Duo
Bene, è il gran giorno. Non so perché sono così nervoso, davvero non riesco a comprendere.
Il canto del gallo risuona ancora una volta per i corridoi mentre a fatica mi trascino giù dal letto per dirigermi al Mattutino. Cerco di svegliare anche Lorenzo ma non c'è verso, aspetterò che gli altri lo sveglino. Trascino i piedi nei corridoi mentre mi dirigo nella cappella dedicata a noi ragazzi. A volte non li sopporto proprio i ritmi della vita monastica. Raggiungo i miei compagni e mentre aspettiamo Lorenzo e un altro paio di ritardatari continuo a pensare che ho fame e a quanto pare anche gli altri, li sento mormorare dicendo che a colazione ci sono i panini al latte e sinceramente non vedo l'ora. Quando finalmente arriva anche Lorenzo, si siede vicino a me ed ecco lì quelle farfalle nello stomaco ritornano più forti che mai e mi fanno passare la fame. Oggi starò tutto il giorno con lui e ora che ci penso non sto nella pelle, staremo in mezzo ai campi col sole caldo della prima estate e potremo fare quello che vogliamo. Ovvio sì, controlleremo il grano ma tutto il resto del tempo lo penseremo a divertirci.
Dopo colazione, le Lodi e la messa del mattino noi ragazzi veniamo condotti a studiare le scritture, ma ad un certo punto mi fermo ad osservare Lorenzo, i suoi capelli ramati e gli occhi azzurri, la pelle leggermente abbronzata ricoperta di lentiggini. È davvero un bel ragazzo.
"Oh Lorenzo –dico quando finiamo lo studio- mi è venuta un'idea"
"Esponga prego"
"Ti prego scappiamo. Anche solo per un giorno, ora che l'occasione ci si presenta su un piatto d'argento"
"Non lo so Elia... I superiori si arrabbieranno e non poco... E poi cosa facciamo scusa?"
"Intanto abbiamo il cavallo, ci stiamo tutti e due, possiamo andare in paese, farci un giro, stare tra gli ulivi, non so qualcosa lo troveremo"
"Ma così salteremo la Lectio, e forse anche i Vespri..."
"Cosa te ne frega Lorenzo? Cosa hai da perdere? Abbiamo quindici anni, viviamo ti prego" gli dico prendendogli le mani e stringendole mentre lo guardo catturato da quello sguardo color del cielo.
"Va bene, allora faremo così, dopo pranzo rubiamo qualcosa in cucina-"
"Rubo, tu non sei capace"
"Va bene, dopo pranzo rubi qualcosa in cucina così se abbiamo fame abbiamo qualcosa da mettere sotto i denti, e poi ci comportiamo come se nulla fosse successo. Andiamo a prendere il nostro cavallo e ci dirigiamo verso i campi come previsto. E poi scappiamo"
"Sì, ci sto! Tu sì che hai delle belle idee, ora andiamo che siamo in ritardo per la Terza" annuisce sorridendomi. Mi accorgo solo ora che stavo ancora stringendo le sue mani.
Il tempo passa lento, anche le ore che dedico allo studio dell'erboristeria col maestro mi sembrano lunghissime. Sento invece della musica proveniente dalla cappella, segno che Lorenzo è lì dentro a studiare l'organo. Quanto vorrei essere lì con lui mentre lo guardo suonare...
Poggiare una mano sulla sua... guardalo negli occhi, accarezzare i suoi capelli...e...
Ma cosa sto pensando? Mi sono anche rovesciato della terra addosso mentre stavo rinvasando il basilico mannaggia.
Il tempo passa lentamente ma alla fine riusciamo a sopravvivere fino a dopo la Nona. Alle cinque avremmo la Lectio Divina ma né io né Lorenzo abbiamo programmato di partecipare. Ci beccheremo una bella strigliata ma ne sarà valsa la pena. Ci cambiamo d'abito, togliamo le tuniche e infiliamo delle camiciole leggere e dei semplici calzoni di tela. Fa caldo ma non ancora caldissimo, dopotutto è solo metà giugno e la vera estate non è ancora arrivata.
"Pronto Elia?" mi chiede Lorenzo dopo aver finito di vestirsi.
"Sì, prendi la bisaccia, dentro c'è del pane e del salame che sono riuscito a sgraffignare durante il pranzo"
"Grande. Dai andiamo" ci dirigiamo verso la stalla dove si trovano due cavalli, due asini, qualche capra e alcune galline, giusto lo stretto necessario per il nostro piccolo monastero. Don Pietro ci accompagna e mentre ci da le istruzioni mi scappa qualche risolino al solo pensiero di ciò che faremo.
Usciamo, finalmente liberi a cavallo verso il campo. Non è lontanissimo ma ciò non ci vieta di partire al galoppo, anche se ammetto che stare su un cavallo in due non è molto comodo.
Sento l'aria tra i capelli, il profumo dell'estate umbra e il sole caldo sulla pelle. Tutto sa di libertà, ma non quella libertà data e insoddisfacente, no. Questa è proprio quella sensazione di liberta che si ha dopo aver fatto qualcosa di proibito, di segreto. E saltare la Lectio in una comunità di monaci è uno sgarro bello grande. Scendiamo da cavallo una volta arrivati
"Ok, Lorenzo dividiamoci il campo, così facciamo prima"
"Sì, va che dobbiamo controllare sia il poggio quello nostro, che i due al di là della collina. Non ce la faremo mai per la Lectio Divina, saremmo dovuti partire prima"
"Ancora con questa storia della Lectio. Per una volta non finiremo all'Inferno per aver saltato una preghiera no?"
"Sì, ma l'abate sarà arrabbiatissimo"
"Io gli faccio un baffo all'abate. Lo sai come mi chiamavano quando vivevo ancora con la mia famiglia? Ero Elia il Furfante, perché a detta loro ne combinavo di ogni. Cioè una volta mio fratello mi ha trovato ubriaco fuori da una locanda ma-"
"Tuo fratello ti ha trovato ubriaco fuori da una locanda? Ma quanti anni avevi?" dice lui strabuzzando gli occhi
"Sì. Giusto un paio di mesi fa, prima di venire qui. Stavo scappando da un matrimonio e quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Tecnicamente questa è la mia punizione a vita, ma meglio così. Almeno non devo sposarmi a quindici anni. E comunque bello mio, sta tranquillo che l'abate me lo lavoro io. Tu non preoccuparti -gli dico dandogli un pacca sulla schiena- Dai vieni" mi giro
"Ma io ho paura della verga... cosa succede se mi picchia?" dice abbassando lo sguardo
"Ehi guardami -dico posando una mano sotto il suo mento per poi alzarlo delicatamente e guardarlo negli occhi -Andrà tutto bene, non ti picchierà. Devi stare tranquillo. Dovesse farlo, mi prenderò io tutta la colpa, va bene?" lo vedo, ha paura però sono certo che lo vuole anche lui. I suoi occhi mi scrutano e sono talmente profondi che mi sembra di caderci dentro.
"Ma non-"
"Me la prenderò io. Ora andiamo dai" gli dico. Poi quasi involontariamente lo prendo per mano e inizio a camminare, ma lui non si scosta, anzi la stringe più forte
"Elia"
"Sì?"
"Grazie"
"Non c'è di che" gli dico per poi avviarmi dalla mia parte del campo lasciando infine la sua mano. Ora è come se mi sentissi un po' più vuoto, un po' più freddo. Avevo il cuore che batteva a mille e ancora lo sento battere fortissimo. Cosa mi sta succedendo...
"Elia! Io qui ho finito, vieni!" sento la sua voce provenire dall'altra parte del campo
"Sì arrivo!" urlo in risposta per poi raccogliere le ultime sterpaglie. Saranno ormai le quattro e mezza o forse le cinque. Non c'è una meridiana nei dintorni, non riesco a stabilirlo. Corro da lui
"Ho trovato ben dieci piante morte in questo campo. Evidentemente qualche verme ha mangiato le radici"
"Io solo due stavolta. Si vede che il verme era dalla tua parte di campo. Ora?"
"Ora cosa?"
"Faremo sapere al gestore delle piante morte, ma poi? Torniamo?"
"No! Eddai Lorenzo, ancora che ci stai a pensare? Ora non è tempo di tirarsi indietro. Andiamo a farci un giro in paese e poi boh ci nascondiamo tra gli ulivi a fare la merenda. Vedo se riesco a sgraffignare qualcosa da mangiare insieme al pane e al salame" gli dico iniziando a correre verso la pianta dove abbiamo legato il cavallo
"Furfante!" mi chiama rincorrendomi
"Te lo avevo detto. Non si sta mai tranquilli con me"
"Dai sbrighiamoci, che se ci vede qualcuno non la passeremo liscia" dice per poi salire in sella al cavallo e aiutare me a fare lo stesso. Poi lancia il cavallo al galoppo, alla volta del paese. Deve esserci qualche festa perché la strada principale pullula di gente, di musica, di colori. Con i pochi denari che avevo conservato al momento del mio arrivo alla fine riusciamo a comprarci del vino e un pezzo di formaggio, che mangeremo tra gli ulivi. E poi andiamo in giro a vedere quella piccola fiera.
"Sai, in questi due mesi mi sono mancate le fiere del mio paesino... quando i miei genitori erano ancora vivi e i miei fratelli vivevano ancora tutti con noi. Noi suonavamo, e la gente ballava e si divertiva a ritmo..." dice sedendosi su un muretto e lanciando uno sguardo malinconico alla gente in piazza
"Deve essere stato orribile..."
"Oh, i primi tempi sì... eravamo tutti disperati. Poi un cugino che abitava con noi in paese ci ha aiutato... Io e i miei fratelli siamo andati avanti così per un po' però uno dopo l'altro si sono sposati lasciando me e mia sorella minore soli e senza un soldo. Lei è stata presa inizialmente da mio cugino ma anche nella sua famiglia i soldi scarseggiano e qualche tempo fa sono venuto a sapere che è stata presa come serva in una casa signorile e non posso essere più che grato perché so che almeno avrà un tetto sotto cui dormire. Un giorno voglio che si sposi, è bellissima sai? -tira su col naso ma ancora non accenna a guardare verso di me. Deve essere stato parecchio difficile- Io invece sono stato mandato qui. Magro come sono non ero adatto a lavorare nei campi e i miei fratelli hanno deciso che era meglio... insomma, era meglio disfarsi di me il prima possibile. Beh ecco ora la storia la sai... non volevo parlarne quel giorno là... dopotutto nemmeno tu mi hai detto della locanda"
"Sì... mi guardi? -gli poggio una mano sulla guancia facendolo girare. Il suo sguardo è veramente triste. Una lacrima gli solca il viso mentre gli occhi sono arrossati- cavolo dai vieni" lo tiro a me in un abbraccio e gli accarezzo la schiena per farlo calmare. È strano, è una bella sensazione e sento che anche per lui è così.
"Elia... grazie -tira su col naso un'altra volta- Ora non è che... insomma ormai siamo qui e abbiamo trasgredito alle regole... e vabbè insomma mi chiedevo se ti andasse di andare a ballare e divertirci e distrarci dalle nostre terribili vicende del passato"
"Sì, perché no? Dopotutto siamo qui per questo. Uniamoci alla mischia!" dico facendo i salti di gioia prima di seguirlo e unirmi alle danze. La musica è travolgente e le figure si confondono in quest'atmosfera piena di magia fatta di colori e profumi. È una cosa bellissima. Poi, in un attimo, mentre entrambi ci stiamo muovendo in direzioni opposte, lo guardo e lui guarda me. È uno scambio di sguardi velocissimo, ma sembra eterno, come se tutto stia andando a rallentatore. La musica si è fermata e ci siamo solo noi due sulla pista e io lo guardo e lui guarda me e sorride come non ha mai fatto prima. Poi la musica riprende, i dintorni si fanno di nuovo colorati e Lorenzo viene trascinato da un'altra parte.
Cosa è appena successo? Qualche entità mistica ha fatto succedere questa cosa. Forse una stregoneria o un qualche strano incantesimo che ci è stato fatto a nostra insaputa... Però quando finiscono le danze lui corre da me felice e mi sorride. Lo stesso sorriso che avevo visto in quell'attimo.
"Oh Elia, mi sono divertito tantissimo!"
"Anche a me è piaciuto tantissimo! Ora dai andiamo che ho un certo languorino"
"Sì, sarà meglio avvicinarsi al convento, vado a recuperare il cavallo, aspettami qui un attimo" dice per poi tornare dopo poco tenendo il cavallo per le redini. Salgo dietro aggrappandomi a lui e appoggiando la testa sulla schiena. Sono un po' stanco, il ballo è stato intenso, ma il pensiero di ciò che è successo non mi lascia addormentare perciò faccio tutto il tragitto nel dormiveglia sobbalzato dal cavallo al trotto.
I nostri due ragazzi si sono divertiti ma hanno anche accettato i propri dolori in queste scene. Cosa succederà?
Alice
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