Capitolo 6

Kafka era legato alla sedia con del nastro adesivo, mentre guardava l'animata discussione che stava avendo il piccolo gruppo di persone davanti a lui. Non aveva avuto il coraggio di usare il cronografo siccome aveva la sensazione, o meglio la certezza, che non fosse più veloce del dito poggiato sul grilletto della pistola.

- Cosa ne facciamo di questo moccioso? - chiese una donna. Era alta e con braccia robuste, con i capelli rasati ed un piercing al naso che agli occhi di Kafka la facevano sembrare tutto tranne che docile.

- Semplice Luna, gli sparo in testa e lo gettiamo in mare. - Disse l'uomo con in mano la pistola. Aveva un viso dai tratti affilati e occhi scuri, e l'aria di qualcuno pronto a premere il grilletto senza alcun rimorso, da come maneggiava quell'arma.

Gli occhi di Kafka però erano fissi su Allison, che stava guardando il panorama dalla vetrata mentre si fumava una sigaretta. Non poteva credere che l'avesse tradito, si sentiva uno stupido ad essersi fidato di lei.

- Quindi questo era tutto un tuo piano? - chiese alla ragazza, questa lo guardò con sguardo gelido, chiudendosi nelle spalle.

- Non c'è bisogno che lo ammazzi, Rico - disse Allison all'uomo armato. - Quello che ci serve è il bracciale, non un tizio morto nel mio appartamento. -

Il quarto membro del gruppo, un uomo muscoloso dalla pelle olivastra e con tatuaggi tribali su entrambe le braccia, si avvicinò a lui e gli sfilò via il cronografo dal polso.

- Cosa hai detto che fa questo bracciale? - chiese ad Allison, che si scostò dalla vetrata per strappargli di mano l'apparecchio.

- E' in grado di riavvolgere il tempo, o almeno è quello che mi ha detto lui. E' un dispositivo della CronoCorp. -

L'uomo con la pistola sorrise, osservando il cronografo. - Quei cagnacci aristocratici non finiscono mai di sorprendermi. Perché l'hai invitato in casa tua? Potevi rubarglielo senza problemi. -

Kafka si stava chiedendo la stessa cosa. Se l'obiettivo della ragazza era togliergli il cronografo dalle mani, aveva avuto più di un'occasione durante quella giornata per farlo. Allison non rispose, si limitò a studiare il bracciale che aveva tra le mani. 

- Forse c'è un altro modo - disse lei, avvicinandosi a Kafka con un'espressione indecifrabile. - Potremmo usarlo per i nostri scopi. -

Rico la fissò, incerto. - E come pensi di farlo funzionare? Non abbiamo idea di come usarlo. -

Allison gli rivolse un sorriso freddo. - Possiamo scoprirlo. E possiamo iniziare con il nostro amico qui. Se ha detto la verità sul cronografo, lo costringeremo a mostrarci come funziona. Se ha mentito... beh, avremo comunque qualcosa di valore. -

Kafka sentì un brivido lungo la schiena. - Non vi dirò niente. - Disse con voce ferma, cercando di mantenere la calma.

Rico si avvicinò a lui, poggiando la pistola proprio sulla sua tempia. - Oh, ma lo farai. Perché vedi, ragazzino, non è solo questione di quello che sai. È anche questione di quello che possiamo farti. E credimi, non vuoi scoprirlo. -

Ci fu un momento di silenzio che dominò la stanza. Kafka non sapeva come rispondere, in quel momento sentiva la rabbia e il senso di impotenza crescere dentro di lui. Quell'oggetto non era speciale solo per ciò che potesse fare, era anche l'unico lascito di sua madre, l'ultima cosa che lo collegava a lei. Poi una voce familiare interruppe quel momento, una voce che non proveniva da nessuno dei presenti.

- Mi dispiace deludervi signori, ma questo dispositivo può essere usato solo da Kafka Mason - disse Morgana, apparendo sul display del cronografo. - Solo chi ha registrato il proprio DNA può utilizzare il cronografo, nessun altro. -

La stanza si riempì di un silenzio gelido mentre tutti fissavano il display del cronografo, dove l'ologramma di Morgana lampeggiava con autorità. Rico strinse la mascella, visibilmente irritato.

- E chi sarebbe questa? - chiese con un ringhio, togliendo temporaneamente la pistola dalla tempia di Kafka per indicare l'ologramma.

- Io sono Morgana, l'intelligenza artificiale di supporto del cronografo della CronoCorp - rispose l'ologramma con tono calmo e professionale. - Questo dispositivo è stato programmato per rispondere solo ai comandi di Kafka Mason. Qualsiasi tentativo di utilizzo non autorizzato attiverà il sistema di autodistruzione. -

Allison alzò un sopracciglio, evidentemente intrigata. - Autodistruzione? - chiese. - E cosa comporterebbe esattamente? -

- L'autodistruzione del cronografo è un processo irreversibile che comporta l'eliminazione completa del dispositivo - rispose Morgana. - Questo include un'esplosione controllata che distruggerà il cronografo e tutto ciò che si trova nel raggio di due metri. -

Kafka cercò di nascondere un sorriso di soddisfazione mentre osservava il volto sempre più preoccupato di Rico. L'uomo diede un calcio ad una sedia per la frustrazione, e il ragazzo dovette trattenere una risata. A quanto pare tutta quella messinscena era saltata per aria grazie alle parole dell'IA. Poi gli venne un'idea, forse era folle, ma volle provarci lo stesso.

- Voglio unirmi a voi. - Sussurrò con un filo di voce.

- Cos'hai detto? - chiese Rico, ripuntandogli la pistola alla testa, ma Kafka non vacillò, guardandolo dritto negli occhi.

- Voglio unirmi a voi - ripeté con sicurezza. - Non sono io il vostro nemico, ma la CronoCorp, e io la odio quanto voi, forse di più. -

L'uomo con le braccia tatuate scoppiò a ridere a quell'affermazione. - Il ragazzo ha le palle, questo glielo devi concedere Rico! -

- Lo dice solo per salvarsi. - Rispose lui, premendo ancora di più la pistola contro la sua fronte.

- Hanno ucciso mia madre, voglio solo vendicarmi - spiegò, la rabbia si poteva leggere chiaramente nella sua voce. - Se non mi credi chiedi a lei. -

Tutti gli occhi si voltarono verso Allison, che aveva mantenuto un atteggiamento distaccato fino a quel momento. La ragazza non rispose subito, ma il suo sguardo tradiva un leggero turbamento. Alla fine, fece un passo avanti e fissò Kafka con uno sguardo indagatore.

- È vero - disse, rompendo il silenzio. - Mi ha raccontato tutto quando ci siamo conosciuti. La sua storia sulla CronoCorp e sua madre combacia. -

Rico parve considerare la situazione per un momento, poi abbassò lentamente la pistola. - Dammi un solo motivo per fidarmi di te. -

- Userò il cronografo per aiutarvi, come ho già detto, se andate contro la CronoCorp voglio essere parte del gruppo - disse. - Se vi tradisco puoi sempre spararmi in testa. -

- Oh credimi ragazzino, lo farò con piacere - rispose con tono calmo ma minaccioso. - Vedremo se sei davvero utile. Ma sappi che se ci stai prendendo per il culo, sarai morto prima ancora di pensarci. -

Kafka annuì, cercando di mantenere la calma. - Non vi deluderò. - Rispose con determinazione.

- Vuoi davvero immischiarti nei nostri affari? - chiese Allison, piegandosi verso di lui per guardarlo dritto negli occhi. - Guarda che da qui non si torna più indietro. -

- Sì, lo voglio. - 

Allison lo studiò per un momento ancora, poi si voltò verso Rico. - Allora procediamo. - Disse, facendo un passo indietro.

Rico guardò Kafka con sguardo penetrante, come se stesse cercando di leggere ogni suo pensiero. Poi, con un gesto brusco, fece cenno all'uomo muscoloso di avvicinarsi.

- Scioglietelo - ordinò. - Ma tenetelo d'occhio. Un solo movimento sospetto e gli sparo. -

L'uomo tatuato annuì e iniziò a tagliare il nastro adesivo che legava Kafka alla sedia. Una volta libero, Kafka si massaggiò i polsi, doloranti e intorpiditi, e si alzò lentamente, cercando di mantenere un atteggiamento calmo e controllato.

- Bene - disse Rico, osservando ogni movimento del ragazzo. - Ora, dimostraci cosa sai fare con quel coso. Non abbiamo tempo da perdere. -

Kafka annuì, guardando il cronografo che era ancora nelle mani di Allison. Lei glielo porse con un'espressione che oscillava tra il dubbioso e il curioso. Kafka lo indossò di nuovo. Appena se lo mise al polso, tirò un lungo sospiro di sollievo, era come se avesse riottenuto una parte di lui che gli era stata strappata via.

- Come vuoi che ti dimostri che funziona? - chiese a Rico.

- E' molto semplice, Kafka... - iniziò lui, ripuntandogli nuovamente la pistola contro. - Voglio che tu mi dica dove ti sparerò con estrema precisione. -

Il sangue gli si gelò nelle vene. Kafka aveva scoperto una cosa quando aveva usato il cronografo contro Damian, ovvero che le ferite che subiva prima di riavvolgere il tempo in qualche modo non venivano cancellate. Questo voleva dire che si sarebbe preso una pallottola, e la ferita sarebbe rimasta. Alzò istintivamente le mani, sapendo ciò che lo aspettava.

- Fermo, non funziona così! - esclamò guardandolo con un misto di panico e paura.

- Hai tre secondi per dirmi dove ti sparerò. - Spiegò Rico, noncurante delle sue suppliche.

Kafka contò nella sua mente: tre, due, uno. Portò lo sguardo su Allison, che osservava la scena con attenzione.

- Rico, ferma... - riuscì a dire la ragazza, prima che Kafka chiudesse gli occhi. Il rumore assordante dello sparo riempì la stanza, ma il ragazzo non sentì nulla colpirlo e nessuna fitta di dolore si presentò in nessuna parte del suo corpo. Riaprì gli occhi e si voltò, notando che Rico avesse fatto un buco nella parete alle sue spalle. Era tutta una finta, ma Kafka sentiva ancora il cuore palpitare all'impazzata.

- A quanto pare non servi proprio a niente, ragazzino. - Disse lui, questa volta puntandogli per davvero la pistola contro.

Kafka fece l'unica cosa che sapeva l'avrebbe salvato, premette d'istinto il pulsante al lato del bracciale e vide per l'ennesima volta il mondo davanti ai suoi occhi riavvolgersi. Il proiettile attraversò la stanza all'indietro, e il fuoco rientrò nella canna della pistola. Tutto tornò a qualche secondo prima che l'uomo facesse partire il colpo, e il tempo tornò ad andare avanti.

- Hai tre secondi per dirmi dove ti spa... -

- Non mi sparerai, colpirai il muro alle mie spalle. -

Il silenzio piombò nuovamente nella stanza, e Rico lo guardò con un sorriso di stupore.

- Come fai a saperlo? -

- Perché l'hai già fatto - spiegò Kafka, avvicinandosi a lui e guardandolo dritto negli occhi. Non aveva un briciolo di paura. - Vuoi mettermi ancora alla prova o vuoi abbassare quella maledettissima pistola? -

Rico fece come gli si era stato detto, e gli diede una sonora pacca sulla spalla mentre scoppiava in una risata euforica. - Figlio di puttana, allora è davvero come dici! - esclamò. - Sembra proprio che abbiamo un bel giocattolo tra le mani. E tu, ragazzo, sembri sapere come usarlo. -

Allison si avvicinò a Kafka, il suo sguardo ancora penetrante ma con un'ombra di rispetto ora presente nei suoi occhi.

- Sei davvero in grado di riavvolgere il tempo. - Disse, più come un'affermazione che una domanda.

- Sì, ma non posso cambiare tutto - rispose Kafka, mantenendo il contatto visivo. - Le ferite che subisco non scompaiono, quindi se mi spari, la ferita resterà. -

- Allora dobbiamo fare in modo di non ferirti troppo spesso - disse con tono sarcastico, accennando un sorriso. - Benvenuto nel gruppo, Kafka. Da oggi, lavori per noi. E insieme, faremo a pezzi quei bastardi della CronoCorp. -

La donna col piercing e l'uomo dalle braccia tatuate si avvicinarono.

- Loro sono Luna, la nostra combattente, e Milo, l'esperto di esplosivi - spiegò Allison. - E da oggi sono anche i tuoi compagni. -

- Perdona Rico, ragazzo, ha sempre dei modi bruschi con gli estranei. - Disse Luna con un sorriso sghembo, porgendogli la mano. Kafka la strinse, ma la presa della donna era così forte da fargli male.

- Benvenuto tra noi! - lo accolse Milo, dandogli un'altra pacca sulla spalla.

- Grazie, immagino - rispose Kafka massaggiandosi la mano. - E ora che si fa? -

- Ora dobbiamo aggiornarti sul nostro colpo. - Spiegò Allison, accendendosi un'altra sigaretta.

- Abbiamo un colpo da fare? -

- Sì, diciamo che sarà il tuo battesimo del fuoco - la ragazza fece un lungo tiro, espirando dal naso. - E' contro un cargo della CronoCorp. -

- Perfetto - disse lui, in un misto di eccitazione e anche paura. - E quando lo faremo? -

- E' questo il bello - rispose la ragazza guardandolo negli occhi con ancora quel suo sorriso enigmatico. - Domani. -

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