Ti fidi di me?

Seconda prova.

"Grevor si svegliò di soprassalto. I muscoli tesi e allo stesso tempo dolenti, restarono immobili

come se qualcosa li bloccasse. Sembrava essere stato legato, ma la sorpresa più grande, la

ebbe quando riuscì finalmente a mettere a fuoco e vide un imponente cammello che lo

sovrastava con la sua ombra.

Per quanto fosse possibile muoversi, si guardò attorno.

Che ci faceva nel deserto?

Perché il suo corpo era completamente seppellito, lasciandone fuori solo la testa? E soprattutto:
perché quel maledetto animale non smetteva di leccare la sua faccia?!"

Due giorni prima.

"Allora, sei pronta ad affrontare questo viaggio? Vedrai. Sarà un'avventura fantastica!

Grevor è al settimo cielo. L'idea di andare alla scoperta di fossili in un deserto come il Gobi lo eccita come un bambino.
Il fatto di essere un archeologo, lo porta a essere curioso su tutto ciò che è antico, inesplorato.

" Ne abbiamo già parlato Grevor. Per me è la prima volta che faccio un viaggio simile."

Genny è ancora una studentessa, che come lui ha scelto Archeologia. L'idea di andare in Mongolia è stata di Grevor, che come insegnante di storie antiche, l'ha convinta a preparare la tesi di laurea sulla popolazione Mongola.

"Non devi preoccuparti, ci sono io con te. Ti fidi di me?"

Il problema di Genny era proprio questo. Già il fatto che era lei a portare i bagagli ( anche i suoi) non era di certo un buon inizio.

"Sei sicuro che troveremo le valigie quando arriviamo? Sai com'è...ho tutta la mia roba li dentro, e con questi scali..."

"Non preoccuparti, non è il primo viaggio che faccio... beh... non cosi lungo. Ma vedrai che non ti accorgerai nemmeno di volare."

Era talmente sicuro di sé, con quegli abiti così casual, alto e sorridente... che lei non poté fare a meno di credergli, e anche più leggera, visto che finalmente si era liberata di tutti quei bagagli.
Una volta sistemati ai propri posti, Grevor cominciò a raccontare dei suoi viaggi per il mondo. Inizialmente era interessante, ma dopo cinque ore di monologhi Genny non ne poteva più. Inoltre si era aggiunto pure il vuoto d'aria a causa delle correnti contrarie.

"Sai, una volta ho visitato anche l'interno di una piramide. Affascinanti le mummie. Dicevano che era pericoloso... per le maledizioni..."

"E tu ne sei uscito indenne vedo." Disse lei con un sorriso divertito. - Peccato - pensò sarcasticamente.

"Sono solo dicerie, fidati. Se vuoi ti racconto la storia di Tutankhamon. Così ti fai un'idea di..."

"NO!" Disse prontamente lei. Forse un po' troppo, rimediando con un, "Sicuramente è interessante, ma lo studiato a scuola, e sono anche un po' stanca. Sai com'è... il viaggio è lungo."

"Tranquilla, ti terrò compagnia io, così non ti annoi. Ti racconterò qualcos'altro." Disse lui imperterrito.

Genny alzò gli occhi al cielo e lasciò che parlasse da solo. Non avrebbe mai detto che fosse così logorroico, pieno di sé. Forse era per il viaggio, una reazione per non pensare all'altitudine. Così, mentre lui parlava e parlava, lei si mise gli auricolari per ascoltare un po' di musica sana, e chiuse gli occhi.

Il mare era scuro, lei nuotava con difficoltà cercando di raggiungere Grevor che si allontanava sempre di più. Come era finita in quella situazione non lo sapeva. Ad un tratto la figura di Grevor mutò, e vide la sua testa allungarsi in modo inverosimile insieme al corpo, le braccia non erano più tali. Si trasformò in un calamaro gigante. I suoi occhi scuri quasi le uscirono fuori dalle orbite dallo spavento vedendo " Grevor il calamaro gigante" venire verso la sua direzione. Un enorme occhio la fissava mentre si preparava in un abbraccio mortale. Era nelle profondità di un abisso, ma respirava e non capiva come questo poteva essere. Certo quello era l'ultimo dei suoi problemi in quel momento.
Nella sua mano si materializza una spada, come per magia. Così con forza colpì fendenti nell'occhio gigante. Ma la bestia le bloccò le braccia, e nel mentre cercava di liberarsi le uscì un urlo a pieni polmoni.
Si sentiva sballottare, e sentiva il suo nome sovrastare l'urlo.

"Genny... GENNY!"

Lei si sbracciava cercando di sfuggire da quella presa. Quando aprì gli occhi urlava ancora, e si trovò difronte uno sguardo preoccupato, che continuava a tenerla ferma, mentre lei sembrava un indemoniata per come si dimenava nel tentativo di allontanarlo.

"Genny fermati! È stato solo un incubo."

A quelle parole si fermò di colpo, la gola secca per quanto aveva urlato. Fissò Grevor, ancora tremante, e con voce affannata disse:

"Non è che ti trasformi di nuovo?"

Grevor la guardò serio, ancora con le mani a tenerle le braccia. Di botto si mise a ridere come un forsennato. Lo seguirono a ruota anche gli altri passeggeri, che avevano visto tutta la scena.
Quando Genny si rese conto che era stato un sogno, e di dove si trovava...si coprì il viso con le mani sprofondando sempre più giù, vergognandosi come non mai. Ma una cosa la pensò - Me la pagherai Grevor. -

Le ore passavano lente, ma Grevor aveva trovato il modo per ammazzare il tempo, flirtare con l'hostess. Una bellissima bionda, e lui aveva scambiato la sua gentilezza per interesse.

"Valeri Valeri...di dove sei?"

Lei lo guardò incredula, si chiedeva se lo era o lo faceva. E mentre sta per rispondere la blocca con una mano E un sorriso a trentadue denti.

"Ho... me oui... pardon. Sei francese. Lo dicevo io..."

"Da cosa l'hai capito?" Rispose lei divertita. Mentre lui, con sguardo malizioso rispose:

"Se vuoi te lo spiego meglio più tardi..."

Una volta atterrati allareoporto di Chingei Khaan, a Ulan Bator destinazione finale, andarono a prendere i bagagli. L'attesa fu estenuante.

"Non vedo la mia valigia" disse Genny in preda al panico.

"Strano, la mia c'è. Vedrai che arriverà, fidati di me, è raro che vadano perse."

"Mica tanto raro." Rispose dietro di loro la hostess.

"Ma non ti preoccupare, mal che vada troverai senz'altro un negozio nei paraggi, così puoi comprare qualcosa nel frattempo." Aggiunse Grevor in modo affettuoso.

"Ma...ma..." Genny li guardò entrambi allibita e arrabbiata. E poi quella che ci faceva con loro? Con rassegnazione entrò nel primo negozio di abbigliamento che vide prima di andare all'hotel prenotato in città. La serata non era ancora finita, e lo stomaco proclamava forte - FAMEEE!!! -

"Sono felice che tu abbia accettato il mio invito Valeri, non te ne pentirai vedrai." Disse Grevor seduto accanto a lei nel ristorante dell'hotel, mentre Genny li guardava disgustata e facendo finta di vomitare di nascosto. Ed è ciò che quasi fece quando le presentarono sotto il naso un bel piatto di calamari fritti con patate. A quella vista si alzò e....buonanotte alla fame.

Il mattino dopo si trovarono a fare colazione, uno difronte all'altro intenti a pianificare il viaggio, già organizzato. Visitare la tribù mongola, i famosi nomadi delle praterie.

"Vedrai, sarà bellissimo e istruttivo. Attraverseremo una parte di deserto del Gobi, dopodiché entreremo nel cuore della Steppa."

"Hu la Steppa!"

"Che vuol dire?"

"Niente!" Rispose lei guardandosi intorno, cera qualcosa che mancava.

"Ma... e la tipa dove l'hai lasciata. Se posso chiedere."

Lui, con sguardo assente e pensieroso rispose:

"È strano. Ieri sera stavamo parlando, e a un tratto si è alzata dalla poltrona dicendo che doveva partire subito. Un viaggio urgente ha detto, poverina. Le stavo raccontando le mie scoperte scientifiche, i miei viaggi..."

Si rivolse verso lei rispondendo con un alzata di spalle sorridendo:

"Probabilmente era stanca. Mah. Valle a capire certe volte le donne."

"Già! Io la capisco. E come la capisco."

Di colpo Grevor le prende le mani, facendole prendere un colpo. La guarda, e dolcemente le dice:

"Sono contento che tu sei qui con me."

Lei lo guarda con occhi spalancati. Non ci poteva credere, stava veramente facendo il cascamorto con lei?

"Hei!! Ma per chi mi hai presa." Disse togliendo le mani dalla sua presa, come se si fosse bruciata.

"Sono mica la tua amichetta sai."

Genny era offesa, ma anche lunsigata dato che Grevor è un bel uomo... meglio morta che  che con lui comunque.
Grevor sorrise per la sua reazione. Ma aveva altro per la testa in quel momento. Si alzò in piedi dicendo:

È giunta l'ora di andare. Sarà una lunga giornata mia cara. Ma tranquilla, ti divertirai, fidati di me."

Dopo queste parole cominciò a sospettare che lui soffrisse di bipolarismo.
Fu un tortuoso viaggio sotto il sole cocente del deserto. Ma arrivarono comunque al villaggio di una tribù locale. Finalmente! Anche perché nessuno ce la faceva più ad ascoltare Grevor. Mentre lei era rimasta ammaliata dalla distesa di sabbia così immensa da sembrare una spiaggia senza fine. La prateria si perdeva a vista d'occhio, e tende enormi a forma circolare ne occupavano il terreno. Gruppi di cavalli, direi più dei Pony data la piccola stazza ma robusti, e caprette libera a pascolare e brucare la poca erba e arbusti  che spuntavano dal terreno arido.
Grevor invece fu attratto subito dai cammelli. Aveva sempre desiderato cavalcarne uno, e questa era l'occasione giusta. Era così contento al pensiero che a forza di sorridere, sembrava avere una paresi. Andò dritto verso un gruppo di abitanti del luogo saltellando, e assaporando il momento.

"Ragazzi!" Disse allargando le braccia, come se li conoscesse da chissà quanto tempo. Il gruppetto di Nomadi lo guardarono dal basso, visto la loro statura in confronto a Grevor.

"Vorrei chiedervi se è possibile cavalcare un vostro cammello, così un giorno potrò raccontare ai miei nipotini di questa splendida avventura."

Uno di loro si avvicinò a Grevor, e con fare sicuro gli diede le redini in mano.

"Certamente. Deve sapere però che sono animali selvatici, e dovrà essere molto cauto. Soprattutto  non lo spaventi."

"Grazie... come ha detto che si chiama?"

"Non ha un nome. Basta che le dica hop, e lui va a vanti."

Grevor non comprese subito la sua battuta, ma felice come una Pasqua salì in groppa al cammello, dopo vari tentativi e un aiutino dai ragazzi. A quanto pare non diede ascolto agli avvertimenti, perché come disse "Hop Hop" ad alta voce... il cammello cominciò a  correre come un razzo.
Grevor fece appena in tempo ad aggrapparsi alla gobba,  mentre la testa e le gambe facevano avanti e indietro pericolosamente. Sembrava un Texano in groppa a un toro ad una gara di Rodeo.
Successe tutto talmente in fretta che Grevor non riuscì nemmeno ad urlare dal terrore.
Gli uomini della prateria lo raggiunsero bloccando la corsa.
Quando scese dalla groppa, con molta difficoltà e dolorante, era così bianco in viso che pensavano sarebbe svenuto.
Grevor aveva paura di parlare, pensava che la sua voce fosse cambiata talmente era forte il dolore che sentiva nei paesi bassi.
Genny, che nel frattempo stava imparando a mungere una capretta, nonostante le riteneva pericolose, non poté fare a meno di ridere, e piegata in due continuava a ripetere " Muoro, sto morendo." Nessuno capiva perché lo dicesse.

Intanto la tribù aveva organizzato una festa in onore dei visitatori, con musica locale e fiumi di bevande alcoliche. Durò poco il silenzio di Grevor, con l'esasperazione di Genny che invece doveva subire le lezioni anche in un momento di festa.

"Perché non bevi qualcosa? Ti farebbe bene." Disse lei cercando di sviare le sue parole.

"Sai che sono astemio, ma fidati, ci divertiremo domani alla scoperta dei guerrieri di terra cotta... sai di chi parlo. Di Gengis Khan!" Disse tutto felice.

Lei lo guardò di storto e prese due bicchieri di plastica con dentro del liquore e glielo offrì.

"Bevi che ti fa bene, è un ordine. Basta parlare."

Non fu la sola ad offrirgli da bere, anche la compagnia di viaggio non ne poteva più. Grevor aveva le guanciotte talmente rosse che sembrava avesse la febbre, dopo aver bevuto chissà quanti bicchieri.
E per la gioia di tutti cominciò a cantare una canzone ad alta voce, - Il ballo della Steppa - , e come se non bastasse si mise a ballare il  casació.  D'altronde non aveva mai bevuto.
Mentre si sbracciava muovendo il corpo più che altro come un odalisca... a Genny venne un'idea. Prese una pala e la diede a Grevor dicendogli ci scavare una fossa se ne era capace. Lui la guardò con occhi lucidi e strambi, e masticando  le parole disse:

"Credi che non ne sia capace?"

Per lui era una sfida, e Genny non aveva dubbi in proposito. Si misero tutti in cerchio mentre lui, muovendosi a ritmo di musica, scavava scavava. Le persone intorno a lui lo incitavano, ormai alticci quanto lui. Una volta finito si mise dentro e crollò colassando.

Grevor si sentiva la testa scoppiare, oltre l'umido di chissà cosa che sentiva sulla faccia. Un fetore tremendo gli entrò nelle narici facendogli venire la nausea. Aprì gli occhi di colpo, e vide una lunga lingua avvicinarsi pericolosamente, cercò di urlare ma fu soffocato da una lunga leccata, mentre la saliva della bestia gli inumidiva le labbra. Cominciò a sputare a più non posso muovendo la testa in ogni direzione, finché riuscì a dire: " CHE SCHIFO!" Spaventato e schifato guardò verso l'alto e vide il cammello,

"Va via, brutta bestia schifosa, sciò sciò."

Ma il cammello continuò a leccargli la testa. I capelli erano così bagnati e dritti che sembrava avesse usato il gel. Non capiva dove fosse, perché era seppellito fino al collo? Si guardò intorno in cerca di aiuto.

"Qualcuno mi aiuti, voglio uscire da qui."

"Eee, quante storie."

Senti dire, riconoscendo la voce di Genny. Mise a fuoco la sua figura attraverso le lunghe zampe della bestiaccia.

"Genny?" E lei "Siiiii?"

"TIRARMI FUORI DA QUI!!!"

Urlò diventando rosso in faccia dalla rabbia, facendo spaventare il cammello sensibile, che corse via da li.

"E perché mai. Ti ci sei messo da solo nella fossa. Non ti ricordi?"

Grevor fece mente locale di cosa poteva aver fatto.

"Sei stata tu a darmi la pala, hai approfittato del fatto che ero ubriaco. Ma perché?" Gli chiese sempre più confuso.

"Perché avevo bisogno di un po' di pace, se non l'hai ancora capito"

Disse Genny avvicinandosi e incrociando le braccia al petto,mentre lo guardava dall'alto.

"Ma... ma... le ricerche... devi tirarmi fuori di qui! Subito!"

"E no caro Grevor. Ora tocca a me decidere."

E con un ghigno malefico, prima di voltarsi e andare via gli disse:

"Ti fidi di me?"

*****
Ciao a tutti. Eccomi qua con la seconda prova. Spero di essere riuscita a strapparvi qualche sorriso. Lascio a voi giudicare. O.0 :-)







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