Capitolo ventisette

Mi sento tremendamente pesante quando, con Harry, torniamo nella nostra stanza. È come se, ad ogni passo, stessi perdendo un istante in più della mia vita. Come se fossi prossima al patibolo.

« Stai bene? » Harry inizia sempre le conversazioni così, come se non volesse fare troppa pressione o essere invadente. Come se volesse farsi strada tra le mie paure in maniera delicata, senza sapere che sta camminando su un prato di spine.

Mi limito ad annuire in silenzio.

« Non hai detto mezza parola per tutta la sera. » mi fa notare.

Io scrollo le spalle, dirigendomi verso il mio letto.

« Non ne avevo il motivo. » replico.

Sta in silenzio per un po', poi sospira molto rumorosamente. La sua voce riempie di nuovo l'intero ambiente.

« So che Louis è molto aggressivo con te, ma gli passerà. »

« Ne sei sicuro? » lo dico quasi in tono di scherno, stringendo i pugni. « Io non credo affatto. »

Non risponde, e questo non fa che alimentare i miei problemi e le mie paranoie più grandi.

« La verità è che Louis ha ragione ad avercela con me, perché sono soltanto un enorme peso. »

« Non è vero. » Harry replica subito, con un impeto inaspettato.

« Sì invece. » ribatto io, ferma nelle mie convinzioni. « Non riesco nemmeno a prendere una pistola in mano senza pensare a... »

Le parole mi si incastrano in gola. Sento un groppo enorme annodarsi nella mia laringe e bloccarmi le corde vocali. Devo spostare lo sguardo per evitare che, guardando Harry, le lacrime comincino a macchiarmi il viso, mostrando le mie debolezze già scoperte.

« Non volevo ribellarmi. » sussurro. « Volevo soltanto smettere di sopravvivere e vivere per davvero. »

Se ripenso a tutto quello che ho visto, mi sembra di essere in un incubo orribile.

« Invece sono diventata un'assassina, una bugiarda ed una ladra. » aggiungo, indicando gli abiti che indosso e che, con Adrien, abbiamo rubato da un negozio non lontano dall'albergo. Non ho niente con me. Nemmeno dei vestiti puliti. Ma questa non è una scusa valida, Aline.

« Non sei niente di tutto questo. » Harry scuote la testa e mi guarda con dispiacere.

« Ho sparato, ho mentito ed ho rubato. » marco io. « Questo fa di me un'assassina, una bugiarda ed una ladra. » ripeto le stesse parole, sperando che perdano il loro significato. Ma non succede.

Harry mi si avvicina subito, racchiudendo il mio viso tra le sue mani. Mi guarda così intensamente che gli angoli delle mie labbra si incurvano verso il basso.

« Ascoltami bene, » parla piano, perché non c'è bisogno di un tono di voce alto. « tu non sei un'assassina, né una bugiarda e tantomeno una ladra. Le cose che stanno succedendo non accadono a causa tua, e tu puoi essere la ragione per mettere una fine a tutto questo. »

Deglutisco senza rispondere, perché non so come si fa.

« A volte il sentiero giusto non è quello più facile. » continua.

« Ma perché io? » la mia voce si incrina. « Perché non poteva capitare a qualcun altro? »

Harry mi sposta un ciuffo di capelli dal viso, continuando ad accarezzarmelo.

« Perché non tu? »

« Perché sono debole... e ho paura. »

Le sue mani continuano a toccarmi con delicatezza, come una ninna nanna. È l'unica culla che posso avere ora.

« Se sei qui significa che non sei affatto debole. Ti dobbiamo la vita, questo non è poco. »

Socchiudo gli occhi e scuoto impercettibilmente il capo, come a scrollarmi di dosso tutta la negatività che mi spegne.

Mi sembra di non avere un posto. E di non potermelo creare.

***

Lasciamo l'hotel e Arras prima ancora che il Sole sorga, e non lo vedo illuminare la via perché mi chiudono di nuovo nel vano posteriore.

Louis è più scorbutico del solito, ma non se la prende con me. Le occhiaie sui nostri volti dimostrano che nessuno ha dormito, nemmeno Adrien che deve guidare.

Harry tiene le armi al suo fianco, mi ha lasciato una pistola che ogni tanto sfioro con le dita, per ricordarmi che c'è e che, prima o poi, dovrò utilizzarla.

Canticchio il motivetto della canzone preferita di mia madre, per coprire il silenzio atroce che ci accompagna in questo viaggio estenuante. Louis forse vuole dirmi di stare zitta, ma vedo gli occhi di Harry che, fulminei, si scagliano contro di lui non appena tenta di dire qualcosa.

Non canto molto a lungo, comunque. Lo faccio solo per me, per trovare qualcosa da fare, perché dormire è diventato complicato, e stringere la pistola mi fa venire i brividi.

Siamo diretti a Lens, come ci ha suggerito Louane, e procediamo ad una velocità così bassa che a volte mi domando perfino se ci stiamo muovendo per davvero. Quando la mia testa ciondola in avanti, capisco che siamo in movimento.

Harry si sporge di tanto in tanto per controllare, scoprendo che non siamo soli sulla strada, ma ci sono altre vetture.

« Non è un cattivo segno, » dice. « potremmo passare più inosservati, se non siamo gli unici in strada. »

Io ho comunque paura.

Chiediamo ad Adrien di fermarci per medicare la ferita di Louis e cambiargli le bende. Harry, che ha visto come si fa da Louane, è quello che si premura di operare, mentre io cerco di dargli una mano. Louis non si trattiene dall'imprecare in maniera piuttosto colorata, ma mi sarei stupita del contrario.

Harry non si lascia frenare dalle sue lamentele, e non impiega troppo tempo, rimettendo poi il cugino nella stessa identica posizione di prima.

« E cerca di non lamentarti troppo, se ci riesci. » lo rimprovera, prima di sedersi al mio fianco, abbastanza vicino da sfiorarmi per sbaglio. Adrien riparte e ci rimettiamo in carreggiata.

***

Siamo in viaggio da un po' quando Adrien batte due colpi sulla grata, facendoci trasalire tutti e tre.

Harry si mette immediatamente in ginocchio, controllando. Louis cerca di imitarlo, issandosi con delle smorfie di dolore, mentre io resto immobile.

« Che c'è? » chiede il francese. Harry deglutisce.

« La strada è bloccata. » dice, e i miei occhi si allargano immediatamente.

« Bloccata? » ripeto, e Louis si rimette a sedere con l'espressione dubbiosa e preoccupata. I suoi occhi incontrano i miei e per una volta sento che siamo sulla stessa barca.

Harry si nasconde abbassandosi, ma tenendosi ben attento ad ogni minimo rumore. Il furgone, infatti, si ferma dopo pochissimo, e Adrien abbassa il finestrino.

« Le strade per la ferrovia sono bloccate. » dice una voce maschile, appartenente a qualcuno che non mi è concesso vedere. « Per il treno per Calais dovete andare fino a Lille e prendere quello che va a Dunkerque, dove ci sono alcuni traghetti che vi porteranno direttamente al porto, d'accordo? »

Adrien annuisce con la testa, probabilmente, perché non sento alcuna risposta, e l'uomo poi saluta educatamente, spostandosi altrove. Adrien fa qualche manovra per tornare indietro e cambiare strada.

Io guardo Harry, confusa.

« Lille? » ripeto. « Louane aveva detto di stare alla larga da Lille perché il confine col Belgio è pieno di truppe di controllo. »

Lui annuisce. « Lo so. Ma non sembra che abbiamo altra scelta. »

Louis sospira molto rumorosamente.

« In pratica stiamo andando nelle fauci del lupo. »

Harry ha la mascella contratta e non ci guarda. Torna a sedersi, più nervoso che mai. Io non so che dirgli per farlo calmare, perché sento che l'agitazione si impossessa di me.

Adrien continua a guidare verso il nostro patibolo. Le mie dita si stringono attorno alla pistola, e sono certa che dovrò usarla molto presto.

***

Sto dormendo quando il furgoncino si ferma. È Harry che mi sveglia con delicatezza, ed io non mi ero nemmeno accorta di aver chiuso gli occhi. Scopro che il vano è aperto e il Sole sta calando.

« Vieni, lasciamo qui il furgone. » mi dice, porgendomi una mano per seguirlo.

Mi conduce fuori ed io, ancora addormentata, tengo la pistola stretta nella mano destra.

Siamo in mezzo ad una campagna cosparsa da alberi alti e robusti, con le chiome grandi e ricche di foglie verde scuro. I raggi del Sole tramontante si infiltrano prepotenti tra i rami, ma non sono abbastanza forti da riscaldarmi. Non c'è niente attorno a noi, se non una piccola stradina in salita.

Adrien, goffo ed impacciato, getta della benzina all'interno del furgone, ed io sgrano gli occhi.

« Che fai? » esclamo.

« Per che cosa credevi avessimo tutte quelle taniche di benzina? » mi risponde Louis, con tono di scherno. « Per darci fuoco se avevamo troppo freddo? »

Lo trovo poggiato contro il tronco di un albero, con entrambe le mani sulla ferita che, evidentemente, gli fa ancora male.

Harry ha le braccia incrociate ed osserva attentamente Adrien che svuota anche la seconda tanica, bagnando ogni angolo del mezzo. Quando termina quest'operazione, tira fuori un accendino e sospira. Lo accende con un semplice click e, mantenendosi a debita distanza, dà fuoco a quello che è stato il nostro ultimo rifugio.

Harry mi tira indietro, mentre le fiamme divampano e ci colorano i visi delle stesse tonalità del cielo. Adrien ci raggiunge rapido, lasciandosi il furgone alle spalle. Non dice niente, ma prende uno zaino in spalla e inizia a camminare verso Louis, afferrandogli un braccio e portandoselo sulle spalle.

Lo osservo avviarsi per la strada in salita, in silenzio. Sono quasi certa che, anche se avesse potuto parlare, non avrebbe avuto le parole adatte per descrivere questo momento.

Harry sta ancora guardando le fiamme che divorano il furgone, quando mi volto verso di lui.

« Harry? » mi basta chiamarlo una sola volta, per sapere che mi sente e che è ancora qui con me.

Contrae un poco la mascella, poi mi raggiunge piano.

« Andiamocene da qui. » dice in un sussurro rattristato e afflitto, mentre incastra le sue dita tra le mie e segue Adrien e Louis.

È soltanto una volta giunti in cima alla salita, che ci fermiamo. Davanti a noi, solo Lille.


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