Patata bollente
Cerco di convincere Ricky che non sono un'incosciente sprovveduta, ma lui rimane irremovibile.
«Meglio non correre rischi, ora andiamo a casa e ti metti tranquilla a guardare la tv, ti ho comperato tutte le serie di Dottor House.» Bel colpo! Lui sa sempre come ottenere ciò che vuole.
«Vuoi deciderti a stare tranquillo? Non farei mai niente che possa mettere in pericolo il nostro gamberetto» lui mi osserva attento. In silenzio afferra le mie cose e usciamo dalla stanza. Lungo il corridoio che porta all'uscita, saluto con baci e abbracci ostetriche e infermiere. Proprio mentre la caposala mi sta deliziando con un centinaio di raccomandazioni, il telefono inizia a vibrarmi in tasca. Riesco finalmente a mettermi in fuga grazie al diversivo.
«Allora, ti hanno buttata fuori di lì o no?» chiede Lelly euforica.
«Sono libera di pascolare, sì» rispondo allegra.
«Bene, allora posso dirti che stamattina ho fatto l'ecografia, l'ovaia di destra sta per sparare, da stasera prendo possesso di Joey e lo libererò solo tra tre giorni!» Il cellulare sta per fondersi, la voce di Lelly è assurdamente alta.
«Vuoi farmi credere che inchioderai Joey al letto per settantadue ore filate?» sono esterrefatta, ma so che sarebbe capace di farlo.
«Sì ma ho organizzato una seratina speciale, con film erotici e giocattoli vari, giusto per stimolarlo un po'» confessa con la stessa naturalezza con cui mi direbbe di aver ordinato due pizze.
«Ma non fate il pick up degli ovuli, scusa?» sono letteralmente senza parole, Marilena ha superato se stessa.
«Stavolta voglio provare in modo naturale, devo darci dentro, Lex, per me un'ovulazione rappresenta un miracolo. Se dovesse andare male faremo quel dannato pick up» si schernisce offesa, giustificando una scelta a suo avviso assolutamente obbligata.
«Sul darci dentro mi trovi d'accordo con te, ma non mi pare che trasformare Joey in uno schiavo del sesso sia un'idea brillante» cerco di risultare pacata. So che lei mi considera la solita guastafeste.
«Certo, certo, a bocce ferme potrà farmi una vertenza sindacale, ora deve impegnarsi a centrare il bersaglio. Adesso ti lascio, sto per entrare al supermercato, devo comperare un paio di litri di zabaione» riattacca senza darmi il tempo di dirle quanto la considero folle. Racconto a Ricky le intenzioni di Lelly. Dopo un attimo di sbigottimento lui carica la valigia nel baule dell'auto, in silenzio. Io salgo a bordo osservandolo di sottecchi.
«Ma Joey sa qualcosa di questa faccenda oppure si ritroverà a Sodoma senza alcun preavviso?» chiede Ricky fissando davanti a sé.
«Hai intenzione di procurarti un quintale di zolfo e dare fuoco a casa loro, amore?» lo guardo divertita. Sembra sinceramente preoccupato per Joey. Conoscendo Lelly ha dei reali motivi per esserlo.
«Quella donna ha qualche problema serio» Ricky non riesce a riderci su.
«Andiamo amore, Joey non morirà di sesso. Lelly ha tutto l'interesse a tenersi il marito, non credi? Non esagererà. Di solito voi uomini vi lagnate perché non ci concediamo mai, mi pare incredibile che possiate lamentarvi dell'opposto!» Cerco di difendere Lelly, peccato che il tentativo non sembri convincente nemmeno alle mie orecchie.
«Non l'approvi nemmeno tu, ammettilo» si volta verso di me, mentre ci fermiamo a un semaforo rosso.
«Diciamo che io non farei come lei» ammetto con riluttanza, fissando la strada davanti a me.
«Posso capire che si senta schiacciata dall'orologio biologico che le strizza l'ipofisi mandando in corto le sue ovaie, ma lui non è un toro da monta!» Ricky non apprezza per niente i progetti di Lelly.
«Sono d'accordo, ma non mi sento di tentare di dissuaderla. Potrebbe essere un casino per lei ottenere un'altra ovulazione» cerco di difendere le scelte discutibili di una Lelly disperata.
«Rimane il fatto che lui non è un donatore di sperma bensì un candidato padre, merita un minimo di rispetto. Mi pare che Joey non abbia alcun margine di manovra, che decida tutto lei in modo totalmente arbitrario» Ricky è decisamente incazzato.
«Lelly è autoritaria, siamo d'accordo su questo, ma vista la situazione possiamo fare uno sforzo per capire i suoi metodi poco ortodossi»
«Tu lo faresti, in quelle stesse circostanze?» indaga fissandomi dritto negli occhi.
«No. Non credo. Ma considera che è difficile giudicare una situazione del genere dal di fuori. La disperazione a volte ti spinge a fare scelte che in condizioni normali reputeresti ripugnanti.» Mi accarezzo piano la pancia, lo sguardo basso.
«Tu non lo faresti. Lelly è ostaggio di ormoni e follia, ma di base ha anche un carattere pazzesco. Pessima combinazione» intercetta il mio movimento e mi guarda con aria interrogativa e preoccupata.
«Non ho dolore, sto solo accarezzando la pancia» lo tranquillizzo prima che scatti il terzo grado e chiami l'elisoccorso. Intanto siamo arrivati a destinazione.
«Siamo sicuri?» il suo sguardo è più penetrante di uno scanner. Entriamo in casa.
«Giuro» mi faccio la croce sul cuore in modo scenografico.
«Voglio fidarmi, ma ti terrò d'occhio, d'accordo?» mi abbraccia e io gli mordicchio il collo. Quel collo mi scatena pensieri libidinosi in continuazione. Lui si scioglie dall'abbraccio e mi prende per mano, diretto in camera. Purtroppo non per dar sfogo ai miei pensieri arrapati. Un magnifico mazzo di fiori troneggia sul tavolino tondo, accanto alla finestra. Sono senza fiato. Sul letto è steso un favoloso copriletto dai colori allegri e caldi, sul quale ci sono un mucchio di cuscini colorati e un sacco di dvd nuovi di zecca. Una tv da trentadue pollici ha sostituito quella che avevamo prima del mio ricovero, da ventidue. Guardo Ricky con gli occhi sgranati.
«Oddio, hai rapinato Babbo Natale? È tutto favoloso, grazie amore!» gli tempesto il viso di baci, stringendolo fino quasi a togliergli il fiato.
«Ora dovrai riposare e arrivare al parto in forze, chiaro?» il suo sorriso è dolcissimo, gli direi di sì, qualunque cosa mi chiedesse.
«D'accordo, ma a patto che le nostre coccole serali siano irrinunciabili» inutile dire che tenermi lontana da lui è come tentare di privarmi dell'ossigeno.
«Purché si tratti di attività gamberetto-compatibili» replica ammonendomi.
«Il cucciolotto non si accorgerà di nulla, stai tranquillo» dichiaro solennemente.
La nottata vola e la mattina seguente, al mio risveglio trovo un biglietto al posto di Ricky, che è già andato al lavoro. Che palle... Avrei voluto salutarlo! E strapazzarlo di baci. Mi alzo stizzita, con la vescica che sta per esplodere. Guardo l'ora, sono le nove. Decido di chiamare Lelly, forse rimedierò un quarto d'ora di pausa per il povero Joey.
«Ciao negriera del sesso, come ve la state passando?» le chiedo curiosa.
«Lascia stare, Lex, ho la patata con le bolle, devo camminare a gambe divaricate» mi risponde con voce lamentosa. Cerco di soffocare una risata, senza riuscirci.
«Ma che dici? Scusa, ma quante volte l'avete fatto? Joey è ancora vivo?» le chiedo senza smettere di ghignare.
«Vivo e vegeto, si è scolato mezza bottiglia di zabaione e me l'ha fatta pagare!» Lelly sembra sul punto di mettersi a piangere. Troppo sesso secondo i suoi standard? Allora è davvero troppo. Devono averlo fatto almeno quindici volte! Wow! Il tempo di latenza di Joey dev'essere attorno ai cinque minuti o giù di lì. Notevole. Mi si stampa in faccia un sorrisetto compiaciuto.
La pupa ha avuto ciò che si merita.
«Accidenti, mi sa che ti ha messo al tappeto per qualche giorno» commento in modo spietato.
«Qui l'unica ko per ora sei tu, io a costo di finire in coma non smetterò di fare l'amore, finché i giorni potenzialmente fecondi non saranno passati. Dopo di che possono anche ingessarmela» ringhia inferocita.
«Non ti sembra di esagerare un tantino?» non posso credere che con le vesciche nella vagina sia dell'idea di andare avanti a oltranza. Ma da Lelly ci si può aspettare anche molto di peggio!
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