{2. Sensazioni inaspettate}

Secondo racconto
Scritto e ideato da DanielaAmoruso

•|Sensazioni inaspettate|•

Il millesettecentottantatré sarà ricordato per sempre come l'anno in cui ci fu il primo volo di un pallone capace di portare delle persone. Il pallone usava aria calda per galleggiare nell'aria e venne creato dai fratelli Montgolfier, da cui il nome mongolfiera.

Proprio in quell'anno nacqui io in una famiglia di girovaghi circensi.

Iniziai a fare l'acrobata in tenera età e ho sempre amato questa vita perché mi faceva sentire libera anche se quasi sempre eravamo considerati dei rifiuti della società, dei ladri e dei briganti.

La vita nel circo cominciava all'alba, quando iniziavano i preparativi per trasferirci nella città successiva.

Eravamo un'unica grande famiglia e tutti gli artisti aiutavano a smontare, trasportare e rimontare il circo poiché ci spostavamo molto spesso. Solitamente davamo due spettacoli al giorno ad eccezione della domenica quando c'era solo lo spettacolo pomeridiano.

Montare il circo richiedeva molto lavoro. Aiutavano perfino gli elefanti che venivano usati per tirare su i lunghi pali che servivano a reggere i tendoni. Dopo che tutti i pali erano stati eretti ci preparavamo per lo spettacolo. Tra lo spettacolo pomeridiano e quello serale noi bambini imparavano a fare i salti mortali, a camminare sulla fune ed a fare i trapezisti. I nostri istruttori erano veterani che di solito appartenevano a famiglie circensi da generazioni.

Ero felice e mai avrei pensato che un giorno avrei desiderato non far parte di quel mondo.

La mia vita cambiò durante l'estate dei miei sedici anni quando restammo per circa due settimane nella tenuta del Marchese de Rohan.

Il marchese era un uomo di circa trent'anni, alto e di corporatura possente ed emanava una vitalità tale da catturare l'attenzione di tutti coloro che lo circondavano.

Con mio grande disappunto, avevo scoperto di non fare eccezione. Il mio cuore aveva iniziato a battermi più forte e un'innegabile eccitazione era andata a mescolarsi alla rabbia che avevo provato nel sentirmi come una merce esposta per attirare un potenziale cliente.

Non mi piaceva il modo in cui il mio corpo e la mia mente divenivano sempre più consapevoli della sensualità di quell'uomo, mentre lui se ne stava seduto nel suo posto d'onore a guardare lo spettacolo per la quarta sera consecutiva.

Distogliendo il mio sguardo dal suo, eseguii come sempre il mio numero alla perfezione e appena terminai mi catapultai fuori rinchiudendomi nella mia roulotte.

Non volevo ammettere di essere attratta da Lord de Rohan. Lui mi faceva sentire fragile, delicata, femminile...tutte doti che ritenevo in pratica dei difetti.

Un lieve rumore mi fece sobbalzare. La porta della mia roulotte si aprì.

Scorsi l'aitante figura del marchese riflessa nello specchio dinanzi a me.

Mi portai una mano ad una tempia pulsante.

- Mi...milord, che cosa ci fate qui?

- Ti ho visto lasciare il tendone in tutta fretta e mi sono chiesto perché stessi scappando.

- Mi avete seguito? - M' indignai.

De Rohan annuì. - Mi dichiaro colpevole.

Socchiusi gli occhi guardandolo con diffidenza.
- Cosa volete da me?

- Perché stai scappando? - Chiese a voce bassa.

Con mia grande sorpresa si avvicinò e senza darmi il tempo di reagire mi accarezzò lentamente una guancia.

Mi ritrassi.

- Non sto scappando.

Fece scivolare una mano sulla mia nuca facendomi mancare il fiato poi mi trasse a se per incontrare le mie labbra, sfiorandole con la leggerezza di una piuma.

Fui del tutto impreparata al turbine di sensazioni che dilagarono in me.

Le sue labbra erano calde e decise al tempo stesso, ma soprattutto erano irresistibili.

Soffocando un gemito, premetti i palmi delle mani contro il suo petto e gettai indietro la testa che aveva preso a girarmi vorticosamente.

- Pe...perché l'avete fatto? - Balbettai.

- Volevo verificare se la vostra bocca fosse morbida quanto sembrava?

- E lo è? - Chiesi meravigliandomi della mia sfacciataggine.

-Lo è ancora di più.

Continuai a fissarlo incapace di muovermi. Il mio sguardo non riusciva a staccarsi da quel viso volitivo, rischiarato dalla tenue luce della lanterna. Aveva una bellissima bocca, con labbra piene e ben modellate.

-Immagino che non hai la minima idea della passione che nasce tra un uomo e una donna.

Mi schiarii la gola. - Se anche fosse, non voglio neanche saperne della passione.

- Come puoi dirlo? - Sei mai stata baciata come si deve?

Mi accigliai. La conversazione si stava facendo pericolosa.

- Che cosa intendete dire...come si deve?

Con una bassa risata mi prese il viso tra le mani e mi attirò di nuovo verso di se.

- Il fatto che me lo stai chiedendo significa che la risposta è no. Dobbiamo subito porre rimedio a questa carenza.

Mi preparai a resistere, ma quando le sue labbra iniziarono a premere sulle mie, ogni volontà di oppormi si dissolse. Quel bacio fu come un incantesimo. Suscitò in me un senso di ebbrezza che mi diede subito alla testa.

Mi fece schiudere le labbra e la sua lingua si tuffò nella mia bocca, scatenando un desiderio che non avevo mai pensato di poter provare.

Incapace di trattenermi gli affondai le dita tra i capelli. La sua mano iniziò a spostarsi in giù, verso la scollatura del mio vestito, sfiorando appena la curva dei seni.

Fremetti.

I capezzoli si inturgidirono come per reclamare le sue attenzioni.

Non avevo mai provato nulla di simile. Quell'uomo mi stava facendo impazzire a forza di carezze.

- È da quando ti ho visto che desideravo farlo.

- Smettetela. - Mormorai. Lo respinsi premendogli le mani sul petto e mi imposi di distogliere lo sguardo da quello penetrante di lui.

Non potevo restare da sola con Lord de Rohan un solo istante di più...

Proprio allora si udì un rumore all'esterno e la voce dei miei genitori parlare in lontananza.

- Vi prego, dovete andare. - Lo supplicai aprendo la porta.

Mi guardò, poi dopo un lungo attimo di esitazione aggiunse, - Piccola selvaggia non puoi sfuggire alla passione che leggo nel tuo sguardo. Prima della tua partenza sarai mia!

Lo osservai allontanarsi nel buio della notte lasciandomi sola in balia dei fremiti che ancora stavano scuotendo il mio corpo.

Ero sicura che avrei ricordato quell'estate per tutta la vita.

FINE

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