{4. Fuga}

✓ Quarto racconto
Scritto e ideato da Lella_Dellea

•|Fuga|•

Le porte automatiche si aprono emettendo un fruscio fastidioso, le osservo per un tempo che mi pare infinito e, prima di entrare, guardo nuovamente alle mie spalle. Il mio sguardo vaga, nervoso, sul marciapiede e cerca di individuarlo tra la folla.

Varco la soglia a passo spedito e mi fermo in prossimità del display luminoso che indica le partenze. Attorno a me c'è confusione, brusii continui, gente nervosa che discute sui soliti ritardi , un gruppo di adolescenti che ha deciso di schizzare bibite gasate ovunque ma è come se io non fossi qui. Mi sforzo di mantenere la calma nonostante l'ansia, il cuore a mille e la sudorazione eccessiva. Fingo tranquillità e mi dirigo verso il distributore automatico per acquistare il biglietto. Non ho una vera meta perciò decido semplicemente di prendere il primo mezzo in partenza. Non mi importa la destinazione, devo solo allontanarmi da qui, da lui, il prima possibile.

Il segnale acustico mi indica che la stampa è terminata, raccolgo il tagliandino, mi accingo a convalidarlo e seguo le indicazioni sino al binario 3. Mi sembra che tutto si svolga con troppa lentezza. Ho pianificato con cura questa fuga e non dovrebbero esserci intoppi ma sono veramente terrorizzata. Mi accomodo su una panchina ed avverto la vibrazione del cellulare nella tasca del giaccone, lo afferro e vedo che il messaggio è arrivato da lui. Avverto una fitta alla bocca dello stomaco ed un sapore amaro tra le fauci. I lividi sulle mie braccia sembrano aver preso fuoco ed ho iniziato a respirare affannosamente. " Calma !" mi ripeto, "ora leggi il messaggio e, fingendo che sia tutto normale, rispondi" e così faccio.

- Perché non rispondi al telefono di casa? Sei forse sorda? Spero che tu non mi abbia disubbidito! Sai che so sempre tutto, non cercare di ingannarmi, non ci riusciresti!

La mani mi tremano visibilmente e rischio di far cadere l'oggetto inanimato che ho tra le mani e che sembra ustionarmi le dita. Mi alzo ed inizio a camminare avanti e indietro in modo convulso, devo assolutamente trovare il modo di calmarmi e di rispondere in modo adeguato per non destare sospetti. Ho imparato che, con lui, le lusinghe funzionano meglio delle minacce perché solleticano il suo gigantesco ego.

- Ciao Tesoro. Perdonami se non ti ho risposto subito ma il telefono qui non è squillato. Potrebbe esserci un guasto.

Sul binario di fronte sfreccia un diretto e il rumore mi fa sobbalzare, cerco di ritrovare compostezza e di rassicurarmi da sola ma noto, a distanza, una sagoma familiare. Si tratta di un uomo alto e muscoloso, che osserva concentrato il tabellone degli orari, posso vedere solo la sua schiena e parte del capo ma sono quasi sicura della sua identità. Ha le mani in tasca, potrebbe nascondere un'arma e, in un attacco d'ira, sarebbe capacissimo di usarla.

Afferro la borsa, scendo le scale correndo, urto una ragazza che si trova inavvertitamente sulla mia traiettoria, ottenendo una serie di insulti irripetibili. Non so da che parte dirigermi, poi noto l' insegna della toilette e decido di rinchiudermi lì. Sprango la porta dietro di me e sento il telefono squillare. "Oddio è lui! E ora che faccio?"

Ormai rassegnata alla cattura e a dover subire la sua ira, che questa volta sarà davvero incontenibile, rispondo con voce esitante e quasi rotta dal pianto.

-Si Pronto?

-Pronto! Ho visto il tuo messaggio. Le linee fisse sono davvero inaffidabili, credo che manderò una richiesta di disdetta all'operatore. Ci fa sprecare un sacco di soldi per nulla! Tanto possiamo comunicare con i cellulari!

-Si hai ragione!

-Scusa se sono stato aggressivo prima, temevo che fossi uscita senza il mio permesso. Sai che non mi piace che tu vada in luoghi pubblici senza di me, altri uomini potrebbero guardarti e importunarti, io invece ti proteggo, ti mantengo e ti permetto di fare una vita tranquilla ed agiata.

Sembra che abbia creduto alla mia storiella, allora forse l'uomo in stazione non era lui. La paura e l'ansia devono avermi giocato un brutto scherzo.

Ora però devo chiudere la chiamata il prima possibile prima che capisca che non mi trovo a casa, un rumore strano o una voce estranea potrebbero smascherarmi.

-Non preoccuparti tesoro, so che lo fai solo per il mio bene" nel pronunciare queste parole avverto un fastidioso senso di nausea.

-Ok. Volevo solo avvisarti che il mio impegno di lavoro si sta rivelando più lungo del previsto. Non rientrerò prima del tardo pomeriggio, ma non preoccuparti! Prima di rientrare passo a fare la spesa così questa sera potrai prepararmi e servirmi una cena deliziosa e poi aiutarmi ad alleviare la stanchezza del lavoro come piace a me!

-Perfetto! rispondo con finto entusiasmo, cercando di apparire convincente. Ora però ti lascio, se non ti faccio perdere tempo magari finisci un po' prima!

-Si, ciao. A dopo!

Dalla cabina di fianco sento il rumore dello sciacquone e dopo il classico "plin, Plin " una voce femminile annuncia ai passeggeri che il treno sul binario 3 ha dieci minuti di ritardo. Mi asciugo la fronte madida con un fazzoletto e cerco si respirare, ci è mancato poco che mi scoprisse!

Apro la porta, mi lavo le mani e sciacquo velocemente il volto per poi ritornare al binario.

La stazione ora è più affollata, si notano gruppetti di viaggiatori accanto alle panchine in attesa di partire e, prima del tornello dell' uscita, alcuni senzatetto se ne stanno accovacciati con contenitori improvvisati per le elemosine.

Do un ultimo sguardo al grande orologio posto sopra al cartellone delle partenze e mi sporgo per guardare meglio la locomotiva che si avvicina a gran velocità. Salgo e mi accomodo in uno scompartimento piccolo, semideserto, con i sedili in similpelle rovinati e l'aria di chiuso. Il treno riparte ed io sono felice;sono fuggita! D'ora in poi sarò libera! Inizia una nuova vita!

FINE

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