Rosmarino 1
CONGEDO
Quando ti chiami Niccolò Cassibba Tapparella (10) capisci che la vita ha riservato per te solo un numero limitato di cose gratificanti. Per un'ingordigia onomastica, la tua esistenza sarà grama e silenziosa, perché già pesate in partenza sono le volte in cui sentirai parlare di te. Che cos'è il destino se non un dietologo che, dopo che nota dai tuoi vagiti di neonato che avresti i numeri per sfondarti di felicità, interviene preventivamente per rendere la tua vita una ciotola di riso al vapore? Una ciotola in cui però ha nascosto qua e là un po' di sapore, che so, qualche perla di colata di alici o qualcosa di cantonese, così che ti renda un po' contento di questa tua ciotola e, in particolare, così che ti apra lo stomaco per altre due o tre quintalate consecutive di slavato riso in bianco, con la speranza di incontrare un'altra perla, prima o poi.
Di solito, quando la gente mi chiama ci tiene particolarmente a non risparmiare alcuno dei miei nomi. Al bar del centro, che frequento per qualche bianchino in compagnia dei ruderi come me, mi salutano con un: "Ma buongiorno Niccolò Cassibba Tapparella! (20) Hai sentito il telegiornale?". Al lavoro uguale, ma mi chiedono di riordinare la mia postazione. E niente bianchini. Lavoro dal lunedì al sabato in un'officina (22) e mi occupo (24) del montaggio (26) e smontaggio (28) gomme (30): un mestiere che, capirete, mi tira via molto. Ma una domanda che molte persone mi rivolgono quando mi presento è questa: "Ma tu sei per caso un nobile?". Non so che cosa ispiri questa loro ipotesi. Il mio non è un nome pregiato o altisonante: è solo infarcito a dismisura, simile a un gigantesco calzone al forno, con viscere unte golose variegate che pulsano dal suo interno e che, al primo taglio di lama, sgomitano a gara per rigurgitarti in gola un'orgia frenetica di polpa, per provocarti infine conati di vomito. Non scherzo: una volta uno ha rigurgitato dopo aver pronunciato "Niccolò Cassibba Tapparella (40). È dura anche quando sono al telefono, cioè quando, per spiegare come si scrive, devo precisare al mio interlocutore che Niccolò (42) è con due "C", Cassibba (46) con due "S" e due "B", Tapparella (50) con due "P" e due "L". E non vi sto a dire qual è la mia email, così come non vi dico che non ho dovuto inserire prima di "@gmail.com" numeri o simboli per via di omonimie già registrate. In questo mi è andata anche bene, visto che non ho molta fantasia, e quindi per un eventuale nickname non avrei saputo da dove iniziare. E poi questo mio nome è qualcosa da cui certamente non ci si può separare, come una striscia di scotch che ti arpiona la mano e che, per quanto tu vada di manrovesci per farla volare via, resta sempre lì dov'è.
A proposito di mani, ho parlato di recente con una chiromante: una del tipo che ti guarda il palmo e capisce di te. Certo, una voce interiore mi diceva che era uno spreco di tempo prezioso e di quattrini (52), che avrei potuto impiegare per qualcos'altro di meno infruttuoso (54), di meno truffaldino (56). Invece li ho spesi per parole inutili, per baggianate (58), per sciocchezze (62), per cose che non mi consentono di andare avanti, che non cambiano nulla (64), che non spiegano nulla (66) di nulla (68). E sì che bastava un niente per evitarlo. Invece no, mi sono lavato la mano destra e sono andato da questa chiromante. Mi ha diagnosticato che non morirò prima dei 70. Come capirete, non manca molto a questo punto, da cui però sembra che mi manchi ancora qualche tempo - quanto? Non lo so - prima di tirare le cuoia.
Quindi, cari vicini, cari amici, vi lascio con questo foglio che ho lasciato in portineria, perché voglio cambiare qualcosa in questa mia vita che mi toglie il respiro. Ho sentito parlare di una Val Lia. Sarà il nome breve, sarà l'incredibile vicinanza di queste due "L" che però, diversamente da me, sono riuscite in qualche modo a resistere, a tenersi separate, una minuscola, una maiuscola, ognuna diversa, categorica, protagonista, libera... Sembra poco, sembra idiota, ma sento che è proprio qui che uno come me, uno con il mio lungo e esagerato nome, uno con la mia vita grama, può trovare finalmente la felicità. Aprirò una baita in Val Lia. D'ora in poi solo lì, in Val Lia, voglio sentire l'eco del mio nome, per le ultime volte che il vento lo trasporterà.
Ti chiedi sempre che non sia questa l'ultima volta che sentirai il tuo nome, che non sia questa la fine... Ma ogni volta pensi che ci sarà ancora una prossima.
Saluti.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top