{1. Senza rete}

✓ Primo racconto
Scritto e ideato da Bianca__Ferrari

•|Senza rete|•

- Siamo quasi arrivati, Butterfly, non vedono l’ora di averti di nuovo tra di loro!

Le sorrise dallo specchietto retrovisore e fu un gesto automatico, perché da quando la conosceva avevano sempre viaggiato così: lui davanti e lei dietro. Quante volte l’aveva preso in giro facendo finta d’essere sul taxi, a volte persino giocando il ruolo di donna disinibita in cerca di un’avventura con un autista sconosciuto.

Sapeva come fargli andare il sangue al cervello: la sua esuberanza, la sua esplosiva sessualità sbloccavano le sue rigidità come mai nessuna, prima del loro incontro. La amava tanto da sentire le vene spezzarsi ogni volta che incrociava il suo sguardo fiero e brillante.
Ricordava perfettamente la prima volta che si era scontrato con quelle iridi scure e piene di vita. Lei stava per spiccare il volo, lui era un umile spettatore di quel numero magico: si era sentito incredibilmente privilegiato quando lo aveva guardato e, un secondo prima di librarsi nell’aria, gli aveva strizzato l’occhio.

Era sempre stato un uomo timido, nascosto dietro i suoi grandi occhiali con la montatura scura e sotto il suo cappello color castagna: eppure, con il vestito della domenica e le mani sprofondate nelle tasche, aveva atteso la fine dello spettacolo, scalciando la paglia che circondava il tendone, aspettando di scorgerla mentre si dirigeva verso la sua roulotte.

Non l’aveva vista, ma aveva udito una risata cristallina e aveva sentito il suo cuore risuonare con essa, così come aveva palpitato con quello sguardo intenso e provocante. Aveva seguito quelle note limpide e argentine, facendo lentamente il giro del tendone fino a trovarsi dietro alla sua schiena. La pelle della nuca, chiara e tesa, risplendeva alla luce della luna, marchiata solo dal piccolo tatuaggio di una farfalla stilizzata.

Aveva provato a schiarirsi la gola, con l’intento di attirare la sua attenzione, ma la sua voce soave, mentre chiacchierava con altri colleghi, aveva coperto quel discreto tentativo di farsi notare.

Ed era stato con immenso stupore che si era sentito pronunciare quell’unica, importante parola, quello che sarebbe diventato il suo nomignolo per sempre: - Butterfly.

Lei si era voltata verso di lui e aveva legato per sempre le loro vite con un sorriso, un battito di ciglia e un semplice: - Dimmi, carino, cosa posso fare per te?

Non si erano più lasciati e, alla fine, dopo qualche anno di intensa passione vissuta al seguito del circo itinerante, il loro amore e il desiderio di avere un figlio cui offrire una vita stanziale, l’avevano portata ad abbandonare il suo regno, per creare un nido insieme a lui. Eppure, nonostante quel figlio non fosse mai arrivato, Butterfy non aveva mai dato segno di rimpiangere d’aver mollato tutto per vivere una vita normale con suo marito.

Ma era arrivato il momento di ripagarla per quella rinuncia, di darle una nuova occasione per volare. Per renderla felice: ecco perché la stava riportando lì, nel luogo in cui si era sentita più libera, leggera e viva che mai.

- Eccoci, Butterfly. Siamo arrivati, ho una sorpresa bellissima per te!

Scese dall’automobile e aprì la portiera posteriore, si sporse all’interno e la prese sotto braccio, parlandole, mentre si dirigevano verso lo spiazzo in cui li stavano aspettando tutti i suoi ex colleghi, riuniti insieme per vedere di nuovo il miracolo del volo farsi vivo, grazie a lei.

- Sai, Butterfly, ti ho tolto moltissimo, con la sola mia esistenza. Non negarlo. Se non ti avessi cercata, alla fine di quello spettacolo tu avresti continuato a fare dell’aria il suo elemento naturale. So già che cosa vuoi dirmi, che con me sei stata felice e io so che non menti, ma voglio ripagarti per tutto l’amore e la devozione che mi hai donato. E non provare a lamentarti dei soldi che ho speso, posso scialacquarne quanti ne voglio, per fare un regalo alla mia mogliettina. E ora… guarda cos’ho preparato per te!

Di fronte a loro, in cerchio, tutti i compagni di un tempo, pronti a onorare, ancora una volta, lo straordinario talento di Butterfly.

Michael fece qualche cenno di saluto, vide occhi commossi ed emozionati riflettersi nei suoi e molti inchini in direzione della donna splendida che aveva sotto braccio. La condusse verso il centro dello spiazzo in cui era presente una piccola mongolfiera, all’interno della quale venne adagiata con delicatezza colei che amava. Le sorrise come a darle forza. Poi si rivolse agli astanti:

- Cari amici - disse, togliendosi il cappello e portandoselo al petto: - Tutti voi conoscete Butterfly, fin da quando era solo Piggy, la bambina cicciona scacciata dall’orfanotrofio perché mangiava e costava troppo. L’avete accolta tra le vostre braccia amorevoli e l’avete trasformata in ciò che era davvero. Purtroppo, un male incurabile ha portato via tutto ciò che la rendeva speciale, fino a renderla una pallida ombra sfiorita della ragazza che era una volta. Il tempo le ha sottratto le sue risate squillanti, la luce dei suoi occhi, la sua anima leggera e il suo corpo florido. Ciò che è rimasto di lei, alla fine, erano un mucchio d’ossa e uno spirito appesantito. Fino a quando la morte non l’ha liberata dal suo inutile involucro e ha lasciato libera la sua essenza di volteggiare lieve nell’aria. Ora, ciò che la seguirà, saranno solo le sue ceneri, ultimo simulacro di Butterfly, la donna cannone che oggi, solo per i suoi amici più cari e per me, che l’amo più della mia stessa vita, farà la sua ultima esibizione, senza rete e senza ritorno.

Rivolse ancora un dolce sguardo all’urna che conteneva le ceneri di sua moglie e diede l’approvazione al tecnico della mongolfiera, perché sganciasse tutti i pesi e lasciasse andare la fune di protezione. Poi, insieme alle persone che l’avevano accolta quando era ancora una ragazzina, le diede il suo ultimo addio.

FINE

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