Capitolo 10

Il retrobottega del Capernum era un piccolo e angusto magazzino illuminato da una lampadina che pendeva dal soffitto. Diversi barili di birra erano accatastati uno sopra l'altro lungo la parete in fondo, coprendola del tutto, e un forte odore di malto permeava nell'aria. Il gruppo era al completo, e guardavano tutti Cassius che si accingeva a spiegare il piano nel dettaglio. Sebbene fosse ora di chiusura, l'uomo aveva scelto quel posto per non avere nessuno che origliasse la loro conversazione.

- Quindi, ricapitoliamo - disse Luna. - Vuoi che rapiamo uno degli scienziati della CronoCorp per fargli costruire una macchina del tempo? -

Cassius annuì. - Sì, il succo è quello. -

Luna scoppiò in una fragorosa risata. - Sei completamente pazzo. -

- Vi pagherò bene, stai tranquilla. -

- Non è quello che mi preoccupa, stai dicendo di rapire una persona affiliata alla CronoCorp! E' pura follia. -

- Ve la siete cavata bene l'ultima volta, l'unica differenza è che adesso avete una persona da prendere, non un oggetto. -

Cassius si prese un momento per far assimilare a tutti l'idea, la tensione si sentiva palpabile nell'aria.

 - Allora - disse Milo, rompendo il silenzio. - Come pensi di trovare questo scienziato? E chi sarebbe? -

Cassius tirò fuori un tablet e lo accese, proiettando una serie di immagini e dati sulla parete di fronte a loro. - Il nostro obiettivo è il Dr. Oliver Hartman, uno dei principali ricercatori della CronoCorp. È responsabile dello sviluppo del motore di antimateria che abbiamo rubato. Senza di lui, la nostra possibilità di costruire una macchina del tempo è praticamente nulla. -

Kafka osservava attentamente le informazioni proiettate. Le foto mostravano un uomo di mezza età, con capelli grigi e occhiali spessi. Sembrava più un professore universitario che uno scienziato di una megacorporazione.

- Oliver Hartman vive in una zona protetta della città, circondata da guardie della sicurezza della CronoCorp - continuò Cassius. - Abbiamo bisogno di un piano preciso per riuscire a prenderlo senza farci notare. -

Allison incrociò le braccia, guardando intensamente Cassius. - E qual è il piano, allora? -

Cassius sorrise. - Hartman è una persona con le sue abitudini, e pare che una tra queste sia quella di frequentare dopo il lavoro un bar a piazza Vittoria che si chiama "Il Nodo". E' praticamente frequentato solo dai dipendenti della CronoCorp, data la vicinanza alla sede. -

- Vai al sodo, Cassius. - Disse Kafka. Era palese che fosse nervoso al pensiero di rapire una persona, sentiva le mani sudare e la gola secca. 

Cassius riprese a parlare: - Ecco cosa farete. Rico, Milo e Luna prepareranno il furgone con cui trasporterete Hartman, assicurandovi dopo che l'uomo sia ben immobilizzato. Allison e Kafka, voi entrerete nel Nodo e avrete il compito più difficile, quello di attirare Hartman fuori al bar. -

- E come credi che possiamo fare, chiedendoglielo per favore? - disse Allison.

- Molto semplicemente, dovrai sedurlo e fargli credere di portarlo a casa tua. Si può dire che Hartman abbia un debole per le donne giovani. -

Allison sospirò, lanciando un'occhiata a Kafka. - E se non dovesse funzionare? -

- Hartman è noto per essere facilmente influenzabile dopo un paio di drink. Se la seduzione non dovesse funzionare, potreste ricorrere a un tranquillante leggero. -

Kafka annuì, cercando di tenere sotto controllo la propria ansia. - E una volta che siamo fuori al bar? -

- Una volta fuori, gli altri saranno pronti con il furgone. Dovrete essere veloci e discreti. - Cassius guardò intensamente il gruppo. - Il rischio è alto, ma la ricompensa sarà enorme. Siamo tutti d'accordo? -

Ci fu un mormorio di assenso tra i membri del gruppo, anche se la tensione era palpabile. Luna, ancora incredula, scosse la testa. - Va bene, ma se qualcosa va storto, sarà su di te, Cassius. -

Cassius annuì, accettando la responsabilità. - Lo capisco. -

Kafka annuì anche lui, cercando di mantenere la calma. Sapeva che il compito che li aspettava era pericoloso, ma non poteva tirarsi indietro ora. - Quando pensiamo di fare tutto questo? - chiese.

- Domani notte. - Rispose.

Rico, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, intervenne dicendo: - Avete tutti sentito il capo, giusto? Ora smammate, abbiamo uno scienziato da prendere. -

- Non così presto, Rico - intervenne Cassius. - Ho bisogno del vostro aiuto per un'altra faccenda, adesso. - Disse guardando Kafka.

- Cosa c'è? - chiese Rico.

- Ho bisogno che qualcuno di voi porti via il motore di antimateria. -

- Dove vuoi che lo portiamo? - rispose Kafka.

- Ho un magazzino a Glebe nascosto da occhi indiscreti, lo porterete lì. Kafka, Allison, potete occuparvene voi? -

- Se la paga è buona, lo portiamo dove preferisci. - Disse l'hacker.

Cassius sorrise di nuovo, annuendo. - Tranquilla, la paga è buona. -

- Perfetto, dacci la posizione e te lo portiamo dove vuoi. -

Cassius si voltò, aprendo la cassa di legno che aveva alle spalle. Estrasse da lì dentro un grosso cilindro di metallo, porgendolo a Kafka che lo afferrò con entrambe le mani. Nonostante la moderata grandezza, era più leggero del previsto. Era incredibile che in quell'oggetto risiedesse il segreto dei viaggi nel tempo. Kafka sentì il peso che aggravava su di lui soltanto a reggere una cosa del genere, per la paura di farlo cadere da un momento all'altro e mandare all'aria i loro piani.

Qualche minuto dopo, il gruppo si trovava fuori al retro del locale. La porta dava su un vicolo isolato, Kafka dedusse che avessero scelto quell'uscita per non attirare attenzioni indesiderate.

- Prendete la mia macchina - disse Cassius, porgendo ad Allison le chiavi. - Siete pregati di portarmela indietro, tutta intera. -

- Tranquillo, non è la prima volta che guido. - Disse la ragazza prima di aprire il bagagliaio dell'auto parcheggiata in fondo al vicolo.

Kafka ripose all'interno del bagagliaio il motore di antimateria con delicatezza, facendo estrema attenzione a non danneggiarlo accidentalmente.  

Una volta sistemato il motore, Allison chiuse con cura il portellone e si girò verso Cassius, le chiavi che tintinnavano nelle sue mani. - E ora? -

- Vi ho mandato l'indirizzo sul telefono - Cassius guardò Kafka e Allison con una serietà che non ammetteva repliche. - Non fatevi notare e non fermatevi per nessun motivo. -

Kafka annuì, ed entrò in macchina assieme ad Allison. La ragazza partì senza che se lo facesse ripetere due volte, e pochi minuti dopo si ritrovarono ad attraversare le strade di Glebe. 

La città sotterranea aveva una cosa in comune con Futura, non dormiva mai. Sebbene il cronografo portasse l'una di notte, Kafka poteva vedere dal finestrino dell'auto le strade brulicanti di persone, forse anche di più rispetto alle strade della superficie. Notò però che, dove stessero andando, la folla si faceva man mano sempre meno densa. Cinque minuti dopo, erano completamente soli, con solo i lampioni al neon lungo i marciapiedi e il silenzio a fargli compagnia. 

- So che te l'ho già detto, ma grazie per avermi salvata. - Disse Allison.

Kafka si voltò verso di lei. I capelli blu elettrico si nascondevano con la penombra, e gli occhi verdi erano fissi sulla strada. La poca luce dei lampioni che ad intermittenza ne illuminava il viso candido mostrava la sua espressione seria, e ora che non indossava il suo visore Kafka poteva guardarla bene negli occhi. La trovava attraente, certo, ma non era solo quello. Sentiva che potesse fidarsi di Allison, sapeva che c'era qualcosa in lei che li legava indissolubilmente, ma Kafka non sapeva cosa fosse. Magari erano le piccole avventure che avevano vissuto assieme negli ultimi giorni, o il fatto che fossero entrambi orfani, ma poco importava. Gli piaceva la sua compagnia, e sapeva che finché erano assieme avrebbero potuto affrontare qualsiasi cosa.

- Non c'è di che. - rispose lui, ancora ad osservarla attentamente, per scorgere anche la più minima delle espressioni.

- Però ero seria quando ti ho detto di lasciarmi perdere la prossima volta, non voglio che ti prendi un'altra pallottola per me. -

- Lo rifarei, Allison. - Disse.

Notò la ragazza abbozzare un sorriso. - Sei completamente pazzo. -

Allison accelerò leggermente, il motore dell'auto ruggiva nell'oscurità mentre le luci dei lampioni lampeggiavano intermittenti. Kafka poteva sentire la tensione nella voce di Allison, ma gli parve di notare anche un pizzico di ammirazione.

- Quindi, cosa farai con la tua parte del pagamento? - chiese la ragazza, cercando di rompere il silenzio che era calato tra loro.

Kafka si prese un momento per riflettere.  - Ancora non ne sono sicuro, di sicuro ho delle bollette da pagare a casa. - Ora che ci pensava, erano due giorni che non vedeva casa sua. Si chiese come stessero andando le cose al ristorante del signor Chen, e come se la stesse passando Maureen. Gli sembrava fosse passata una vita dall'ultima volta che aveva visto la sua amica. - E tu invece? -

Allison sorrise leggermente. - Sto conservando i soldi per andarmene da questo schifo di città, per lasciarmi tutto questo alle spalle. -

- Dove vorresti andare? -

Allison non rispose immediatamente, sembrò come soppesare le parole che stava per pronunciare. - Non so ancora, ma di certo mi ci vedo su una bella spiaggia a prendere il sole. -

- Perfetto, abbiamo una meta allora. -

- Abbiamo? - chiese lei portando lo sguardo su di lui. Per un momento, gli parve che le sue iridi color smeraldo brillassero di luce propria, ma probabilmente era grazie alla luce dei lampioni.

- Certo, sempre se non preferisci la solitudine. -

Allison rise appena. - Vedremo come vanno le cose qui prima - disse, tornando a guardare la strada. - E poi devi ancora scoprire cos'è successo a tua madre, giusto? -

Quelle ultime parole colpirono Kafka come un treno. Per un breve istante, si era quasi dimenticato della sua missione. - Giusto. -

Allison sembrò notare il cambio nel tono della sua voce. - Kafka, sai che non sei obbligato a fare niente, vero? - disse lei, il tono di voce sembrava essersi addolcito. - Puoi sempre andare via, farti una nuova vita lontano da tutto questo casino, lontano dalla CronoCorp. -

- Non ci penso nemmeno. - Rispose lui in tono brusco. Il ricordo del corpo senza vita di sua madre era ancora vivido, come un'immagine stampata nella retina che non voleva andarsene.

Allison annuì appena. - Bene, vuol dire che affronteremo la cosa, insieme. -

- Non sei costretta ad aiutarmi. -

- Lo so, ma farò comunque. -

A Kafka scappò un sorriso. - Grazie. -

Mentre continuavano a guidare, il paesaggio attorno a loro cambiava. Gli edifici si facevano sempre più bassi e le strade più strette. Stavano entrando nella zona più vecchia di Glebe, un dedalo di vicoli e magazzini abbandonati. Allison consultò il telefono per confermare la posizione, poi svoltò in una stradina buia e stretta. 

- Siamo quasi arrivati. - Disse Allison, rallentando l'auto.

Kafka guardò fuori dal finestrino. Poteva vedere il magazzino che Cassius aveva descritto, un edificio decrepito con muri di mattoni rossi e finestre sbarrate. Allison parcheggiò l'auto vicino all'ingresso e spense il motore.

Scesero entrambi dall'auto, il silenzio era quasi assordante in quel quartiere desolato. Prese il cilindro di metallo dal bagagliaio, maneggiandolo con estrema attenzione. Allison si avvicinò a una porta laterale del magazzino e inserì un codice su un pannello nascosto. Con un clic, la porta si aprì.

- Dopo di te. - Disse, facendo un cenno con la testa.

Kafka entrò, seguito dalla ragazza. L'interno del magazzino era scarsamente illuminato, con pile di casse e attrezzature abbandonate sparse ovunque. Trovarono uno spazio libero in un angolo e Kafka posò con cura il motore di antimateria sul pavimento.

- Bene, è fatto. - Disse Kafka, tirando un sospiro di sollievo.

Allison annuì, ma il suo sguardo era ancora vigile. - Dobbiamo solo sperare che nessuno ci abbia seguiti. -

Kafka annuì, guardandosi attorno. - Andiamo via di qui, meglio non restare troppo a lungo. -

Uscirono dal magazzino e tornarono alla macchina. Allison accese il motore e si allontanarono, dirigendosi verso la strada principale. Mentre si allontanavano, Kafka non poté fare a meno di pensare a quanto fosse pericoloso il piano di Cassius. Tuttavia, sapeva che non aveva altra scelta. Erano tutti coinvolti troppo profondamente per tirarsi indietro ora.

- Pensi che ce la faremo? - chiese Allison, rompendo di nuovo il silenzio.

Kafka si girò a guardarla, il suo volto serio ma determinato. - Ce la faremo. Non abbiamo altra scelta. -

Allison annuì, serrando le mani sul volante. - Hai ragione. Andiamo. -

In quell'esatto momento, Kafka sentì il telefono vibrare nella sua tasca. Lo prese, e quando riconobbe il mittente anonimo sentì il battito accelerare e un brivido percorrergli la schiena.

"Se vuoi delle risposte, dovrai viaggiare nel 15 Febbraio del 2050, a Futura."

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