Capitolo sedici
A casa mia c'è un trambusto non indifferente. I mobili sono stati spostati, il soggiorno è sottosopra, gli scaffali e le mensole della cucina sono completamente in disordine e c'è un silenzio snervante.
« Mamma? » chiamo, piano. Sono corsa qui il più in fretta possibile, completamente fradicia, ma non ricevo alcuna risposta. Tiro su col naso e salgo al piano superiore.
« Mamma? » dico ancora, stavolta a voce più alta. Niente. Sono sola e questo caos mi turba parecchio, agitandomi e provocandomi un'ansia che fatico a gestire. Le mie mani iniziano a tremare. Dov'è mia madre?
Corro in camera di Tristan e la spalanco, è tutto a soqquadro e non capisco cosa sto guardando. I cuscini sono rotti, il letto è disfatto, i libri di mio fratello sono riversi a terra in pagine ridotte a brandelli. Il mio cuore pompa troppo rapido per permettermi di agire con razionalità e calma.
Mi dirigo subito in camera mia aspettandomi di trovarla nelle stesse identiche condizioni. Ma non è così.
È tutto in ordine e per la prima volta, come se fossi un'estranea che visita casa nostra, percepisco il lieve profumo che tinge la mia vita. Sulla scrivania, messo un po' a caso, spicca un foglio di carta che ero sicura non ci fosse quando sono uscita.
Mi avvicino piano, come se non avessi corso per chilometri e non fossi sul punto di avere una crisi di panico. I miei abiti gocciolano sul pavimento così come le punte dei miei capelli, e le mie dita afferrano il biglietto con una sicurezza che non mi riconosco. Bagno un poco la carta, avvicinandola al viso per leggere. È la scrittura di mia madre. Ed io crollo parola per parola.
"Aline, se leggi queste parole significa che sei sola. Io non posso aiutarti.
La nostra famiglia ha perso un tassello importante, è stata ammaccata come una mela col verme, e ne siamo stati infettati tutti. Tuo padre ha cercato di proteggerci, ma sa bene che non durerà a lungo. Se dovessero trovarci, lui non sarebbe più utile, e di conseguenza non avremmo più nemmeno la speranza di rivederlo. Non sono comunque sicura che, di questo passo, questo desiderio possa divenire realtà.
Sei l'unica, tra di noi, che non ha mai avuto secondi fini. L'unica che merita serenità, ma né io né tuo padre siamo riusciti a dartela, pur facendo il nostro meglio, pur cercando di combattere, a modo nostro, qualcosa così grande come il controllo esercitato su di noi.
Vedo tanto di lui, in te. C'è quella parte testarda che si riflette nei tuoi occhi, quel senso di responsabilità che ti permette di prenderti i tuoi obblighi e di proteggere i tuoi cari anche a costo della tua stessa vita. Ci hai sempre messo in primo piano, pur sorpassando te stessa, perché la famiglia, per te, è più importante di qualunque altro. Più importante perfino di Tristan.
Nella vita si prendono delle scelte e lui ha fatto la sua. Le nostre strade si sono divise e ci ha voltato le spalle, ma rimane comunque un membro della famiglia. Ma questo non ci assicura nessuna protezione, bensì ci espone a pericoli ben più gravi.
Ti scrivo queste parole per donarti la libertà che, forse, non potresti mai ottenere con me, con noi. Tuo padre ti ha chiesto di non lasciarti controllare, ma sei cresciuta in una società che non ti permette di pensare per conto tuo, di agire secondo i tuoi istinti. Perciò io, nel mio piccolo, ti chiedo e ti sprono a farlo. Liberati di noi, Aline. Liberati di tutto quello che sei stata costretta ad essere.
Con me in giro, le cose sarebbero peggiori. So troppo e i Controllori non impiegherebbero tanto a trovarmi e ad usarmi a loro piacimento. Noi siamo il punto debole di tuo padre, e se vogliamo che lui sopravviva, dobbiamo difenderci con le unghie e coi denti. Confido nella tua purezza e nella tua bontà. So che capirai. Che non hai mai avuto cattive intenzioni e che non ti metterai nei guai. Che sei una ragazza diligente e sveglia.
Louane e Josée sono disposte a darti una mano e a proteggerti. Non avere paura dei test in Centrale, perché non hai niente da nascondere. Tu non c'entri nulla in questa storia, e tuo padre è al sicuro se nessuno può trovarmi.
Spero un giorno, bambina mia, di poterti rivedere, di ammirare la grande e bellissima donna che sei destinata ad essere, e di poterti porgere le mie scuse per il baratro abissale in cui ti sto gettando. Credimi: è l'unica scelta che ho e che abbiamo.
Ti supplico di fidarti di me e di comprendermi.
Con tutto l'amore che provo per te,
tua madre."
Il post scriptum mi suggerisce di bruciare la lettera. Adesso capisco il caos della casa. Le cose mancanti, il mio nervosismo, l'ansia che mi attanaglia lo stomaco. La voglia di piangere. La solitudine. L'abbandono.
Mi guardo attorno e no, mia madre non c'è per davvero. Sono sola. Completamente sola.
Sono furiosa con lei per questa sua scelta, perché non sa che cosa sto affrontando, perché avremmo potuto trovare un'altra soluzione, andare via insieme, ma invece non è stato così. Eppure, una minuscola parte di me, sa che mia madre ha ragione. Mia madre ha sempre avuto ragione. Tranne su alcuni punti.
Anch'io ho dei segreti e non sono così pura come lei crede. Mi ha lasciato la sua libertà convinta che io fossi controllata. In realtà, ora, mi sento più in gabbia che mai. E vorrei soltanto affogare in questo mio mare di lacrime che mi prosciugano di ogni energia.
Mi sembra tutto uno sbaglio.
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