Capitolo ventotto

Sappiamo bene di non poter rubare a Lille. Non possiamo procurarci né cibo, né vestiti, dobbiamo accontentarci di quelle pochissime cose che abbiamo. Siamo decisamente alla deriva, me ne accorgo passo dopo passo.

Louis cerca di camminare come un essere umano comune, ma è chiaro dalle espressioni sul suo viso che stia soffrendo come un animale al macello. Io mi guardo attorno con l'ansia che mi circonda lo stomaco.

La gente qui è meno accogliente di Arras, e non ho nessun'intenzione di passare qui una notte, nonostante il Sole sia calato. Adesso che c'è buio e che solo i lampioni fanno luce, mi sento in pericolo perché non abbiamo nessun posto dove dormire.

Decidiamo di andare in stazione, scoprendola gremita di persone che aspettano il treno per andare a Dunkerque. Mi aspettavo di trovare Controllori girare nel pieno centro città, ma così non è stato. Ciononostante, questo non ha alleviato le mie angosce.

Mi stringo ad Harry mentre aspettiamo che il treno arrivi, infreddoliti ed affamati, deboli e stanchi, provati. Il nostro viaggio verso la libertà diventa sempre più difficile, ed io sempre più scettica. Le mie dita si sono abituate al contatto con la pistola, come se sapessero già che il momento di usarla si sta avvicinando.

C'è un fischio e poi delle luci che arrivano veloci, illuminando l'intera banchina. Mi aspetto di trovare Controllori che, armati, scendono dal treno in arrivo per controllare i passeggeri, ma così non è. A Lille non scende nessuno. Ma saliamo tutti, lasciandoci il vuoto e il buio alle spalle.

***

Il paesaggio buio si muove rapido da oltre il finestrino. Abbiamo trovato uno scomparto libero e successivamente si sono seduti altri due ragazzi insieme a noi, per questo stiamo in silenzio.

Adrien ed Harry ogni tanto si alzano e controllano che il corridoio sia vuoto e che nessun Controllore stia arrivando verso di noi. È un terrore costante, che non mi permette di chiudere occhio.

Louis è seduto scomposto, ma dal suo viso capiamo benissimo che stia soffrendo. Dovremmo medicargli la ferita, ma non abbiamo modo né spazio. Non ci fidiamo minimamente dei due che si sono aggiunti, e che stanno zitti esattamente come facciamo noi. Percepisco dagli sguardi rapidi di Harry, che anche lui sia parecchio angosciato.

Il mio sguardo non fa che vagare fuori, con la fronte poggiata contro il finestrino freddo e le braccia incrociate al petto. È Adrien che si alza per controllare che fuori, nel corridoio, vada tutto bene, mentre io sospiro stancamente.

« Da dove venite? » Louis si rivolge ai due estranei, che lo guardano immediatamente. Sono sorpresi tanto quanto me ed Harry.

Uno dei due, coi capelli neri e gli occhi blu, si decide a rispondere.

« Roubaix »

Louis annuisce.

« E dove siete diretti? »

Harry vorrebbe riprenderlo, ma si trattiene dal farlo perché il suo accento potrebbe tradirlo.

Stavolta è il secondo ragazzo che risponde, coi capelli leggermente più chiari ma lo stesso colore di occhi. Devono essere fratelli, penso.

« Dunkerque, ovviamente. » dice in tono ovvio. « Voi no? »

« Certamente. » fa subito Louis. « Stavo solo cercando di conversare. »

« Lavoriamo lì. » aggiunge il primo, più disponibile. « Il Governo francese ci ha designati al controllo dei traghetti diretti a Calais. »

Louis annuisce, mentre dallo sguardo di Harry evinco una certa agitazione.

« Voi? » chiede il secondo, più distante.

Louis scrolla le spalle con noncuranza. « Torniamo a casa. »

Harry lo guarda subito. È per caso impazzito? Io lo osservo sgomenta, ma dalla sua espressione strafottente non capisco cosa stia cercando di fare.

« Io e mia sorella siamo scesi fino a Parigi per recuperare mio cugino giusto in tempo. » aggiunge.

« In tempo per la rivolta? » domanda il primo, incuriosito.

« Esatto, per quello scempio che sta succedendo. Gente insulsa priva di valori che tenta di rovesciare qualcosa che ci permette di vivere. È tutto senza senso, per me. » commenta con finto sdegno. Quasi quasi gli credo perfino io. Continuo ad ascoltarlo sgomenta. « L'altro che è con noi, il grassone, quello è mutilato. Era uno della rivolta, prima che lo acciuffassero e che gli tagliassero la lingua. Adesso lavora per il Governo, per questo è con noi: ci sta scortando. Fortuna che mio zio lavora alla Centrale di Parigi. »

Il secondo ragazzo sorride ed annuisce. « Almeno voi siete in quattro, potete farvi compagnia. »

« Beh, mica più di tanto. Passiamo gran parte del tempo a litigare, non è così? »

Louis ci guarda ed esplode in una finta risata, a cui mi sforzo di aggiungermi. Harry sorride appena, troppo impacciato.

« Speriamo che il viaggio non duri troppo a lungo. » dice il primo ragazzo. Louis annuisce con un sorriso sottile.

« Già, speriamo. »

Adrien rientra giusto in tempo per assaporare il silenzio. Si mette a sedere senza farci segno di niente; questo significa che, per ora, è tutto tranquillo.

***

Louis si è addormentato con la testa ciondolante, e anche i due insieme a noi sono crollati in fretta. Adrien guarda fuori insieme a me, mentre Harry è concentrato ad osservare il pavimento.

Il cielo è nero come il carbone, non c'è la luna, o almeno io non la vedo, e le luci di questa carrozza sono così luminose da infastidirmi. Non credo potrei dormire in queste condizioni, soprattutto per l'ansia che mi sta divorando.

Il treno fa una svolta e Louis dondola contro Adrien, ma non si sveglia. Harry lo guarda qualche istante, prima di rivolgermi lo sguardo. È distrutto, stanco e provato. Tento di sorridergli per infondergli un po' di coraggio e fiducia, ma lui non risponde.

Fuori, nel corridoio, si sente qualcosa sbattere, e successivamente ci sono delle voci molto forti, maschili. Harry raddrizza subito la schiena e Adrien si volta verso la porta del nostro scomparto.

Io aggrotto la fronte e seguo con lo sguardo Harry, che si alza e si sporge per controllare. Impiega meno di tre secondi, per capire cosa stia succedendo.

« I Controllori! I Controllori! » esclama, avventandosi su Louis e svegliandolo bruscamente.

Adrien si alza subito e tira fuori la sua pistola, mentre io cerco di sorreggere Louis che, svegliatosi ed alzatosi all'improvviso e in fretta, si lamenta subito dei dolori lancinanti. Anche gli altri due passeggeri si svegliano, guardandoci sbigottiti.

Harry si fa avanti nel corridoio, mentre Adrien aguzza la vista, con la pistola pronta. L'inglese si volta verso me e Louis.

« Andate da quella parte, io e Adrien penseremo a loro. »

« Cosa? » sbotto subito. « Voi venite con noi! »

« Vi seguiamo, ma voi muovetevi! Trova la prima uscita che vedi, salteremo giù dal treno. »

Adrien fa partire il primo colpo di pistola, ed Harry mi incita ad andare, prima di affiancare l'amico.

« Dove hai la pistola? » mi chiede Louis, mentre lo trascino con me lungo il corridoio, ma verso la direzione opposta rispetto ad Harry e Adrien.

« In tasca. » gli rispondo.

« Molto utile messa lì. » è un commento ironico e pungente, e gli rispondo guardandolo in cagnesco.

« Se preferisci ti lascio qui da solo. »

Non replica e continuiamo ad andare avanti, con Harry ed Adrien che ci seguono indietreggiando e sparando.

« Cosa succede qui? »

Il Controllore sbuca da dentro uno degli scomparti, immobilizzandomi immediatamente. I suoi occhi si allargano e sento il mio cuore battere all'impazzata, mentre capisco che ci ha visti e che ci riconosce: siamo io e Louis, due ricercati, fuggiaschi e ribelli.

La mia mano cerca e trova immediatamente la pistola, e prima ancora che me ne renda conto gli ho sparato due colpi al petto, facendolo cascare al suolo senza vita. Lo guardo sgomenta, incapace di realizzare che sono stata io ad ucciderlo. L'ho fatto di nuovo.

Afferro Louis per il braccio e lo tiro con me, mettendomi a correre come se potessi scappare dalle mie azioni, attraversando una porta scorrevole e fermandomi in mezzo ad essa.

Sento un forte botto e diversi spari, così mi volto e Adrien ed Harry si stanno scontrando con dei Controllori all'interno di uno scomparto. Alla mia sinistra c'è la porta per uscire, ci siamo quasi.

Sto per urlare il nome di Harry e sparare nella sua direzione per avvantaggiarlo e lasciare che ci raggiungano, quando il rumore della porta di fronte a me cattura la mia attenzione.

Ruotando il corpo dall'altro lato, sento che tutti i miei muscoli si pietrificano uno dopo l'altro, mentre sprofondo in un oceano di acqua gelida.

« Tristan » soffio, lasciando andare il braccio di Louis.

Mio fratello mi fissa attonito, la divisa da Controllore logora, e spettinato, con uno zigomo gonfio e gli occhi vitrei e sgomenti. Non ci diciamo niente, restiamo a guardarci per secondi che mi sembrano infiniti, quasi non sento più il treno che corre, gli spari e le colluttazioni di Harry e Adrien.

« Aline! » l'urlo di Louis mi perfora le orecchie e mi risveglia dallo shock, obbligandomi a notare il secondo Controllore che mi punta una pistola contro. Tristan reagisce troppo in ritardo per fermarlo, e lui preme il grilletto. Solo che la pallottola non mi colpisce. No. Non lo fa.

Perché in mezzo si è messo Louis Tomlinson.


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