Capitolo 5

- Continuo a pensare che se non mi avessi fermata non sarebbe cambiato niente. -

- Fidati, ti avrebbero scoperta e ora staresti nelle mani della CronoCorp, o peggio, della polizia. -

I due ragazzi stavano discutendo animatamente fuori alla sede dell'azienda. Allison decise che parlare all'interno fosse troppo pericoloso, troppi occhi e orecchie ovunque. Kafka ancora non riusciva a credere che quello che stava succedendo davanti a lui fosse reale. Allison Turner, la stessa Allison Turner di cui aveva letto nel messaggio di quel mittente anonimo, era davanti ai suoi occhi. Come fosse possibile che una tale coincidenza accadesse, lui non se lo sapeva spiegare.

- Ancora non mi hai spiegato come fai a sapere che mi avrebbero scoperta. - Disse lei in tono saccente, incrociando le braccia sotto al seno. Ora che si trovava di fronte a lui, Kafka poteva vedere gli occhi verdi penetranti della ragazza attraverso il vetro semitrasparente del visore. Si sentì un po' a disagio sotto quello sguardo indagatore.

Kafka non sapeva se fosse la cosa giusta parlarle del cronografo, ma basandosi su ciò che aveva letto nei messaggi che aveva ricevuto l'altro giorno, decise che potesse fidarsi di lei. Si alzò la manica del giaccone e le mostrò il bracciale high tech che portava al polso.

- E' grazie a questo. -

- Che intendi? Mi sembra un normalissimo orologio. -

- Questo dispositivo è un cronografo, ed è in grado di riavvolgere il tempo. -

- Cazzate. Sei completamente pazzo. -

- Lo so che sembra impossibile, ma è vero. L'ho usato per riavvolgere il tempo e salvarti prima che ti scoprissero. - Kafka spiegò con calma, cercando di convincerla.

Allison lo guardò con scetticismo per qualche istante, poi sospirò e si rilassò leggermente. - Supponiamo che ti creda. Perché l'hai fatto? Perché rischiare per me? -

- Odio la CronoCorp quanto te. Forse di più - rispose Kafka, lasciando intravedere un barlume di dolore negli occhi. - Hanno ucciso mia madre. -

Allison lo osservò attentamente, poi annuì. - Va bene, mi hai convinta. Ma se mi tradisci, sei morto. - Si voltò, avvicinandosi all'entrata della CronoCorp.

- Dove vai? - le chiese seguendola.

- E dove sennò? A derubare i dati di altri poveri ricconi. -

- Non hai paura che ti scoprano? -

Allison si fermò, girandosi verso di lui con un grosso sorriso. - E' qui che entri in gioco tu, giusto? Se mi beccano, usa il tuo cronografo per salvarmi la pelle, mio cavaliere. -

Kafka si sentì arrossire leggermente a quell'affermazione, ma annuì.

- Cos'è quel programma che hai sul telefono? - le chiese.

- Intendi questo? - domandò lei mostrandogli la serie di codici sul suo dispositivo, con un sorriso fiero. - E' progettato da me, con questo mi basta poggiare il telefono su quello di chiunque per rubargli i dati. Ne vado abbastanza fiera, e non sai quanto paga la gente per roba simile - spiegò prima di voltarsi di nuovo. - Ma adesso basta parlare, a lavoro. - 

I due ragazzi passarono l'intera giornata fuori la sede della CronoCorp, a derubare i passanti che avevano di più l'aria di avere le tasche piene. Allison si muoveva velocemente ma con cautela da una persona all'altra, poggiando il suo telefono su quelli dei poveri malcapitati. Era abile in quello che faceva, perché tra decine e decine di vittime Kafka aveva dovuto usare il cronografo solo due volte per salvare la situazione. Proprio mentre il sole cominciava a calare, Allison decise che avevano fatto abbastanza per il giorno.

- Abbiamo un bel bottino - disse, mostrando a Kafka una lista di dati finanziari e identità rubate. - Ma dobbiamo andare, prima che qualcuno noti qualcosa di strano. -

Kafka annuì, guardandosi intorno con preoccupazione. Non aveva mai collaborato ad una cosa del genere, non pensava di essere il tipo da furti. - Dove andiamo? -

- A casa mia, ovviamente. Seguimi, non è troppo lontana da qui. -

Kafka seguì la ragazza, inoltrandosi per i vicoli della città. L'appartamento doveva essere davvero vicino, pensò, perché avevano evitato di prendere il treno. Dopo solo dieci minuti di camminata, ecco che erano arrivati. Il palazzo era uno dei tanti che c'erano a Futura, con una serie di ponti esterni che collegavano un edificio all'altro. Entrarono nell'ascensore, Allison premette il pulsante del cinquantaseiesimo piano e questo iniziò a salire silenziosamente e con velocità.

- Vivi ai piani alti? - chiese.

- Ti sorprenderesti quanto pagano per dei dati finanziari. - Rispose lei.

L'ascensore si fermò, aprendo le porte che davano sul corridoio. Allison si avviò con sicurezza verso un appartamento all'angolo, estraendo una chiave elettronica dalla tasca e passandola sul lettore della porta. La serratura emise un lieve clic, e la porta si aprì con un sibilo. L'appartamento era sorprendentemente minimalista, con un grosso schermo ad un lato del soggiorno, assieme a qualche pannello di controllo al lato opposto, ed un largo divano in pelle nera che dominava il centro della stanza. C'erano dispositivi tecnologici sparsi un po' ovunque, e la parete in fondo era occupata da una spaziosa vetrata che dava, da quell'altezza, una vista mozzafiato sulla città. 

- Benvenuto nel mio rifugio - disse Allison, lanciando la sua giacca su una sedia. - Fai come se fossi a casa tua, ma non toccare niente di troppo costoso. -

Kafka annuì, guardandosi intorno con curiosità. - Hai un bel posto qui. Non mi aspettavo di trovare tanta tecnologia. -

Allison sorrise, accendendo un computer. - Devo mantenere un certo standard. Ora, vediamo cosa abbiamo raccolto oggi. - Iniziò a trasferire i dati dal suo telefono al computer, lo schermo si riempì di codici e numeri.

- Quindi, cosa farai con tutti questi dati? - chiese Kafka, avvicinandosi per guardare.

- Li venderò al miglior offerente - rispose lei senza distogliere lo sguardo dallo schermo. - Ci sono sempre persone disposte a pagare una fortuna per informazioni finanziarie e identità rubate. È così che mi mantengo. -

Kafka si sentì un po' a disagio. - Non hai paura di essere scoperta? O di metterti nei guai? -

Allison si girò verso di lui, con uno sguardo deciso. - Vivo costantemente sul filo del rasoio, Kafka. Ma è così che preferisco vivere. Non mi fido della CronoCorp, e questo è il mio modo di combatterli. -

Kafka la osservò digitare al computer. Avrebbe voluto dirle tutto, dei messaggi che parlavano del coinvolgimento della CronoCorp sulla morte di sua madre, di quelli che parlavano di Allison, ma non sapeva ancora se potesse fidarsi del tutto. Decise di tenere la bocca chiusa su quell'argomento, non era il momento, e andò a sedersi sul divano. Allison si allontanò per un momento, uscendo poi da quella che era la cucina con due lattine di birra. Ne lanciò una a Kafka, che la prese al volo, e andò a sedersi di fianco a lui.

- Oggi sono riuscita a fare molto di più con te che mi guardavi le spalle. - Confessò.

- Non è grazie a me, ma al cronografo. Se proprio vuoi saperlo, ti avrebbero beccata due volte senza di me. -

- Quindi quel bracciale ti permette davvero di riavvolgere il tempo? Non ne avevo mai sentito parlare. -

- E' un prototipo della CronoCorp, credo l'abbia progettato mia madre prima di... -

- Mi dispiace. Se devo essere sincera, anche io sono orfana. Ti capisco. -

Kafka rimase in silenzio per un momento, sorseggiando la birra e riflettendo su quanto Allison avesse appena detto. Si sentiva un po' più vicino a lei, sapendo che condividevano una simile perdita.

- Hai perso anche tu i tuoi genitori? - chiese prima di sorseggiare la birra. Era amara, ma non gli dispiaceva.

- No, sono cresciuta in un orfanotrofio, non li ho mai conosciuti - disse lei prima di prendere dalla tasca un pacchetto di sigarette. Se ne accese una e fece un lungo tiro, il fumo che fuoriusciva dalle sue labbra era accentuato dalla luce al neon sul soffitto. Glielo porse. - Ne vuoi una? -

Kafka prese la sigaretta, e Allison si avvicinò per accendergliela. Per un secondo, i suoi occhi si incrociarono con quelli della ragazza. Da vicino sembravano di un verde ancora più intenso, e penetranti. Era lo sguardo di qualcuno che se l'era sempre cavata da solo.

- Quindi immagino che siamo più simili di quanto pensassi - disse lui, interrompendo il breve silenzio tra di loro.

- Ho capito nella vita che noi non siamo ciò che ci capita, ma ciò che facciamo. -

- Ah sì? E tu chi saresti allora? -

- Un'hacker, ed una ladra niente male. - Rispose lei con un sorriso appena accennato, mentre faceva un altro tiro di sigaretta. Alzò in alto la lattina che aveva nell'altra mano. - Propongo un brindisi, alla nostra fruttuosa collaborazione. -

A Kafka scappò una breve risata, e alzò in alto la sua birra. - Fanculo la CronoCorp. -

- Esattamente! - esclamò, toccando la lattina con la sua e facendo un lungo sorso. 

Kafka sorrise, sentendo per la prima volta un senso di allegria in quella giornata. Brindare con Allison sembrava un piccolo atto di ribellione contro il destino che li aveva portati lì.

- A cosa pensi? - chiese la ragazza, notando il suo sorriso.

Kafka fece un tiro dalla sigaretta e poi espirò lentamente il fumo. - Penso che forse abbiamo una possibilità di cambiare le cose. Se riusciamo a mettere insieme abbastanza prove contro la CronoCorp, potremmo esporli. -

- Come fai a sapere che sono stati loro? Riguardo a tua madre, intendo. -

- Mi ha lasciato un messaggio prima che morisse, diceva che la CronoCorp fosse pericolosa. Ho preso il cronografo da una botola nascosta, penso che mia madre non volesse che lo trovassero. -

Allison rimase in silenzio per un momento, assimilando le parole di Kafka. Fece un altro tiro di sigaretta e poi parlò, il fumo formava nuvole nell'aria. - Quindi tua madre ti ha lasciato delle istruzioni, ma non è stata abbastanza chiara. Penso che la cosa più importante sia capire perché la CronoCorp fosse così interessata al cronografo e quanto fosse pericoloso per loro. - 

- Già - annuì Kafka, la sua voce carica di amarezza. - Ma non so da dove cominciare. Ho solo questo dispositivo e qualche messaggio criptico. -

Allison scrollò le spalle, buttando la sigaretta nel posacenere e finendo la birra. - E' già un inizio. Dobbiamo solo essere più furbi di loro. E a proposito, se il cronografo è così importante, dovresti tenerlo ben nascosto. -

Kafka annuì, abbassando la manica del giaccone per coprire il dispositivo.

- Non intendevo adesso - disse lei ridendo, lo sguardo rivolto verso la manica del suo giaccone. - Posso vederlo? - chiese incrociando lo sguardo col suo.

Kafka si tirò su la manica, mostrandoglielo. Allison poggiò le dita sul cronografo, studiandolo con attenzione. Kafka trattenne l'istinto di tirare indietro la mano, si sentiva come se la ragazza stesse toccando un pezzo della sua anima, senza quel dispositivo si sentiva nudo.

- Sembra un orologio qualsiasi. - 

- Lo so, ma è molto più di questo - disse prima di ritirare la mano e nascondere nuovamente il bracciale con la manica del giaccone. - Credo che sia l'unico strumento in grado di tenermi un passo avanti alla CronoCorp. -

- Allora è meglio che te lo tieni stretto, non vorrai perderlo per sbaglio. -

In quell'esatto momento, sentì qualcuno bussare alla porta. Kafka guardò Allison, improvvisamente il cuore sembrava accelerare. Che li avessero seguiti quelli della CronoCorp?

- Ho ordinato da mangiare, vai ad aprire tu? - chiese lei, lo sguardo fisso sulla vetrata di fianco a loro.

Fece un sospiro di sollievo, e calmandosi si alzò ad aprire. La porta scivolò automaticamente, mostrando due uomini e una donna all'esterno. I sospetti di Kafka erano ben riposti, perché non c'era nessuna possibilità che fossero lì per consegnare del cibo, e l'uomo al centro gli puntava una pistola dritta in faccia.

- Fai quello che ti dico, o ti apro un buco in testa. -

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