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«Sono a casa!»
«Bentornata! Com'è andata oggi?»
«Abbastanza bene, il nuovo argomento di russo è un po' complicato e ancora la mia memoria fa cilecca per tutti i verbi da ricordare, ma piano piano cerco di tirare avanti, diciamo»
È raro che la senta parlare nello specifico della scuola, quindi sono contento che mi stia raccontando le sue difficoltà nelle lingue. Solitamente evita l'argomento, perché sa quanto io, al contrario suo, nel parlare in una lingua straniera sia completamente negato.
«Sono certo che ce la farai. Quanti verbi hai da sapere?», le chiedo mentre continuo a cucinare.
«In tutto per questo esame sono cinquanta, tutti irregolari, ovviamente. Per ora credo di saperne almeno una trentina, ma alcuni proprio non mi entrano in testa», mi risponde, nel mentre che si toglie le scarpe e viene in cucina, vicino a me.
«Dev'essere un inferno studiare delle lingue così diverse fra loro», sorrido mentre la sento abbracciarmi da dietro.
«Beh, dai, almeno l'italiano e il francese sono diversi solo per la pronuncia, si può dire... Ed è quella che frega tutti. È quasi impossibile sembrare completamente un madrelingua, hanno proprio un'intonazione che o la impari nell'infanzia, o non la imparerai mai», giro la testa e le do il bentornato ufficiale con un piccolo bacio.
«Hai ragione. Quando sono stato in tour a Parigi, abbiamo avuto modo di sentire quanto la pronuncia fosse stravagante»
«Guarda, lasciamo perdere. È terribile, con tutti quei suoni nasali e la r tutta strana. Per non parlare dell'italiano! Con le sue doppie e le vocali ben pronunciate, fino all'ultima lettera!»
Accenno una piccola risata al suo piccolo sfogo dallo stress che porta l'apprendre così tante lingue. È carina pure in questi momenti.
«Comunque, il mio olfatto mi dice che stasera ci sarà del buon pajeon con...», si prende un momento per annusare meglio, «kimchi?»
«Wow, non sapevo il tuo olfatto fosse così sopraffino da distinguere questo tipo di sapori», mi fingo sorpreso. In realtà il pajeon, soprattutto con il kimchi, ha un odore e un gusto forte, di certo difficile da confondere, e questo Han lo sa.
«Quanto sei simpatico», mi pizzica giocosamente la guancia e finisce di preparare il tavolo che, troppo preso dal cucinare, non ero riuscito ad apparecchiare completamente.
Finito di apparecchiare, ormai il pajeon è quasi pronto.
«Allora, cuoco, ti sbrighi o no? Qui c'è gente che ha fame!», mi stuzzica, a quanto pare non abbastanza sfinita dalla giornata.
«Il cuoco potrebbe finire il turno da un momento all'altro e lasciarti senza cibo» ribatto con lo stesso tono istigante.
Haneul sbuffa, ovviamente non ha più di che ribattere. «E va bene, ho capito. Aspetterò»
Mentre pronuncia quelle parole, ormai il pajeon era già quasi nel piatto.
Ne prendiamo allora ognuno metà e cominciamo a mangiare cena.
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