Il Non Prescelto

Seconda Prova: scelta 2 trama di Aragonpotter293160

Racconta una parte della storia di Harry Potter dal punto di vista dei personaggi secondari, scegli tra Ron, Neville, Luna, Hermione, Ginny e Draco.

Genere: Fantasy/Fanfiction.

Lunghezza 2000 parole.




Neville percorreva zoppicando lo stretto corridoio sotterraneo che, dalla stanza delle necessità di Hogwarts, portava al Pub Testa di Porco. Il fantasma di Ariana Silente lo affiancava impalpabile. Neville aveva scoperto quel passaggio sconosciuto quando, nascosto da oltre un giorno e mezzo nella stanza delle necessità per sfuggire ai Carrow, aveva desiderato con intensità di poter mangiare e quella gli aveva mostrato il tunnel che portava direttamente al pub di Hogsmeade. Da allora, il suo proprietario, il vecchio Aberforth, riforniva i ragazzi nascosti al regime di Voldemort di cibo e bevande. Quando aveva visto la figura apparire nel quadro, aveva subito compreso che Harry era arrivato. Sì, doveva essere così. Una volta sbucato dal tunnel, incurante del dolore, era sceso con un balzo dalla mensola del camino urlando a gran voce «Sapevo che saresti venuto! Lo sapevo, Harry!»

Nel vedere Harry, Hermione e Ron, anche se stanchi e con i vestiti sporchi, aveva compreso come non mai il concetto babbano di resilienza. Ovvero la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.

Era la notte tra il primo e il due maggio 1998. L'esercito di Silente, che lui stesso aveva riformato quell'anno insieme a Ginny, Seamus, Dean e altri ragazzi fedeli al Prescelto, si nascondeva nella stanza delle necessità per sfuggire alle rappresaglie verso gli studenti che non appartenevano alla casa di Serpeverde da parte dei fratelli Carrow, che si erano fatte giorno per giorno sempre più cruente. Neville era ridotto male quella sera: aveva un occhio gonfio e livido, diverse ferite sul volto e alla gamba, che fatica ad articolare bene. Ma non gli importava, era troppo felice. Harry Potter era lì. Abbracciò subito Hermione e Ron, che erano vicino a lui e, mentre i ragazzi ponevano domande su cosa gli fosse successo e su come stesse vivendo a Hogwarts, Neville pensava solo che adesso avevano una speranza.

Durante quel settimo anno di scuola, Neville era cambiato, del ragazzino basso e paffuto, dal viso rotondo e i capelli biondi, che era arrivato a scuola anni prima, era rimasto ben poco. Al suo posto c'era un giovane uomo. Era rimasto sempre timido, goffo e a volte impacciato, ma aveva dimostrato in quel lungo anno di resistenza di essere forte, o almeno abbastanza forte da restare in piedi.

Dopo la fuga, due anni prima, dei torturatori dei suoi genitori da Azkaban, e soprattutto dopo la fuga di Bellatrix Lestrange, Neville aveva acquisito una maggiore serietà e impegno nello studio. Il suo scopo primario era diventato quello di impedire che altri innocenti subissero la stessa sorte dei suoi genitori e, di conseguenza, che altre giovani vite come la sua fossero segnate dal dolore. Sotto la tirannia instaurata ad Hogwarts dai fratelli Carrow, Neville infatti aveva guidato la resistenza partendo da quello che era l'Esercito di Silente, stavolta senza però avere il supporto materiale di Harry, Ron e Hermione. Per tutto l'anno, aveva organizzato piccoli attacchi al regime di terrore che i due Mangiamorte avevano imposto sulla scuola. Neville aveva sempre odiato le violenze e i soprusi verso i più deboli, ma in passato non era mai riuscito a opporsi. In quel terribile anno però qualcosa in lui era scattato. Un senso di rivalsa e di appartenenza alla casa di Grifondoro. Se i suoi genitori avevano lottato fino alla pazzia pur di non cedere, lui non sarebbe stato da meno. I Carrow avevano comunque l'ordine di non versare più sangue puro del necessario e questo Neville l'aveva capito e sfruttato a suo vantaggio. Aveva creato una resistenza interna degna di un grande stratega. Era stato talmente bravo che persino sua nonna Augusta, scampata a un attacco dei seguaci di Voldemort, gli aveva mandato una lettera in cui si dichiarava fiera di lui.

Adesso, mentre mostrava ai membri del Trio quello che avevano fatto nella stanza della necessità, era orgoglioso di se stesso. Ma Harry sembrava sfuggente, come se non avesse voluto combattere. Eppure erano lì per quello, per mettere fine a quella dannata tirannia. Neville non si sarebbe tirato indietro. Anche lui aveva saputo della profezia, sapeva che riguardava due ragazzi nati alla fine di Luglio: Harry Potter e lui, Neville Paciok. Lui era stato il non prescelto da Voldemort, quello che lo stesso Signore Oscuro aveva scartato perché purosangue, quello che non era stato scelto, ma lo stesso condannato, perché i suoi seguaci avevano torturato fino alla follia i suoi genitori. Il sangue ribolliva nelle vene del giovane Grifondoro, non voleva più subire, non avrebbe piegato la testa di nuovo. Avrebbe lottato fino alla fine, con o senza Harry Potter. Hermione lo aveva fatto ragionare e Harry era andato con Luna a cercare un qualcosa nella torre di Corvonero mentez gli altri avrebbero dovuto aspettare, ormai era questione di minuti e sarebbero arrivati, la guerra sarebbe iniziata e Neville era pronto.

***

Neville aveva combattuto con fierezza e un po' di fortuna, tanta fortuna, per tutta la notte. In quel momento erano fuori nel cortile del castello. L'aria sembrava immobile, il Signore Oscuro era entrato con al seguito il suo codazzo di Mangiamorte. "NO!" sentì gridare da qualcuno quando la realizzazione della scena che stava vedendo era diventata concreta per tutti quelli che avevano combattuto per Harry Potter. L'aria era satura dell'odore acre della polvere, mischiata al sangue e alle macerie. Neville sentiva i polmoni in fiamme e gli occhi pizzicare. Non poteva essere vero. No, non poteva essere vero. Hagrid, nella sua mole imponente, teneva con delicatezza il corpo senza vita di Harry. Seguivano il Signore Oscuro e i suoi Mangiamorte con passo lento e dolente. Le grosse guance del mezzo gigante coperte da lacrime silenziose. Neville ricacciò le proprie, colpendosi maldestramente gli occhi, quasi ad accecarsi, per non vedere la scena.

Harry Potter era morto.

Un silenzio innaturale si era impossessato dello spazio circostante. Tutti avevano cessato di combattere, mentre il Signore Oscuro, con voce melliflua, stava dicendo che Harry era stato ucciso mentre scappava. "Menzogne" pensò Neville, solo menzogne. Ron stava affrontando a parole Voldemort quando Neville, all'ennesima bugia, aveva fatto un passo avanti cercando di attaccarlo.

Ma non era stato abbastanza rapido ed era stato subito colpito e disarmato.

«Ditemi, chi è costui?» chiese allora il Signore oscuro con il suo sibilo serpentesco e gli fu prontamente risposto dalla fidata Bellatrix, con un certo ghigno di soddisfazione, che era il figlio degli Auror Paciok. «Bene, bene, tu sei quello che ha dato tanto filo da torcere ai Carrow... ma tu sei un purosangue, mio coraggioso ragazzo unisciti a noi...»

«Solo quando l'inferno gelerà» disse di getto Neville e continuò imperterrito «Non importa che Harry sia morto. La gente muore tutti i giorni, amici, familiari. Sì... abbiamo perso Harry stanotte, ma lui è ancora con noi, qui dentro» disse toccandosi il petto all'altezza del cuore per poi continuare «e così Fred e Remus... Tonks... tutti loro... Non sono morti invano! Ma tu lo sarai, perché ti sbagli, il cuore di Harry batteva per noi, per tutti noi!» era ancora in ginocchio in mezzo alle macerie di quella che era stata per anni la sua "casa". Quella per cui aveva lottato in quegli anni. Quando solo poche ore prima aveva rivisto Harry, aveva creduto che ce l'avrebbero potuta fare. Ma adesso, come sarebbe stato possibile? Il prescelto era morto e restava solo lui, il non prescelto, ma cosa poteva mai fare?

Gli mancava il fiato.

La voce stridula e graffiante di Voldemort disse sprezzante «Esercito di Silente» come se fosse un'offesa. «Bene adesso tutti vedranno cosa succede a chi si oppone a me!» disse infine appellando in silenzio qualcosa dal castello. Il cappello parlante apparve sullo spiazzo del cortile e il Signore oscuro lo mise sulla testa di Neville che aveva nel frattempo pietrificato. «Bene, d'ora in avanti non ci saranno più case a Hogwarts, ma solo il nobile vessillo di Salazar Serpeverde e adesso... Incendio!» Il cappello prese fuoco e il cuore di Neville sembrava scoppiare, non poteva finire così.

-Com'era l'incantesimo per fermare un incendio? Oh pensa Neville, pensa anche a quello per sciogliere un Petrificus. Pensa Neville- si ripeteva con frenesia nella sua testa il giovane Paciok.

E poi accadde qualcosa di inimmaginabile. Neville sentì la voce dei sui genitori, che aveva ascoltato prima di ritornare a scuola dal pensatoio di sua nonna Augusta, e si ricordò cosa doveva fare e disse la formula per sciogliersi dall'incanto. il cappello parlante era diventato pesante sulla sua testa e, nello spiazzo, sembrava esserci una strana confusione. Qualcuno stava gridando che Harry era sparito. Appena Neville si fu liberato, fu sorpreso di trovare, nelle falde sgualcite e bruciacchiate del vecchio cappello magico, la spada di Godric Grifondoro.

-Hogwarts non abbondona mai chi le chiede aiuto"- disse a se stesso con sollievo.

Dopodiché fu un attimo, Neville vide passare quel dannato serpente e si ricordò che Harry gli aveva detto, prima di andare nella foresta, di ucciderlo. Doveva ucciderlo. Prese con mani tremanti la spada di Godric e scagliò un fendente nell'aria, che colpì l'animale strisciante, recidendogli di netto la testa. Questo causò un urlo disumano da parte del Signore Oscuro e il riprendere della battaglia, che Neville a quel punto portò fino in fondo. Lui era degno di toccare la spada di Grifondoro, lui era un vero Grifondoro. Non era finita. La guerra adesso poteva essere vinta e lui stava facendo la sua parte.

***

Erano passati alcuni giorni dalla caduta di Voldemort. Neville era rimasto a scuola, per aiutare nella ricostruzione e per assistere ai funerali dei caduti, compagni valorosi, amici, che non erano sopravvissuti a quell'orrore. Gli restava solo una cosa da fare: andare a trovare i suoi genitori. Sua nonna Augusta, quando aveva saputo delle imprese del nipote, l'aveva abbraccio fortissimo, non succedeva da anni ormai, e Neville si era sentito in pace. Adesso doveva andare da loro. Dovevano sapere che erano riusciti a sconfiggerlo.

Le porte del San Mungo si aprirono come sempre per magia e Neville si diresse al piano dove si trovano i malati colpiti da maledizioni non reversibili. La camera dei suoi genitori era una doppia con i letti separati. Entrambi erano al momento fuori dal letto, seduti su due poltrone, tenuti eretti dalla magia. Sembravano sereni. Il volto con un accenno di sorriso, gli occhi persi nel vuoto, assenti. Neville trattenne una lacrima, non li aveva mai visti presenti a se stessi, non l'avevano mai riconosciuto, né gli avevano parlato. C'era una dolce e amara sensazione nel vederli lì, vivi, ma distanti.

«Mamma, papà, sono io, sono Neville: vostro figlio» disse entrando nella stanza e appoggiando i fiori che, come ogni volta, portava per sua madre: dei girasoli gialli. Il fiore dalla tradizione millenaria, simbolo del sole molto apprezzato anche da re, artisti, poeti e scrittori per la sua bellezza vivace e la semplicità, è sinonimo di estate ed allegria. Sua nonna gli diceva sempre che suo padre considerava la moglie il suo piccolo "sunflower".

Appellò una sedia e si mise di fronte a loro, prese una mano ciascuno e se la portò al viso, come a volere una loro carezza.

«Mamma, papà, non so se ve l'hanno detto, ma Voldemort è stato sconfitto. Harry l'ha sconfitto una volta per tutte e io ho combattuto per aiutarlo e ho decapitato il suo serpente, Nagini» disse con voce tremante dall'emozione «Anche Bellatrix Lestrange è morta, sapete? Molly Weasley l'ha uccisa. Ha lottato come una leonessa. Tutti noi l'abbiamo fatto. Adesso potete essere sereni, spero che lo sarete...» disse infine mentre una lacrima gli solcava il viso.

Appoggiò di nuovo le mani dei suoi genitori sulle guance e nella sua testa, e nel suo cuore, li sentì dire «Siamo orgogliosi di te Neville, tanto, tanto orgogliosi.»

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