Pagine vuote
Il momento peggiore per uno scrittore è trovarsi di fronte a un foglio bianco, immacolato, e non sapere cosa scrivere.
*********
- in questo rumoroso silenzio...cerco di riempire lo spazio vuoto che sento dentro di me.
Ma nulla scorge se non un viaggio nelle parole, che senso danno.
Il cambiamento è sempre come noi lo vediamo, è un viaggio senza tempo...-
" Ma cosa sto scrivendo! "
Lorenzo si blocca con la penna premuta sull'ultima parola; - tempo -, continua a fissare il foglio mentre la rabbia gli annebbia la mente. In un attimo, con un grugnito lancia per aria la penna, strappa la pagina arrotolandola e buttandola nel cestino già colmo.
Seduto sulla seggiola, guarda il foglio sulla scrivania, di nuovo bianco di nuovo vuoto, come la sua vita.
Si china in avanti poggiando i gomiti sulla superficie del tavolo, piegando la testa verso il basso, e una mano dopo l'altra raggiungono il capo, le dita tra i capelli, stringendo i pugni disperato.
" Cosa mi prende...perché non trovo le parole."
Lorenzo si lascia andare ad uno sfogo da tempo trattenuto. Da quando la nonna, sua unica parente, se né andata, ha perso ogni volontà. È rimasto solo, non ha amici, non perché non li volesse, ma perché troppo diversi da lui. Un sognatore.
Ha solo vent'anni e vive in un monolocale in centro città, dove lavora come cameriere per mantenersi.
Ma lui ama scrivere, è la sua vita. I pensieri lo rincorrono nella mente, ma non riesce a fermarli, sono senza logica, non riesce a trovare una storia degna.
Troppo disgustato dal presente... vorrebbe vivere nel passato, nei racconti della nonna che amava tanto. Quante favole gli raccontava da ragazzino, seduto sul pavimento con le gambe incrociate, incantato ascoltava e si immedesimava nelle sue fantasie. Solo loro due. Gli raccontava spesso anche del nonno scomparso e mai ritrovato, chiedendosi che fine avesse fatto.
A Lorenzo gli stavano strette quelle quattro mura, composta di un divano letto posto sotto una finestra che dava sulla strada, dove notte non vedeva. La scrivania - se così si poteva chiamare - incassata in un angolo con sopra un computer di vecchia generazione, ma utile per scrivere. Mentre la libreria era quella che occupava la maggior parte delle pareti.
Desolazione, tristezza era ciò che provava. Doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di non impazzire. Andò nel ripostiglio che fungeva da guardaroba, prese le prime cose che gli capitarono sotto mano; un paio di jeans, una felpa con cappuccio e le scarpe da ginnastica. Si vestì senza curarsi di come stava, e dopo aver indossato il giaccone uscì da casa di corsa.
Aveva bisogno d'aria, aveva bisogno di respirare l'aria fresca della notte.
Con passo spedito percorse stradine isolate, non voleva vedere nessuno, ma nonostante l'ora tarda... c'era sempre qualcuno, più che altro ragazzi urlanti, e non facevano altro che bere seduti nelle panchine o sui marciapiedi.
Lorenzo si alzò il cappuccio e con le mani in tasca guardava l'asfalto umido luccicare. - L'atmosfera, come i luoghi intorno cambiano la notte, sembra più magica.- Pensa, intanto la mente comincia a svuotarsi.
Mentre cammina senza una meta...qualcosa lo attira, una luce strana, non riesce a capire cosa possa essere, più si avvicina e più la luce si trasforma in una figura. Un bellissimo viso si presenta davanti a lui, gli sorride, sembra un angelo. I suoi piedi si bloccano, gli occhi fissi su quell'immagine inanimata. Le gambe gli tremano quando, più da vicino scorge il viso.
Con voce tremante... soffocata dall'emozione, pronuncia a malapena: "nonna...". Fece l'errore di guardarsi intorno per vedere se c'era qualcuno nelle vicinanze, perché quando si voltò nuovamente nella direzione della -presunta nonna-, l'immagine è già svanita. Per un attimo si era sentito di nuovo protetto, aveva sentito il calore di casa, e adesso era sparita. Di nuovo. I piedi si mossero in avanti urtando qualcosa. Abbassa lo sguardo per vedere di che si tratta. È un libro, proprio davanti ai suoi piedi. Si china per raccoglierlo, lo prende in mano e l'osserva, - nessuna scritta- pensò rigirandolo. Era un libro di pelle marrone, semplice, con cuciture ai bordi, sicuramente fatto a mano.
La curiosità lo spingeva ad aprirlo. "Chissà cosa contiene all'interno. Chissà di chi è." Si chiese.
Nel momento stesso in cui lo aprì...venne investito da un bagliore accecante, e subito dopo il buio. Come in un vortice si sentì risucchiare, urlare non servì a niente, erano solo urla mute. Improvvisamente mille colori sfrecciavano attorno a lui come meteoriti senza massa, mentre precipitava sempre più giù. Terrorizzato pensò fosse arrivata la sua ora. invece sentì un forte boato, il terreno sotto di lui, era come se in un istante avesse riacquistato tutti i sensi.
Di scatto aprì gli occhi, rimanendo scioccato nel vedere una canna di fucile puntata a un palmo dal suo naso.
"Chi sei!"
Era la voce di un uomo, che non riusciva a vedere perché troppo preoccupato di ciò che aveva davanti a sé.
"Lo.. Lorenzo. Mi.. mi chiamo Lorenzo." Rispose boccheggiando.
Era ancora seduto a terra, le mani appoggiate dietro di sé, non riusciva a guardare oltre, la paura e lo sgomento lo avevano pietrificato. - Che fosse finito nel Purgatorio?- Così prese coraggio domandò:
"Dove mi trovo? dove sono finito..."
L'uomo alzò la canna appoggiandosela nella spalla e rispose:
"All'inferno."
Il cuore di Lorenzo cominciò a palpitare sempre più forte.
"Allora è vero, sono morto!"
L'uomo cominciò a ridere delle sue parole, e senza smettere gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi.
"Ti assicuro che non sei morto, non del tutto almeno."
Disse grattandosi il mento e guardandolo dalla testa ai piedi.
Lorenzo non riusciva a capire cosa stesse succedendo, era spaventato da tutto ciò. Chi era costui, e soprattutto come era finito lì. Dove si trovava?
Fece due passi indietro, si guardò intorno e rimase sbalordito. Quella era la casa di sua nonna! Com'era possibile? L'interno era diverso, i mobili erano diversi, eppure sentiva che era così. Era così frastornato da girargli la testa, volse il suo sguardo verso l'uomo notando che lo stava osservando incuriosito.
"Hai un'aria famigliare..."
Disse l'uomo spezzando il silenzio, posando l'indice e il pollice della mano sinistra sul mento, massaggiando una lieve barba tendente sul grigio. Gli occhi scuri erano cerchiati da un alone di stanchezza, ma anche molto curiosi. I suoi capelli tagliati come i militari erano anch'essi tendenti al grigio. Poco più alto di Lorenzo ed una corporatura robusta.
"Come sei arrivato qui?"
"Non lo so..." riuscì a dire mentre guardava il fucile che ancora l'altro teneva in mano. Alzò di scatto la testa, puntò lo sguardo su di lui e disse:
"La luce... il libro... il buio..."
Sapeva di dire cose senza senso, ma realizzò proprio in quel momento, anche se con gran confusione, ciò che era successo.
"Di quale libro stai parlando!" disse diffidente l'uomo "C'è solo un libro che possa averti fatto arrivare in questa dimensione. E... credimi... sono anni che lo cerco."
A Lorenzo gli cedettero le ginocchia, ritrovandosi seduto su una poltrona dietro di lui che non aveva nemmeno notato. E con un filo di voce disse:
"E' successo tutto così in fretta... ero disperato. Poi per strada ho visto come una visione, un volto luminoso, era mia nonna... credo. Il libro si è materializzato non so come.. era sull'asfalto davanti ai miei piedi. Così poi..."
Non finì di parlare, e vide l'uomo cambiare espressione. Era disperazione quella che sentì mentre disse:
"Anna." Era appena udibile, ma Lorenzo lo sentì.
"Come conosci il suo nome? Chi sei veramente...e perché cerchi questo libro?"
Cominciava ad averne abbastanza di quell'atteggiamento. Voleva risposte. Ma lui rispose:
"Ora capisco il perché del tuo nome".
E con una lacrima sfuggita da quegli occhi tristi disse:
"Sono tuo nonno, e mi chiamo anch'io Lorenzo."
Rimasero a fissarsi per un tempo indefinito. Stavolta fu il ragazzo a spezzare quel silenzio, con un senso di imbarazzo e disagio.
"Se quel che dici è vero... come mai dimostri meno dell'età che dovresti avere? Io so solo che sei scomparso dopo la mia nascita..."
" E' successo come a te figliolo... ero disperato, dopo la perdita di tua madre, ho perso la fiducia nella vita. Ricordo ancora quella sera quando io e Anna trovammo un libro accanto al tuo lettino. Era strano, non l'avevo mai visto. Era di pelle marrone, nessuna scritta sulla copertina, e come lo sfiorai sentii come un calore dentro. Voleva essere aperto."
"E lei che disse?"
Lo interruppe Lorenzo ascoltando il racconto che sembrava più una favola.
"Anna aveva un brutto presentimento. Ricordo che ti prese in braccio e ti strinse forte a sé. Ma non l'ascoltai e....bum! in un attimo ero solo. In un mondo senza tempo."
Rimase a guardare il vuoto, le spalle curve, come se stesse sostenendo un grosso peso. Guardò il ragazzo pensieroso.
"Non capisco perché sia successo anche a te. Devi tornare indietro, trovare una soluzione. Per me è tardi ormai."
Disse le ultime parole con rassegnazione.
"Se la nonna ha voluto farmi trovare il libro... Non ho nessuno che mi aspetta, la mia vita è vuota, come le mie pagine. Sono uno scrittore e non trovo le parole. Forse sperava proprio che ti incontrassi per farti sapere che non ti ha mai dimenticato."
Passarono molto tempo a parlare di questa strana avventura. Si raccontarono a vicenda, senza mai uscire da quella casa. Lorenzo alla fine era contento di aver appreso una parte della sua vita che non conosceva. Ma era anche triste, la sua vita non era lì. In fondo aveva una vita davanti.
A un tratto furono attratti da una fiammella. Si guardarono stupiti, e con passo indeciso si avvicinarono insieme.
Ebbero un tuffo al cuore quando capirono che quell'oggetto davanti a loro era il libro. Quel libro. Con timore lo presero in mano senza sapere cosa fare.
"E se ci porta in un altra dimensione?"
Disse Lorenzo con mani tremanti.
"C'è solo un modo per scoprirlo ragazzo, e io ho aspettato tanto questo momento."
Senza dire più una parola abbracciò il nipote commosso. Il che sembrava più un addio. E insieme aprirono il libro.
Sentiva il vento gelido sulla pelle, le sue braccia strette come in un abbraccio. Aveva paura di aprire gli occhi, paura dell'ignoto. Sentiva di essere di nuovo solo. Una vocina si impadronì di lui, non sapeva se era reale o frutto della sua fantasia.
"Ehi, ti senti bene?"
La voce insisteva, fin che non si sentì scuotere. Allora aprì gli occhi, e si trovò davanti due cieli azzurri preoccupati. La fissò, pensò che anche lei fosse un angelo e disse:
"Adesso sì, ora so cosa devo fare."
Lei lo guardò un po' stranita da quelle parole, ma poi gli sorrise.
"Io sono Gaia, e tu?"
"Io sono felice... cioè... Lorenzo. Il mio nome è Lorenzo."
Aveva trovato lo scopo di quel viaggio, aveva capito cosa doveva fare. Sapeva come riempire quelle pagine, come avrebbe fatto con la sua vita.
"Questa è la storia della mia vita. Fine."
Erano passati dei mesi da quel giorno in cui tornò. Le cose erano cambiate, viveva di nuovo nella vecchia casa in periferia, dove aveva vissuto con sua nonna per tanti anni. La scrittura divenne, oltre la sua grande passione, il suo lavoro.
Finito di scrivere le ultime battute... ebbe una sensazione famigliare. Si girò... e vide Gaia che lo guardava con ammirazione. Sì, ora non era più solo. Ma è ciò che vide dietro di lei che lo colpì. Il viso della nonna, sorridente. E lui emozionato sorrise dicendogli un silenzioso...
"Grazie!"
.............
Ciao a tutti! Cari giudici, questa è la prima prova. Spero sia di vostro gradimento. Auguro a tutti i partecipanti buona fortuna!
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