{6. The last treat}
✓ Sesto racconto
Scritto e ideato da DanielaAmoruso
•|The last treat|•
(Horror)
Parole obbligatorie da utilizzare: Manifestazione; mano amputata; orripilante; mignolo del piede.
L'autrice ha utilizzato tutte le parole richieste.
New Orleans.
Doveva essere una semplice notte di Halloween per le vie di Hollygrove, noto come il quartiere delle streghe e delle creature spaventose.
Ognuno di noi almeno una volta nella vita si è posto invano delle domande sull'argomento, pur sapendo che in realtà risposte concrete non ce ne sono.
Sicuramente sappiamo che il trentuno Ottobre gli americani hanno sempre festeggiato il regno dei morti e alla domanda dolcetto o scherzetto hanno sempre risposto "Dolcetto".
È sempre stato così per anni interi, fino a quando qualcuno non ha pensato di rispondere "Scherzetto".
Avete presente quando entri in una strada senza uscita? Nel nostro caso lo scherzetto non era un indovinello e solo uno di noi era sopravvissuto.
Ora vi racconto la nostra storia.
Eravamo tre ragazzi che volevano divertirsi e fingere per una sera di essere dei mostri. Peccato però che il mostro l’avessimo incontrato noi, in carne ed ossa quando ad aprirci la porta fu quello che in apparenza apparve come un normalissimo uomo di mezza età, sui cinquant’anni con gli occhiali e la pancia pronunciata.
Tracy, Angel e Marcus, cioè io, passeggiavamo indisturbati con il nostro cestino pieno di caramelle. Avevamo diciotto anni e frequentavamo la stessa scuola. Era tardi, molto tardi e i bambini a quell’ora erano già a casa sotto le coperte, mentre per noi la serata era appena cominciata.
-Bussa al campanello Angel dai, l’ultima casa e poi andiamo via.-
Eravamo stanchi dopo aver girato molte case.
Le gambe mi facevano male e non avvertivo più il mignolo del piede. Accadeva tutte le volte che ero stanco, come se avvertissi quattro dita e non più cinque.
Angel iniziò a brontolare e al suo posto bussò Tracy, l’unica femmina del gruppo anche se il suo corpo non aveva niente di femminile e per questo motivo lei ci soffriva.
-Buonasera Signor LaVey. Dolcetto o scherzetto?- Chiedemmo in coro.
Il signore ci sorrise e rispose convinto -Scherzetto.-
Io e miei amici ci guardammo sbalorditi.
Era la prima persona che rispondeva in questa maniera e soprattutto a quell'ora della notte.
-Magari un’altra volta. Adesso siamo stanchi.-
Risposi, incitando i miei amici a fare dietro front e tornare nelle nostre dimore.
-Eh no! Adesso entrate e partecipate allo scherzetto.-
Ci guardammo l’uno con l’altro e decidemmo di entrare, convinti che nel giro di pochi minuti saremmo usciti e invece...
Ci accomodammo nel grande salotto di Casa LaVey.
-Che bel quadro signor Lavey, anche mia madre ha una rappresentazione simile, Lucifero che scende in terra tra gli esseri umani.-
Dissi, osservando il dipinto come se mi stesse richiamando alla sua attenzione.
-Quale dipinto?- Mi sussurrò Tracy nell’orecchio.
-Quello appeso al muro- Risposi convinto.
-Non c’è nessun muro Marcus, questa è una casa in costruzione.-
-Tracy hai bevuto prima di uscire con noi?- le bisbigliai in silenzio.
-Grazie Marcus sono felice che ti piaccia.-
Mi girai verso di lui.
-Come fa a sapere come mi chiamo?- Chiesi impaurito.
-Perché io sono il padrone della vostra mente. Sono la manifestazione della vostra psiche.-
Disse indicando me e i miei amici.
-Scherzetto divertente signor LaVey, ma noi adesso andiamo.-
Presi Tracy per mano e quando mi girai, vidi Angel con in mano un crocifisso in direzione del cuore.
Cercai di aprire la porta ma non vi riuscii. Era bloccata.
-Vi avevo promesso uno scherzetto ed eccolo qui. Siete appena entrati nella vostra mente e solo uno di voi uscirà vivo e tornerà dai propri cari. Buon divertimento ragazzi e buon ritorno a casa.-
Nello stesso momento in cui pronunciò la frase, il signor LaVey scomparve. Restammo solamente noi tre, trasportati in un luogo surreale, creato dalle nostre menti soggiogate. Speravamo fosse solo frutto della nostra immaginazione ma ben presto capimmo che quel signore non stava scherzando. Ricordai che il nome LaVey apparteneva ad una famiglia esponente del satanismo e in preda allo spavento urlai ai miei amici di scappare. Tracy cercò di aprire la porta mentre Angel pregava ad alta voce implorando perdono a Dio. Una voragine si aprì sotto i nostri piedi e fiamme altrissime si innalzarono. Tutto stava bruciando. Pur di salvarmi avrei fatto qualsiasi cosa, così rammentando le parole di LaVey, pensai di togliere la vita ai miei amici. Presi il coltello che portavo sempre con me e lo puntai dritto verso la mano di Tracy.
Un movimento netto e la sua mano fu amputata.
Una scena orripilante si presentò davanti ai miei occhi. Il sangue iniziò a sgorgare da ogni punto e in pochi attimi fu ovunque, anche su quella porta che rappresentava il limbo tra ciò che ero e ciò che stavo diventando.
Ció che avevo appena fatto era la manifestazione del diavolo che aveva preso possesso di me.
Ma anche dove risiede il male più profondo c'è sempre uno spiraglio di speranza che il bene possa vincere.
Mi girai di scatto e vidi un angelo che con il suo crocifisso trapassò il mio cuore. Avvertii il legno ruvido perforare i miei ventricoli, dividendo esattamente il muscolo pulsante in due parti uguali.
Un'ondata di calore mi pervase e l'ultima cosa che ricordo fu la voce del mio amico che mi chiedeva disperatamente di perdonarlo mentre io sorridevo compiaciuto.
Perché in fondo io volevo essere il diavolo e lui l’angelo.
L'unico superstite di quella serata fu Angel che riuscì a scappare diventando poi il prete di Hollygrove, convinto che quello fosse l’unico modo per far uscire satana dal suo corpo.
-Ricorda di restare a casa il trentuno Ottobre, potresti ricevere uno scherzetto poco divertente e trovarti intrappolato per sempre nei meandri della tua mente e se per caso volessi bussare ad un certo signor LaVey, ricorda che lui è diavolo, il male che alberga dentro di te.-
FINE
Nota rivolta ai giudici: Ricordatevi di valutare questo racconto soltanto come Horror.
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