Capitolo ventiquattro
Josée vuole a tutti i costi che dorma insieme a lei. Ma io non dormo affatto.
Credo che Louane sia ancora con Louis. È riuscita ad estrapolare il proiettile e a curargli la ferita, evitando che si infettasse e che peggiorasse.
Fisso il nulla di fronte a me, stanca, spossata e agitata. Sono molto confusa e non riesco a liberarmi di quest'angoscia che mi opprime. Si è ribaltato tutto quanto nel giro di qualche istante.
Mi sento scomoda, immobile in questa posizione, perciò mi volto per controllare Josée: sta dormendo beatamente. Vorrei poter avere la sua serenità, e ancora un tetto sotto cui stare. Adesso che la Corte dei Miracoli è stata trovata, non so dove andrò. Devo parlare con Harry.
Mi muovo piano, mettendomi prima a sedere, con la testa pesante per i troppo pensieri, e poi scendo dal letto cercando di non fare il minimo rumore. La camera di Louane è chiusa, so che Harry ed Adrien hanno spostato Louis lì dentro, per permettergli di riposare un po'.
Scendo piano le scale, trovando Adrien addormentato sul divano in soggiorno, che russa beato, con una mano sotto la guancia e l'altra penzolante. Voci basse arrivano dalla cucina, in cui trovo Harry e Louane, entrambi che fumano. Non ho mai visto Louane fumare, non sapevo nemmeno che lo facesse. Harry è il primo che mi vede.
Ha gli occhi scavati in due profonde occhiaie, è bianco come un lenzuolo e si è lavato via il sangue dalle mani. Louane mi sorride appena.
« Hai dormito un po'? »
Scuoto la testa, entrando nella stanza. Mi siedo con loro, in silenzio.
« Come sta Louis? » chiedo.
« È di sopra che dorme. Deve recuperare un sacco di forze, ha perso parecchio sangue. »
« Quanto gli ci vorrà? »
Louane scrolla le spalle. È esausta.
« Qualche giorno. »
I miei occhi saettano subito su di Harry, che ha lo sguardo fisso nel nulla.
« Non avete tutto quel tempo. » gli dico. Lui mi guarda subito.
Scuote la testa, cosciente della situazione tragica in cui ci troviamo.
« Potete restare qui quanto volete. » dice subito Louane.
« No. » sentenzia invece Harry. « Se restiamo qui è troppo pericoloso. Non possiamo causarvi altri danni. »
Louane sospira, non ha voglia di ribattere.
« Partiremo non appena Louis si sveglia. »
« E io? » domando, incerta. « Cosa farò io? »
Harry punta i suoi occhi nei miei. Sono di un verde difficile da descrivere. Ci leggo dentro un sacco di cose, tra cui paura ed insicurezza, ma voglia di andare via.
« Tu verrai con noi. »
Sbatto un po' gli occhi. Perfino Louane lo guarda sorpresa.
« Non ti lascio qui. » continua.
Non so bene come mi sento. So che se restassi con Louane e Josée, potrei metterle in grave pericolo solo con la mia presenza. Ma so anche che non sono pronta ad affrontare questo viaggio. Mi sembra di andare dritta tra le braccia della morte, in entrambi i casi.
E forse, preferisco morire al fianco di Harry, che con il pensiero di lui lontano da me e in pericolo. Dopotutto, è l'unico che non mi sta abbandonando al mio destino, ma mi sta accompagnando verso una prospettiva migliore.
« Cosa dirà Louis? » gli chiedo.
Socchiude gli occhi. « Niente. Non dirà niente. »
« Dove siete diretti? » domanda Louane, spegnendo la sua sigaretta. Harry la guarda con sospetto.
« Stai tranquillo, non dirò niente. »
Io non ho paura che possa dire qualcosa. Ho paura che possa involontariamente mostrarlo. Nessuno è immune ai sieri. Ma Louane sembra decisa a voler avere una risposta.
« Calais. » dice allora Harry. Non ci sono mai stata. Lui continua a parlare. « Il porto fa partire delle navi che arrivano dritte a Dover, nel sud dell'Inghilterra. I francesi che vengono richiamati a Parigi per i controlli passano da lì. »
« L'hai fatto per venire fino a qui? » chiede ancora Louane. Harry annuisce.
Devono aver parlato parecchio, mentre non c'ero. Ed io non ho mai pensato di chiedere a Harry come sia arrivato fin qui, come sia entrato a far parte di tutto questo. Immagino che per lui debba esser stato atroce, per questo si prende cura di me e non mi lascia andare. Non so più se sono io ad avere bisogno di lui, o il contrario. Forse, siamo semplicemente due pezzi dello stesso puzzle.
« Avete una cartina con voi? »
Lui annuisce.
« Posso vederla? »
Harry non si fida di Louane, ma in qualche modo le dà retta. Esce per recuperare la cartina dal furgoncino, tornando in casa infreddolito. Louane la apre sul tavolo, appiattendola per bene. La osserva a lungo, e noi con lei.
« Pensavamo di passare di qua, costeggiando il mare. » dice Harry, indicando con un dito una strada che passa per Beauvais e Boulogne-sur-Mer. Louane scuote subito la testa.
« No. Beauvais gestisce l'aeroporto e lì trovereste un sacco di agenti che vi ucciderebbero senza esitazione. Non riuscireste ad arrivare nemmeno ad Amiens. » dice. Harry corruga la fronte. Evidentemente non lo sapeva.
« Passate di qua. » il dito di Louane percorre una lunga strada. « Per Arras e Lens. La gente è molto più tranquilla, pochissime pattuglie di polizia e Controllori e potreste addirittura trovare qualche posto in cui passare la notte. »
Io seguo il suo dito e le sue indicazioni. Memorizzo i nomi, le strade. So che non li dimenticherò.
« Ma state lontani da Lille. » continua.
« Perché? »
« Il confine col Belgio è tappezzato di controlli di ogni tipo. Non riuscireste ad andare verso Calais. È troppo pericoloso. »
Harry annuisce. « D'accordo. »
« Come fai a sapere tutte queste cose? » chiedo, prima ancora di rendermene conto. Louane ed Harry mi guardano, ma poco dopo anche lui rivolge le sue attenzioni alla donna. Lei mi sorride e mi accarezza una guancia. Mi sembra quasi di sentire la mano di mia madre. La mano della donna che mi ha messa al mondo e che mi ha abbandonata, e di cui non ho notizie.
« È facile sapere queste cose quando fai parte della ribellione. »
Io resto senza parole, molto più di Harry, che forse in qualche modo l'aveva sospettato. Louane non può essere una ribelle. Lei, che fa l'infermiera in ospedale, madre della mia migliore amica. Sospira, decodificando il mio sguardo.
« Tua madre lo sapeva, per questo ti ha affidata a me. Non aveva idea che tu fossi già in contatto con dei ribelli. »
« Fuggiaschi. » la corregge Harry. Lei gli rivolge una misera occhiata, prima di continuare.
« Non tutti si rifugiano alla Corte dei Miracoli. Molti di noi sono infiltrati tra le più grandi cariche. Se così non fosse stato, niente di tutto questo sarebbe accaduto, e i ribelli non sarebbero mai esistiti, estirpati fin dal principio. »
Penso al fratello gemello di Malo, che lavora in Centrale. Penso a Victoire. A Tristan. Forse anche lui non è completamente dalla loro parte. Forse mio padre è ancora vivo.
« Josée lo sa? »
Louane scuote la testa.
« Non ancora. »
« Devi dirglielo. » la guardo dritta in viso. « Devi dirglielo, Louane. Non si merita questo. »
Lei aggrotta la fronte, ed io mi sento avvampare. Voglio piangere ancora.
« Non voglio che pensi che sua madre sia una bugiarda e che non possa fidarsi di lei. Non devi lasciare che succeda ciò che è accaduto a me e alla mia famiglia. »
Deglutisce. Se ripenso con insistenza a ciò che mia madre e mio padre mi hanno nascosto, sento una rabbia enorme nei loro confronti. So che l'hanno fatto per proteggermi, ma forse hanno solo peggiorato le cose.
Louane annuisce piano. Voglio proteggere Josée fino alla fine. Qualsiasi essa sia.
***
Louis Tomlinson e Aline Dupont sono i nomi dei primi ricercati. La mia foto e quella di Louis passano ai notiziari come se avessimo causato noi, tutto questo. Alla TV, i miei occhi vedono cose che non avrei mai pensato di vivere: la Corte dei Miracoli è stata rasa al suolo, i corpi dei ribelli giacciono ammassati in pozze di sangue, alcuni carbonizzati. Non riconosco Malo.
Louane dice che chi stava alla Corte erano piccoli gruppi di ribelli emarginati dalla società. Quelli più scalmanati, privi di controllo o misure. I più pericolosi, sono ancora radicati all'interno della città, possono essere ovunque, vicini di casa, l'edicolante, lo stesso giornalista.
« Si muoveranno presto. » dice, le braccia incrociate e la luce della televisione che le illumina il viso. « La Centrale è convinta di aver sconfitto la minaccia, ma non sa che ha solo alimentato la fiamma. »
È come se nella Corte ci fossero stati i figli. Adesso saranno i genitori a muoversi e a combattere.
Louis si sveglia all'alba, con la pioggia che scende sul fuoco della rabbia ancora acceso. La ribellione è appena iniziata. Harry dice che dobbiamo andare.
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