{2. Una sfida alla sorte}

✓ Secondo racconto
Scritto e ideato da elereg

•|Una sfida alla sorte|•

Mi appiattisco contro la parete del muro. Una parete fredda, umida, che non sa di nulla, se non di tristezza e il suo colore grigio, un po' sbiadito dal tempo, la sa lunga. Forse in una vita passata avrà anche avuto una tinteggiatura più vivace, su cui però ora non mi soffermo a pensare. Non mi interesso nemmeno della gente che affolla questa stazione, e che mi passa accanto gettandomi occhiate di circostanza, di diffidenza.

Cerco solo di fare dei respiri profondi per portare questo maledetto cuore ad un ritmo normale, o accettabile per lo meno.

Mi sporgo appena per vedere, attraverso la finestra, dove diavolo si sia cacciato Jax. Assottiglio gli occhi per cercare di scrutare qualcosa nell'oscurità che padroneggia, ma non vedo nulla, se non qualche auto ogni tanto e forse un gatto.

Lo sapevo che era troppo rischioso, glielo avrò ripetuto allo sfinimento... dovevamo aspettare. Sapevano che avremmo attaccato questa sera, qualcuno deve aver fatto la spia. Erano preparati, ci aspettavano.

Dev'essere stato quel bastardo di Matisse. Non mi è mai piaciuto, fin dal primo momento in cui Jax lo ha portato al quartier generale. L'ho visto attraverso i suoi occhi, perché io quelli li so leggere, è la mia specialità. I suoi occhi lo tradivano.

Lo so che è così. Quello stronzo lavora per i Casagrande.

'Ti prego Jax, varca questa dannata porta.'

Sbatto i pugni sulla vetrata e mi allontano di qualche passo. Devo cercare di tranquillizzarmi, anche se non ho la più pallida idea di come fare. Mi passo le mani fra i capelli, tirandoli, quasi a volermeli strappare.

'Perché abbiamo rischiato tanto?'

Rivolgo lo sguardo all'interno di questa vecchia stazione. Qualche barbone dorme qua e là disteso su dei cartoni, con dei giornali come coperte. Il bigliettaio ha già chiuso la serranda ed è meglio così, non è consigliabile farsi trovare in giro a quest'ora della notte. Si sente ogni tanto qualche treno sfrecciare sui binari, rompere la calma apparente che so per certo non durerà a lungo.

- NORAA.

Un urlo potente, esplosivo, quasi agghiacciante rompe il silenzio, facendomi voltare bruscamente.

- Jax- sussurro quasi perché le parole improvvisamente mi muoiono in bocca quando realizzo che è vivo.

- JAX.

Corro nella sua direzione buttandomi letteralmente su di lui. Le mie braccia mingherline lo stringono e si accertano che sia tutto intero, che non sia solo una proiezione della mia mente. Anche lui fa altrettanto, mentre cerca di riprendere fiato.

- Nora- mi richiama, scostandomi dal suo corpo.

- Cazzo, Jax... pensavo ti avessero preso.

- Nora, Nora... ascoltami- mi interrompe, - dobbiamo sbrigarci, stanno arrivando- mi informa.

- Cosa intendi fare? - chiedo quasi disperata, - hai visto quanti sono?

- Nora, ormai non possiamo più tirarci indietro... sanno chi siamo, ci verranno a cercare dovunque noi tenteremo di andare.

- Vuoi scappare per tutta la vita?

E mentre sono in preda ad un panico più assoluto, un rumore sordo trafigge l'aria, facendomi accaponare la pelle. Il tempo per un attimo si ferma, mostrandomi il tutto al rallenti. La gente attorno a me inizia ad urlare, e a scappare da tutte le parti mentre altri colpi si susseguono, nella mia, nella nostra direzione.

Verso Jax e me.

- Noraaa- urla Jax.

Sento tutto ovattato, non riesco a scollarmi dal punto in cui mi trovo, nonostante il mio compagno stia tentando di tirarmi. I miei occhi sono fissi sul volto di Matisse, che accanto alla porta d'ingresso, mi guarda fiero con in mano la sua Beretta 92.

Alla fine riesco a muovermi e a seguire Jax lungo il corridoio che porta verso i binari. Scendiamo, tre alla volta, i gradini per raggiungere il n°4.

- Nora, tra qualche minuto dovrebbe arrivare un treno merci, quando ti dico di saltare... tu fallo- Jax mi prende per le spalle per potermi guardare dritto negli occhi.

- E tu?- chiedo deglutendo pesantemente.

- Ti coprirò le spalle- mi informa.

- COSA?? NOOO- mi ribello.

I binari iniziano a vibrare, e da lontano si avverte un rumore di ferraglia.

- Jax, tu salti con me e scapperemo insieme... sei l'unica persona che mi rimanga nella vita, non posso perdere anche te per colpa loro... Jax è una cosa folle- continuo a blaterare, mentre il mio petto fa su e giù violentemente.

Il buoio della notte viene squarciato da dei fanari gialli.

Non posso farlo, non se lui resta giù.

- Argenti.-

Jax ed io ci voltiamo. Quello sporco traditore di Matisse è a poca distanza da noi, qualche binario e ci hanno raggiunti, lui e i suoi scagnozzi.

Jax con un movimento brusco mi sposta dietro la colonna di marmo, mentre lui si fa vedere estraendo dalla tasca posteriore dei jeans la pistola.

Mi appiattisco alla superficie, chiudendo per un attimo gli occhi. Il treno è quasi arrivato, lo sento fischiare a non molta distanza da me. L'adrenalina inizia a pomparmi nelle vene.

- Nora, quando ti dico di saltare, fallo- mi ordina Jax avvicinandomisi appena.

- NO- protesto, mentre il treno merci passa davanti ai miei occhi, ad una velocità sostenuta, spezzando l'aria e rendendola difficile da respirare.

- ORA.-

- No Jax, non posso- cerco di sovrastare il rumore prodotto dai vagoni di ferro.

- NORA, ORA- ripete ancora una volta.

Guardo ripetutamente Jax, il treno, Matisse ad un metro da noi. Faccio un ultimo respiro profondo e mi sporgo per acciuffare il mio compagno per un braccio. Lo tiro dalla mia parte e lo guardo dritto in quegli occhi verdi smeraldo.

- Vieni con me- dico, dopo di che prendendolo per mano mi do la spinta per saltare.

Mi aggrappo ad uno dei vagoni arruginiti. Cerco di metterci più forza che posso per non cadere a terra, perché il treno corre incurante di ciò che sta succedendo.

- Ce l'abbiamo fatta.

Faccio per voltarmi verso Jax, quasi sollevata, ma non appena i miei occhi si spostano nella direzione in cui dovrebbe esserci lui, il sangue mi si gela nelle vene.

FINE

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