Lady Narcissa

Quinta Prova: trama n. 1 di yandersimulator98

Descrivi un pezzo di storia a tua scelta visto dal punto di vista di Lucius, Bellatrix, Narcissa e Draco. Il corso della storia deve avere dei collegamenti con la trama ufficiale di Harry Potter.

Limite parole: 2700 parole max

One shot o 2 -3 capitoli



Narcissa stava dritta, fiera e regale, in piedi in cima alla collina antistante Hogwarts, nel freddo di una notte di maggio. Alta di statura e magra, bionda, con capelli morbidi che terminavano in lunghi boccoli, aveva occhi azzurri e profondi. Era enigmatica e glaciale, assai poco incline a dare confidenza, un po' per ceto sociale e un po' per indole personale. I suoi pensieri vorticavano feroci nell'osservare la scena che le si parava davanti: si rese conto che se i suoi cari non fossero riusciti a superare quella terribile notte la sua vita non avrebbe più avuto alcun significato.

Si strinse nel lungo mantello di pregiato broccato con crine di fata, fissando il castello di Hogwarts; le guglie delle torri si ergevano silenziose in lontananza. Le truppe di Voldemort stavano fronteggiando gli avversari, asserragliati all'interno delle mura millenarie, dietro difese magiche innalzate per proteggere studenti e sostenitori di Potter.

Il Signore Oscuro si muoveva nervoso, seguendo il percorso tracciato da Nagini. Il serpente rendeva inquieta la donna: le ricordava il basilisco che sua nonna usava per spaventarla da bambina quando non voleva dormire. Si strinse ancor più nel suo mantello. Lucius era uscito per perlustrare i confini del castello con Bellatrix, mentre Draco era al suo interno con gli altri studenti. Il pensiero di Narcissa andò subito a quel figlio troppo fragile e troppo pallido, che lei poche volte aveva stretto a sé. In quel momento si pentiva amaramente di non averlo fatto più spesso, di aver assecondato Lucius nel dare un'educazione così rigida e formale al loro unico erede.

Voldemort era più irritabile del solito; qualcosa stava succedendo all'interno delle mura della scuola. Aveva dato un ultimatum ai maghi di Hogwarts, chiedendo direttamente a Potter di consegnarsi a lui, così la battaglia sarebbe terminata subito. Se da una parte Narcissa avrebbe voluto che fosse così, perché odiava combattere, inoltre sapeva benissimo che in quel frangente lei e la sua famiglia erano il nemico e nessuno avrebbe avuto riguardi nei loro confronti. Sentì le lacrime premere ai margini delle ciglia e diede uno strattone al mantello, per impedire ai Mangiamorte che erano intorno a lei di intuire la sua inquietudine.

A un tratto vide i lunghi capelli biondi di suo marito ondeggiare al vento della notte. Lo avrebbe riconosciuto ovunque. Per lei, nonostante il matrimonio fosse stato combinato come usava fra purosangue, Lucius era il suo grande amore. In quei mesi in cui la loro dimora era stata il covo del Signore Oscuro ed erano in pratica prigionieri in casa loro, tuttavia, i rapporti fra i coniugi Malfoy si erano incrinati pian piano. L'unico punto di riferimento in quei terribili giorni era stato Piton, che col suo fare spigoloso e sfuggente era riuscito a proteggere Draco, anche andando oltre al voto infrangibile dell'anno precedente.

Lucius, gli occhi cerchiati di nero, la stanchezza che segnava i nobili lineamenti e le vesti stropicciate per le ronde ripetute, si avvicinò e sorpassò la consorte, per dirigersi verso Voldemort.

«Signore, abbiamo appurato che la via dell'armadio svanitore è bloccata... ma potremmo entrare attraverso il passaggio che da sotto la Stamberga Strillante porta al Platano picchiatore al centro del parco del castello» riferì.

Voldemort non sembrava soddisfatto e poi in uno scatto contorse tutto il corpo, come colpito da un Cruciatus.

«Nagini, con me» disse semplicemente e si smaterializzò.

Narcissa, che aveva aspettato di poter parlare col marito, lo raggiunse furtiva e gli fece segno di distaccarsi dal gruppo dei Mangiamorte.

«Hai notizie di Draco?» chiese trattenendo un brivido.

«Cara, per Salazar, non credo che in questo momento sapere dove sia nostro figlio sia una priorità...» iniziò col dire Lucius.

La moglie però strinse gli occhi talmente forte da farli quasi sparire fra le ciglia e puntò un dito magro contro il marito.

«Lucius Abraxas Malfoy, non mi sono fatta nove ore di travaglio perché tu e quel... quel... Uffa, certe cose una signora non le dice. Perché voi mi facciate perdere mio figlio. E ribadisco mio, Lucius!»

L'uomo parve scioccato dalla trasformazione della sua bella e pacata consorte in una Chimera inferocita.

Vedendo la donna stringere con foga la sua bacchetta fabbricata da Olivander quasi trent'anni prima, gli venne in mente che Narcissa era un abile duellante e una maga temibile, se fatta infuriare.

Narcissa non era mai stata Mangiamorte: nonostante avesse condiviso gli ideali di Lord Voldemort, infatti, non aveva mai preso il Marchio Nero. Lucius la osservò attentamente. Sapeva molto bene che la donna nutriva per il loro unico figlio un profondo affetto e comprese che le parole pronunciate poco prima non erano quelle giuste.

«Cissi... Lo troveremo, appena saremo dentro, lo troveremo. Te lo prometto.»

Solo allora la mano di sua moglie smise di tremare e Narcissa fece un breve cenno di assenso col capo, facendo ondeggiare piano l'elegante chioma bionda, per poi voltargli le spalle e seguire gli altri Mangiamorte.

Lucius la vide raggiungere la sorella Bella, inquieta per la lontananza del suo Signore.

Narcissa aveva un aspetto molto diverso dalle altre sue sorelle, chiara di capelli e di carnagione, anche se l'espressione sul suo volto era molto simile a quella di Bellatrix. Entrambe erano fermamente convinte della superiorità dei purosangue, come la maggior parte della famiglia Black.

Voldemort ricomparve poco dopo con Nagini. «Muoviamoci, l'ultimatum scade a mezzanotte. Entreremo dai muri che costeggiano la Foresta Oscura, i giganti hanno creato un varco in quel punto... È ora di combattere e vincere.»

Tutti i Mangiamorte presenti esultarono a quelle parole.

***

«Harry Potter» mormorò il Signore Oscuro a voce così bassa che avrebbe potuto sembrare quasi uno scricchiolio di rami spezzati nella foresta. Narcissa, in silenzio alle spalle del suo Signore, insieme agli altri Mangiamorte, osservava la scena. Potter era venuto all'appuntamento, si era consegnato. Il bambino che era sopravvissuto, di nuovo, si dimostrava più temerario di Voldemort. Era solo ad affrontare il suo nemico, che invece aveva dietro a sé tutti i suoi seguaci.

Harry Potter non aveva paura, pensò Narcissa, proprio come un vero Grifondoro. Per un attimo pensò che sua madre sarebbe stata fiera di lui.

Che sciocca.

Nessuno intorno a lei si mosse. Aspettavano tutti; persino Lucius, che era al suo fianco, non emetteva un fiato. Solo il mezzo gigante, precedentemente catturato, si divincolava cercando di liberarsi dalle catene magiche, implorando Potter di scappare, mentre sua sorella Bella, poco distante, ansimava, colta da un'eccitazione fuori controllo.

Narcissa vide come a rallentatore Voldemort alzare la bacchetta di Sambuco, con la testa piegata di lato, come un bambino curioso che si domanda cosa succederà se rovescia a terra un barattolo di marmellata. Anche da lontano, notò che Harry teneva gli occhi puntati in quelli del suo nemico, poi fu un attimo e il polso del Signore Oscuro si mosse.

«Avada Kedavra» urlò Voldemort e subito un lampo verde fuoriuscì dalla punta della sua bacchetta.

L'incantesimo corse veloce verso il ragazzo che era sopravvissuto e lo colpì in pieno petto ma, per uno strano scherzo del destino, rimbalzò indietro e colpì anche Voldemort.

Tutti e due si ritrovarono a terra privi di sensi. Narcissa trattenne il respiro, coprendosi con una mano la bocca per non urlare per lo sgomento, mentre Bellatrix invece lo fece con tutte le sue forze e corse verso il suo amato.

Nessuno osava muovere un passo, tutti impietriti da quello che era appena successo. Voldemort aveva lanciato di nuovo l'anatema che uccide contro il ragazzo sopravvissuto e l'incantesimo era tornato indietro come se fosse rimbalzato su uno scudo. Harry Potter però era terra e sembrava senza vita.

La foresta oscura circondava con il suo odore acre e pungente Lady Malfoy, il mantello ancora stretto al suo corpo. Narcissa osservò il corpo inerme di Harry Potter e per un attimo un brivido attraversò la sua spina dorsale, al pensiero che anche il suo Draco potesse essere riverso da qualche parte in quello sconfinato castello, su un pavimento freddo e duro sotto le carni immobili.

Il solo pensiero la faceva tremare, ma nessuno dei presenti sembrava accorgersi di lei: erano tutti concentrati su Voldemort, che ancora stentava a riprendersi. Non c'erano state urla di trionfo o giubilo per la morte di Potter, solo passi frettolosi sul suolo sconnesso della foresta e mormorii preoccupati che riempivano l'aria notturna.

«Signore, mio Signore...» chiamava la voce di Bellatrix; era la voce di sua sorella, che miagolava come quando qualcuno si rivolge al proprio padrone.

«Mio Signore...»

Lo sguardo di Narcissa la trapassò da parte a parte: di quella ragazza ambiziosa e spavalda che era stata non rimaneva nulla, se non una larva nera e strisciante che agognava ossessivamente le attenzioni di un essere ormai privo di cuore, come un cane randagio cerca carezze da passanti distratti.

La voce stridula e secca di Voldemort echeggiò a un tratto nella foresta come un ruggito, spiegando a quelli intorno a lui che stava bene, e Narcissa quasi sussultò. Si susseguirono ancora movimenti intorno a lei, che rimase ferma al suo posto, una statua con gli occhi fissi verso Harry Potter, un corpo abbandonato sul terreno. Molti Mangiamorte rimasero fermi come lei, incerti sul da farsi. La folla che circondava la radura era costernata per la scena a cui aveva appena assistito e solo sua sorella era rimasta inginocchiata vicino a lui.

«Signore, permettetemi...» continuò Bellatrix, ma Voldemort le rispose secco di lasciarlo stare, e Narcissa osservò la sorella ritirare la mano che aveva allungato per aiutarlo.

«È morto?» chiese Voldemort dopo essersi rialzato; nessuno dei Mangiamorte osava avvicinarsi, mentre Bellatrix rimase seduta a terra accanto a lui, come sconfitta dalla 'indifferenza mostrata da Riddle.

Nessuno però si azzardò a muoversi; tutti si limitarono a rivolgere lo sguardo al corpo di Potter, cercando di cogliere eventuali suoi movimenti, come se potessero da lontano o con la telepatia accertarsi se quel corpo fosse ancora in vita. A un certo punto Narcissa si riscosse sentendo la voce gelida di Voldemort.

«Tu!» chiamò la voce gelida di Voldemort. Narcissa si riscosse solo quando le sue membra furono invase da scosse dolorose; il Signore Oscuro, irritato dalla sua esitazione, l'aveva colpita con un Cruciatus. «Dimmi se è morto» ordinò e la donna percorse con passo lento e cadenzato la distanza che intercorreva tra lei e Harry Potter.

Man, mano che si avvicinava si rese conto che quel ragazzo lì disteso forse senza vita, o forse no, poteva essere suo figlio. Potter aveva la stessa età di Draco. Il cuore le si stringeva sempre di più nel petto. Cissi si accoccolò vicino a lui, timorosa di toccarlo; con mani incerte si intrufolò sotto il colletto camicia, in cerca del battito del suo cuore.

Tum... Tum...Tum...

C'era un battito, un flebile battito. La mente di Narcissa fu come colpita da un lampo improvviso che squarcia il cielo prima di un temporale: il ragazzo sopravvissuto non era morto. Non era morto per la seconda volta e Voldemort non avrebbe potuto ucciderlo, visto che non c'era riuscito quando l'altro era disarmato e non aveva risposto in nessuna maniera al suo attacco, figuriamoci in una battaglia vera e propria.

Il respiro di Narcissa si fece più affannoso, e la donna si avvicinò ancor più al ragazzo, facendogli il solletico con i lunghi capelli biondi.

Sentiva i battiti regolari della vita in lui e, con un fiato leggero come il primo alito di vento del mattino, chiese: «Draco è vivo? È nel castello?»

Le labbra della purosangue erano a un centimetro delle orecchie di Potter, il capo totalmente abbassato, in modo che i lunghi capelli nascondessero il volto di entrambi a chiunque osservasse.

«Sì.»

Istintivamente la mano della donna premette un po' di più sul collo di Harry Potter, per poi ritirarsi come scottata. Si mise a sedere, ergendosi in più possibile in maniera regale e guardò dritta verso il Signore Oscuro.

«È morto.»

Tutti presero a urlare, fischiare e lanciare dalle bacchette schizzi di luce rossa per celebrare l'evento.

Narcissa chiuse subito la propria mente, sperando che il Signore Oscuro non notasse un qualche cedimento nel suo sguardo. Il suo cuore batteva all'impazzata. Draco era vivo, era nel castello: glielo aveva detto Potter e non avrebbe avuto motivo di mentire su una cosa del genere.

Narcissa aveva capito, in quella lunga notte, che ormai la battaglia era persa, ma il solo modo per entrare a Hogwarts e trovare suo figlio era insieme a un esercito vittorioso. Non le importava che Voldemort non avesse ucciso Potter. Non c'era riuscito per ben due volte e probabilmente non ci sarebbe mai riuscito.

Voldemort, quando le urla e i fischi cessarono, schernì il ragazzo e lo fece volare, colpendo il suo corpo con un Cruciatus, creando un sussulto quasi impercettibile alla donna, che strinse la sua bacchetta sotto i vestiti, sperando che il ragazzo non facesse alcun tipo di movimento che potesse tradire il fatto che in realtà non era morto. Quindi il Signore Oscuro decise che Harry Potter doveva essere portato all'interno del Castello dal mezzo gigante suo amico, in modo che tutti lo potessero vedere morto.

Narcissa, sperando che gli altri fossero troppo eccitati per notarla, si avvicinò a Lucius e strinse la mano del marito, guardandolo negli occhi affinché capisse quello che stava per succedere, anche se lui sembrava impazzito per il fatto che Voldemort finalmente avesse ucciso Harry Potter, quasi fosse la cosa più importante, quando invece ciò che era fondamentale era ritrovare Draco e andare via di lì, insieme, come una famiglia.

ANGOLO AUTRICE

Dedicato a ManaVeer, lei sa perchè!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top