezzo. Arriviamo a casa giusto in tempo per veder scendere dall'auto Joey e Lelly. Tutti e due con un sorrisino tirato, Lelly sembra reduce da un recente pianto.
«Hai intenzione di provocare uno tsunami a furia di frignare?» le chiedo a bruciapelo, mentre Ricky sta scherzando con Joey sulla faccenda degli spermatozoi dopati.
«Non è facile, Lex, dammi il tempo di metabolizzare questa batosta, mi sento massacrata, incapace...» ha di nuovo gli occhi lucidi.
«Non ho la pretesa di chiederti di mettertela via in mezz'ora, ma non puoi nemmeno farne una malattia. La vedrei peggio se ti avessero detto che non hai alcuna speranza, nemmeno con la procreazione assistita» sono volutamente dura. Lelly sbarra gli occhi, impallidendo.
«Oddio, non avevo pensato a quest'eventualità» la sua voce è ridotta a un sussurro.
«Me ne rendo conto. Ci sono situazioni ben peggiori, Lelly. Affidarsi a mani estranee, perché gestiscano in modo asettico qualcosa che rientra nella sfera più intima e privata della coppia è orrendo, lo so, ma occorre essere razionali. In questo caso la scienza può darci una mano, accettiamo l'aiuto e basta. Andiamo, le nostre patate a breve saranno famose. Le vedranno più i medici che i nostri mariti!» e le sorrido spingendola affettuosamente dentro casa.
«Potremmo farle scendere in politica! Sono convinta che se fondassero un partito otterrebbero come minimo il 51% dei voti, senza nemmeno scomodarsi a preparare un programma da presentare agli elettori. Si fiderebbero sulla parola.» Ecco la mia Lelly che mette il naso al di qua della disperazione. Meno male.
«Hai assolutamente ragione! E mentre decidiamo la sede legale del partito e prepariamo la lista dei ministri, dato che saliremo al governo, andiamo a spararci uno Spritz e pensiamo ai vitalizi di cui godremo a vita entro pochi mesi, altro che pensione a settant'anni!»
I nostri mariti ci fissano divertiti, sollevati dal vedere finalmente un sorriso sulle nostre facce provate. Occorre ammettere che gli uomini danno prova di capacità di sopportazione quasi sovrumana quando devono tollerare compagne ostaggio di ormoni che le fanno sragionare, anche sulle cose più elementari.
Lode a voi, oh maschietti.
«Quelle facce ci quadrano poco, rendeteci partecipi» Joey sta preparando le olive e le patatine per l'aperitivo.
«Abbiamo una testata nucleare nelle patate» proclama Lelly. Ai mariti spuntano le lacrime dal ridere.
«Sarebbe a dire?» chiede Ricky senza riuscire a smettere di sghignazzare.
«Le faremo scendere in politica. Ormai sono mature. E non spenderemo un centesimo per campagna elettorale o questioni vitali come gratta e vinci o mutande griffate. Abbiamo diritto al finanziamento alle patate, pare sia ineliminabile» comunico con la massima solennità.
«Sicuramente loro sarebbero in grado di escogitare qualcosa di sensato per traghettare fuori dalla palude stagnante questo benedetto paese pronto all'implosione, senza alzare le tasse ovviamente» Joey annuisce serio mentre pronuncia queste parole.
«Tanto se frignano un po' possono sempre attingere al fondo salva gnocche. L'unica cosa che mi starebbe decisamente stretta sarebbe un eventuale piano di austerità. Senza sesso la mia patata diventa turbolenta, non so come si comporti la tua, Lelly» Ricky cerca di imitare l'ipotetica espressione della patata depressa, facendoci piegare dalle risate.
«Guarda, dovrei metterla in analisi e riempirla di psicofarmaci per farle accettare una riduzione delle pratiche sessuali anche solo 0,1%» asserisce Lelly sgranocchiando una patatina. Ci spostiamo lentamente verso il divano, portandoci dietro le cibarie.
«Cos'avete noleggiato?» chiede Lelly con la bocca piena, buttandosi pesantemente sui cuscini.
«Un paio di film comici a tema maternità» comunica Ricky strizzando l'occhio a Joey. Accendiamo tv e lettore dvd. Joey e Lelly sono incollati l'uno all'altra, io sono seduta in braccio a Ricky e gli sto sbaciucchiando il collo. Il primo film parla di due giovani in carriera che si trovano a dover affrontare una gravidanza totalmente inaspettata. Arriva il momento della prima ecografia e lui rischia l'infarto: la gravidanza è trigemellare.
«Cristo santo, da zero a tre senza paracadute, quello è un uomo morto!» esclama Joey comprendendo lo sbigottimento del futuro papà, prossimo all'arresto cardiaco, mentre conta gli embrioni vitali nella pancia della sua ragazza stesa sul lettino.
«Ma è sicura che siano tre?» chiede lei con voce tremante.
«Certamente, vede? Ci sono due camere gestazionali. Nella prima ci sono due embrioni, mentre nella seconda ce n'è uno solo. Questi sono i cuoricini che battono, vede? Congratulazioni!» esclama esultante la ginecologa nel film, mentre il futuro papà sembra sul punto di perdere i sensi in modo definitivo. Lelly e io osserviamo i rispettivi mariti: Joey è pietrificato, con un'oliva in mano, la bocca aperta, piena di patatine, gli occhi sbarrati fissi sulla tv. Ricky mangia una patatina dietro l'altra in modo frenetico. Ha arraffato la ciotola e la stringe al petto come se questa potesse salvargli la vita. Nessuno dei due dice una parola. Che quadro della disperazione...
«Ma voi due siete davvero certi di volere un figlio? A vedervi si direbbe l'esatto opposto» lo sguardo di Lelly non è propriamente benevolo.
«Ma certo che vogliamo un figlio, come ti salta in mente di dubitarne?» chiede Joey baciando Lelly, che si tranquillizza al volo.
«Sembravate in preda al panico più assoluto» preciso osservando entrambi. L'attenzione di tutti viene assorbita nuovamente dal film, fino al momento topico dell'arrivo delle doglie. È l'apoteosi. Il papà dei gemellini è stato accompagnato in ospedale dagli amici, con i quali era uscito proprio quella volta per bere una rara birra. La moglie è giunta in reparto in ambulanza in compagnia della cugina, in piena crisi isterica.
«Quel cretino di tuo marito non c'è mai quando serve!» tuona la cugina, controllando lo stato del gloss rosso ciliegia con uno specchietto da borsetta.
«Non è vero Sandra, Leo non usciva da più di un mese! È solo un caso che le acque si siano rotte giusto stasera, è sfiga pura e lo sai» grida la mammina in pieno travaglio. Sotto di lei una pozzanghera di liquido incolore si allarga sempre più.
«Oddio, tra poco alzerai il livello del mare, stai pisciando ettolitri di roba!» gracchia la cugina nevrastenica.
«Porca puttana che dolore!!!!! Qualcuno mi aiuti, mi sto sbudellando! Mi fa troppo male!!! Fate qualcosa dannazione!!!!!» e a quel punto la situazione precipita. Il padre giunge trafelato in pieno broncospasmo dovuto alla corsa a perdifiato, si vocifera che abbia fatto un chilometro in cinque minuti, praticamente un teletrasporto. Il colorito cianotico dell'uomo pone i sanitari nel bel mezzo del classico dilemma: rianimare il padre prossimo al decesso o far partorire la madre che ha iniziato a scomodare Satana e tutta la sua allegra brigata? Alla fine un paio di ginecologi e un'ostetrica prendono in consegna la mamma e un infermiere cerca di placcare il padre che sta tentando di sfondare la porta del blocco operatorio. La sua compagna deve ovviamente subire un taglio cesareo e purtroppo a nessun parente è permesso entrare in sala operatoria, nemmeno al padre dei bambini. Appare chiaro che il papà imbestialito non vuole saperne di rimanere in sala d'aspetto.
Chiamano la strizzacervelli.
Leo le si avventa contro rischiando di decapitarla.
Come dargli torto? La tipa sembra più stralunata di lui! Arriva un medico che cerca di calmare Leo comunicando che Silvia è stata anestetizzata e che tutto procede per il meglio, a breve sarà padre. Gli suggerisce di evitare di urlare in quel modo in quanto le donne in travaglio si stanno spaventando. Qualcuno porta al futuro papà un bicchierino contenente del liquido ambrato, lui lo trangugia in un attimo e per dieci secondi la sala d'aspetto ripiomba nel silenzio. Nessuno ha indagato sulla provenienza del goccetto che ha reso inoffensivo Leo. Quando tre piccole culle vengono spinte fuori da altrettante ostetriche, Leo si alza e inizia a singhiozzare: sono i suoi figli. Si china sui lettini e bacia i suoi piccoli in preda a un pianto convulso. Lelly e io ci voltiamo ad osservare Joey e Ricky. Sono immobili, con lo sguardo imbullonato allo schermo, hanno fatto fuori una decina di sacchetti maxi di patatine e tre birre doppio malto da mezzo litro a testa. E pensare che la faccenda non li riguarda personalmente. A notte fonda e dopo molti rutti, i mariti si concedono il meritato riposo del giusto, senza nascondere un certo timore per il loro futuro in veste di padri.
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Devo dire che gli stick sono in drastico calo, dovrò ordinarne subito degli altri. Il loro numero diminuisce di giorno in giorno e ne sono passati solo sei, dall'ultima volta che Lelly e Joey sono venuti a cena da noi. L'esperienza è stata talmente divertente che abbiamo deciso di farlo diventare un appuntamento fisso, spassandocela in modo low cost. Così stasera si replica. Ripongo la confezione di stick nell'armadietto del bagno e torno di là a guardare il secondo tempo del film, sperando che la mia dannata vescica la pianti di costringermi ad andare a sedermi sul cesso a fare pipì ogni venti minuti, ormai ho la forma della tavoletta impressa sulle chiappe.
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