{6. Il nascondiglio}

✓ Sesto racconto
Scritto e ideato da VegliAura

•|Il nascondiglio|•

Il grido vibra nella notte.

Sbatte contro il cielo scuro, si infila nel silenzio freddo, si prende il cuore e lo riempie di terrore buio, di dolore acido.

Le suole di gomma scivolano contro il ferro umido, ma la corsa è troppo violenta per prestarvi attenzione.

Le grida graffiano il cielo, sporadiche e bollenti nelle orecchie.

Lucas sa che deve nascondersi al più presto.

Si accuccia dietro a una transenna, stringendone forte i bordi tra le mani, aggrappandovisi disperato.

Si guarda intorno, cercando di calmare il respiro battente.

Immobili contro il pallore sfibrato della luna, le carcasse delle locomotive abbandonate si ergono minacciose.

Sussulta, quando un secondo grido squarcia la calma. Più vicino, più terrificante.

Arrivano.

Inghiotte l’amarezza gelida che gli blocca la gola, cerca di spingersela giù nello stomaco per avere la mente sgombra, i pensieri liberi di fluire.

Rapido scatta in piedi, incurante dei muscoli doloranti. Si immerge nelle profondità di quella città inquietante fatta solo di relitti di ferro, senza badare alla paura collosa, al fragore tonante che gli si agita nel petto.

Deve nascondersi.

Deve salvarsi.

Arrivano.

Un rumore roco si staglia contro l’oscurità, mentre corre nei vagoni in disuso. Il cuore pompa un sangue diverso, più liquido e caldo. Intriso di paura, di adrenalina bollente.

C’è un vagone, a pochi metri. Sembra un carro merci.

Il sollievo gli sfugge dalle labbra con un sospiro rappreso, mischiato al proprio respiro disperato.

Sfiora il legno marcio e gonfio della vecchia vettura, ne saggia le venature con i polpastrelli sudati, quasi voglia assicurarsi della sua stabilità.

Altre grida scoppiano intorno come granate.

Sono sempre più vicini.

Si arrampica sul carro merci, attento a fare il meno rumore possibile, terrorizzato anche dal lieve scricchiolio delle assi sotto al suo peso.

Si nasconde al suo interno, finalmente al sicuro.

Si prende un momento per lasciare andare il respiro, per rilassare i muscoli. Ascolta il mondo intorno per qualche istante, attento al minimo spostamento d’aria.

Ma nulla si muove, a parte il tenero frusciare del vento, piacevole carezza sulla sua pelle sudata.

Le grida sembrano più lontane. Può tornare a respirare.

Si volta verso l’interno del carro, poggia la schiena contro la parete umida e si lascia scivolare a terra.

Il gemito di terrore che gli mozza il respiro quando scorge due occhi che lo scrutano, sbatte contro le assi del vecchio vagone, infilando nel suo petto un nuovo terrore.

È uno sguardo terrorizzato, sparuto riflesso del proprio.

- Vattene – sussurrano un paio di labbra tremanti, mentre quegli occhi si accendono di un odio appuntito, viscerale.

Lucas deglutisce e scuote impercettibilmente la testa.

- L’ho visto prima io – continua la voce, insicura ma spaventosamente gelida.

Non cede, non distoglie lo sguardo.

Anche se il petto sembra spaccarsi sotto la paura, anche se la voglia di urlare e soccombere a quella morsa assassina nello stomaco graffia e stringe.

Non può andarsene, non adesso che è al sicuro, finalmente.

- No – riesce a dire, infine.

Movimenti decisi echeggiano nella penombra. È un secondo e l’altro gli è davanti.

- Valerio! – prorompe Lucas in un mormorio strozzato, appena lo riconosce.

Non fa in tempo ad aggiungere altro che il suo amico gli afferra le spalle e lo scaraventa sulle assi traballanti.

- L’ho visto prima io! – quasi urla, la voce arrochita dalla disperazione, dall’urgenza di scacciarlo.

Lucas fa per rispondere, ma appena muove le labbra, un altro grido lacera l’aria e la consapevolezza di averli vicini si fa coscienza, terrore.

Si guardano senza osare parlare, immobili.

Qualcosa si muove rapido accanto al carro. Il terreno attorno alle vecchie rotaie scricchiola, il respiro dei due rifugiati si spezza.

Non c’è più scampo.

Le mani di Valerio stringono più forte, ma Lucas si rende conto di cosa sta per fare quando ormai è troppo tardi.

La spinta è forte e quando si sente cadere fuori dal vagone, gli sembra che l’aria gli venga risucchiata fuori dai polmoni di colpo.

Lo schianto è doloroso e il fianco destro comincia a pulsare, ma non è niente in confronto all’angoscia che lo prende allo stomaco quando alza gli occhi.

- Ciao, Lucas.

È finita.

Sta in piedi davanti a lui e lo sovrasta con la sua presenza minacciosa. Si guardano negli occhi per un istante infinito, coperti solo dalla luce della luna e dai flebili sbuffi di vento tiepido.

Lui sorride. Un sorriso maligno, grottesco.

- S-sono caduto – mormora Lucas, aggrappandosi a quell’ultima speranza.

Ma quello ride. Una risata malsana, senza gioia.

- Non è una regola – sussurra, quasi divertito.

Poi è un attimo. Lo scatto è rapido, inaspettato.

Lucas balza in piedi, incurante del dolore al fianco, del respiro spezzato e del cuore che scoppia.

Deve correre, deve raggiungerlo.

Si lancia in una corsa a perdifiato, scavalca la staccionata, si snoda tra gli scheletri delle vecchie rotaie.

I muscoli delle gambe tremano, esausti. La pelle vibra, il sudore gli incolla la maglietta alla pelle.

Lo vede correre davanti a lui, più vicino di quanto sperasse.

Forse c’è una speranza.

Gli altri lo incitano, gridano il suo nome.

Lucas non riesce a vedere, ma le loro voci gli scaldano il cuore, si poggiano nel petto e lo liberano dalla paura.

Basta un secondo, però, e tutto va in fumo. Un’asse divelta che spunta dalle rotaie sfilacciate gli blocca la strada e Lucas non fa in tempo ad evitarla.

Cade per terra, con il viso nella polvere, proprio nello stesso istante in cui lui riesce a toccare il muro della vecchia stazione e a gridare alla notte, con tutta l’aria che sembra avere nei polmoni:

- Tana per Lucas!

Lucas sbatte un pugno per terra.

- Mi mancava pochissimo, cavolo!

Si tira su contrariato, pulendosi il più possibile i pantaloni dalla terra.

- Manca ancora Valerio, però – mormora qualcuno – non tutto è perduto!

Un fiotto di speranza inaspettata prende a scorrergli nelle vene, ancora affaticate per la corsa.

È vero, Valerio è ancora nascosto, non è stato trovato.

Potrebbe fare “tana libera tutti” e salvarli.
Salvarli tutti.

FINE

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