Il mio dolce Scaldabagno
«Ho assunto un gruppetto di persone che si occuperanno di raccogliere i dati, catalogarli e filtrare le candidature in base a precisi requisiti. Tanto ci sono gli sponsor a pensare alle loro buste paga» precisa al colmo dell'euforia. Ovvio che rimanga vaga e non specifichi cosa intenda per gruppetto di persone. Il numero può andare da venti a duecento.
«Devo dire che non hai lasciato nulla al caso, davvero notevole, brava» rispondo sperando di non trovarmi un esercito di persone da gestire e pagare.
«Detto da te è come ottenere un Oscar, grazie!» dice esaltata.
«Dai, non esageriamo. Allora, abbiamo la location, gli sponsor, il catering, la selezione delle stiliste, cosa manca?» Occorre fare il punto della situazione.
«I nostri abiti tesoro!» esclama come se la faccenda fosse di rilevanza interplanetaria.
«Spero di non somigliare già a uno scaldabagno quando dovrò indossarlo» replico preoccupata, accarezzandomi la pancia.
«Uno scaldabagno? Ma che diavolo vai dicendo?» Lelly ride al punto da provocarsi le convulsioni.
«Ricky dice che con il pancione sarò il suo dolce scaldabagno. Un amore con tendenze idrauliche. Temo che mi farà fare anche il controllo dei fumi, per essere certo che sia a norma» le confido sorridendo.
«Che carino! Devo dire che è una trovata davvero romantica» e ricomincia a ridere.
«Ognuno dimostra l'affetto a modo suo, Ricky non è melenso, esprime il suo amore in un sacco di altri modi» ringhio.
«Siamo d'accordo, ma definirti uno scaldabagno...»
«Se non altro è originale» e scoppio a ridere.
«Contenta tu... Occorrerà pensare a un abito da fibrillazione in grado di contenere anche lo scaldabagno e rendere sexy il lato idraulico di te» stabilisce con tono professionale, poi torna a smascellarsi, iniziando pure a tossire. È sul punto di procurarsi un broncospasmo.
«Io avrei un paio di idee, dovrei esporle alle stiliste per far fare dei bozzetti» commento, giusto un attimo prima che lei interrompa la comunicazione, chiamata da non so chi che urla il suo nome.
Poco dopo sono seduta in salotto con Ricky che mi guarda curioso. Gli sorrido con aria provocatoria.
«Quand'è che vuoterai il sacco?» mi chiede a bruciapelo.
«Non ho intenzione di farlo, inutile che tu t'illuda di estorcermi qualche informazione» sento qualcosa di poco piacevole provenire dal mio stomaco. Mi alzo dal divano e copro la distanza che mi separa dal bagno in un secondo. Sto vomitando anche quello che ho mangiato da piccola. Dio che schifo! Passo il successivo quarto d'ora a lavarmi la faccia e i denti, nella speranza di togliermi quel sapore orrendo dalla bocca. Mi guardo allo specchio, ho un'aria davvero indecente. Inutile precisare che l'idilliaca fase delle nausee è ufficialmente iniziata. Forse era meglio che stessi zitta, me le sono cercate.
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