{2. Una giornata del cavolo}

✓ Secondo racconto
Scritto e ideato da Bianca__Ferrari

•|Una giornata del cavolo|•

- Cavolo!

Scalcio contro il cerchio in lega della mia Mini e impreco una seconda volta guardando le mie Loboutin macchiarsi di polvere. Questa giornata non poteva cominciare peggio: sto andando al cavolo di matrimonio di una mia amica che ha avuto il cattivo gusto di invitare anche il mio ex fidanzato con il famoso (e temuto) “più uno”.

“Più uno” che io non ho portato, visto che sono rimasta single da quando quel fetente mi ha lasciata senza darmi spiegazione. Ovviamente, alla mia sensibilissima amica ho comprato una statuetta di Padre Pio in ceramica come regalo di nozze.

“Enjoy it, stronza!” penso, per rincarare la dose.

Ma il fato, il karma o chi per esso, non contento delle premesse per questo orrido giorno di primavera e sbattendosene della mia allergia, ha deciso di rendere tutto più complicato quando ha fatto fermare la mia macchinina in mezzo alla campagna. E ora non so neppure se sono sulla strada giusta per l’agriturismo del cavolo, perché il mio cellulare del cavolo non trova il campo del cavolo.
Mentre maledico ogni santo che mi viene in mente e starnutisco come se non ci fosse un domani, rovinandomi il trucco che ho applicato per un’ora, vedo avvicinarsi un tizio con una specie di cavallo. Spero che possa aiutarmi: potrei morire di disidratazione o di starnuti. O di male ai piedi.

- Mi scusi, buon uomo - urlo, sventolando la mano per attirare la sua attenzione: - Può aiutarmi?

Tutto sommato, da quello che vedo non è male: se si ignora la pancia prominente, il pelo sulle spalle, i radi capelli e i denti giallastri. Oh, mai una cavolo di volta che mi soccorra Brad Pitt in Vento di Passioni. No, ovviamente: Gigino, il cucuzzaro, a me.

Il tizio mi si avvicina e aggiungo alle cause della mia possibile morte l’asfissia da puzza. E no, non è quella specie di pony che si porta appresso a puzzare così. E sì, riesco a sentirla nonostante l’allergia mi congestioni le vie nasali.

- Mi dica.

- Per cortesia, mi sa dire quanto dista l’Agriturismo della Corte?

Mi squadra da testa a piedi, come se fossi un’aliena, facendo un piccolo sussulto quando starnutisco con violenza, prima di rispondere laconicamente: - Duemilasettecentocinquanta metri.

Ammazza, che precisione, cos’ha in testa? Un cavolo di gps?

- Saprebbe dirmi come ci posso arrivare?

- A piedi, no?

Alzo gli occhi al cielo: come cavolo pensa che possa camminare due chilometri e rotti con dei tacchi dodici? Mi viene in mente un’idea malsana: - Non potrebbe accompagnarmi? Potrei stare sul cavallo!

- È un asino. Cinquanta euro.

- Cosa?! - strabuzzo gli occhi, stupefatta, prima di starnutire di nuovo: - Cinquanta, cosa?

- Euro.

Mi oppongo per qualche secondo: - Ma non è giusto, io sono in difficoltà e lei… - piagnucolo: - Dovrebbe aiutarmi!

- Infatti l’aiuto. Può salire sul mio asino. Il costo del servizio è cinquanta euro.

Lo guardo, mettendo un broncio che in passato ha mietuto molte vittime. Ma non Gigino il cucuzzaro.

Glaciale, impenetrabile, mi risponde con occhi insensibili.

- E va bene - dico, ma penso: “Altro che cucuzzaro, questo è Gigino lo strozzino!”
Mi aiuta a salire sull’animale e faccio per aggrapparmi alle sue orecchie, quando questo sgroppa leggermente in avanti. Mi arriva uno schiaffo sul dorso della mano e urlo: - Ahi!

- Non gli tocchi le orecchie!

- Bastava dirlo! - mi lamento, mentre cerco di lenire il bruciore e di rimanere in sella a questo Arnolfo, che va storto come un ubriaco che cerca di passare il test della linea bianca.

Sono seduta all’amazzone e a ogni passo temo di volare indietro in uno dei campi che ci circondano. Maledetta la mia amica, maledetto il matrimonio, maledetto il mio ex, maledetta la Mini e maledetta pure me.

E Gigino. E l’asino.

Una volta sparse le mie maledizioni equamente, prendo un respiro e trattengo uno starnuto. Bella idea respirare a pieni polmoni in mezzo alla natura con questa allergia!

Continuiamo a camminare fino a quando intravediamo l’agriturismo e, mentre ci avviciniamo, capisco di aver preso una strada secondaria, perché le auto sono tutte parcheggiate in uno spiazzo collegato alla provinciale da un vialetto in cemento.. Sono ufficialmente la più idiota del mondo.
E mi ci sento ancora di più quando vedo un terzetto di uomini che chiacchiera, mentre ne aspettano un quarto che sta uscendo dall’auto. Ovviamente lui: l’ex! Cavolo di sfortuna che ho.

Nel frattempo la mia presenza è diventata più evidente e tutti si sono girati verso di me. Ne vedo un paio trattenere le risate, un terzo sputare nel bicchiere e lui, beh, lui semplicemente sorride.

Ormai siamo a un passo e l’imbarazzo mi sta mangiando viva.

Inspiro per farmi forza e… faccio uno starnuto così potente da rimbombare in tutta la valle. Arnolfo si inquieta e scavalla un po’; per non cadere mi aggrappo all’unica cosa a disposizione – le sue orecchie – e lui, offeso, mi lancia per terra.

Cado di culo poco prima dello spiazzo e non faccio in tempo a ringraziare il morbido terreno per aver attutito l’impatto che mi rendo conto che il mio vestito si è infangato. La borsetta di Louis Vuitton è finita dalla parte opposta dell’asino, che la sta…

- Oddio, Arnolfo, non mangiare la mia LV!

Mi metto a carponi per raggiungerla e strappargliela dai denti. Ci ingaggio una lotta che sembra una specie di tiro alla fune: questo asino dispettoso ha deciso che la mia Speedy Bandoulier da mille euro dev’essere sua.

Ignoro le risatine divertite. Il mio obiettivo è riottenere la borsa e con un ultimo strappo ce la faccio. Beh, non tutta. Metà rimane tra i grossi denti di Arnolfo.

E mentre cerco di rimettermi in piedi per affrontare il signor Gigino e dirgli che non avrà un soldo, visto come sono stata trattata dal suo asino, sento la voce del mio ex percularmi: - Certo che stavi bene, a quattro zampe!

Stamattina era meglio se non mi alzavo dal letto!

FINE

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top