{2. Memories}
✓ Secondo racconto
Scritto e ideato da DanielaAmoruso
•|Memories|•
Parole obbligatorie da utilizzare: favola; piccolo souvenir; tromba d'aria; il mio sogno.
L'autrice ha utilizzato tutte le parole richieste.
Mi chiamo Harry Styles ho ventiquattro anni e a volte non riesco a fare a meno di ricordare l'infanzia e l'adolescenza passata.
Da piccolo sono stato molto felice e grazie a mio padre ho iniziato ad amare la musica.
Ricordo ancora il momento in cui mio nonno mi regalò un karaoke, era diventato il mio passatempo preferito, mi divertivo a cantare le canzoni di Elvis Presley.
I miei genitori hanno sempre supportato ogni mia passione ed è stata proprio mia mamma ad iscrivermi al programma di X Factor.
Voi non potete immaginare quanto le sono grato per questo, spesso mi capita di pensare " e se non l'avesse fatto? E se le cose fossero andate diversamente ?"
Trasferirmi in quella casa è stato bellissimo anche se la nostra stanza era minuscola.
Contenere cinque ragazzi non era stata una delle migliori trovate, insomma fra valige , vestiti sporchi, oggetti di ogni tipo ci toccava fare lo slalom per riuscire ad arrivare alla porta e dopo qualche giorno la stanza ha cominciato a fare un po' schifo. Insomma alla fine è diventata un vero porcile.
La finale è stata un concentrato di emozioni. Speravamo in una vittoria e quando siamo arrivati terzi ci siamo rimasti malissimo.
Mentre annunciavano i vincitori, ci è stato detto che eravamo riusciti ad ottenere un contratto discografico e in quel momento ho realizzato che il mio sogno si era finalmente avverato.
Facevo parte di una band e avrei cantato davanti ad un pubblico.
Il nostro primo tour è stato indimenticabile, avevo addirittura sperato che non finisse mai. L'adrenalina che ti sale addosso quando stai davanti a cosí tante persone è un'esperienza indescrivibile.
La stanchezza o il pessimo umore non fanno che volatilizzarsi quando salgo sul palco facendomi sentire da sballo.
Ho comprato tantissimi regali per i miei amici e un piccolo souvenir per me da mettere nella mia stanza una volta tornato a casa.
Amo quegli oggetti che vendono le bancarelle, mi è sempre piaciuto collezionarne uno per ogni posto che visitavo.
Un'altra cosa che adoro è l'affetto dei fan.
Alcuni ci hanno seguito in tutte le tappe del tour supportandoci con la loro presenza e il loro affetto.
Ricordo ancora una ragazza...
Un giorno era venuta nel nostro hotel.
Non si era persa neanche una tappa e la sua presenza era diventata come un portafortuna per me.
Prima di iniziare a cantare guardavo tra la folla alla ricerca del suo sorriso e quando il mio sguardo incrociava il suo, sapevo che niente sarebbe potuto andare male.
Felicity questo era il suo nome.
Era rimasta meravigliata quando aveva scoperto che ricordavo come si chiamasse.
Mi aveva guardato con emozione e dai suoi bellissimi occhi color smeraldo era spuntata una lacrima.
Ignorando la voce della mia coscienza che suggeriva di non alimentare quella follia, le accarezzai la guancia con una mano, asciugando quella piccola goccia piena di significato.
Sapevo che non potevamo stringere rapporti troppo intimi con i nostri fan, ma trasgredendo a tutte le regole che ci erano state imposte la invitai a mangiare qualcosa con me.
Dopo tanto stress quella era la prima sera che mi concedevo un po' di distrazione.
Era favolosa e naturalmente non potevo fare a meno di guardarla.
I suoi lunghi capelli biondi, scendevano morbidi e setosi sulle sue spalle incorniciando un ovale perfetto.
Parlanmo a lungo ma nonostante l'ora tarda non riuscivo a distaccarmi da lei.
- Non so te, ma io non ho sonno. -
le dissi dopo che entrambi avevamo divorato un'immensa coppa di gelato.
- Che ne dici se uscissimo a fare un giro? Sono a Las Vegas da una settimana e ancora non ho messo piede fuori da quest'albergo. -
Il suo sguardo si illuminò e le fossette che tanto adoravo spuntarono sul suo volto.
-Dici che possiamo? - chiese timidamente.
Allargai un sorriso e afferrai la sua mano. Intrecciando le sue dita alle mie, la tirai verso l'ascensore.
La tenni stretta tra le mie braccia beandomi del profumo delicato alla vaniglia dei suoi capelli.
Sentivo il suo cuore battere forte, si confondeva con il mio, ma niente aveva importanza.
Ero felice e mi sembrava di vivere una favola.
I rumori della strada e le luci della città ci accolsero a braccia aperte, per la prima volta dopo mesi ero libero di vivere.
Las Vegas era considerata la capitale del gioco d'azzardo, la città degli eccessi, dei casinò e dei mega alberghi.
Tutto era finto e costruito solo ed unicamente per divertire.
Avevo issato il cappuccio della mia felpa tenendo Felicity accanto a me e avevo dovuto camuffarmi tra la folla di turisti frenetici per non rischiare di venire scoperto.
Finalmente potevo essere un semplice adolescente e non dovevo nascondermi.
-Cosa vogliamo fare principessa? -
le chiesi spostando una ciocca di capelli dietro le orecchie.
Quel gesto cosí intimo la fece rabbrividire.
-Tutto quello che vuoi, ranocchio Harry. -
rispose canzonadomi.
-Ehi perché ranocchio? Io ti ho fatto un complimento. - Misi un finto broncio per non farle credere quanto tutto questo in realtà mi stesse divertendo.
Posò una mano sopra la bocca fingendosi scioccata.
-Ricorda che il ranocchio, con il bacio della principessa, torna ad essere quel meraviglioso principe! Allora...Dove mi porti?-
Sorrisi e tirai fuori il cellulare dalla tasca.
- Ho letto da qualche parte che c'è un Luna Park. Che ne pensi di cercarlo? -
Annuí dolcemente e insieme ci incamminammo alla ricerca di quel posto che aveva sempre scaturito in me tanto timore.
Mi piaceva pensare di salire sulle giostre, mi piaceva pensare di regalarle enormi pupazzi ma odiavo immaginare me al di sopra della città sapendo di non poter appoggiare piedi per terra.
Dopo venti lunghi minuti arrivammo.
La visione era mozzafiato e gli occhi di Felicity si illuminarono come quelli di una bambina.
- Ti prego Harry, saliamo su quella! Stiamo parlando della High Roller, la ruota panoramica più grande del mondo -
Ed ecco che il fifone che c'era in me iniziò ad emergere.
- Sei...sicura?-
Saltellava sul posto troppo gasata, non me la sentivo di negarle quella gioia.
Così la accompagnai pagando il biglietto e salendo all'interno di quel piccolo posto.
Restai fermo qualche secondo e chiusi gli occhi inalando profondamente.
-Harry? Ti senti bene?-
No, che domande sono?
Non riesco a far fuoriuscire neanche una parola.
-Si. Che bello. Hai visto giù? Un vero spettacolo. -
Scoppiò a ridere e sentii la sua mano sfiorare la mia gamba.
Deglutii perché desideravo ardentemente ammirarla, ma la paura era troppa .
Mi girai lentamente creando meno movimento possibile.
-Hai paura Harry? -
-Non sai quanto. Odio l'altezza.-
Sospirai affranto e sentii il suo calore sempre più vicino.
-Però ci sei salito pur di accontentarmi. -
Annuii mordendomi il labbro.
-Ed io ti ringrazio. -
Non sentii più nulla se non le sue labbra posate con leggerezza sulle mie.
Brividi cominciarono a propagarsi in tutto il corpo e non era colpa dell'altezza ma delle sensazioni che la sua presenza mi provocava.
La mia lingua iniziò a danzare avvinghiandosi alla sua.
Dimenticai dove eravamo, almeno finché la cabina non cominciò a muoversi freneticamente.
Mi staccai ed aprii gli occhi.
Felicity sembra terrorizzata.
La strinsi a me guardando sotto e cercando di capire cosa stesse succedendo.
Un forte vento stava facendo volare gli oggetti da una parte all'altra spazzando via tutto.
Attesi con ansia che la giostra si fermasse e una volta appoggiati i piedi per terra cominciammo a scappare alla ricerca di un posto sicuro.
Una tromba d'aria si intravedeva in lontananza, la gente in panico correva senza guardarsi alle spalle.
-Felicity più veloce, corri più veloce piccola siamo quasi arrivati. -
Lei sussultò cercando di aumentare il passo.
-Harry li c'è un hotel, proviamo ad entrare non riesco più a correre. -
Ci catapultammo all'interno con il cuore che batteva a mille. Un anziano signore ci venne incontro e dopo aver barricato la porta ci trascinò nella prima camera disponibile.
-Potete stare qui quanto volete. A Las Vegas capita spesso ma vi assicuro che tra un paio d'ore sarà tutto finito. -
Diedi un bacio in testa alla ragazza che tremava sotto di me e sorrisi all'uomo così gentile.
-Grazie mille davvero, le siamo riconoscenti.-
Mi porse la chiave e andò via lasciandoci soli.
Osservai la camera. Tutto sommato non era malvagia.
Era accogliente e il letto era gigantesco.
Felicity era nervosa e accese la tv alzando il volume per non sentire cosa stesse succedendo fuori.
Mi misi accanto a lei e la osservai in silenzio.
-So come farti stare meglio-
Intrecciai la mia mano alla sua e spensi la televisione.
Feci partire la prima canzone che trovai sul cellulare e gliela dedicai cantando e guardandola dritta negli occhi .
Quella notte sarebbe stata solo nostra.
''I' m broken, do you hear me?
I'm blinded, 'cause you are everything I see,
I'm dancin' alone, I'm praying,
That your heart will just turn around,
And as I walk up to your door,
My head turns to face the floor,
'Cause I can't look you in the eyes and say,
When he opens his arms and holds you close tonight,
It just won't feel right...
FINE
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